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Nikolajewka, 26 Gennaio 1943


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In questo giorno mi pare doveroso ricordare la battaglia simbolo del forzamento della sacca in cui erano finite le truppe dell'ARMIR (meglio, di quello che ne restava) ad opera dei sovietici. La pagina scritta dagli Alpini (della Tridentina in primis) resta una delle più epiche della WWII. Infatti su solo il Corpo d'Armata Alpino l'unico reparto a cui fu riconosciuto proprio dai Russi di essere uscito invitto dalla terra di Russia.

Un ricordo e una preghiera per tutti i nostri connazionali che non fecero più ritorno dalla russia. :Italy::Italy::Italy:

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ONORI ed una preghiera per tutti Coloro

che non ritornarono da quella brutta avventura !!!

ONORI anche ai Reduci, molti dei quali ritornarono

in Patria menomati per congelamento !!!

(ne ho conosciuto qualcuno !)

 

:Italy::Italy::Italy:

 

RED

Modificato da Red
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Sono davvero pochi i miei concittadini che sanno che l'autore del leggendario grido "Tridentina, avanti!" buttandosi per primo alla testa fu il generale Reverberi, nato qui da noi (veramente, sono davvero pochi quelli che hanno mai sentito nominare Nikolajevka...). MOVM, epurato nel dopoguerra.

http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Reverberi

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Credo di ricordare che il generale Reverberi sia citato, sebbene io non ne sia sicurissimo, nel celebre "Il sergente nella neve" di Mario Rigoni Stern.

 

Come mai fu epurato, dato che, se le sommarie informazioni che leggo frettolosamente su Internet, dichiarò di voler aderire alla RSI ma in realtà contattò la Resistenza francese, tanto che finì in campo di punizione (tedesco)?

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Anch'io ho avuto modo di conoscere e farmi raccontare da un reduce le cose piu' incredibili.Onore e Gloria!

 

Ma,cari comandanti,il vero problema che abbiamo oggi è...........riuscire a far partecipi i giovani di tanto eroismo profuso su tutti i fronti di guerra di allora.

 

Ancor meno dar loro quel tanto di luce indispensabile perchè ognuno trovi dentro di sè la forza della speranza...........

 

Zulu

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Il mio modo per ricordare: una della canzoni ispirate da Giulio Bedeschi, nato nella stessa piazza in cui sono cresciuto. E opera di un altro concittadino, il caro amico Bepi De Marzi, alpino che vuole bene ai marinai e a chi tutela la memoria

 

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Ho letto e riletto "il sergente nella neve" e ho spesso visto e rivisto lo spettacolo derivato da esso magistralmente diretto da Marco Paolini.

 

Noi non potremmo mai capire cosa patirono i nostri in quelle zone e in quei periodi, ma possiamo e dobbiamo ricordare chi in cielo, mare e terra (e ghiaccio) è morto per dare a noi un futuro.

E non dobbiamo dimenticare che molte famiglie non poterono nemmeno seppellire i resti di quei morti perchè non arrivarono mai in Italia ma restarono dispersi in russia.

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da base artica, marco

 

dagli alpini non se parla tanto. "il tasi e tira" rimane sempre.

 

i fatti di russia rimangono sempre tra le genti di montangna, anche perchè se accadono colpiscono tutti per motivi di geografia e urbanistica e parentele.

e tali fatti sono troppo tragici ( e nella disperazione si trova coraggio e mito) per essere scordati.

 

NiKolajewka, non rimane solo un ricordo ma un monito da far imparare ai giovani e alle future generazioni di quanto dolore e sangue.

possano costare "le parole" di pochi (politicamente) ed essere pagate da tanti (militarmente e di popolo).

 

Non si tratta di chi per primo grido "frase storica", (col rispetto e onore a tutti coloro presenti) ma di storia di popolo e arma.

la guerra sul campo la fanno i poveri tra loro.

 

speriamo che ciò non si scordi mai !!

 

onore e rispetto agli ALPINI.

 

marco

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Il mio modo per ricordare: una della canzoni ispirate da Giulio Bedeschi, nato nella stessa piazza in cui sono cresciuto. E opera di un altro concittadino, il caro amico Bepi De Marzi, alpino che vuole bene ai marinai e a chi tutela la memoria

 

Allora: ho inserito il tuo link un audioteca, ma nel titolo già che c'ero ho aggiunto anche un titolo che ho visto nel link e che mi ha incuriosito perché non lo conoscevo: Le voci di Nikolajevnka.

Quindi per appianare le cose sei pregato di modificare il tuo post aggiungendo in calce una versione a te gradita di Nikolajevnka. Io sto ascoltando ora questa:

; brividi... ma scelga Lei, "M.o."
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Anch'io ho avuto modo di conoscere e farmi raccontare da un reduce le cose piu' incredibili.Onore e Gloria!

 

Ma,cari comandanti,il vero problema che abbiamo oggi è...........riuscire a far partecipi i giovani di tanto eroismo profuso su tutti i fronti di guerra di allora.

 

Ancor meno dar loro quel tanto di luce indispensabile perchè ognuno trovi dentro di sè la forza della speranza...........

 

Zulu

Ma perchè usare questo termine "eroismo" spesso a sproposito, anch'io ho parlato con diversi reduci di quelle vicende e nessuno ha mai usato quel termine, Nikolajewka fu un episodio e nemmeno dei più importanti nel grande scacchiere del fronte orientale. Certo assurse a epopea per il fatto che alcuni btg. alpini della Tridentina ancora in armi( perchè non erano stati investiti dall'attacco sovietico che si era sviluppato più a sud nelle zone tenute dalle div. di fanteria Cosseria, Ravenna)riuscirono a forzare la sacca tenuta da circa 6000 sovietici trascinandosi dietro migliaia di sbandati di varia nazionalità.I precedenti quindici giorni della ritirata furono una grande tragedia, dove vi furono episodi di coraggio e solidarietà e altrettanti di vigliaccheria, dove molti furono costretti a rifiutare aiuto al commilitone che tendeva la mano stremato perchè farlo avrebbe significato la morte per entrambi,dove le sovrastrutture erano saltate e l'imperativo era uno solo" tornerem a baita"maledendo quelli che li avevano cacciati in quella insensata campagna di guerra.Molti dei reduci di quella sciagura non ha caso andranno a formare i quadri delle formazioni partigiane che combatterono sui nostri monti e a loro non si doveva certo spiegare chi erano i tedeschi ,li avevano visti all'opera sul fronte orientale. Ai nostri giovani più che renderli partecipi del" tanto eroismo profuso" sarebbe meglio insegnarli senza retorica la nostra storia magari partendo dai libri di Nuto Revelli, uno che a Nikolajewka c'era.

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Quoto il Cte ZULU e mi permetto di dissentire (in parte) dal Cte Urso de Segestro.

In realtà gli Alpini furono impegnati dai russi fin dall'inizio (dicembre 1942) ma respinsero gli attacchi. In particolare la Julia si dissanguò per un mese per tenere una parte del fronte lasciata scoperta da altre unità senza cedere un millimetro di terreno. Nikolajewka fu un episodio forse "secondario" ma fu combattuta da tutti gli Alpini rimasti, dall'ultimo soldato al Generale Martinat (comandante del corpo d'armata) che cadde sul campo. I Russi non erano moltissimi ma nettamente superiori in mezzi e artiglieria.

Nikolajewka ha, soprattutto, le stimmate dell'epos, come Roncisvalle, scaramuccia di retroguardia da cui nacque la Chanson de Roland. Fu combattuta sotto le insegne del Tricolore (nell'ambito di una guerra nata male e diretta peggio) e rappresentò la salvezza e la libertà per migliaia di soldati italiani.

Quando io andavo a scuola si studiava ancora l'epica, anche quella italiana, dal Risorgimento alle battaglie sul Carso, dagli Alpini in Russia alla Folgore ad El Alamein, fino alla Resistenza. Oggi, quando io sono divenuto insegnante, ciò non si fa più. Ed è una perdita, a mio modo di vedere. La storia si insegna senza retorica ma anche senza nascondere chi fossero i nostri soldati e con quale spirito affrontarono prove durissime

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Quoto il Cte ZULU e mi permetto di dissentire (in parte) dal Cte Urso de Segestro.

In realtà gli Alpini furono impegnati dai russi fin dall'inizio (dicembre 1942) ma respinsero gli attacchi. In particolare la Julia si dissanguò per un mese per tenere una parte del fronte lasciata scoperta da altre unità senza cedere un millimetro di terreno. Nikolajewka fu un episodio forse "secondario" ma fu combattuta da tutti gli Alpini rimasti, dall'ultimo soldato al Generale Martinat (comandante del corpo d'armata) che cadde sul campo. I Russi non erano moltissimi ma nettamente superiori in mezzi e artiglieria.

Nikolajewka ha, soprattutto, le stimmate dell'epos, come Roncisvalle, scaramuccia di retroguardia da cui nacque la Chanson de Roland. Fu combattuta sotto le insegne del Tricolore (nell'ambito di una guerra nata male e diretta peggio) e rappresentò la salvezza e la libertà per migliaia di soldati italiani.

Quando io andavo a scuola si studiava ancora l'epica, anche quella italiana, dal Risorgimento alle battaglie sul Carso, dagli Alpini in Russia alla Folgore ad El Alamein, fino alla Resistenza. Oggi, quando io sono divenuto insegnante, ciò non si fa più. Ed è una perdita, a mio modo di vedere. La storia si insegna senza retorica ma anche senza nascondere chi fossero i nostri soldati e con quale spirito affrontarono prove durissime

Gli alpini furono i meno impegnati dall'attacco russo del dicembre che investi' le div. di fanteria schierate più a sud, sfondò il fronte dell'armir e il 19 dic. i sovietici avevano raggiunto Kantemirovka a 40 km dalla linea del Don, fu in quel frangente che alcuni btg. della Julia furono schierati (e si dissanguarono) sulla Kalitva per proteggere il fianco sud rimasto scoperto dopo lo sfondamento sovietico.Varebbe la pena di rendere giustizia alle div. di fanteria dell'Armir poco ricordate dalla storiografia ,che furono investite in pieno dall'operazione "Piccolo Saturno"e travolte dalle forze corazzate, anche per loro la ritirata fu un'odissea infernale e solo pochi riuscirono a uscirne.Sforzesca, Ravenna,Cosseria,Pasubio Torino, Celere, le ultime tre erano le veterane del CSIR il loro equipaggiamento invernale era peggio di quello delle div Alpine. Una parte della tragedia poteva essere evitata se il C.A. alpino si fosse ritirato per tempo, l'ordine fu dato solo il 17 gennaio! Un mese dopo lo sfondamento a sud ,erano a vigilare una linea ormai superata dagli avvenimenti.C.te Naressi io non so che storia ( o epica?) studiavi, quando andavo io (primi anni 60) quando andava bene si arrivava alla prima g.m.ed era una storia abbastanza pallosa, fatta di frasi mitiche pronunciate dai vari personaggi e non insegnava nessun spirito critico e i diversi punti di vista non so cosa si insegni oggi,ma credo che non sarà peggio di allora.Riguardo ai nostri soldati, io ho avuto la fortuna di parlare con molti di loro anche della I^G:M: della seconda imbarazzo della scelta a cominciare dalla mia famiglia, certo erano militari di truppa quelli che i libri non li scrivono mai e non ho mai sentito da loro pronunciare la parola "eroismo" "epico" al massimo ricordavano qualche compagno o comandante che aveva del fegato,ma la massima aspirazione era portare la pelle a casa non trovando una ragione per la quale si trovavano in Russia ,Grecia, Libia , Jugoslavia ad aggredire Paesi che non rappresentavano nessuna minaccia per l'Italia. e ricordavano molto bene anche la corsa che c'era ad imboscarsi nelle retrovie. Certo quando si combatte per sopravvivere si tirano fuori risorse inaspettate ma in ciò non vedo dove sia l'epica. Un reduce (dei pochi) della Cuneense mi raccontò che durante la ritirata,affamati entrati in un'isba trovarono una donna russa circondata da bambini in tenera età che li apostrofò " mio marito è in guerra ,non so dovè,la terra è in rovina e indicando un mucchio di patate" ho poche cose ma se avete fame prendetene" Il reduce mi ripetava la conversazione in russo dopo 60 anni e aveva le lacrime agli occhi e disse "cosa ci facevamo a migliaia di km dalla nostra Italia a portare lutti e rovine a un popolo che non conoscevamo e a disseminare di morti la nostra tragica rotta.

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