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Riportiamo A Casa I Ragazzi Del San Marco...


Totiano

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Si, l'assessore di cui parlavo - che tra l'altro domani sarà a Roma alla presentazione del volume sul Morosini - ha fatto pervenire agli espositori indiani alla Fiera dell'Oro di Vicenza un messaggio in cui tra l'altro scrive:

 

Per favore diffondete questo messaggio, la verità va detta. La libertà è la cosa più importante per l’essere umano, e giustizia deve essere fatta.

Per favore aiutatemi a riportare i miei connazionali a casa, niente può essere fatto se la mia voce rimane isolata.

Non vi sto chiedendo di essere contro il vostro Governo, quello che vi chiedo è di guardare nel vostro cuore per trovare un’altra verità, quella reale”.

Invita quindi i destinatari a pensare come si sentirebbero se un loro fratello, o figlio, o padre, venisse ingiustamente e illegalmente arrestato, e se fosse costretto a stare in un paese straniero lontano da loro e da casa sua. L’assessore regionale li invita a “pensare per un attimo allo stato di solitudine e di abbandono in cui si troverebbero così distanti dal loro paese madre” e chiede anche di immaginare come “si sentirebbero, alla disperazione nell’attesa, giorno dopo giorno, per la loro libertà e il loro rientro”. Agiunge quindi: “Non pensate che avrebbero diritto di essere aiutati? Io, aiuterei vostro fratello, vostro figlio o vostro padre per una così giusta causa”.

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Mmmm....messaggio poco convicente, troppo lacrimevole e privo di riferimenti alla realtà giuridica dei fatti. Spiacente...pollice verso (al messaggio)

 

In realtà nel messaggio è stata pure descritta la situazione in punto di diritto: "sono ingiustamente tenuti sotto il controllo dell’India, visto che la legge indiana non può essere applicata nelle acque circostanti e che lo stato del Kerala non può intraprendere nessuna azione giuridica nei loro confronti"

 

D'altra parte non è un messaggio rivolto ad autorità istituzionali, ma a comuni cittadini

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mhm.... io non sono 100% sicuro dell' effetto positivo... non posso non escludere che venga recepita da questi commercianti come intimidazione del tipo "ocio che potete ritrovarvi in queste condizioni, in caso di rappresaglia "giudiziaria" ".... @GM Andrea, mi faresti avere il testo integrale (in italiano) del messaggio in PM ?

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

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Non sono d'accordo nel coinvolgere in questa questione i cittadini Indiani in generale. Non credo che possano fare nulla per i nostri Ragazzi:sarebbe come dire "noi non possiamo fare niente, ci aiutate voi?". Credo che le responsabilità vadano cercate nell'incapacità, perchè di questo si tratta, di come è stata gestita questa questione sin dall'inizio.

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Quando leggo simili idiozie vorrei tanto essere cittadino Congolese :angry:

 

http://www.ilgiornal...mar-837606.html

 

 

Difatti quando la Finanza ha intensificato i controlli sui negozi gestiti da italiani è uscito fuori quello che è uscito....

Modificato da pugio
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Persisto nel mio stato di silenzio in attesa , come preannunciato, che finisca questa vergognosa vicenda di un'Italia genuflessa su se stessa e incapace di reagire su tutto; dopo tutte le p.........te che continuano a circolare, del tempo perso e del temporeggiare in quanto non abbiamo mai avuto gli attributi per liberarli, colpevoli o innocenti, due dei nostri sono ancora là; persisto quindi nella mia silenziosa protesta!

ALFA TAU!!!

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  • 2 weeks later...

da base artica, marco

 

per non dimenticare..... :sleep: :sleep: ...!

 

ma come è che ci si ricorda solo dei morti :sad: e non dei vivi :sleep: ?????

 

nessuno che appoggia :blink: ??

 

marco

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Sì...però questo non volevo postarlo perché mi fa troppo arrabbiare....La sentenza non esce perché "il giudice ha troppo da fare"...

 

 

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2012/09/25/India-Maro-slitta-sentenza_7526939.html

 

Mi sembra una bella sberla nei confronti dell' Italia...

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da base artica, marco

 

credo che i media tv dovrebbero cominciare a fare un po di chiasso iin merito.( possibile che cio non faccia notizia :wacko: ??)

ma neppure i legionari francesi vengono trattati cosi dal proprio governo...... :sleep:

 

bisogna che il governo locale veda che non siamo un paese di menefreghisti :rolleyes::sleep: , anche se con problemi interni da opera tragica.

 

 

"troppo da fare" capibile ma non ammissibile!!

 

non voglio iniziare a polemicizzare, ma si puo trovare una

 

"piccola soluzione dove betasom possa sensilbilmente e senza pestare i piedi tenere vivo il fuoco di giustizzia e di allerta??"

 

saluti tristissimi marco :sad: :sad:

Modificato da bussolino
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ieri nella trasmissione "Porta a Porta" il conduttore, Bruno Vespa, ha chiesto alle persone presenti in studio

cosa fosse/ rappresentasse la splilletta con il nastrino giallo presente sulle giacche.

 

Se ricordo bene lo stesso Capo di Stato Maggiore della MM ha spiegato cosa fosse e che cosa rappresentasse,

lo stesso conduttore invitava a non dimenticare.

 

E' stato un momento per non far dimentacare i due marò detenuti in India.

Modificato da darth
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Sembra la versione in piccolo dell'8 settembre. Poveri ragazzi abbandonati. Mi vergogno della nostra incapacità e del nostro contare meno di nulla.

 

 

Non esageriamo. Intanto non sono abbandonati: li ricordiamo noi, c'è un gruppo attivo su Facebook , riviste e quotidiani che ne parlano (anche se non abbastanza), mail che partono, appunto nastrini gialli ecc...

Sul contare meno di nulla, è indubbio che i nostri vertici non stanno gestendo la cosa con la grinta, chessò, di USA o Francia... Però aspettiamo 'sta benedetta sentenza che priuma o poi arriverà.

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Non esageriamo. Intanto non sono abbandonati: li ricordiamo noi, c'è un gruppo attivo su Facebook , riviste e quotidiani che ne parlano (anche se non abbastanza), mail che partono, appunto nastrini gialli ecc...

Sul contare meno di nulla, è indubbio che i nostri vertici non stanno gestendo la cosa con la grinta, chessò, di USA o Francia... Però aspettiamo 'sta benedetta sentenza che priuma o poi arriverà.

 

certo, li ricordiamo noi e i cittadini che anche durante l'8 settembre accoglievano i nostri soldati, ma mi chiedo i Nostri vertici cosa fanno. E se la Corte Indiana li condanna? Ci rivolgiamo a San Gennaro??

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una precisazione , attualmente la corte suprema indiana dovrebbe esprimersi sul tema della giurisdizione , ossia se i 2 fucilieri debbano essere processati in india o in italia , non se sono colpevoli/ innocenti

 

 

Ps San Gennaro ha gia' tanto da fare per Napoli , non diamogli altro lavoro :biggrin:

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da base artica, marco

 

consiglio di seriamente se ognuno nel proprio piccolo di scrivere ( ma su carta e inviare mezzo posta).

ai capi redazione dei vari giornali, una lettera dove esprimiamo nostra personale preoccupazione di come

riteniamo poco legale e morale tutta la questione.

 

ritengo inutile altra discussione anche goliardiche.

 

evitiamo di riprendere personaggi politici poco edificanti e moralmente desolanti.

 

diamo valore alle nostre parole dando azione che dimostri in ognuno di noi

segno di non poter accettare torti.

 

segnalare sdegno è contruttivo quando altri leggono che ognuno di noi

non accetta certe imposizioni e da voce (educatamente) a propria oppinione.

poi come secondo passo si puo anche comunicare che:

 

ognuno rimane libero in futuro di scegliere nel chi si candida a ....chi piu meritevole....!!

 

salutoni marco

io da parte mia ho gia iniziato a inviare repetutamente in italia e germania

lettere di sdegno, anche a ambasciata indiano di roma,

 

forse anche le formiche :biggrin: quando si arrabbiano possono muovere qualcosa. :smile: ..!!

Modificato da bussolino
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consiglio di seriamente se ognuno nel proprio piccolo di scrivere ( ma su carta e inviare mezzo posta).

ai capi redazione dei vari giornali, una lettera dove esprimiamo nostra personale preoccupazione di come

riteniamo poco legale e morale tutta la questione.

 

 

 

 

 

le autorita' italiane sembrano volere una sorta di " silenzio stampa "

accontentiamole e vediamo che succede , non c' è poi tanto da aspettare .

Modificato da Tuco
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A me sembra invece che abbiano (finalmente) deciso di utilizzare i giusti appigli http://www.lagazzett...9&IDCategoria=1

 

L’ennesimo rinvio della sentenza sul caso dei marò pugliesi Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, arrivato tre giorni fa dall’India, ha fatto saltare la mosca al naso del ministro degli Esteri Giulio Terzi che, alla prima (prestigiosa) occasione utile, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York, parlando dei nostri militari, l’ha definita una situazione di «assoluta inaccettabilità e inammissibilità». Mai dichiarazioni erano state così esplicite dal numero uno della Farnesina.

 

«Se non si risolvono le cose - ha detto sempre a New York il vice ministro (Steffan de Mistura ndr) -, siamo pronti con una serie di iniziative a tutto campo, siamo pronti a tutto».

 

 

 

(Terzi)...ma è chiaro che molte altre cose si possono fare...».

 

l’ammiraglio di squadra Luigi Binelli Mantelli. Un «atteggiamento negativo» da parte delle autorità indiane sul caso dei due marò italiani ancora trattenuti con l’accusa di omicidio «metterebbe in grave discussione l’impiego di militari all’estero, che devono essere tutelati dalle leggi e dal fatto che sono organi dello Stato mandati in missione per operare».

 

 

Credo (spero) che questo flettere i muscoli possa indicare una certa sicurezza sull' esito -a mio parere doveroso- della sentenza della Corte Suprema

 

 

 

EDIT.: Il silenzio stampa, da quel che ho notato, viene chiesto di solito quando si tratta segretamente con bieche gang e gruppi delinquenziali e/o terroristici, non quando si a che fare con uno stato democratico per una seria controversia.

Modificato da malaparte
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a quanto ne so, il segreto operativo è più cruciale nella diplomazia che nell' arte militare.... :ph34r:

 

 

 

In tal caso, si chiama discrezione... e forse si sta zitti perfino davanti all' ONU :wink:

 

: a quanto ne so, il segreto operativo è più cruciale nella diplomazia che nell' arte militare.... :ph34r:

 

Scusa ne ho approfittato perr una prova...non mi ricordo mai quale stile devo usare... Cancellate, cancellate....

Modificato da malaparte
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Anche Terzi sta alzando il tiro. In questa intervista rilasciata a una rivista indonesiana di politica internazionale, fa notare che

 

lo strumento fondamentale per combattere la pirateria marittima, è la certezza del diritto. Proprio questa sarebbe venuta meno con l'arresto dei due militari italiani "in violazione dei più elementari principi del diritto internazionale" che si applicano alla navigazione in alto mare, a cominciare dalla giurisdizione esclusiva dello Stato, che "devono essere rispettate da tutti".

 

Le stesse operazioni anti-pirateria divengono impossibili se le nazioni non rispettano l'immunità del personale militare che si trova a bordo delle navi in pericolo

 

 

http://www.ansa.it/mare/notizie/rubriche/uominiemare/2012/10/04/India-maro-Terzi-rischio-lotta-pirateria-_7580264.html

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Anche Terzi sta alzando il tiro. In questa intervista rilasciata a una rivista indonesiana di politica internazionale, fa notare che

 

lo strumento fondamentale per combattere la pirateria marittima, è la certezza del diritto.

 

ma queste cose invece che dirle ad una rivista indonesiana :blink: non farebbe meglio a dirle durante una sessione dell ONU ?

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da baase artica, marco

 

ma le famiglie dei maro sono "veramente" aiutate dal governo e dal paese???

tempo fa si leggeva che addirittura erano un po lasciate a se tra gli ingranaggi amministrativi dello stato.... :wacko:

 

saluti marco

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ma le famiglie dei maro sono "veramente" aiutate dal governo e dal paese???

tempo fa si leggeva che addirittura erano un po lasciate a se tra gli ingranaggi amministrativi dello stato.... :wacko:

 

 

Tempo fa avevo letto questo articolo .

 

 

Uranio: muore nel silenzio dello Stato Salvo Cannizzo,

 

militare reduce dal Kosovo

 

http://www.grnet.it/difesa/forze-armate/marina-militare/4215-uranio-muore-nel-silenzio-dello-stato-salvo-cannizzo-militare-reduce-dal-kosovo

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Mi è stato segnalato questo interessante articolo di ieri (sto cercando nel sito degli Esteri, per verificare se tutto corrisponde, ma è un labirinto!) intanto ve lo propongo perchè mi pare affidabile:

 

"relazione informativa del ministro"

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Allora, riepilogando...

Ci sono due nostri soldati che non possono tornare a casa, perché a detta del governo Indiano, hanno commesso un omicidio di due poooveri pescatori... (scambiati per pirati)

 

Le indagini condotte da tale governo, (che riconducono dritto dritto alla Santa Inquisizione per metodo e mentalità), portano ad una conclusione sommaria della colpevolezza senza se e senza ma, dei Nostri Marò...

 

Nonostante le indagini (da parte loro) portino a dubbie certezze sulla dinamica dei fatti, e quindi ad un ripensamento delle procedure legali ed alla loro giurisdizione...

 

A questo punto, se i nostri Marò.. i nostri due connazionali, fossero davvero colpevoli, non sarebbero (a mio dire) in quel limbo di trattamento a loro riservato... ma se la passerebbero gran male... e non credo che nelle prigioni indiane esista l'assistenza di uno psicologo o sociale.... L'ultima di queste persone era Madre Teresa. Addirittura (non mi ricordo se Salvatore o Massimiliano.. è passato così tanto tempo) salvano un fotografo da un incidente... Eroe?? giammai!!

 

In Patria, nel frattempo.... (detta alla Lucarelli, per intenderci), organi competenti si stanno muovendo per una risoluzione diplomatica del caso... persino i ministri entrano in campo, ma dall'India nessuna risposta...

 

In verità, sembra che a nessuno, al di fuori del Nostro ambiente e di alcuni circoli... di Massimiliano e Salvatore non gliene può fregare di meno.. prima c'erano gli Europei.. va bene.. poi è la volta delle Olimpiadi... e ci stà... poi ci si mette l'attuale governo con la SUPER pressione fiscale... e l'attenzione del paese è rivolta al portafoglio del popolo italiano... (di quel che ne resta...) E salvatore e Massimiliano?? ah! già!.. ci sono anche loro...

 

adesso ci si mette L'I-Phone 5... e quindi è gioco-forza che i nostri due Bravi soldatini debbano portare un pò di pazienza....

 

Ma poi mi chiedo... che speranza abbiamo di riportarli a casa, quando (diplomaticamente) non siamo in grado di farci dare un "brigante" estradandolo da Cuba.... ma la legge è legge...

 

Io comunque... avrei la soluzione... (sono un genio) perchè si potrebbe proporre uno scambio vantaggioso per L'india... in cambio di Salvatore e Massimiliano.. pensavo di mandargli giù Fiorito e gli altri corrotti (ce ne sono).. in più, riuscirebbero a fare anche la dieta!!!!!!!

 

Poi si.. che mi dimenticherei di loro..... :wink:

 

ciaoo

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Io comunque... avrei la soluzione... (sono un genio) perchè si potrebbe proporre uno scambio vantaggioso per L'india... in cambio di Salvatore e Massimiliano.. pensavo di mandargli giù Fiorito e gli altri corrotti (ce ne sono).. in più, riuscirebbero a fare anche la dieta!!!!!!!

 

ahahahah!!! questa si che è una bellissima idea!! Purtroppo mi sa che gli indiani sono più furbi di noi....

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Qualcuno ci ha rubato l' idea della cartolina, quella/e fatte da Navy... :dry:

:wink: http://roma.repubbli...anza_-44181297/

 

20 giorni? Non so da dove venga la notizia... Diciamo che comunque, dato che delle poste non ci si può fidare, intanto io scansiono una cartolina della mia città e la mando per mail. Così sono sicura che arriverà prima del rientro dei due!! :happy:

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da altro forum, e dalla pagina Facebook di Giulio Terzi di Santagata.

 

Mi è stata da più fonti richiesta una relazione informativa sul caso dei nostri due militari detenuti in India, con particolare riguardo a quanto accaduto al momento dell’arresto e alle attività intraprese da questo Ministero e dal Governo

a tutela dei due ufficiali. Volentieri la pubblico, nella speranza che possa fare un pò di chiarezza. Innanzitutto ci tengo a sottolineare come su questa vicenda l'impegno del Governo sia stato e continui ad essere intensissimo, e sempre improntato al principio di collegialità in ogni sua decisione su questo caso, ciò anche per garantire coerenza all'azione delle varie amministrazioni coinvolte, in primis Esteri, Difesa e Giustizia. Anche la decisione di confermare la mia programmata visita in India qualche mese fa è stata sottoposta ad una valutazione preventiva del Governo e, in questo contesto di collegialità, si è inserita pure la mia decisione, immediata al momento dei fatti, di inviare in India il sottosegretario per gli affari esteri De Mistura e il team interministeriale composto da funzionari di alto livello dei Ministeri degli affari esteri, della difesa e della giustizia. A conferma dell'intensità della nostra attenzione per il caso, informo che sono oltre cinquanta i funzionari (tra legali, periti, diplomatici, etc) impegnati su questo dossier, con una impiego di risorse professionali ma anche finanziarie certamente notevolissimo (e che ovviamente non intendiamo minimamente ridimensionare nonostante il periodo di crisi, in quanto indispensabile a garantire il buon fine della vicenda). In merito a quanto accaduto quel giorno, ci tengo a relazionarvi per fare definitiva chiarezza. Il 15 febbraio 2012 i Marò sulla nave Enrica Lexie hanno comunicato alle autorità italiane di aver registrato, alle ore 18,28 italiane, un attacco da parte di sospetti pirati e di aver messo in atto graduali azioni dissuasive (inclusi colpi di avvertimento con le armi da fuoco a loro disposizione), al termine delle quali il naviglio sospetto si è allontanato. Successivamente, il giorno dopo, alle ore 15 italiane, le autorità indiane hanno chiesto via radio al comandante della Enrica Lexie di dirigersi verso il porto di Kochi (India, stato del Kerala), precisando che avevano arrestato alcuni sospetti pirati e necessitavano di una collaborazione per identificare gli autori dell'attacco. Alle ore 15,30 il comando operativo interforze della Difesa ha ricevuto dal capo team del Nucleo militare di protezione - i marò a bordo della Lexie - la comunicazione che la compagnia armatrice aveva deciso di accogliere la richiesta indiana, autorizzando la deviazione della rotta. Quindi, alle ore 17,48 di quel giorno, l'Enrica Lexie è arrivata alla fonda nelle acque territoriali indiane e alle ore 18 il capo team, maresciallo La Torre, ha riferito di aver appreso - sempre dalla compagnia armatrice - che era circolata la notizia della morte dei due pescatori. È stato più volte sollevato l'interrogativo sul perché la nave sia entrata nelle acque indiane e sul perché i militari siano scesi terra. L'ho già detto pubblicamente da diverso in tempo, in molte occasioni: siamo tutti d'accordo che la nave non sarebbe dovuta entrare in acque indiane e i militari, di conseguenza, non avrebbero dovuto essere obbligati a scendere a terra. L'ingresso della nave in acque indiane è stato il risultato di un sotterfugio della polizia locale, in particolare del Centro di coordinamento per la sicurezza in mare di Bombay, che aveva richiesto al comandante della Lexie di dirigersi nel porto di Kochi per contribuire al riconoscimento di alcuni sospetti pirati. Sulla base di questa richiesta, il comandante della Lexie, acquisita l'autorizzazione dell'armatore, decideva di dirigere in porto, informando di questa sua decisione il Centro operativo interforze della Difesa, ciò in ragione di una ravvisata esigenza di cooperazione antipirateria con le autorità indiane, non avendo probabilmente nessun motivo di sospetto al riguardo. La "consegna" dei Marò è altresì avvenuta per effetto di evidenti e inequivoche azioni coercitive indiane, con oltre 30 guardie armate che hanno avuto accesso al battello. E' ovvio che non è certamente possibile biasimare i nostri due ufficiali per non aver a quel punto opposto resistenza, visto l'equilibrio assolutamente impari delle forze, e anche - scrupolosamente - per evitare di peggiorare ulteriormente quello che già si profilava come un grave incidente diplomatico internazionale. Ebbene, già da quelle primissime fasi era urgentissimo riaffermare nei fatti, nei comportamenti concreti e nelle decisioni operative (e non soltanto nelle pur sempre fondamentali dichiarazioni motivate che le autorità del Governo italiano esprimevano) senza alcuna acquiescenza la nostra ferma opposizione alla pretesa indiana di aver diritto esclusivo ad avviare investigazioni, accertamenti o interrogatori nei confronti del personale a bordo della Enrica Lexie. E così abbiamo fatto, con ogni mezzo disponibile, dal momento che l'episodio era accaduto, infatti, per unanime riconoscimento, in acque internazionali - esattamente a 22 miglia dalla costa indiana - e, quindi, sicuramente, in una zona che la Convenzione di Montego Bay, la prassi e la dottrina internazionale riconoscono totalmente sottratta alla giurisdizione e alla sovranità dello Stato costiero. Aggiungo che la missione militare dell'Unione europea «Atalanta», di cui facciamo parte, contempla la possibilità di inviare nuclei militari armati posti sotto il comando e il controllo della missione europea e con chiare regole di ingaggio. La presenza di questi nuclei a bordo è conforme anche alla risoluzione dell'ONU che invita tutti i Paesi a contribuire alla lotta alla pirateria al largo delle coste somale e nell'Oceano indiano. Già da quei primi momenti il Ministro degli Esteri, in stretto raccordo con il Ministro della Difesa, con quello della Giustizia e con la Presidenza del Consiglio, ha impostato una strategia ben definita per quanto riguardava la questione della giurisdizione e ha definito le risposte da dare via via alle pretese indiane. Le risposte sono state innanzitutto guidate dalla situazione che veniva a crearsi a seguito dell'attracco della Lexie nel porto di Kochi e nelle ore successive dall'azione coercitiva, che ho già menzionato, che veniva portata a compimento da oltre 30 uomini armati indiani saliti a bordo per prelevare i nostri Marò, e portarli a terra sotto custodia. La consegna e la discesa a terra dei Marò sono avvenute nonostante un'opposizione fermamente opposta dalle nostre autorità diplomatiche e militari presenti sulla Lexie, mi riferisco al console generale Cutillo e all'intero team formato dall'ambasciatore a New Delhi, dall'addetto per la difesa e dagli esperti legali. Una volta entrati i due ufficiali nella materiali disponibilità della giustizia indiana, fatti avvenuto con grande spirito di responsabilità e disciplina da parte dei nostri militari, dato che possiamo solo immaginare le ben più gravi conseguenze che avrebbe prodotto una resistenza alle richieste indiane con l'uso della forza e la crisi ancor più grave che ne sarebbe derivata, l'azione del Governo ha seguito una linea che si è immediatamente e pragmaticamente adeguata ad alcune esigenze prioritarie. La prima è stata quella di ottenere dalle autorità indiane certezze circa la sicurezza fisica dei nostri militari, in un ambiente fortemente ostile che si era subito determinato nell'intero Stato del Kerala alla notizia dell'uccisione dei due pescatori, comunque vittime innocenti di un tragico incidente. Fanno veramente rabbrividire le immagini pubblicate sulla copertina di alcune riviste locali con le fotografie di Massimiliano La Torre e Salvatore Girone additati irresponsabilmente come assassini, banditi del mare e uccisori di pescatori: assolute follie mediatiche. La seconda priorità che il Governo ha seguito è stata quella di eseguire immediatamente tutte le azioni che in primo luogo assicurassero un'efficacia presenza italiana "nel vivo" di tutte le indagini (cosa di per se per nulla scontata), a cominciare dalla perizia balistica. È così che abbiamo ottenuto - e non senza molte discussioni e difficoltà - la partecipazione di due eccezionali esperti in questa materia, appartenenti all'Arma dei Carabinieri, quali osservatori qualificati delle operazioni concernenti questa perizia. In secondo luogo, abbiamo insistito affinché la difesa legale in tutti i gradi di giudizio, a cominciare da quello presso l'alta corte del Kerala sulla nostra eccezione di giurisdizione, che è ancora in corso, e la predisposizione di una difesa per le eventuali fasi successive con il coinvolgimento di avvocati di fiducia indiani, italiani e internazionali, avvenisse con costante impegno e presenza di un team qualificatissimo, come dicevo, di giuristi italiani e internazionali. È in tale contesto che, dopo aver attentamente valutato e discusso collegialmente con gli altri Ministri interessati alla situazione, decisi di effettuare la mia visita a New Delhi e a Kochi per trovare i nostri Marò. Non vi era certo in me, da Ministro degli esteri, alcuna illusione sul fatto che questa visita avrebbe risolto miracolosamente una posizione indiana che era apparsa sin dal primo momento di estrema fermezza e legata anche a sviluppi politici che si stavano maturando in quelle ore e che tuttora stanno proseguendo nello Stato del Kerala (il clima elettorale fa ben comprendere la necessità indiana di "mostrare i muscoli" contro "gli stranieri che hanno ucciso due loro padri di famiglia"). Ho ritenuto però essenziale recarmi comunque personalmente in India per esprimere pubblicamente - cosa che ho fatto - all'opinione pubblica indiana, e alle autorità indiane al più alto livello, l'assoluta inaccettabilità sul piano giuridico e diplomatico delle pretese e del comportamento indiani. Abbiamo ritenuto essenziale poter riaffermare, con i miei incontri a New Delhi, i principi fondamentali della sovranità italiana su organi dello Stato italiano quali sono i militari impegnati in azioni internazionali di contrasto alla pirateria e riaffermare la giurisdizione esclusiva italiana su una nave con bandiera italiana in acque internazionali. Nelle circostanze che si sono venute a creare con l'avvenuta presa, in forma - sottolineo nuovamente - coercitiva, dei nostri militari da parte indiana, era ancora più importante ottenere dall'India perlomeno una qualche collaborazione affinché le indagine venissero condotte con la presenza di esperti italiani (vedasi la prova balistica) e affinché la dignità, la sicurezza, la possibilità di restare in contatto con i nostri militari venisse sempre e comunque garantita. Questi aspetti sono stati assolutamente centrali alla mia visita in India, così come erano stati oggetti, sin dalle prime ore successive all'evento, della mia immediata telefonata e della mia lettera al Ministro degli esteri Krishna, come poi ripresi nella lunga conversazione telefonica che il presidente del Consiglio Mario Monti ha avuto con il primo ministro Singh. Riporto alcuni elementi sia della lettera che delle conversazioni telefoniche perché vi sia davvero chiarezza sulle posizioni da noi espresse formalmente, per iscritto, e a più riprese anche nei contatti ad alto livello politico. Nella mia lettera del 17 febbraio, come nella telefonata al ministro Krishna, ho espresso il più vivo rammarico per le due vittime indiane e ho indicato che l'Italia condivide l'obiettivo di stabilire i fatti al di là di ogni dubbio. Ho inoltre aggiunto che il Governo italiano ritiene che sulla base dei principi del diritto internazionale la giurisdizione sul caso appartiene esclusivamente alla magistratura italiana, perché i fatti si sono verificati in un'azione antipirateria, perché quest'azione si è effettuata in acque internazionali su una nave battente bandiera italiana e perché ne sono stati protagonisti militari italiani, organi dello Stato italiano. Ho al contempo sottolineato che le autorità italiane intendono lavorare insieme alla parte indiana per individuare una procedura concordata per stabilire la verità e che a tal fine il Governo aveva deciso l'invio in India di una missione di funzionari di alto livello; cosa che poi è avvenuta con una collaborazione da parte delle autorità indiane. Ho anche rimarcato la forte speranza che le autorità indiane si astenessero da ulteriori azioni unilaterali. Nel colloquio telefonico con il primo ministro Singh, il presidente Monti ha fermamente ribadito il concetto della giurisdizione italiana sulla base dei principi del diritto internazionale, evidenziando che i nostri marò stavano svolgendo un compito di protezione nell'ambito di una missione internazionale contro la pirateria in conformità a risoluzioni ONU, a raccomandazioni IMO e alla legge italiana. Il presidente Monti ha inoltre attirato l'attenzione sul fatto che l'episodio rischiava di minare alle radici gli sforzi della comunità internazionale contro la pirateria e di costituire un precedente estremamente pericoloso per tutti i contingenti impegnati in missioni internazionali di pace, e che ciò non sarebbe stato quindi vantaggioso neppure per l'India stessa. Il presidente Monti ha riaffermato anche con fermezza il diritto dei nostri due militari a un trattamento adeguato al loro status di rappresentati dello Stato italiano, in piena sicurezza, e ad avere un alloggio distinto da altri detenuti. Egli ha quindi espresso al Primo Ministro indiano la sensazione che Italia e India devono lavorare assieme per individuare una soluzione basata sulla giustizia e sul diritto internazionale. In tale contesto vorrei soffermarmi un istante sull'eccellente lavoro che, sin dall'inizio di questa complessa vicenda, sta svolgendo l'importante team ad alto livello operante a Kochi e a New Delhi. Desidero ringraziarli pubblicamente nel modo più sentito. Da quando ho deciso d'intesa con la Presidenza del Consiglio e con gli altri Ministri competenti di inviarli in loco, queste persone hanno svolto un lavoro di grande efficacia, in condizioni difficilissime, con molti ostacoli, che ha garantito però la sicurezza, la dignità, la fiducia dei nostri militari e del personale bloccato sulla nave. Nel frattempo, proseguiamo un'azione diplomatica a tutti i livelli ufficiali e riservati (il Presidente del Consiglio, io stesso e gli altri Ministri) con la ferma volontà di assicurare il momento in cui i nostri uomini potranno tornare ai loro cari. In queste ore la nostra attenzione è rivolta alla sentenza presso l'Alta Corte sulla questione della giurisdizione, e all'eventuale procedimento penale conseguente. Abbiamo avviato un'azione di sensibilizzazione a tutto campo e a tutti i livelli attraverso importanti Paesi amici e organizzazioni internazionali per trovare una soluzione concreta che consenta di riportare a casa i nostri uomini. Abbiamo interessato l'Unione europea e i Paesi membri più influenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU, anche il Segretario generale delle Nazioni Unite, i Paesi a noi più vicini e più amici in Asia e nel Mediterraneo.

Con l'India, l'Unione europea è legata da un importante rapporto di cooperazione, anche nel campo della lotta alla pirateria, e il capo della diplomazia europea Catherine Ashton ha concordato con il Presidente del Consiglio e con il sottoscritto di rimanere in stretto e proficuo contatto con noi su questa vicenda. In tutti queste occasioni di incontri, di sensibilizzazione, di attività diplomatiche, ma anche di attività sul piano informale e più riservato, abbiamo ottenuto anche un sostegno pubblico alla posizione italiana, espresso alla stampa, da parte di importanti Paesi nella preoccupazione condivisa del grande pericolo che il precedente indiano possa avere gravi ripercussioni negative sull'efficacia delle operazioni internazionali di contrasto della pirateria e del terrorismo. Questa "tela" pazientemente e insistentemente tessuta per ottenere consenso a livello internazionale e aumentare fortemente le pressioni sull'India ha un ruolo fondamentale in questo scenario, così da passare oltre alla logica "Italia vs. India" a compattare altre nazioni sulla nostra stessa linea. I nostri partner internazionali sono in effetti soprattutto preoccupati dagli effetti della negazione del principio fondamentale che i militari impegnati all'estero in missioni autorizzate dalla comunità internazionale debbano essere giudicati dai loro Paesi, cioè dai Paesi ai quali i militari appartengono, e non dai Paesi nei quali si svolgono le operazioni di pace o dei mari territoriali nei quali si svolgono le operazioni antipirateria. Anche recentemente, la scorsa settimana, abbiamo promosso nuove importanti azioni diplomatiche a favore dei nostri Marò in ambito ONU, in occasione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con una protesta formale con il delegato indiano, nell'ambito di un incontro nel corso del quale nuovamente abbiamo presentato con incisività tutte le nostre rimostranze al riguardo ed evidenziato come le norme internazionali siano inequivocabilmente dalla nostra parte. Nel mentre, continuano le udienze in India. Siamo in attesa tra pochi giorni della sentenza sulla giurisdizione, che confermerà a meno il luogo dove i Marò verranno giudicati (India o Italia). La parte indiana contesta l’applicabilità della Convenzione ONU sul diritto del mare del 1982 – che detta le regole comuni a tutti gli Stati per quanto attiene alla navigazione marittima – criticando l’impostazione italiana fondata sul diritto internazionale, e ritenendo che la nazionalità delle vittime (cosiddetta "nazionalità passiva") sia prevalente su ogni altro elemento di fatto e di diritto ai fini dell’esercizio della giurisdizione nazionale, in particolare dello Stato del Kerala. Il Procuratore dell'Unione dell'India invoca inoltre una normativa indiana del 1976, peraltro anteriore alla ratifica della Convenzione ONU, che prevede l'estensione del diritto penale indiano oltre il limite delle acque territoriali allo scopo di proteggere i diritti di pesca nella Zona Economica Esclusiva ed i pescatori indiani che lavorano in quelle acque. Ovviamente da subito abbiamo con forza contestato questa impostazione, rammentando la piena vigenza della Convenzione ONU del 1982, che per gli Stati che l’hanno adottata (quale è l’India) prevale su qualsiasi normativa interna, delimitato un quadro preciso dei poteri dell'India in qualità di Stato costiero e di quali siano gli effettivi limiti alla sua giurisdizione, e ribadendo il concetto indiscutibile di immunità funzionale e la sua applicabilità al caso in questione, in base alla quale i due militari italiani devono essere legittimamente giudicati solo ed esclusivamente dalle corti italiane. In ogni caso, nella denegata ipotesi in cui venga confermata la giurisdizione indiana sulla vicenda - cosa anche possibile, purtroppo - continueremo a batterci legalmente con ogni mezzo per affermare l'incidentalità di una morte tristissima - quella dei due pescatori indiani - che pure se eventualmente attribuibile ai nostri due Marò (e solo le prove e le perizie del processo potranno confermarlo) sarebbe frutto di un errore tragico e non certo di dolo ne di colpa grave. I primi ad essere davvero dispiaciuti per l'accaduto sono i nostri due ufficiali, che si sono caratterizzati fin da subito in questa vicenda come militari con un altissimo senso del dovere e di rispetto delle istituzioni, consci - loro si - che tutto si sta facendo al fine di agevolare quanto prima il loro rientro in patria. In ogni caso, se dovessero essere processati in India e durante il processo dovessero emergere inequivoche prove riguardo alla loro responsabilità nel tragico incidente che li ha visti loro malgrado coinvolti nell'espletamento del loro dovere, il nostro massimo sforzo dovrà essere indirizzato a garantirgli un processo equo e rapido, e ad ottenerne il sollecito rimpatrio per l'eventuale sconto della pena. E' appena utile ricordare che le polemiche sterili che si sono create sul web, che delegittimano anche le nostri istituzioni e riducono quindi la nostra capacità di incidere positivamente su questo delicato processo, *non aiutano certamente i nostri due Marò*: confido quindi che chi è davvero interessato alla loro sorte, fuori da attacchi fatti solo per il gusto di farli, ci supporti in modo costruttivo e di giusto e continuo stimolo, e non sterilmente polemico, perchè ciò che dev'essere compreso è che stiamo *tutti* lavorando nella stessa direzione. La mia speranza, da Ministro, ma prima ancora da cittadino della Repubblica, e che i nostri due ufficiali possano davvero tornare presto a casa a riabbracciare le loro famiglie. Grazie a tutti

 

http://www.facebook.com/MinistroGiulioTerzi

 

è la ricostruzione, ufficiale, dei fatti e di quanto avvenuto DOPO (versione italiana, ovviamente).

 

Se reale, è assolutamente INECCEPIBILE quanto fatto dalle nostre autorità

 

Di più, e di meglio, non si poteva fare.

 

ps_ risulta, anche, ed è importantissimo, che la estraneità dei nostri dai fatti imputati è tutt'altro che certa. Vedasi l'ultima parte.

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ps_ risulta, anche, ed è importantissimo, che la estraneità dei nostri dai fatti imputati è tutt'altro che certa. Vedasi l'ultima parte.

 

Infatti, fin dall'inizio, il problema non riguardava l'estraneità o meno (/su cui pure ci sonbo dubbi) ma il diritto territoriale.

Comunque sia, nelle ultime ora pare che tutti i media abbiano attaccato la sveglia...

 

http://www.lastampa....19N/pagina.html

http://www.repubblica.it/esteri/2012/10/11/news/terzi_mar_sconcertati_da_india-44304136/

http://tg24.sky.it/t...concertati.html

 

 

eccetera eccetera....Logico che il tribunale del Kerala si metta in stand-by...attendono la decisione della Corte centrale...Inutile formalizzare un processo se poi, come ovviamente dovrebbe essere, la Corte Centrale stabulisce che i due marò devono rientrare in Italia.

Comunque, se serve a riportare la notizia, ben vengano tutti i fraintendimenti.

Modificato da malaparte
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Come al solito..........aspettiamo . Tutto ciò che è stato fatto è ineccepibile e perfetto. Mah :wacko: :wacko: :wacko:

 

Allego questa simpatica frase

 

"Io farò questo, io farò quello"... e poi? Dove finiscono tutti i proclami che il vento ridendo ascolta? Nella spazzatura, con le bucce di banana e i fazzoletti sporchi. Pensandoci non è così difficile capire perché in Italia ci sia stata l'emergenza rifiuti. Un politico medio produce più sogni di qualsiasi altro cittadino

Modificato da pugio
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@ Malaparte: scusa, ma che c' entra il Vescovo di Roma ed il Concilio Ecumenico con i nostri marò ?

 

@ Drakkar: è qui che secondo me risiedono le tensioni qui ed in generale: l' organizzazione militare e marittima (e quindi ancora di più quella delle Marine Militari) mira principalmente a contrastare l' aneddoto da te riportato; che però in ambito civile (e quindi anche giuridico e/o diplomatico) è molto meno contrastato (e spesso (ab)usato) e la differenza di prospettiva (oserei dire anche, di mentalità...) porta alle tensioni e quindi a certe argomentazioni un po' sopra le righe in questo thread.....

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

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@ Malaparte: scusa, ma che c' entra il Vescovo di Roma ed il Concilio Ecumenico con i nostri marò ?

 

@ Drakkar: è qui che secondo me risiedono le tensioni qui ed in generale: l' organizzazione militare e marittima (e quindi ancora di più quella delle Marine Militari) mira principalmente a contrastare l' aneddoto da te riportato; che però in ambito civile (e quindi anche giuridico e/o diplomatico) è molto meno contrastato (e spesso (ab)usato) e la differenza di prospettiva (oserei dire anche, di mentalità...) porta alle tensioni e quindi a certe argomentazioni un po' sopra le righe in questo thread.....

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

 

Ironia Dott. Piergiorgio..... ironia! :wink:

 

E sinceramente non c'è più molto da dire... quello che potevamo fare come " poveri diavoli" lo abbiamo fatto (detto)!

 

........................................................... ma resta la speranza.............................................................................................. :wacko:

 

ma chi visse sperando.........

 

ciaooo

Modificato da drakkar
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