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Riportiamo A Casa I Ragazzi Del San Marco...


Totiano

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Ognuno mette gli spilli che vuole, se vuole e per chi vuole.

Se non vuole, liberissimo di non mettere spilli.

 

Non è tanto, e non solo, problema di spilli o non spilli.

Secondo me, è peggio confondere cooperanti ecc. con rappresentanti dello Stato italiano in servizio.

Mi spiace dirlo, e ovviamente posso dirlo solo a posteriori, ma io, per esempio, per le "due Simonette" (voglio dire, per come si sono comportante "dopo") non avrei impegnato...uno spillo.

 

 

Questo non toglie che "Rossella Urru e degli altri italiani sequestrati all’estero" possano essere ( o no, non lo so) persone degnissime e comunque meritino e debbano avere appoggio, in quanto cittadini italiani. Ma hanno un altro status.

Modificato da malaparte
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Non è tanto, e non solo, problema di spilli o non spilli.

Secondo me, è peggio confondere cooperanti ecc. con rappresentanti dello Stato italiano in servizio.

Mi spiace dirlo, e ovviamente posso dirlo solo a posteriori, ma io, per esempio, per le "due Simonette" (voglio dire, per come si sono comportante "dopo") non avrei impegnato...uno spillo.

 

 

Questo non toglie che "Rossella Urru e degli altri italiani sequestrati all’estero" possano essere ( o no, non lo so) persone degnissime e comunque meritino e debbano avere appoggio, in quanto cittadini italiani. Ma hanno un altro status.

 

Verissimo.. tra l'altro la maggior parte delle persone che aderiscono a queste associazioni non governative che "operano" in posti ad alto rischio, non hanno la benchè minima idea dei pericoli che possono incontrare... ma sono e restano VOLONTARI

 

in via ufficiale gli ammiro... in via ufficiosa.. sono dei co....... (e ci costano!!!!)

 

Poi che facciano quello che vogliono...

 

Se vogliamo portare il bene... cerchiamo di stare bene noi prima!!! :s02:

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Segnalo la bella iniziativa dell'Associazione Nazionale Alpini, che da giorni ha sulla homepage il rimando al sito della Marina, e il cui presidente nazionale ha inviato al governo una bella lettera

 

Fiero di essere nato fra le penne nere :s02:

 

http://www.ana.it/

 

http://www.ana.it/dotAsset/38a6eecc-f288-4...25dc25d59d0.pdf

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Visitatore giovannibandenere

Credo che il senso di impotenza -perchè loro hanno il coltello dalle parte del manico- che ci induce a chiedere, a sperare e a insistere attaccandoci a tutto il possibile e spesso "far finta di niente" e quindi instancabilmente reiterare, sia reso ancor più duro dalla bruttissima situazione dell'inganno, del tradimento, dalla illegittimità di come si sono svolti i fatti.

Hanno carpito la nostra buona fede e sono entrati in armi in casa nostra, casa mia, tua e sua.

E questo non mi piace neanche un pò, ma neanche ... ..!

E poi dicono dei furbetti del quartierino.

---

I nostri ragazzi stavano facendo il lavoro per il quale noi stessi li avevamo comandati, rappresentavano noi tutti: noi tutti dobbiamo tirarli fuori dai pasticci.

Niente a che vedere con altri casi.

Per le due vispe terese e per altri ancora, io non mi sono scosso.

---

Tornando agli spilli, non ci può essere alcuna limitazione della libertà personale e nessun obbligo di consultazione preventiva o richiesta di permesso.

Nessuno ha mai contestato un ex presidente camera deputati che portava in ogni circostanza un distintivo legittimamente e coerentemente coi suoi princìpi.

E ci sarebbero tanti altri esempi ancora di sfoggio spilli, distintivi e simboli vari.

Evviva gli Alpini, gbn

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Devo, purtroppo, constatare che alla luce di quanto detto da De Mistura ("dobbiamo essere pronti a tutto") siamo uno Stato senza midollo spinale. Anche il sergente americano che ha commesso l'efferrata strage di civili innocenti in Afganistan è stato portato in carcere negli Stati Uniti. Noi invece combiniamo i soliti e ben noti pasticci: vogliamo fornire supporto al traffico navale e non sappiamo nemmeno chi deve comandare :s07: . Mandiamo i nostri uomini allo sbaraglio e se succede qualcosa non sappiamo farci valere in niente. Però, come ai bimbi monelli a scuola, ci facciamo tirare le orecchie da mamma europa se ci azzardiamo a respingere un barcone di clandestini. Ma come dice nonno Giorgio, dobbiamo essere coesi: ma a che cosa??? Veramente siamo ridotti ad un "mappina" come diceva il buon Totò, e ancora pensiamo di essere uno stato che conta!!! Scusate lo sfogo e se ho esagerato chiedo scusa, ma essendo padre di un militare in servizio, comincio davvero ad essere preoccupato: uno stato che non tutela i suoi uomini in divisa che lui stesso ha comandato a fare questi servizi, non è degno di essere chiamato tale.

 

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mo..._129135824.html

Modificato da pugio
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Visitatore giovannibandenere

Buongiorno.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mo..._133754173.html

 

Io mi permetto di pensarla diversamente da quanto riportato nella nota Ansa:

"E' la prima volta che i maoisti sequestrano turisti stranieri. Il rapimento dei due italiani non appare in alcun modo legato alla vicenda dei due marò italiani arrestati nello stato indiano del Kerala"

 

Intanto e "la prima volta", mai successo prima. E questo è già un indizio.

Poi, per quanto mi consta, devo dire che questi maoisti hanno una molto buona capacità d'intrapresa:

i sequestri di persona, qualsiasi siano i motivi, causano sempre sgomento e paura nelle popolazioni; le masse si dissociano dai movimenti e in genere auspicano il classico energico intervento delle istituzioni.

Sequestrando due italiani, in questo momento, in questa situazione, non solo non generano sgomento nelle masse ma addirittura "rischiano" di ottenerne il consenso; perchè -i maoisti- loro sì che sono i veri giustizieri della povera gente e non quei "soliti buoni a nulla" che stanno nelle istituzioni.

Danneggiano l'immagine nazionale del governo centrale, e anche quella internazionale già abbastanza compromessa di suo.

Aumentano il già forte contrasto con l'Italia e turbano gravemente l'Europa, tutto a discapito dei governi periferico e centrale.

Adesso l'India "deve" più che mai fare il possibile e l'impossibile per restituire gli italiani, almeno quei due, alla libertà. Come ogni stato in cui vige il diritto.

Se fossero stati che so due svedesi (la Svezia detta a caso), non avrebbero ottenuto un così bel risultato.

---

Questo non c'entra, ma già che sono allargo un pochetto il discorso:

"L'ideologia marxista comunista a cui si ispirano i Naxaliti continua a sedurre le masse agricole e le comunità tribali rimaste ... "

Ci mettono sempre di mezzo "le masse contadine"; le masse contadine non sono mai state coinvolte e neanche sottomesse; non da Lenin e neanche da Stalin nonostante i suoi noti metodi; Mao ha rovinato l'agricoltura e tutti e tre hanno causato spaventose carestie alle popolazioni.

Si vede che è bello nominare le "masse contadine".

Va bè, non c'entra; so di essere andato fuori tema e mi affido alle attenuanti generiche.

Buona domenica a tutti, gbn

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Pirateria marittima. Comellini, Pdm: ministro riconosca a militari italiani stato di prigionia

Roma 6 mar. 2012 - In una nota a firma di Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei Diritti di Militari e Forze di polizia, Pdm, si legge: “I promotori delle norme antipirateria che consentono l’impiego di militari a bordo di navi mercantili hanno aspettato che le porte del carcere indiano di Thiruvananthapuram si aprissero per i due militari del Battaglione S. Marco coinvolti nel caso dell’Enrica Lexie per ammettere che la legge- fortemente voluta dal PdL – è completamente sbagliata. Mi riferisco alle odierne dichiarazioni dell’Onorevole Cicchitto (PdL) riportate dalle agenzie in cui si legge che “è indispensabile rivedere tutto e ritirare i militari dalle navi perchè non possiamo esporli a situazioni cosi’ gravi come quella verificatasi in India”. Quando noi del Pdm affermavamo che quella era una legge sbagliata e ne chiedevamo la cancellazione con i nostri emendamenti presentati dai parlamentari radicali siamo stati ignorati, purtroppo oggi è chiaro che avevamo ragione. Per evitare altri

casi “Enrica Lexie” il Ministro della Difesa, intanto, ritiri immediatamente i militari che sono ancora imbarcati a bordo delle altre navi mercantili o civili. Ministro riconosca a Massimiliano Latorre e di Salvatore Girone lo stato di prigionia previsto dall’articolo 621 del Codice dell’Ordinamento militare”.

 

La possibilità per le navi mercantili italiane, che navigano nelle aree a rischio pirati, di chiedere la scorta armata a bordo composta da militari della Marina italiana è data da una legge dello stato italiano, la Legge 130 sul contrasto alla pirateria marittima varata nell’estate scorsa.

 

Una possibilità di ricorrervi avvallata poi dalla convenzione siglata lo scorso mese di ottobre tra il Ministero della Difesa italiano e la Confederazione degli armatori, Confitarma.

 

 

La 130 consente anche di utilizzare, per la sicurezza delle navi agenti di sicurezza privati, ma per lo stato attuativo delle norme ancora non risulta possibile l’utilizzo di agenti privati. Il decreto attuativo sarà emanato entro il 31 marzo prossimo.

Le regole d’ingaggio per gli NMP prevedono l’uso della forza graduata e

 

 

proporzionale all’offesa. Ossia quando viene avvistata un’imbarcazione sospetta in avvicinamento come primo passo devono cercare di attirarne l’attenzione in vari modi, via radio, con segnali visivi e sonori, per fargli cambiare rotta. Se questo non avviene, e si nota anche la presenza di armi a bordo, l’allerta si innalza ulteriormente e si ricorre ai cosiddetti ‘warning shots, cioè a dei colpi di arma da fuoco sparati a raffiche intermittenti a scopo dissuasivo, ma sempre a distanza di sicurezza dalla barca. I colpi diretti sull’imbarcazione sono solo l’ultima risorsa.

 

Il fenomeno della pirateria marittima al largo delle coste somale e Oceano Indiano ha colpito direttamente l’Italia con i sequestri del rimorchiatore d’altura ‘Buccaneer’, della petroliera ‘Savina Caylyn’ e MV ‘Rosalia D’Amato’.

 

Si tratta di sequestri che si sono risolti dopo lunghi mesi di prigionia per i marittimi membri degli equipaggi delle navi catturate e solo dopo il pagamento di un riscatto.

 

Mentre un’altra nave italiana, la ‘Enrico Ievoli’ è tutt’ora in mano ai predoni del mare somali dallo scorso mese di dicembre.

 

Molti altri Paesi hanno scelto di difendere le loro navi con team di sicurezza armati a bordo. Tra questi vi sono Belgio, Spagna, Francia, Inghilterra, Germania e tanti altri. Molti hanno deciso di ricorrere anziché ai militari della marina a guardie armate privare, i contractors. Questi ultimi sono ritenuti più sicuri, in quanto se sbagliano difficilmente tornano a lavorare e se succede un episodio come quella della Enrica Lexie lo

stato italiano non si ritrova a dover ‘mercanteggiare’ per ottenere il rilascio di suoi militari. Purtroppo in Italia mancano ancora le leggi che consentono il ricorso anche ai contractors privati a bordo dei mercantili.

 

Purtroppo inspiegabilmente la legge 130 del 2011 è nata incompleta ed ora l’Italia ne sta pagando le conseguenze. Di questo ormai se ne sono resi conti tutti tanto è vero che dal 28 febbraio scorso la Commissione Difesa del Senato ha avviato un approfondimento sullo stato di attuazione della normativa per il contrasto della pirateria con l’impiego di NMP a bordo di navi civili.

L’esame, reso di particolare attualità dal tragico incidente verificatosi in India, prevede anche una specifica indagine conoscitiva sulle disposizioni dirette a contrastare gli assalti di pirati a navi mercantili con particolare riferimento alla situazione nel Corno d’Africa e nell’Oceano Indiano.

 

 

Come si evince, facciamo le leggi e le facciamo pure male. :s05: Ma per l'aumento dello stipendio fanno delle leggi perfette e a tempo di record

Modificato da pugio
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Tento di riportare la discussione sui binari "tecnici" :

 

@GBN: il tuo ragionamento sulla strategia dei guerriglieri/terroristi maoisti non fa una grinza; l' obiettivo e' palesemente di colpire nelle contraddizioni. in questo caso quella tra ostaggi di stato e ostaggi "tradizionali" (non nascondiamoci dietro un dito, quella dei marò sembra proprio questa...); non so pero' quante e quali possano essere i margini di manovra disponibili per la Farnesina e Casa Italia di Delhi (ci ragionero' un po' e forse stasera vedo un po' se si riesce a fare un sano brainstorming su questo ulteriore ingarbugliamento)

 

@ Pugio: il problema vero dell' art. 621 e' che a quanto ne so, lo status di PoW implica uno stato di guerra, non esattamente una mossa brillante dal pdv diplomatico; inoltre resta ancora nebulosa la questione della catena di comando, in generale, specie se a quanto pare la legge sui npm cozza di brutto coll' art. 186 del CdN, che in realta' è l' articolo costituizionale primo e fondamentale della Marineria (a maggiore ragione andrebbe chiarito ASAP questo punto)

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

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Da leggere attentamente sopratutto nella parte riguardante i poteri del Comandante della nave

 

http://www.senato.it/documenti/repository/...Branciforte.pdf

 

Completo con il seguente:

 

http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:...-07-12;107~art5

Modificato da pugio
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Visitatore giovannibandenere

Caro Dott Piergiorgio resto in attesa delle tue elaborazioni circa il mao-rapimento; elaborazioni che reputo sempre interessanti.

 

==============

Ciao Pugio, 99 su 100 mi trovo quasi sempre d'accordo con quello che dici; tranne in un caso (già noto) e spero che non me ne vorrai per questo.

Il "caso" è questo:

 

"Questi ultimi (le GpG immagino, non esistono altri) sono ritenuti più sicuri, in quanto se sbagliano difficilmente tornano a lavorare e se succede un episodio come quella della Enrica Lexie lo stato italiano non si ritrova a dover ‘mercanteggiare’ per ottenere il rilascio di suoi militari"

 

Più sicuri non perchè assolvono egregiamente il loro compito, bensì perchè:

 

In caso d'errore difficilmete tornano a lavorare. Significa che sono "cavoli loro" ?

No, non la sottovalutare, è una domanda pregna di contenuti.

---

Lo stato Italiano non si trova a dover mercanteggiare ecc, ecc: ma sono forse figli di un Dio minore? No, perchè se così è, facciamo che ognuno vada per la sua strada e facciamo anche a meno dello stato italiano; io (è un "io" puramente dialettico) io mi faccio il mio gruppetto di bravi alla Don Rodrigo perchè tocca a me arrangiarmi e magari mi arrangio anche meglio.

E come me, chiunque altro, non ti pare?

E poi questi "guardiani" non lavorano mica per il Re di Prussia, lavorano per tutti noi, compreso lo stato italiano.

 

Tutto qui, solo quelle due cosucce avrei bisogno di capire bene.

---

Sui tempi, vedo che ti sei "rassegnato"; sei abbastanza d'accordo che sono lunghissimi.

Ti potrei elancare tutti i motivi per cui in questo momento è praticamente impensabile impiegare le attuali GpG in compiti del genere; forse potrà accadere un dopo-domani, purchè strapagate s'intende, visti i prevedibili costi che si profilerebbero.

Con 1.000-1.200 Eu/mese ci fai ben poco.

---

Con simpatia gbn.

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La discussione ha preso una piega interessante...

 

- per il rapimento dei turisti: oggettivamente, non ci vedo alcun legame col problema marò, salvo che i rapiti sono italiani. Non definirei 'rapiti' i marò, e men che meno rapiti da terroristi, come è sicuramente nel caso di ieri. I maoisti (nel 2012...) hanno chiesto la liberazione di loro 'associati' prigionieri in India. In sostanza, quello che fanno i terroristi di mezzo mondo, compreso anche Baschi e IRA.

 

- per le problematiche del Codice della Navigazione e della militarizzazione delle navi, siamo in un cul-de-sac. In effetti il comma 4 della legge citata 'autorizza' l'impiego di guardie giurate. Ma c'e' un problema mica piccolo. Datosi che il comma 1 prevede che i Marò imbarcati abbiano lo status di polizia giudiziaria (ed è facile capire il perchè), l'art. 134 del Testo Unico di PS dice, espressamente: 'La licenza non può essere conceduta per operazioni che importano un esercizio di pubbliche funzioni o una menomazione della libertà individuale.'.

 

Quindi, è scritto bello chiaro che la Guardia Giurata NON puo' essere investita di compiti di polizia giudiziaria.

 

Di più: l'art 138 prevede espressamente che: Le guardie particolari devono possedere i requisiti seguenti:1) essere cittadino italiano o di uno Stato membro dell'Unione europea; col che, possiamo, ad esempio, dare addio a contractors USA o sudafricani. O Russi.

 

Poi: c'e' il problema dell'uso di certe tipologie di armi. Ovviamente, dovendo soggiacere al Tulps, art 33 e seguenti, le Guardie Giurate non possono utilizzare armi cosiddette 'da guerra', ma solo le armi semiautomatiche previste dal catalogo Nazionale.

 

Anche se questo semprerebbe 'superato' (in una forma pasticciata e incoerente) dal comma 5 della legge 130 (Con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il

Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono stabiliti le caratteristiche, le

condizioni e i requisiti per il possesso, l'utilizzo, l'acquisizione e il trasporto delle armi e delle munizioni il cui porto e'autorizzato per la prestazione dei servizi di protezione di cui al

comma 4. )

 

Insomma, mettiamola così: c'e' da fare......

:s05:

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Caro Dott Piergiorgio resto in attesa delle tue elaborazioni circa il mao-rapimento; elaborazioni che reputo sempre interessanti.

 

==============

Ciao Pugio, 99 su 100 mi trovo quasi sempre d'accordo con quello che dici; tranne in un caso (già noto) e spero che non me ne vorrai per questo.

Il "caso" è questo:

 

"Questi ultimi (le GpG immagino, non esistono altri) sono ritenuti più sicuri, in quanto se sbagliano difficilmente tornano a lavorare e se succede un episodio come quella della Enrica Lexie lo stato italiano non si ritrova a dover ‘mercanteggiare’ per ottenere il rilascio di suoi militari"

 

Più sicuri non perchè assolvono egregiamente il loro compito, bensì perchè:

 

In caso d'errore difficilmete tornano a lavorare. Significa che sono "cavoli loro" ?

No, non la sottovalutare, è una domanda pregna di contenuti.

---

---

Con simpatia gbn.

 

Carissimo GBN,

anche io non concordo su quanto scritto dall'autore sui "contractors": non possono essere cavoli loro!! Però io credo che avere una legge "CHIARA e senza FALSE INTERPRETAZIONI" circa le regole sul contrasto alla pirateria sarebbe auspicabile. La pirateria E' UN ATTO DI GUERRA perchè se qualcuno spara o assalta il territorio di un'altro stato come si chiama???? E la nave in questione E' TERRITORIO ITALIANO, come un aereo di linea che si trova su un altro stato è territorio dello Stato di cui quell'aereo porta le matricole. Faccio un esempio stupido: se con la mia barchetta da pesca sparo o cerco di abbordare una nave militare l'equipaggio che farà? Si farà una risata o considererà un'attacco contro di loro????????

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Comandante Pugio, l'esempio è chiaro (ma, se mi permetti, retorico). Il problema è che non è calzante.

 

La pirateria è considerata un reato nel nostro codice e in quelli internazionali, e le misure delle navi da guerra nei confronti delle navi pirata, sono chiarissime.

 

Ma non è questo il caso: qui parliamo di navi civili, che devono essere scortate da personale civile-militare, che in caso di problemi deve risponderne ad autorità diverse.

 

Ecco perchè il quadro è assolutamente da chiarire: nessuno, in nessun parte del mondo potrà mai dire, a una nave militare di un altro paese, che ha compiuto un 'omicidio di pescatori' sparando addosso a un barchino. Oppure, lo puo' dire, ma nessuno potrebbe mai fare nulla, se non un atto di guerra.

 

Nel caso di cui stiamo discutendo, invece, la questione è che la territorialità della nave mercantile è tale, ma non le da le prerogative da nave militare, con tutto quello che ne consegue. Anche se a bordo vi sono militari.

 

Sembrano concetti astratti, ma purtroppo non lo sono.

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Comandante Pugio, l'esempio è chiaro (ma, se mi permetti, retorico). Il problema è che non è calzante.

 

La pirateria è considerata un reato nel nostro codice e in quelli internazionali, e le misure delle navi da guerra nei confronti delle navi pirata, sono chiarissime.

 

Ma non è questo il caso: qui parliamo di navi civili, che devono essere scortate da personale civile-militare, che in caso di problemi deve risponderne ad autorità diverse.

 

Ecco perchè il quadro è assolutamente da chiarire: nessuno, in nessun parte del mondo potrà mai dire, a una nave militare di un altro paese, che ha compiuto un 'omicidio di pescatori' sparando addosso a un barchino. Oppure, lo puo' dire, ma nessuno potrebbe mai fare nulla, se non un atto di guerra.

 

Nel caso di cui stiamo discutendo, invece, la questione è che la territorialità della nave mercantile è tale, ma non le da le prerogative da nave militare, con tutto quello che ne consegue. Anche se a bordo vi sono militari.

 

Sembrano concetti astratti, ma purtroppo non lo sono.

 

 

Concordo con te caro madmike ma resta pur sempre un'attacco al territorio Italiano :s02:

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L'art. 51 esordisce definendo il diritto di legittima difesa “inherent right”.

 

Questa qualificazione ha creato una profonda spaccatura in dottrina: una parte ha infatti utilizzato tale dato testuale per argomentare in favore della tesi secondo cui tale diritto esisterebbe a prescindere da quanto statuito dalla Carta delle Nazioni Unite e quindi soprattutto a prescindere dall'essere stati vittima o meno di un attacco armato. “Inerente”, sinonimo di “preesistente”, porta tale parte di dottrina ad affermare che il diritto degli Stati di reagire in legittima difesa non avrebbe bisogno di essere contenuto in una norma pattizia, perché già regolato dal diritto consuetudinario. Questi autori criticano fermamente Kelsen, secondo il quale invece “the right [of self-defence] has no other content than the one determined by art. 51”.

 

Secondo la dottrina dominante, invece, il termine “inherent” non può essere inteso nell'accezione sopra riportata; ad esso va attribuito un significato diverso, tendente a sottolineare l'inerenza dell'istituto della legittima difesa alla nozione di Stato sovrano. Questa asserzione trova supporto nella prassi: come è stato già evidenziato fu espressa dal Segretario di Stato americano Kellogg il 28 aprile 1928, in occasione di un discorso di presentazione della proposta americana per la stipulazione del Patto di Parigi e dalla nota del 23 giugno 1928, e ribadita nella elaborazione delle proposte per il negozio di Dumbarton Oaks.

 

La discussione dottrinaria in questione è indissolubilmente legata alla questione relativa i rapporti tra diritto consuetudinario ed art. 51, cui rimandiamo per ulteriori profili problematici; in questa sede basterà ricordare che la Corte Internazionale di Giustizia nel 1986, con la sentenza sulle attività militari e paramilitari in e contro il Nicaragua, ha dato un ulteriore significato della legittima difesa come “inherent right” . Secondo la Corte, i compilatori della Carta, consapevoli dell'esistenza di un diritto di legittima difesa di natura consuetudinaria, hanno voluto preservarlo, almeno nello spirito. È questa un'interpretazione che, se accolta, eliminerebbe la presunta forbice tra art. 51 e diritto consuetudinario, in quanto il primo incarnerebbe il secondo.

 

Il presupposto dell'attacco armato [modifica]L'espressione “attacco armato” rappresenta la nozione chiave del concetto di legittima difesa ex art. 51. Dalla sua interpretazione dipende la qualificazione dell'uso della forza come lecito o meno. Viene quindi da sé che la ricerca di un'opinione univoca sul punto è ardua e presenta molte spigolature, per una serie di fattori che spesso si intrecciano con la politica più che con il diritto vero e proprio. È nostra intenzione presentare una carrellata delle interpretazioni che si sono susseguite nel tempo sul punto in questione, cercando di essere il più possibile esaustivi ed obiettivi nel valutarle alla luce del diritto vivente.

 

Nella Carta delle Nazioni Unite non è riscontrabile alcuna definizione dell'espressione “attacco armato” né di “aggressione”, nonostante tali termini siano utilizzati negli articoli 1(1) , 39, 51 e 53. Questo problema ha trovato una parziale soluzione con l'adozione da parte dell'Assemblea generale della Risoluzione 3314 (XXIX) relativa alla Dichiarazione di principi sulla “Definition of Aggression” in data 14 dicembre 1974; parziale perché tale risoluzione detta la definizione di atto di aggressione come da art. 39, mentre tace su quella di attacco armato ex art. 51. I due concetti non sono infatti coincidenti: l'attacco armato è una tipologia qualificata e più ristretta dell'aggressione.

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L'art. 51 esordisce definendo il diritto di legittima difesa “inherent right”.

 

Questa qualificazione ha creato una profonda spaccatura in dottrina: una parte ha infatti utilizzato tale dato testuale per argomentare in favore della tesi secondo cui tale diritto esisterebbe a prescindere da quanto statuito dalla Carta delle Nazioni Unite e quindi soprattutto a prescindere dall'essere stati vittima o meno di un attacco armato. “Inerente”, sinonimo di “preesistente”, porta tale parte di dottrina ad affermare che il diritto degli Stati di reagire in legittima difesa non avrebbe bisogno di essere contenuto in una norma pattizia, perché già regolato dal diritto consuetudinario. Questi autori criticano fermamente Kelsen, secondo il quale invece “the right [of self-defence] has no other content than the one determined by art. 51”.

 

Secondo la dottrina dominante, invece, il termine “inherent” non può essere inteso nell'accezione sopra riportata; ad esso va attribuito un significato diverso, tendente a sottolineare l'inerenza dell'istituto della legittima difesa alla nozione di Stato sovrano. Questa asserzione trova supporto nella prassi: come è stato già evidenziato fu espressa dal Segretario di Stato americano Kellogg il 28 aprile 1928, in occasione di un discorso di presentazione della proposta americana per la stipulazione del Patto di Parigi e dalla nota del 23 giugno 1928, e ribadita nella elaborazione delle proposte per il negozio di Dumbarton Oaks.

 

La discussione dottrinaria in questione è indissolubilmente legata alla questione relativa i rapporti tra diritto consuetudinario ed art. 51, cui rimandiamo per ulteriori profili problematici; in questa sede basterà ricordare che la Corte Internazionale di Giustizia nel 1986, con la sentenza sulle attività militari e paramilitari in e contro il Nicaragua, ha dato un ulteriore significato della legittima difesa come “inherent right” . Secondo la Corte, i compilatori della Carta, consapevoli dell'esistenza di un diritto di legittima difesa di natura consuetudinaria, hanno voluto preservarlo, almeno nello spirito. È questa un'interpretazione che, se accolta, eliminerebbe la presunta forbice tra art. 51 e diritto consuetudinario, in quanto il primo incarnerebbe il secondo.

 

Il presupposto dell'attacco armato [modifica]L'espressione “attacco armato” rappresenta la nozione chiave del concetto di legittima difesa ex art. 51. Dalla sua interpretazione dipende la qualificazione dell'uso della forza come lecito o meno. Viene quindi da sé che la ricerca di un'opinione univoca sul punto è ardua e presenta molte spigolature, per una serie di fattori che spesso si intrecciano con la politica più che con il diritto vero e proprio. È nostra intenzione presentare una carrellata delle interpretazioni che si sono susseguite nel tempo sul punto in questione, cercando di essere il più possibile esaustivi ed obiettivi nel valutarle alla luce del diritto vivente.

 

Nella Carta delle Nazioni Unite non è riscontrabile alcuna definizione dell'espressione “attacco armato” né di “aggressione”, nonostante tali termini siano utilizzati negli articoli 1(1) , 39, 51 e 53. Questo problema ha trovato una parziale soluzione con l'adozione da parte dell'Assemblea generale della Risoluzione 3314 (XXIX) relativa alla Dichiarazione di principi sulla “Definition of Aggression” in data 14 dicembre 1974; parziale perché tale risoluzione detta la definizione di atto di aggressione come da art. 39, mentre tace su quella di attacco armato ex art. 51. I due concetti non sono infatti coincidenti: l'attacco armato è una tipologia qualificata e più ristretta dell'aggressione.

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Visitatore giovannibandenere

Pugio

Adesso mi ti sei spiegato meglio; credevo che fosse una idea tua e non parte di un disegno altrui che ho già commentato.

Per quanto riguarda la pirateria, io personalmente tornerei ai tempi belli della Tortuga quando li impiccavano per le spicce senza neanche i conforti della fede ...

Ritengo con convinzione che una nave battente bandiera italiana, sia territorio italiano a tutti gli effetti; militare o mercantile che sia.

Qualsiasi accesso non autorizzato è invasione del territorio nazionale.

------------------

Madmike

Circa le GpG è proprio così.

Ma quella è solo la prima parte.

La seconda è che qualora riuscissimo a definire un nuovo status della GpG, si aprirebbe una quantità enorme di problemi materiali, pratici, organizzativi; e tutti quanti con altrettanti risvolti giuridici a grappolo.

Per arrivare subito al dunque, i costi esorbiterebbero.

gbn

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Pugio

Adesso mi ti sei spiegato meglio; credevo che fosse una idea tua e non parte di un disegno altrui che ho già commentato.

Per quanto riguarda la pirateria, io personalmente tornerei ai tempi belli della Tortuga quando li impiccavano per le spicce senza neanche i conforti della fede ...

Ritengo con convinzione che una nave battente bandiera italiana, sia territorio italiano a tutti gli effetti; militare o mercantile che sia.

Qualsiasi accesso non autorizzato è invasione del territorio nazionale.

------------------

 

 

Approvo in toto

 

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Visitatore giovannibandenere

Il nostro comincia a mettere le mani avanti.

 

''...se i proiettili fossero identificati come quelli usati dalle Forze Armate italiane, la strategia è chiara: tutti possono sbagliarsi anche i migliori marò del mondo''.

 

A parte che non mi è chiaro il significato di "la strategia è chiara", strategia di che e di chi?

Per me non dovrebbe essere così semplicistico; i proiettili usati dalle FF.AA italiane non sono diversi da quelli della Nato e probabilmente non è difficile trovarli in ogni parte del mondo tantopiù in conseguenza delle missioni.

Comunque quella è una perizia di parte (accusatoria), manca la perizia dell'altra parte (difesa) e una eventuale terza ancora. Ma forse da loro si fa diversamente, qui siamo più pignoli; non so come funzioni da loro.

E poi: ma la perizia, la fanno sui buchi riscontrati sulla barca?

Se si, è determinante per stabilirne l'origine?

Fermo restando che l'origine non certifica la responsabilità, tantopiù che in quelle acque sparano tutti tranquillamente.

Nel frattempo comincino a restituirci gli altri due, in tempi abbastanza brevi.

 

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/...3099385710.html

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Comandante GBN, credo che la perizia (seppure non condotta in maniera 'anglosassone') abbia avuto lo scopo di confrontare i proiettili ritrovati con quelli sparati dalle armi dei marò (sequestrate). Se ci fosse identità, ricordiamo che per la scienza forense-balistica un proiettile si identifica al 99,9%, essendo le rigature di una arma paragonabili alle impronte digitali: non ce n'è una uguale ad un altra.

 

Se così fosse, la cosa prenderebbe una piega drammatica, in quanto i soldati avrebbero sparato addosso ai pescatori, e lo avrebbero sempre negato.

 

Questo non toglie che dovrebbero comunque essere giudicati in Italia, ecc ecc, ma la faccenda avrebbe un peso diverso.

 

Diciamo che sono dichiarazioni non incoraggianti.

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Se così fosse, la cosa prenderebbe una piega drammatica, in quanto i soldati avrebbero sparato addosso ai pescatori, e lo avrebbero sempre negato.

 

Drammatica e poco onorevole anche per tutte le variabili che hanno innestato per tirarci fuori dai guai (posizione, navi straniere, soggetti armati e aggressivi ecc.), che risulterebbero menzogne. Speriamo davvero che si sbaglino.

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Confesso che non ho letto proprio tutto attentamente come faccio di solito :s01: , ma non credete che se gli accordi ONU non bastano, basterebbe integrare con accordi bilaterali ?

 

Certo, prenderli uno a uno, tuttavia...

 

Lasciatemi ribadire però, che certe considerazioni (ma non faccio espressamente riferimento a questo forum, sebbene qualcosa sia compraso anche qui), riguardo ai contractors, mi rattristano.

 

Chiedo scusa e spero di non offendere nessuno, ma ripeto ai due Marò va tutta la mia solidarietà, ma fossero civili sarebbe esattamente uguale.

 

Personalmente avrei grosse remore a impiegare dei "contractors" sarà perchè anni fa conobbi uno spaccone al Séstrieres che si vantava di essere un mercenario... che vi lascio immaginare. Il posto giusto poi per certe esternazioni :s14: anche se era un infrasettimanale :s03:

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Visitatore giovannibandenere

Buongiorno.

Credo che anche sul termine e sulla sostanza di "Mercenario" si sia creata un bel pò di confusione.

E' diventato un termine "ad effetto", attrae immediatamente l'attenzione -morbosamente, ma l'attrae- così come altre espressioni di altro genere. (Es. mio di ieri circa "le masse contadine" che è bello infilarle dovunque).

In un certo senso estensivo, si è tutti mercenari a meno che non si lavori gratis.

Il "Mercenario" è un soldato combattente, fa la guerra e la sa fare ben grintosamente (a modo suo, ma la sa fare). E si guarda bene dal fare lo spaccone o vantarsi di sè.

Non risponde a nessuna regola di qualsiasi codice, tranne una.

Regola per lui inviolabile è proprio quella che nelle parole si è portati a negargli. Si ritiene che cambi "datore di lavoro" ogni volta che vuole, in realtà è fedele fino alla scadenza del contratto: caso contrario non troverebbe più "lavoro" (nel migliore dei casi).

Ricordo a tal proposito le Guardie Svizzere del papa; erano "mercenari a tutti gli effetti" e si sono fatti scannare per onorare il contratto col Papa e l'hanno onorato fino alla morte. (credo che siano tuttora, almeno formalmente, "mercenari").

Le storiche "Compagnie di Ventura" erano "mercenari" .

Tutti quelli al di sotto di questa tipologia, sarebbe erroneo definirli "mercenari"; sono un'altra cosa. Anche "contractor" per me non è "mercenario" pur avendoli io stesso nei miei discorsi sempre equiparati per convenzione dialettica.

Poi ci sono casi di effettivamente dubbia interpretazione: i "corsari" sono(erano) "mercenari"?

Opinioni, saluti gbn

Modificato da giovannibandenere
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Purtroppo l'inizio di settimana non porta buone notizie. Una ragione in più per intensificare il nostro impegno: MASSIMILIANO E SALVATORE LIBERI SUBITO!

 

MARO' IN CARCERE PER ALTRI 14 GIORNI

NEW DELHI - La carcerazione preventiva per i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è stata estesa per altri 14 giorni su ordine del magistrato di Kollam, davanti al quale i due militari sono comparsi stamattina.

Durante l'udienza, durata circa 15 minuti, il legale dei due maro, Sunil Maheshwar del foro di Kollam, ha chiesto al giudice la possibilità di concedere un fermo di polizia, invece della carcerazione preventiva. Il giudice, A.K. Gopakumar, si è però opposto e ha disposto la custodia fino al prossimo 2 aprile (per 14 giorni in totale). Per tutto il tempo i due militari sono stati nel fondo dell'aula. Latorre è apparso con i capelli rasati. I due soldati erano accompagnati dal console generale di Mumbai, Giampaolo Cutillo, dall'addetto militare dell'ambasciata di New Delhi, Franco Favre, e da funzionari della Marina. Dopo la decisione, i due marò sono saliti su un cellulare della polizia e sono ripartiti per la prigione centrale di Trivandrum.

 

 

@GBN: la trasposizione dal passato al presente di qualcosa (attività, lavoro e quant'altro) non può mai essere meccanica pena il renderla fraudolenta. I contractors possono pe li rami essere paragonati ai mercenari del rinascimento o anche a quelli che nel XX Secolo operavano in Africa. Idem si dica dei Pirati.

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Visitatore giovannibandenere

Stiamo eviscerando la materia.

Inoppugnabile la tua considerazione soprattutto in merito alle trasposizioni passato-presente.

Così come le GpG italiane sono formalmente e sostanzialmente "ausilio" alle forze di PS (italiane e non altre), analogamente ritengo che le "Compagnie Contractors Usa" siano "ausilio" agli Usa in genere (FF.AA. e Polizia in particolare; Usa e forse pochi altri).

Il "Mercenario", -per come credo di immaginarlo- per sua costituzione, non conosce bandiera, è al servizio di chiunque lo paghi, anzi di chiunque lo paghi meglio di un'altro.

Faccio un esempio brutto ma esplicativo.

I "contractors-usa" potrebbero mettersi al servizio della Corea-Nord o di Cuba e combattere contro gli Usa?

Oppure, perchè no, fare la guardia del corpo ad un simil-BinLaden?

Credo con accettabile cognizione, che non sarebbe loro consentito dal loro stesso statuto.

Bisognerebbe conoscere lo statuto e le finalità ufficiali delle Agenzie, e questo mi sfugge.

Credo, ripeto "credo", che abbiano funzioni ausiliarie; non altre.

Penso ai cosacchi dello Zar; non è sbagliato considerarli "mercenari", ma è più esatto -secondo me- considerarli "irregolari ben pagati al servizio vitalizio dello Zar".

La differenza è minima, è una sfumatura ma, appunto, stiamo "eviscerando".

gbn

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Comandante, credo che si sia un equivoco. Se escludiamo grandi agenzie come la Academi (ex Blackwater) chiunque in pratica puo' fare il contractor: beninteso, rispettando la legge (se c'e') del suo paese.

 

In sostanza, se si chiamano russi o sudafricani, o similari, questi rispettano solo il soldo. Non esiste uno 'statuto' propriamente detto, genericamente forniscono 'servizi di sicurezza' il che vuole dire tutto e niente.

 

La Academi, pure essendo a tutti gli effetti una società privata di consulenza e fornitura di uomini e mezzi per servizi di sicurezza, si è sempre sospettato che sia una longa manus degli USA per utilizzare uomini in luoghi e modalità non convenienti per personale in divisa:

 

http://en.wikipedia.org/wiki/Academi

 

qui diverse utili informazioni sui contractors e similari

 

http://en.wikipedia.org/wiki/Private_military_company

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Allora, sull' altro sequestro (scusate il ritardo...):

 

Prima di tutto, va detto che uno degli obiettivi di una guerriglia marxista (uso questo termine omnicomprensivo per motivi precisi) è quello di evidenziare le contraddizioni proprie di una democrazia parlamentare in un economia capitalista, in modo da screditarla (esempio "italiano", se le BR avessero rapito, diciamo, cirino pomicino (vabbe' che negli anni '70 NON aveva ancora messo su il suo impero politico-economico, ma mi si perdoni l' anacronismo) invece di Moro, con un "processo del popolo" incentrato sulle tangenti e ruberie, non credo che si sarebbe (apparentemente, purtroppo) risolto il problema nei primi '80)

 

Quindi, premettendo che sto applicando i concetti generali della guerriglia marxista, a me pare che l' obiettivo politico-militare sarebbe quello di scavare nella contraddizione del diverso approccio verso ostaggi di stato (quali sono, onestamente, i nostri Marò) e verso ostaggi di guerriglia.

 

La Farnesina, da quanto ho capito, sembra aver correttamente compreso quanto sopra, in quanto sta appunto mostrando coerenza, trattando con la guerriglia marxista (cosi' come si sta trattando con il governo indiano per i Marò); anche se ci sta consapevolezza di complicare la situazione col governo indiano, che è il principale bersaglio strategico, che adesso dovrà scegliere una posizione coerente o meno sui due fronti, che come ho detto, sono interconnessi.

 

Spero che il dibattito resti sulla strategia e non degeneri in politica.....

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

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Visitatore giovannibandenere

Dott Piergiorgio.

Come già detto penso anch'io che la scelta di rapire due italiani (turisti) non sia casuale ma faccia parte di un mao-disegno preciso e, per quanto mi consta, ben azzeccato.

Sul fatto che Farnesina stia trattando (direttamente) coi rapitori trovo notizie contraddittorie, mentre tu mostri certezza: se hai notizie precise in merito possibilmente e gentilmente passamele quando puoi.

Lo ritengo improbabile, tuttavia se Farnesina tratta coi maoisti, lo reputo politicamente molto importante, sarbbe uno smacco alle istituzioni d'India. Ed in questo senso ci sarebbe il mio modestissimo personale compiacimento. Compiacimento non per il sordido piacere di saperli in tribolazione; bensì come (ulteriore) dimostrazione della mancata loro capacità di gestire uno stato di diritto: come volevasi dimostrare e come in buona misura avevamo già capito.

Sembra paradossale, ma il Gov indiano si trova alle prese con l'Italia da una parte e i maoisti dall'altra per lo stesso identico motivo e, come giustamente dici tu, "adesso dovrà scegliere una posizione coerente o meno sui due fronti". Brutta situazione.

Ciao gbn

 

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mo..._133754173.html

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C'è un bombardamento di messaggi nella pagina facebook dell'esercito indiano! :s03: http://www.facebook.com/pages/Indian-Army/26242325967

 

Vi sconsiglio vivamente di postare lì con il vostro account "buono" dal momento che sembra stiano bannando chiunque scriva lì in favore dei due fucilieri. :s05:

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C'è un bombardamento di messaggi nella pagina facebook dell'esercito indiano! :s03: http://www.facebook.com/pages/Indian-Army/26242325967

 

Vi sconsiglio vivamente di postare lì con il vostro account "buono" dal momento che sembra stiano bannando chiunque scriva lì in favore dei due fucilieri. :s05:

 

ma vedo tutti Italiani ?

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eHM... giusto per curiosità, mi spiegate cosa vuol dire?

RESTO in sintonia/rete per un po'....

NON ho facebook, e non la voglio.

E' grave? (non avere Facebook)

 

 

L'overflood prevede un collegamento contemporaneo di un numero elevato di persone in modo da mandare in tilt un sito. In questo caso specifico il fine invece è solo quello di riempire la pagina dell'esercito indiano di messaggi che chiedono la liberazione dei due fucilieri.

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