Vai al contenuto

L'odissea Del Durmitor


Messaggi raccomandati

Nel suo libro "La rotta della morte" Libero Accini racconta di una testimonianza resa da un reduce dalla Somalia italiana, tal Stuparich Antonio sloveno dei dintorni di Fiume.Lo Stuparich narra che un giorno di fronte alle secche di Uarsceik venne ad arenarsi una vecchia e rugginosa carretta ( Il Durmitor), ai militari italiani che salirono a bordo, preannunciato da un tanfo pestilenziale, si presentò uno spettacolo allucinante.."Aperta la stiva, su mucchi di sale giacciono 100-150 uomini, confusi con sorci e pidocchi invocazioni ,gemiti, squittire di sorci in fuga,cadaveri in putrefazione...ripugnanza,pietà. Si soffoca e si respira il marcio dei corpi.....portiamo in coperta corpi incapaci di reggersi.....All'improvviso scendono dalla plancia 10-12 uomini, gente di mare, in divisa tedesca comandati da un tenente..l'equipaggio da preda di una nave corsara tedesca.." I nostri dopo aver soccorso i superstiti li trasferirono a Merca dove diversi ancora morirono. La versione di Mohr nel suo libro Atlantis è molto più edulcorata e buonista, L'atlantis si doveva alleggerire di un pò di prigionieri e sfruttando una preda (Durmitor) decise di avviarli verso la Somalia Italiana, non nasconde le difficoltà del viaggio ,durato molto di più del previsto (29 giorni a fronte di 2 settimane preventivate) a causa della penuria di carbone e di conseguenza di viveri e parla di circa 300 prigionieri, ma non fà cenno a decessi di prigionieri. C'è qualcuno che ne sa qualcosa di più? Cosa ne fu dell'equipaggio di cattura tedesco?Fu recuperato forse da U-boote?

Link al commento
Condividi su altri siti

A me sarebbe interessante sapere dove e quando fu raccolta la testimonianza del Suparich, e se esistono riscortri in ambito RM/RE.... e mi chiedo se il leutnant/oberleutnant sur Zee coinvolto fosse ancora in vita, a prescindere dal palese crimine di guerra, potrebbe essere utile come parafulmine politico/giornalistico...

 

Mi scuso se è un po' troppo palese la mia natura "dua corda" Ebraico-Italiana....

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

 

p.s. per Malaparte: ho declinato bene 2 ? nn sono sicuro....

Link al commento
Condividi su altri siti

A me sarebbe interessante sapere dove e quando fu raccolta la testimonianza del Suparich, e se esistono riscortri in ambito RM/RE.... e mi chiedo se il leutnant/oberleutnant sur Zee coinvolto fosse ancora in vita, a prescindere dal palese crimine di guerra, potrebbe essere utile come parafulmine politico/giornalistico...

 

Mi scuso se è un po' troppo palese la mia natura "dua corda" Ebraico-Italiana....

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

 

p.s. per Malaparte: ho declinato bene 2 ? nn sono sicuro....

La testimonianza fu raccolta a Messina da Libero Accini allora corrispondente di guerra e fu inviata al direttore del Mattino di Napoli, dice l'Accini ..".la corrispondenza non verrà pubblicata perchè non ha il visto della censura ministeriale...forse verrà pubblicata un giorno quando si penserà sia giunto il momento opportuno" Il tramite fu un sottufficiale segnalatore che si recava a Napoli in licenza.

Dal libro di Mohr si evince che il tenente si chiamava Dehnel.

Scusa ma non ho capito la questione del parafulmine politico/giornalistico

Link al commento
Condividi su altri siti

pensandoci meglio, e chiarendo, forse è mejo lassa perde' la questione del parafulmine... a prescindere dal peso della mia etnia nel non essere mai obiettivo sui crimini di guerra tedeschi, mi riferivo alla polemica sul trattamento dato a criminali (non di guerra) nel corso dell' arresto in flagranza per lo stesso tipo di crimine... spiacerebbe per il Dehnel, se fosse ancora in vita, ma dubito seriamente che si contesterebbe una regolarissima azione Navale come quella dell' Aliseo nel novembre scorso in presenza di un processo al "nazista tedesco cattivo" per lo stesso crimine dei trafficanti di immigranti.... (parlo in termini retorico-propagandistici, eh !)

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

Link al commento
Condividi su altri siti

Qui: http://books.google.it/books?id=9CJmvN0KYTMC&pg=PA101&lpg=PA101&dq=atlantis+durmitor+prisoners&source=bl&ots=gYUGekNKNH&sig=MwIAuolmCD-96MCQ5slWsMvBVdk&hl=it&sa=X&ei=6VU9U8vzINKGswb4n4Bo&ved=0CC4Q6AEwAA#v=onepage&q=atlantis%20durmitor%20prisoners&f=false vi è una dettagliata descrizione del tremendo viaggio del Durmitor; conferma topi, scarsissime razioni di acqua e cibo (i prigionieri, spinti dalla disperazione, giunsero a forare le tubature delle caldaie per bere quell'acqua), i prigionieri alloggiati nelle stive piene di sale (che peggiorava ulteriormente la situazione); non parla di morti tra i prigionieri. Si dice anche che a causa della scarsissima riserva di carbone si arrivò ad issare delle "vele" e bruciare il mobilio ed ogni cosa, presente a bordo, che si potesse gettare nelle caldaie.

La parte finale della descrizione del libro in questione mi sa tanto di solita storiella sugli italiani pagliacci originata dai pregiudizi che altrove esistono sulla nostra nazione, poi io non so come si svolsero i fatti...

Link al commento
Condividi su altri siti

Mi scuso se è un po' troppo palese la mia natura "dua corda" Ebraico-Italiana....

 

p.s. per Malaparte: ho declinato bene 2 ? nn sono sicuro....

"Bicorde" mi suonerebbe meglio... :wink:

In Atlantis di U. Mohr, ma scritto in realtà da Sellwood, si dedicano in effetti parecchie pagine a quella che viene refinita "La nave del diavolo". Che Dehel abbia avuto grosse, ma proprio grosse, difficoltà, è indubbio. Che a bordo ci fossero morti in decomposizione, mi pare dubbio...perchè mai tenerli, invece di filarli fuoribordo?

Link al commento
Condividi su altri siti

mhm... l' unica cosa che mi sento di ipotizzare è se fosse vero che Dehnel fosse fermamente deciso a portare tutti in salvo, forse qualcuno a bordo, tedesco o prigioniero, avrà deciso di occultare i corpi per evitare danni al morale del Comandante (già la situazione era durissima per tutti, quindi a me sembra umanamente comprensibile che tacitamente si concordi di evitare il rischio di un collasso del morale della persona che a bordo conta più di tutti)

 

Per il resto, citavo Virgilio... e sono passati quasi 30 anni da quando ho studiato l' Eneide da copertina a copertina (in Italiano alle Medie e in Latino al Liceo (Scientifico...)

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

Link al commento
Condividi su altri siti

........... C'è qualcuno che ne sa qualcosa di più? Cosa ne fu dell'equipaggio di cattura tedesco?Fu recuperato forse da U-boote?

 

....In Atlantis di U. Mohr, ma scritto in realtà da Sellwood, si dedicano in effetti parecchie pagine a quella che viene refinita "La nave del diavolo". Che Dehel abbia avuto grosse, ma proprio grosse, difficoltà, è indubbio. Che a bordo ci fossero morti in decomposizione, mi pare dubbio...perchè mai tenerli, invece di filarli fuoribordo?

 

Mi sono riletto quanto riferisce il comandante Bernhard Rogge in merito al Durmitor in HK 16 ATLANTIS https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=35971, libro scritto successivamente a quello di Ulrich Mohr, il suo comandante in seconda (adjutant).

Rogge non nasconde le condizioni dei prigionieri trasbordati; non pare siano stati imbarcati feriti e non si accenna a deceduti nelle stive. Non è motivo per escluderlo totalmente, ma concorderei con la versione più realistica di Malaparte; d'altronde non si hanno riscontri oggettivi da parte britannica....

Riporto a seguire le due pagine di testo relative e la nota introduttiva del capitano J. Armstrong White.

 

…..I preparativi per il trasbordo dei prigionieri (sul Durmitor) richiedono l'opera di ogni uomo e tengono tutti impegnati al massimo.

Il vantaggio di poter sbarcare tutti i prigionieri, tranne 30 uomini di colore, significa 260 bocche in meno ed è talmente notevole che occorre chiudere un occhio sulle miserevoli condizioni di alloggio a bordo del Durmitor.

Le condizioni nelle quali i prigionieri vivranno sono decisamente cattive, poiché alloggeranno nella stiva sopra il carico di sale senza che l'incrociatore ausiliario possa mettere a loro disposizione materassi, coperte o brande.

Solo alcuni, oltre i 50 anni, avranno dei materassi. Inoltre il forno dell'incrociatore ausiliario può consegnare al Durmitor soltanto pane per una settimana, e vi è solo acqua per bere, e in piccole razioni. Per lavarsi, niente.

Il Comandante avverte di queste cose i prigionieri e dice loro con molta energia che gli atti di sabotaggio o di ammutinamento verrebbero repressi con l'uso delle armi senza alcuna discriminazione. Poi chiama in assemblea i capitani prigionieri, fa loro la stessa comunicazione e li prega di impegnarsi con una stretta di mano e sul loro onore a non prendere parte a qualsiasi tentativo di subordinazione sabotaggio o ammutinamento contro l'autorità dell'equipaggio di preda.

Tutti e sette i capitani danno volontariamente la propria parola. E la manterranno senza alcuna eccezione.

Il vitto a bordo della preda è uguale per tutti, anche per l'equipaggio jugoslavo, che secondo il rapporto del comandante di preda, guardiamarina Dehnel, è seccato perché da mesi non ha alcuna notizia dei familiari.

La nave è in uno stato misero. Solo una caldaia è stagna, le altre perdono; la velocità massima è di sette nodi.

La nave è inoltre totalmente infestata da insetti, scarafaggi e topi.

Dopo questo rapporto il guardiamarina Dehnel riceve l'ordine di operazione come comandante di preda; esso contiene in sostanza le stesse istruzioni impartite al Tirranna.

L'Atlantis tiene le macchine ferme finchè il guardiamarina Dehnel e la sua piccola squadra sono partiti col loro carico umano. Nessuno sa ora quali avventure dovrà affrontare il giovane comandante e quale odissea si prepara per il vecchio piroscafo prima che riesca a raggiungere la costa somala. Tanto per cominciare in un carbonile viene accertata la così detta «tasca», cioè uno spazio vuoto sotto il carbone. Con ciò è chiaro che la provvista di combustibile non basterà per giungere a destinazione. Ma il guardiamarina Dehnel non si arrende per questo.

Stende a guisa di vele alcuni teloni da boccaporto e al soffio dei monsoni naviga verso nord·est con il suo “steamer” da 5.000 tonnellate. A poco a poco fa spaccare e gettare nei forni tutto ciò che a bordo vi è di combustibile, per consentire il minimo vapore necessario: fusti, copertura di stive, alberi di carico, porte. mobili. tavolati, tutto viene ridotto a pezzi o segato con l'unica piccola sega a mano. Nello stesso tempo mette nei forni pannelli di polvere di carbone, cenere, pittura, segatura, asfalto, petrolio, olio lubrificante e residui di olio, tutto ciò che vi è da bruciare.

Quando nota sintomi di ammutinamento fra i prigionieri li impaurisce alludendo a una nuvola di fumo nelle vicinanze. - L'incrociatore ausiliario è a poche ore da noi. Basta una parola e vedrete cosa vi capita.

I capitani anziani con senno sistemano le cose tra i prigionieri che si calmano quando il guardiamarina Dehnel mostra loro quali sono le vere provviste a bordo, e dice chiaramente che ciò dovrà a tutti i costi bastare. E basterà.

Cosi dopo molti pericoli e fatiche giunge sulla costa Somala, ma non a Mogadiscio, che nel frattempo è stata cannoneggiata da navi da guerra inglesi, ma in un altro piccolo porto, Chisimaio, davanti al quale, non possedendo nessuna carta, va con la sua nave su un bassofondo. Ma si disincaglia e entra in porto. L'acqua è terminata a bordo, ci sono ancora 200 chilogrammi di carbone e 300 di fagioli. È il 23 novembre 1940. In un primo tempo gli Italiani lo fermano con i suoi prigionieri e tutto l'equipaggio di preda, poi lo trasportano in autocarro verso una località fino a quando riesce a chiarire l'errore e a ottenere la liberazione sua e dei suoi uomini ...

Questa, in breve, l'odissea del guardiamarina Dehnel e del Durmitor. Quattro mesi dopo, a bordo della Tannenfels, egli torna col suo equipaggio di preda sull 'incrociatore ausiliario.

 

NOTA INTRODUTTIVA DI UN EX-NEMICO

 

La guerra secondo me é proprio una idiozia ridotta alla sua forrna più stravagante. Per questa mia convinzione, suppongo, dovrei essere l'ultima persona ad essere invitata a scrivere la prefazione di un libro di tal genere, specie quando l'autore è, o fu, un così valoroso soldato come l'ammiraglio Bemhard Rogge.

Le nostre professioni, benché apparentemente simili, furono (almeno durante il periodo bellico) in realtà quasi completamente diverse. Infatti mentre lui addestrava alla più ferrea disciplina la Marina tedesca dell'anteguerra, io, come membro del British Merchant Service dedicavo la mia vita alle pacifiche cure del commercio marittimo.

Ma vi era una certa affinità tra noi due anche prima che io lo incontrassi. E questo proprio perché siamo ambedue marinai e pertanto entrambi lottiamo nello stesso elemento. Tutti e due innumerevoli volte abbiamo solcato gli stessi mari, abbiamo ammirato l'immensa distesa azzurra risplendere sotto il sole dei tropici, o grigia e frangiata di schiuma nelle estreme latitudini. II saltare del marsovino, il volteggiare dell'albatros, il luccicare della luna sul mare sono stati spettacoli familiari ad entrambi. Insieme abbiamo condiviso le infinite esperienze che la vita sul mare comporta.

E poi venne la guerra, con tulle le alterne vicende, con i tanti rischi e in una delle sue prime fasi, sfortunatamente per me, la mia nave, la City of Bagdad, e la sua l'incrociatore

Atlantis si trovarono l'uno contro l'altro. La mia unità venne affondata e io divenni suo prigioniero.

Che vi sia una cavalleria del mare, come avevo spesso affermato, non vi é dubbio. E Rogge con il suo atteggiamento, con la sua condotta verso i prigionieri I'ha pienamente dimostrato. Il trattamento che ci riservò, fin dal primo momento, fu corretto e umano in ogni minimo particolare egli ebbe pensieri e riguardi prima di ogni altro per i feriti e in un secondo momento provvide perché il resto dei prigionieri ricevesse in comfort quanto più possibile, sempre in base a quello che le circostanze potevano permettere. Secondo quanto a me é dato sapere e per quanto a me consta, nessuna accusa si è mai levata contro di lui nè da parte dei prigionieri né da parte del suo equipaggio. E, considerato il lungo periodo trascorso in mare e il numero di prigionieri presi, questo lo si può definire veramente un successo.

E ciò soprattutto perché la grande maggioranza dei prigionieri prima cominciò a rispettarlo e poi ad amarlo. Ed è questa anche la ragione per cui io sono felice di poter aggiungere una parola a questo libro e rendere così nota la stima che noi nutriamo nei suoi confronti per la sua giustizia e per la sua lealtà.

Questa stima è forse la più significativa perché proviene da un marinaio di un'altra nazione che, per una serie di circostanze, sfortunatamente potè vedere nello stesso tempo entrambi i contendenti e dal punto più favorevole.

 

CAPITANO J. ARMSTRONG WHITE

T.S.M.V. City of Durban

 

 

 

 

Link al commento
Condividi su altri siti

OOPS !!! Non avevo letto con attenzione il post/link del C.te Colombo. Il mio primo allegato è la traduzione in italiano del testo di cui al link precedente.

Modificato da danilo43
Link al commento
Condividi su altri siti

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Visitatore
Rispondi a questa discussione...

×   Hai incollato il contenuto con la formattazione.   Rimuovi formattazione

  Sono ammessi al massimo solo 75 emoticon.

×   Il tuo link è stato automaticamente aggiunto.   Mostrare solo il link di collegamento?

×   Il tuo precedente contenuto è stato ripristinato.   Pulisci l'editor

×   Non è possibile incollare direttamente le immagini. Caricare o inserire immagini da URL.

Caricamento...
  • Statistiche forum

    • Discussioni Totali
      45k
    • Messaggi Totali
      521,5k
×
×
  • Crea Nuovo...