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Chersino

Chersino Racconta: Forse Sono Un Miracolato . . . .

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Ero arrivato a BETASOM da pochi mesi quando la notte dell’8 dicembre 1940 avvenne il disastroso bombardamento di Bordeaux da parte degli aerei inglesi. In quell’occasione, a differenza di quanto avvenne alla città, la Base non subì seri danni: il De Grasse ne uscì quasi incolume, ma l’Usaramo, colpito in pieno da una bomba inglese, imbarcò acqua fino ad appoggiarsi sul fondo della Gironda con le sole sovrastrutture emergenti dall’acqua.

L’ammiraglio Parona e lo Stato Maggiore si resero conto del pericolo che si correva a continuare a mantenere il comando e gli alloggi del personale all’interno della base. Sul De Grasse e sull’Usaramo, ormeggiato a poppa del De Grasse, alloggiavano i circa 800 uomini di stanza a BETASOM, compreso l’Ammiraglio e gli ufficiali. Inoltre c’erano anche gli equipaggi dei sommergibili al rientro dalle missioni, per cui il numero totale delle persone superava il migliaio. Tra l’altro, sul De Grasse si trovavano anche la stazione radio e l’infermeria. Inoltre, all’interno della Base, sul piroscafo Jaqueline e su alcune chiatte erano immagazzinati anche i siluri e i proiettili delle mitragliere e dei cannoni installati sui sommergibili. Se i bombardieri della RAF avessero colpito la Jaqueline saremmo saltati tutti per aria.

Durante questo drammatico evento accadde un fatto che mi toccò in maniera molto personale ed ancora oggi mi emoziona moltissimo ricordarlo.

Io, come l’ammiraglio Parona, gli ufficiali e gli altri marinai di stanza alla Base, alloggiavo sul De Grasse. Quella dell’8 dicembre 1940 era una notte limpida, rischiarata dalla luna piena, ma soprattutto dai bagliori dei proiettili traccianti e dallo scoppio delle bombe . In lontananza si vedevano gli incendi che divampavano nel centro di Bordeaux. Mentre sotto il bombardamento scendevo di corsa dallo scalandrone della nave, ho sentito distintamente una voce di donna che mi diceva: «Scappa, scappa!». Mi sono messo in salvo, ma il mio primo pensiero è stato che fosse la Madonna, alla quale sono da sempre molto devoto, ad esortarmi a mettermi in salvo perché alla Base non c’era alcuna presenza femminile.

Oltre vent’anni più tardi – siamo negli anni ’60 – mi è capitato di andare con mia moglie in pellegrinaggio da Padre Pio a San Giovanni Rotondo; ci siamo trattenuti alcuni giorni perché, per potersi confessare da Padre Pio, occorreva mettersi in nota e attendere la chiamata. Arriva finalmente il giorno della confessione. Nella piccola cappella dove il Padre confessava, mentre ero in attesa del mio turno, percepii per ben due volte un intenso profumo di rose. Quando fui al cospetto del Frate, per prima cosa mi chiese da quanto tempo non mi confessavo. Gli risposi: «Veramente mi sono confessato ieri da un altro frate, perché, essendo trascorsi già alcuni giorni senza avere nessuna notizia su quando avrei potuto confessarmi da lei, pensavamo di tornare a casa». Padre Pio ebbe un gesto di stizza e col suo inconfondibile accento mi disse: «E che è . . . sei venuto a farmi perdere tempo?» Subito dopo si rabbonì e cominciò dicendomi, con tutt’altro tono di voce: «Ti ricordi quell’8 dicembre . . . sì, l’8 dicembre 1940. Ringrazia la Madonna, perché è stata lei che ti ha salvato». Rimasi talmente frastornato a quelle parole che non ricordo più nulla di come proseguì la confessione . . . »

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