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Chersino Racconta: La Corazzata Affondata Due Volte


Chersino

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Alla fine di Maggio del 1942 arrivò alla Base la notizia che il BARBARIGO, al comando del Capitano di Corvetta Enzo Grossi, aveva affondato al largo del Brasile una corazzata della classe MARYLAND. Nonostante l’Ammiraglio Polacchini, a quel tempo Comandante superiore di Betasom, avesse qualche perplessità sulla veridicità di questa azione (ebbi occasione di ascoltare alcuni commenti sull’argomento scambiati tra lui e il e il Tenente di Vascello Marco Revedin, a quell’epoca comandante del CAPPELLINI, il sommergibile divenuto famoso al comando di Salvatore Todaro) mentre li accompagnavo in macchina al castello di Tau, Supermarina aveva sposato in pieno la versione del Comandante Grossi, tanto che gli fu concessa la medaglia d’oro e la promozione a Capitano di Fregata.

Al rientro della missione del CAPPELLINI, il Comando della Base organizzò per gli ufficiali italiani e tedeschi un grande ricevimento al Castello di Tau in onore del suo comandante. Venne servita una cena sontuosa che terminò con una enorme torta a forma di corazzata preparata magistralmente dal cuoco della mensa ufficiali, di cui non ricordo il nome, il quale da civile faceva lo chef sui transatlantici; so solo che era un Genovese.

Per gli autisti che avevano accompagnato le varie autorità alla festa, tra i quali c’ero anch’io, era stata apparecchiata la tavola in una saletta al piano terreno.

La cena era ormai terminata e il Comandante Grossi intratteneva gli invitati raccontando i particolari dell’azione che aveva portato all’affondamento della corazzata, ma a noi non era stata servita la torta; anzi, i camerieri avevano messo gli avanzi – era più di mezza – nel frigorifero in un locale attiguo alla cucina e se la sarebbero sicuramente divisa alla fine del servizio per portarsela a casa. A noi autisti non andava giù il fatto di non poter neppure assaggiare quell’originalissimo dolce che, tra l’altro, aveva l’aspetto di essere anche molto buono; allora ho avuto un’idea: «Perché non glielo freghiamo?».

La mia proposta fu accettata all’unanimità: «Tanto, anche se ci beccano non ci fanno niente perché l’idea è stata tua e sei l’autista dell’Ammiraglio …», questa era la sicurezza di impunità che si era subito sparsa tra i miei colleghi.

Detto fatto, abbiamo realizzato una specie di piramide umana montando uno sulle spalle dell’altro per salire al terrazzo sul quale si affacciava il salone. L’uomo che stava in cima alla colonna ha scavalcato il parapetto ed è arrivato al frigorifero; dopo pochi istanti è uscito portando il vassoio con i resti della torta, passandolo a quelli che stavano sotto. Si erano unite a noi anche le due sentinelle del San Marco e, tutti insieme, staccandone i pezzi con le mani, abbiamo “fatto fuori la corazzata”. Noi sì che l’abbiamo affondata!

Questo episodio fu ricordato sul numero di Giugno di “Vedetta Atlantica”, il mensile di Betasom, ma non furono indicati i particolari di come avvenne il … secondo affondamento. Qui sotto posto la copia dell’articolo, scusandomi per la scarsa qualità della scansione.

 

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Lo so, non faccio altro che ripetermi. Ma non posso che complimentarmi con Chersino per i suoi aneddoti di prima mano.

Inoltre c'è sempre una dose di coraggio nelle sue imprese, ed in tempo di guerra non guasta! :biggrin:

Ancora complimenti :smiley19:

 

Nichelio

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Ho il piacere di frequentare Chersino andandolo a trovare di tanto in tanto per farmi raccontare un po' di anedddoti, di fatti e di episodi di vita vissuta durante il periodo in cui, marinaio di leva arrivato a Betasom con la prima missione del sommergibile MALASPINA, grazie alle sue conoscenze di meccanica automobilistica ed al fatto che prima di essere arruolato lavorava come autista di piazza nella sua isola natale di Cherso, venne sbarcato per diventare l'autista dell'Ammiraglio Parona e successivamente degli altri due Comandanti superiori della base e ciò fino alla data fatidica dell'8 settembre 1943, quando venne fatto prigioniero dai Tedeschi essendosi rifiutato di collaborare e internato per due lunghi anni in diversi campi di concentramento.

 

I suoi racconti sono sempre interessanti, anche se non sempre collocati nell'esatto spazio temporale in cui sono avvenuti ... ma questo mese compirà 94 anni! Allora è più che giustificata qualche inesattezza.

 

Sto cercando di mettere un po' d'ordine nella serie di eventi che, con la loquacità di un fiume inarrestabile, mi ha raccontato e continua a raccontarmi e, quando mi pare che sia tutto a posto glieli faccio postare in una sorta di rubrica che, insieme, abbiamo intitolato "Chersino racconta". Di materiale a disposizione ce n'è tanto, anche perchè ha conservato una memoria e una lucidità che hanno del prodigioso.

 

Lunga vita e onori a te, Comandante Chersino!!!

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