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L’Impresa Della Decima Mas Ad Alessandria


Lefa

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Appena pubblicato su Alto Mare Blu un articolo di Lino Mancini sulla notte di Alessandria.

Non è il solito scritto che racconta lo svolgimento dell'operazione, l'autore infatti lascia il racconto dell'azione alle pagine - pubblicate - dei resoconti ufficiali conservati presso l'USMM e pone l'accento sui meriti e sui diversi riconoscimenti riservati agli operatori che presero parte all'azione, notando come nel tempo la figura di De La Penne abbia in qualche modo soverchiato quella di altri uomini, altrettanto capaci, che la storia e la MMI non hanno saputo o voluto onorare in egual misura.

 

http://www.altomareblu.com/decima-mas-alessandria/

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Bell'articolo, senza dubbio. Senza nulla togliere a nessuno propone una visione più distaccata - e quindi più obiettiva - di questo eroico fatto d'armi.
Probabilmente siamo giunti al momento storico giusto per rileggere sotto la corretta luce questo e tanti altri episodi anche se - purtroppo - rimane il dubbio che l'attuale momento sia buono non tanto perchè si sia finalmente giunti ad una pacificazione tra le due Italie che si combatterono dopo l'8 settembre 1943 bensì perchè i protagonsti di quella tragica lotta fratricida sono ormai uno a uno scomparsi.
Il compianto Comandante Nesi, uno dei protagonisti di quel tragico periodo, oltre a scrivere l'introvabile libro citato dal C.te Mancini, accennò l'argomento in un altra sua opera di più semplice reperimento: Scirè.

 

Post scriptum tra il serio ed il faceto: SLC: lunga o lenta corsa? (e la diatriba continua....)

Modificato da chimera
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Devo dire che condivido l’esposizione del c.te Mancini, inoltre le sue considerazioni sottolineano il concorso della personalità e dei caratteri dei singoli nell’emergere in determinate situazioni, dove andrebbero valutati i fatti più che i gradi, le scelte e la personale caparbietà della vita quotidiana.

E’ innegabile, per quanto mi riguarda, che nell’immaginario collettivo e in quello della Marina l’ “eroe” della notte di Alessandria - virgolettato non perché eroe non fu ma perché ce ne furono almeno altri cinque – sia De La Penne, trovo che sia giusto esaltare in egual misura la figura dei restanti operatori, senza distinzione alcuna; non si vuole sminuire De La Penne, si cerca di far emergere anche gli altri uomini, comandanti e secondi, che operarono quanto meno altrettanto bene ad Alessandria e furono certamente più modesti.

Marceglia svolse un’azione da manuale sulla nave ammiraglia ma a lui non fu dedicata alcuna nave, a Martellotta che penetrò molto più in profondità di tutti ed appese la sua carica come previsto fu dedicata una nave esperienze, fra i secondi operatori scomparsi solo Marino ha ricevuto l’onore di avere il proprio nome su un’unità, per altro in ambito COMSUBIN.

La figura dei secondi operatori nel tempo è davvero stata sottovalutata se non sminuita, la coppia è una sinergia e il risultato è condiviso, non conta il grado soprattutto se è proprio il secondo operatore che viene sottoposto al maggior carico fisico e psicologico durante la missione.

Il suo non è certo un ruolo secondario: essendo a poppa durante la navigazione rimane immerso, deve respirare ossigeno dall’autorespiratore e il suo “vestito” si allaga prima di quello del pilota, si occupa della maggior parte del lavoro subacqueo sulle ostruzioni e in carena che è fisicamente logorante, dovendo respirare più ossigeno anche a causa dell’aumento della frequenza cardiaca è più soggetto ad avvelenamento e quindi alle variazioni neurologiche che esso comporta, come smarrimento, perdita di lucidità e di coscienza.

Se all’equazione si aggiunge il buio e l’attrezzatura primordiale, appare evidente che i secondi dovevano avere caratteristiche psico-fisiche non indifferenti, certamente non inferiori rispetto a quelle dei rispettivi piloti.

Leggendo i rapporti di missione integrali, si possono trarre ulteriori conclusioni.

 

PS: ovviamente, LUNGA corsa, la battaglia al refuso continua! :cool:

Modificato da Lefa
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