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Chersino Racconta: Il Recupero Dei Naufraghi Dell'atlantis


Chersino

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Un’altra storia interessante da raccontare è quella dell’intervento dei nostri sommergibili per trarre in salvo gli uomini dell’Atlantis, la nave corsara tedesca famosa per il gran numero di navi colate a picco nella sua unica lunghissima missione.

 

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L'Atlantis in uno dei suoi tanti camuffamenti

Verso la fine di novembre del 1941 l’Atlantis fu affondata nell’Atlantico meridionale dall’incrociatore inglese Devonshire, mentre stava rifornendo un sommergibile tedesco che si immerse immediatamente per sfuggire al fuoco dell’incrociatore. L’equipaggio dell’Atlantis e i numerosi prigionieri che vi si trovavano a bordo presero posto sulle scialuppe e sulle zattere di salvataggio che furono prese a rimorchio dal sommergibile tedesco riemerso dopo che il Devonshire aveva lasciato la zona dell’affondamento senza soccorrere i naufraghi nel timore di essere attaccato dal sommergibile.

Il convoglio così formatosi fece rotta verso il Brasile, dove il comandante dell’Atlantis Rogge aveva deciso di farsi rimorchiare essendo quello un paese neutrale.

Qualche giorni dopo i naufraghi furono avvistati dalla nave appoggio sommergibili tedesca Python che li prese a bordo senza per questo interrompere la sua missione.

Il 1° dicembre il Python venne intercettato da un altro incrociatore inglese (che poi si seppe essere il Dorsetshire, della stessa classe di quello che aveva affondato l’Atlantis) mentre stava rifornendo due U-Boot a sud dell’isola di Sant’Elena. In breve tempo il Python venne affondato a cannonate e i naufraghi dell’Atlantis, assieme a quelli del Python, furono costretti ancora una volta ad imbarcarsi sulle scialuppe e sulle zattere che il comandante Rogge aveva avuto l’accortezza di fare imbarcare sul Python quando questo li aveva soccorsi. I due sommergibili tedeschi che si stavano rifornendo dal Python, più altri due fatti convergere sul posto dal Comando Sommergibili tedesco imbarcarono tutti i naufraghi delle due navi, circa 400 uomini e fecero rotta verso nord diretti alle basi tedesche in Francia.

Fu subito evidente che le condizioni di vita a bordo dei sommergibili tedeschi così sovraffollati erano pressoché impossibili ed allora entrarono in gioco i nostri battelli.

In quel periodo, noi eravamo rimasti con 11 sommergibili dislocati a BETASOM; gli altri erano stati per la maggior parte affondati, salvo 10 che erano rientrati in Italia.

In un primo tempo i Tedeschi ci deridevano perché avevamo questi grandi sommergibili che loro consideravano poco adatti per la guerra ai convogli. Infatti gli U-Boot erano molto più piccoli. Tant’è vero che su consiglio (… o disposizione) di Dönitz le torrette furono rimpicciolite e modificate internamente. Infatti in origine esse contenevano addirittura la cucina.

Però i Tedeschi cambiarono velocemente opinione sulle dimensioni dei nostri sommergibili quando Dönitz chiese all’ammiraglio Polacchini di inviare i quattro sommergibili più grandi che si trovavano alla Base a recuperare i naufraghi dell’Atlantis e del Python.

La battaglia dell’Atlantico era in una fase culminante perché dagli Stati Uniti partivano sempre più numerosi i convogli diretti in Inghilterra, quindi Dönitz non voleva distrarre altri sommergibili dalla caccia ai convogli.

In quel momento erano ormeggiati a BETASOM il Finzi, il Tazzoli, il Torelli e il Calvi, rispettivamente al comando del CC Ugo Giudice, CC Carlo Fecia di Cossato, CC Antonio De Giacomo, CC Emilio Olivieri. Sbarcata la metà degli equipaggi, tenendo a bordo solo il numero di uomini indispensabile a mantenere operativi i battelli, partirono con rotta Sud per andare ad incontrare i quattro U-Boot che stavano risalendo l’Atlantico.

L’incontro avvenne al largo delle Isole di Capo Verde e sui nostri sommergibili furono trasferiti la metà dei superstiti dei due affondamenti, tutti sistemati sottocoperta, per portarli a Saint Nazaire. Il Torelli subì un attacco mentre era in rotta verso la Francia, fortunatamente senza riportare alcun danno e fu il primo a raggiungere Saint Nazaire alla fine di gennaio, seguito nel giro di un paio di giorni dagli altri tre nostri battelli.

Quello che mi dispiace, è che il Comandante Rogge nelle sue memorie non ha neppure citato l’interevento dei sommergibili italiani che hanno portato in salvo lui e il suo equipaggio a Saint Nazaire.

Nel febbraio 1942, non ricordo in quale giorno, l’ammiraglio Dönitz venne a BETASOM per decorare l’ammiraglio Polacchini ed i quattro comandanti ai quali venne conferita la Croce di ferro di 1ᵃ classe, mentre all’ammiraglio Polacchini fu appuntata sul petto la Croce di ferro di 2ᵃ classe.

 

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La cerimonia della decorazione dei quattro comandanti e dell'ammiraglio Polacchini

In primo piano al centro l'ammiraglio Karl Donitz. A destra l'ammiraglio Polacchini. In secondo piano da destra verso sinistra i Comandanti De Giacomo, Giudice, Olivieri, Fecia di Cossato (seminascosto da Donitz)

Un particolare curioso che mi ritorna in mente: a Mulin d’Ornon venivano a mangiare anche gli ufficiali tedeschi dell’ATLANTIS, che non conoscevano la nostra lingua. Sicchè, quando entravano nella mensa dicevano “malzait” che in tedesco significa “buon appetito” e i marinai italiani che, come me, erano al servizio dello Stato Maggiore rispondevano “mazzate in testa”. Io raccomandavo di stare attenti, perché qualcuno poteva capire e allora avremmo passato un guaio. Fortunatamente tutto filò liscio e dopo pochi giorni i Tedeschi rimpatriarono.

 

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