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Blowyaz

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Tanti anni fa ' proprio oggi ......partirono per l'ultima missione.......

 

 

AGGUATO ALLO SCIRE'

LA VENDETTA DI CUNNINGHAM PER LO SMACCO DI ALESSANDRIA

Non fu un atto di guerra comune, MA UN AGGUATO VERO E PROPRIO. Un'azione deliberata per colpire un nemico temibile che li aveva umiliati pochi mesi prima quando, nel dicembre 1941, pochi uomini seduti su dei siluri malfermi gli affondarono l'orgoglio della flotta nel mediterraneo. Lastoria e' quella del sommergibile Scire', salpato da La Spezia nel pieno della seconda guerra mondiale per poi essere affondato nella rada di Haifa, oggi Israele. Il 10 agosto 1942 il sommergibile e tutto il suo equipaggio furono vittime di una vera e propria trappola orchestrata dagli inglesi, direttamente coordinata dall'ammiraglio Cunningham, per rifarsi dello smacco subito dalla flotta britannica ad Alessandria il 18 dicembre 1941. Un'esecuzione consumata in una vasca da bagno L'attacco al porto di Haifa si trasformo' cosi' IN UNA TRAPPOLA MORTALE PER LO SCIRE'. L'analisi parte dall'ipotesi, o meglio dalla certezza ormai, che i britannici fossero a conoscenza dei piani del sommergibile, sicuramente avevano scoperto la missione segreta del battello.

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La scoperta del nostro obiettivo avvenne grazie alla decifrazione del CODICE ENIGMA. Per questo gli inglesi fecero arrivare il battello indisturbato in prossimita' dell'imboccattura del porto per poi poterlo attaccare con bombe di profondita' in una zona in cui non poteva sfruttare il fondale per fuggire;a non piu' di un miglio dall'imboccattura del porto di Haifa ben quattro cacciatorpediniere inglesi attendevano il certo arrivo dello Scire'. dopo la caccia lo attaccarono con il lancio di numerose cariche di profondita' per costringerlo all'immersione. Lo colpirono quelle lanciate dalla HMS Islay in una posizione in cui lo Scire' non poteva agevolmente sfuggire all'attacco. Il fondale di cento piedi in cui fu fatto arrivare prima dell'ingaggio non consentiva disimpegno alcuno, inoltre l'area era sorvolata da aerei che potevano dare le coordinate per lo sgancio delle bombe. Costretto ad emergere per salvarsi dall'affondamento, e per evitare la morte certa dei suoi uomini, il comandante Bruno Zelik avrebbe sicuramente autoaffondato il battello una volta messo l'equipaggio sulle scialuppe:oramai il sommergibile era oggettivamente perduto; ma una volta emerso, in posizione di svantaggio, il battello inerme si trovo' al centro del tiro libero di diverse unita' nemiche. Dal mare da terra, lo Scire', ormai vinto e destinato alla resa, fu iinvece colpito da piu' direzioni. Un vero e proprio plotone di esecuzione. Chiudendogli la via di fuga le navi inglesi lo obbligarono a subire, anche se ormai colpito a morte, un gesto crudele per una nave ormai battuta e impossibilitata a combattere. All'improviso, tra il il frastuono delle esplosioni e le alte colonne d'acqua, vidi con chiarezza emergere quasi verticalmente, lo scafo lungo e scuro dell'unita' braccata, ripiombato sulla pancia con un tonfo, l'unita' nemica venne subito bersagliata dai cannoni e dalle mitragliere pesanti dei caccia che ne feccero scempio. Scosso dai colpi come un'animale ferito, il sommergibile fece uno strano balzo in avanti con la prora per poi adagiarsi su un fianco ed affondare rapidamente in un grande vortice. Poteva essere finita qui. Ormai era chiaro che il sommergibile italiano era colpito a morte, distrutto, vinto, era palese che stava affondando senza poter recare danno alcun. In quel fondale i marinai si potevano ancora salvare pero' una trentina di metri di profondita' garantiscono il modo di uscire senza immensi problemi. MA L'AZIONE NON ERA ANCORA FINITA, LO SCIRE' DOVEVA ESSERE ANCORA COLPITO, UMILIATO, CANCELLATO. Sul fondo l'equipaggio tento' pero' di salvarsi, uscendo dal battello in immersione, lo provano le posizioni dei resti umani ritrovati in seguito all'interno del sommergibile, sistemati nelle aree dei portelli di fuoriuscita e non ai posti di combattimento come avrebbe dovuto essere se l'equipaggio dello Scire' fosse perito durante l'attacco in superficie o non avesse avuto piu' il tempo di tentare il salvataggio. A bordo dello Scire' l'equipaggio invece si preparo' ad abbandonare il sommergibile fermo sul fondo. I 35 uomini si portarono a ridosso dell'uscita di poppa e allagarono il vano motori per equilibrare la pressione prima di aprire il portello esterno. Ebbero il tempo di farlo: avrebbero potuto salvarsi tutti. Ma in quel momento le navi si fermarono sopra l'ormai relitto e lo bombardarono inesorabilmente ancora con le bombe di profondita'. Fu evidente che il sommergibile era diviso in due tronconi collegati forse tramite chiglia e che a prora della vela vi erano evidenti segni di un'esplosione. PROVE CHE LO SCIRE' VENNE FINITO SUL FONDO. Altre prove dell'accanimento sul relitto fermo sul fondo arrivano dal fatto che sul troncone di prua mancavano il paiolato ed il tagliareti ed era completamente a nudo lo scafo resistente, poi la parte poppiera era coperta di rottami. Entrambi i periscopi invece risultavano completamente alzati ed i timoni di profondita' erano a salire, quindi il battello non si emerse per la volonta' dell'equipaggio ma solo per i danni subiti dal cannoneggiamento. GLI INGLESI SI ACCANIRONO E LO SCIRE' FU CENTRATO DA UN'ULTIMA BOMBA DI PROFONDITA' CHE LO DISTRUSSE, I 53 MARINAI PERIRONO PERCHE' NON GLI FU LASCIATA VIA DI SCAMPO UN'ESECUZIONE IN PIENA REGOLA.

L'ULTIMA MISSIONE

Lo Scire' mollo' gli ormeggi dalla Spezia il 27 luglio 1942, alla volta di Lero. In questa base ( il 4 agosto ) giunsero in aereo gli "uomini gamma" destinati ad imbarcare sul sommergibile; si trattava dell'operazione S.L.1. la partenza avvenne il 6 agosto e il sommergibile attese in mare le informazioni provenienti dalla ricognizione aerea tedesca su Haifa. Forse queste comunicazioni radio, furono intercettate e decriptate dagli inglesi,furono l'annuncio dell'arrivo dello Scire'. Dopo quelle comunicazioni non si ebbero piu' notizie del battello. Alla conclusione delle ostilita' si seppe che lo Scire' era stato affondato, oggi sappiamo senza possibilita' di resa o di salvezza per i suoi marinai. Al comando di Junio Valerio Borghese gli italiani nel dicembre 1941 avevano attaccato il porto di Alessandria d'Egitt, prima forzando la baia blindata e quindi danneggiando affondandole in pochi metri le corazzate HMS Valiant, HMS Queen Elizabeth, il cacciatorpediniere HMS Jervis, la petroliera Sagona nonche' il piroscafo RMS Durham. Quando gli incursori italiani minarono e affondarono le navi inglesi ad Alessandria si preoccuparono, una volta catturati dai nemici ( cosa praticamente inevitabile e messa in conto ), di avvisare il loro comandante per far mettere in salvo l'equipaggio. Nella seconda guerra mondiale le azioni degli incursori italiani provocarono danni ingenti, ma non morti dirette.

.....mi piace molto anche questo racconto ...

 


Alan Turing percorse il tunnel verso quella luce bianca e intensa che dal fondo lo attirava irresistibilmente; fu poi avvolto da una nebbia lucente che si muoveva intorno a lui in banchi improvvisi, avanzò titubante e curioso di sapere cosa sarebbe accaduto; sembrava tutto un sogno ma tale non era. Alan era ben consapevole di essere morto, lo aveva voluto egli stesso avvelenandosi col cianuro e ora stava cercando di comprendere quel luogo e le leggi che lo governavano.

Ad un tratto davanti a sé si dissimulò un’ombra che gli parve lontana ma che presto si rivelò essere famigliare: delle sembianze umane, un gruppo di uomini, che a mano a mano che si avvicinava vedeva sempre più chiaramente. Erano in piedi, più o meno disposti in una riga parallela al suo passaggio; avevano vestiti scuri e laceri; erano sporchi d’olio, anche in viso e questo faceva risaltare il bianco dei loro occhi che seguivano ogni passo del suo cammino. Alan defilò trovandosi a un palmo dalle loro braccia oleose incrociate sul petto. Dal centro del gruppo ad un tratto uno di loro si girò lentamente e gli si parò di fronte. Alan allora si fermò. Costui era alto e magro, sul capo un berretto militare, salutò accostando la mano destra alla visiera.

“Ben arrivato Dottor Turing, la stavamo aspettando”, disse costui. Alan lo guardò ma non capì. “Mi chiamo Bruno Zelich, sono il comandante del sommergibile Scirè della Regia Marina italiana e questi sono gli uomini del mio equipaggio. Tutti noi morimmo il 10 agosto dell’anno 1942 nella baia di Haifa, vittime di un agguato del nostro avversario. Lei, dottor Turing, fu la causa indiretta ma determinante di quell’agguato; più che un’azione militare fu un’esecuzione in piena regola alla quale non avemmo scampo”.

“Perché mai io?” riuscì a proferire Alan con un filo di voce. “Ma dottor Turing, suvvìa non mi dirà che ha già dimenticato Enigma, la macchina cifrante usata dalla Germania durante la guerra; fu proprio lei a carpirne i segreti, fu per opera sua che gli inglesi poterono decifrare le comunicazioni tedesche e prevenire i loro piani”. Alan chinò il capo senza cessare di guardare Zelich negli occhi e replicò: “Ah ora capisco, ma era la guerra e io lavoravo per il mio paese, mi dispiace, voi non avreste forse fatto altrettanto?”.

“Noi avremmo preferito morire combattendo - riprese Zelich con fermezza – quando fu deciso di portare i nostri uomini Gamma ad Haifa avvisammo i tedeschi di tenere lontani i loro sommergibili dall’area. Quelli allora trasmisero ai comandi periferici i tempi, i luoghi e i dettagli della nostra missione, tutto cifrato con Enigma, naturalmente. E fu la mossa per noi fatale, perché gli inglesi tramite la sua macchina, dottor Turing, decifrarono i messaggi e seppero esattamente quando saremmo arrivati. Ci fecero avanzare sino a un fondale di 30 metri, la metà della lunghezza del nostro battello, poi iniziarono il tiro al piccione. A nulla servì lo stare sott’acqua, gli aerei ci vedevano benissimo e indirizzarono con precisione lo scarico delle bombe. Ridotti ormai a pezzi tentammo di emergere e arrenderci, ma fummo bersagliati dalla batterie della vicina costa. Furono momenti terribili. Uomini valorosi e determinati dotati di armi potenti, resi completamente inermi per effetto di una intuizione matematica”.

“Ma, la vostra gloria non ne fu comunque minimamente scalfita”, rispose Turing. “Sì questo è vero - disse Zelich - ora i nostri resti riposano nel cimitero degli Eroi d’Oltremare, questa è la guerra e per noi è andata così. Come ultimo atto ho chiesto e ottenuto il permesso di poterla ricevere di persona in questo luogo dottor Turing, qui nella luce eterna, dove regna solo lo spirito quale noi tutti ormai siamo. Ora che l’abbiamo incontrata e il nostro desiderio è stato esaudito, l’accompagneremo fintanto che ce ne sarà data facoltà”.

Lo prese allora sottobraccio e proseguirono confondendosi nel bagliore della luce. Gli altri seguirono lentamente, in fila, tenendo il passo.

…………..

Questa fantasiosa elucubrazione è il frutto di una notte insonne trascorsa in buona parte ripensando alle vicende drammatiche di quel 10 agosto 1942, riflessione sgorgata in seguito a quanto ascoltato il giorno precedente durante una meticolosa ricostruzione di quegli avvenimenti. L’ammiraglio Giuseppe Celeste, presidente dell’associazione Amici del museo navale e della storia ha infatti presentato il 19 maggio 2008 una conferenza dal titolo: Rada di Haifa: 32° 54’ 00,01”N - 34° 57’ 59,88 E - Depth 100 feet; quale componente del programma di manifestazioni dedicate agli Incursori della Marina Militare ‘E fluctibus irruit in hostem’ svoltasi a La Spezia dal 10 al 25 Maggio.

“Una esecuzione consumata in una vasca da bagno”, questa una delle frasi che hanno caratterizzato la conferenza e che ha voluto rendere l’idea di quel che con buona approssimazione sarebbe successo. Gli inglesi avevano invero un conto in sospeso con lo Sciré, lo stesso battello aveva infatti portato uomini e mezzi subacquei ad Alessandria nove mesi prima, dove due delle loro navi da battaglia furono messe fuori uso ad opera degli incursori; è ragionevole credere quindi che non parve loro vero poter saldare il conto proprio con quel sommergibile, che avrebbero atteso nel punto migliore per non dargli alcuna possibilità di reazione, né di potersi in qualche modo disimpegnare dall’attacco o meglio dalla esecuzione: parola che sta a indicare la sopraffazione garantita da forze soverchianti, avente il solo scopo dell’annientamento senza possibilità di resa.

Arie Lova Eliav, , politico di spicco del partito laburista israeliano e testimone al tempo della vicenda di cui narriamo, ebbe infatti a dire già nel 1984: ”Valorosi marinai persero la vita per effetto di una esecuzione che l’ammiraglio Cunningham guidò dal suo ufficio di Alessandria”. Lo Sciré quindi era atteso e l’accoglienza fu preparata con cura, il fondale esiguo di cento piedi non consentì disimpegno alcuno nei confronti degli aerei che ronzavano come avvoltoi sulla preda senza perderla per un attimo, dando così le coordinate per la sgancio delle bombe di profondità da parte del Trawler “T 172” – Islay. Ognuna di queste aveva una carica di 300 libbre di Torpex, un composto di sintesi formato da 42% di RDX (uno dei primi esplosivi al plastico), 40% di TNT e 18% di Al. “E’ stato calcolato che la pressione esercitata a un metro di distanza dalla esplosione su quel fondale – precisa l’ammiraglio Celeste – fu dell’ordine di 1.600 Kg per centimetro quadrato”.

“E’ plausibile che lo Scirè, vistosi perduto, abbia tentato l’emersione probabilmente per salvare l’equipaggio; ma appena affiorò subì il tiro delle artiglierie terrestri dalle alture di Haifa – prosegue l’ammiraglio – che colpirono il battello a proravia della vela. Il sommergibile, quasi spezzato in due, affondò per poi ricevere le ultime sei bombe fatali che lo immobilizzarono per sempre”. Mentre racconta, un video virtuale proiettato in sala aiuta la platea a seguire e partecipare ai quei tragici momenti. Morirono 60 militari, di cui nove ufficiali; due salme però furono tumulate ad Haifa e restituite nel 1984; costoro quasi certamente cercarono di emergere dalla garitta del battello, ma furono investiti dalla enorme pressione sviluppatasi dallo scoppio delle cariche di profondità. Durante il dibattito seguito alla presentazione, qualcuno ha detto di ricordare una versione secondo la quale quei due marinai sarebbero invece stati mitragliati appena emersi, ma è un’ipotesi non verificabile in quanto la fonte di quella versione è oggi scomparsa.

Il relitto dello Scirè continuò a essere in qualche modo protagonista negli anni che seguirono, lo Stato d’Israele ha sempre fatto di tutto – per come riporta l’ammiraglio Celeste – per tutelare quel luogo che per il basso fondale poteva essere facilmente accessibile da parte di visitatori senza scrupoli. La stessa stampa israeliana stimolò in passato l’Italia ad assumere decisioni per il recupero dei resti umani che erano ancora nello scafo e facilmente visibili; nel contempo Israele si oppose a ogni iniziativa di privati tese al recupero del relitto, incoraggiando invece a che l’operazione fosse condotta dal governo italiano. Una sensibilità e rispetto pregevole che si spiega attraverso una diversa cultura della loro considerazione del soldato morto in azione e i cui resti, se possibile, vanno recuperati assolutamente. Questa almeno è stata la conclusione di merito emersa durante la conferenza.

Durante il dibattito altri interventi hanno evocato episodi di cui si aveva già sentore e che riguarderebbero l’uso improprio del relitto per scopi di addestramento di altre marine; un rimorchiatore di salvataggio d'altura della Marina USA della classe "Powhtatan" avrebbe addirittura perso la catena dell’ancora in quanto impigliata nel relitto, il che potrebbe far supporre manovre poco dignitose. Si sa comunque che la Marina israeliana, nell’ambito della custodia del relitto, fece delle ispezioni al suo interno; fu infatti restituita alla Marina Militare italiana nel 1995 la bussola magnetica (ora esposta nell’androne del comando di Comsubin) e la piastrina del sottocapo motorista navale Aurelio Peresson, oltre ai resti dei due marinai tumulati ad Haifa.

La Marina italiana fece due missioni sul relitto, furono recuperati i resti dell’equipaggio, un marinaio era all’interno della garitta di salvataggio e quindi prossimo a risalire, altri furono recuperati nel vari locali. La relazione dell’ammiraglio Celeste è stata minuziosa anche su questi dettagli, oltre a tutti i parametri che hanno contribuito a formulare le ipotesi più verosimili, quali ad esempio l’autonomia in immersione di 70 miglia, che aiuta a stimare la possibile rotta di avvicinamento ad Haifa tenuta dal comandante Zelich. Dal relitto furono asportate delle parti che sono state collocate nel museo delle bandiere al Vittoriano e nel museo della Marina di La Spezia. Quello che resta dello Scirè è stato blindato ermeticamente a cura dei palombari della Marina durante la seconda missione nella rada di Haifa nel 2002.

 

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Modificato da Blowyaz
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Onori a questo leggendario Sommergibile ed al suo eroico equipaggio, hanno scritto pagine epiche, se non leggendarie della nostra storia.

Colgo l'occasione per ricordare che la Bandiera dello Scirè è stata insignita di medaglia d'Oro (di seguito ne riporto la motivazione)

Onori agli uomini

:Italy: :Italy:

 

Sommergibile “Scirè”

“Sommergibile operante in Mediterraneo, già reduce da fortunate missioni d'agguato, designato ad operare con reparti d'assalto della Marina nel cuore delle acque nemiche, partecipava a ripetuti forzamenti delle più munite basi mediterranee. Nel corso di reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, incontrava le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato col più assoluto sprezzo del pericolo, gli ostacoli posti dall’uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall'ingresso delle munitissime basi navali nemiche prescelte ed a lasciare – così – le armi speciali che causavano a Gibilterra l'affondamento di tre grossi piroscafi e ad Alessandria gravi danni alle due navi da battaglia Queen Elizabeth e Valiant il cui totale affondamento veniva evitato solo a causa dei bassi fondali delle acque in cui le due unità erano ormeggiate. Successivamente nel corso di altra missione particolarmente ardita, veniva spietatamente aggredito e scompariva in acque nemiche, chiudendo così gloriosamente il suo fulgido passato di guerra”.

(Mediterraneo, 28 aprile 1943).

Modificato da Visitatore
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Onori allo Scirè ed ai suoi uomini. L'ultimo passaggio dell'Islay sul relitto, più che un voluto accanimento, lo vedrei come un volersi 'assicurare' definitivamente dell'avvenuta distruzione del battello (non credo fosse cosa infrequente, ad esempio ricordo che anche la nostra Circe fece qualcosa del genere dopo aver affondato il P 38), sebbene gli inglesi non fossero nemmeno nuovi ad episodi quanto meno fortemente discutibili. Pressoché certo è però che quest'ultimo passaggio abbia decretato la fine per l'equipaggio dello Scirè, il ritrovamento delle salme del capitano Egil Chersi e del secondo capo Eugenio Del Ben dei "Gamma" ad Haifa - fuori dal relitto - lascia purtroppo a pensare...

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Ho letto il testo e ho visionato il link pubblicati da "Blowyaz".

Al di là del rispetto e degli onori giustamente dovuti ai Caduti dello Scirè (tra l'altro l'unica unità italiana, come ha ricordato Vincenzo, il cui stendardo [non la bandiera :happy: ] è insignita di MOVM), il testo proposto - e la fonte - sono purtroppo quanto meno impropri e inattendibili.

Iniziando dal titolo, si parla di "vendetta di Cunningham": in effetti, già qui ci troviamo di fronte ad una notevole imprecisione, perché ad agosto del 1942 l'amm. Andrew B. Cunningham non era più il CinC della "Mediterranean Fleet", incarico lasciato a marzo di quell'anno per essere assegnato prima alla missione navale britannica a Washington, e poi alla struttura di comando dell' "Allied Expeditionary Force" che, sotto la direzione del gen. Eisenhower, pianificò gli sbarchi in Nord Africa del novembre 1942. Fu nuovamente CinC della "Mediterranean Fleet" dal febbraio 1943 al febbraio 1946, quando fu nominato "First Sea Lord" (1946-1948).
Ad agosto del 1942 il CinC della "Mediterranean Fleet" era l'amm. Henry Harwood (il vincitore del Rio de la Plata).
Inoltre, parlare di "agguato" o "trappola mortale" per lo Scirè è nuovamente improprio ed errato. Pur ammettendo che i movimenti del battello fossero noti al nemico tramite le intercettazioni di ULTRA (ma, s.e., non ne fanno menzione né Santoni nel suo Il vero traditore, nè Nesi nè Borghese nelle loro memorie, né la più recente produzione dell'USMM), cosa dovevano fare le unità inglesi di vigilanza foranea fuori Haifa? Non dovevano "accanirsi" contro il battello dopo averlo scoperto? Da quando esiste il sommergibile, esistono anche le unità antisommergibile, il cui compito è proprio quello di distruggere le unità subacquee nemiche e non lasciare loro scampo.
Viceversa, allora non avrebbero dovuto essere beneficiari di un analogo "accanimento" i numerosi altri sommergibili italiani affondati da navi di superficie, sommergibili e aerei nemici... E invece accadde proprio il contrario, come d'altro canto fecero le navi italiane nei confronti di sommergibili inglesi, quando se ne presentò l'occasione.
Non dimentichiamo, inoltre, che - dopo Alessandria - Haifa era il più importante porto in mano britannica nel Mediterraneo orientale, ed è normale che stazionassero fuori dell'imboccatura adeguate forze a/s, anche in ragione dell'ormai nota minaccia portata dalla regia Marina da sommergibili avvicinatori, mezzi d'assalto e "Gamma"
L'ignoto autore del testo evidenzia il fatto che "lo Scirè venne finito sul fondo": ma con tanto rispetto, dove doveva essere "finito", per aria forse? :biggrin:
Un'ultima "chicca": l'equipaggio si sarebbe dovuto mettere in salvo sulle "scialuppe". A parte che le "scialuppe" si trovano sulle navi mercantili (su quelle militari ci sono lance e/o imbarcazioni di servizio), nessun battello italiano (o di altre nazioni) di quell'epoca era dotato di simili mezzi; i sommergibili oceanici portavano stivata sotto la passerella una lancetta per operazioni di piccola manutenzione del "fuoribordo", ma nessun mezzo di questo tipo era imbarcato sui "600" della serie "Adua" (cui apparteneva lo Scirè), in ragione delle ridotte dimensioni della costruzione e del piccolo spazio esistente tra il ponte della passerella e lo scafo resistente.

E veniamo alla fonte.
Una fonte, innanzitutto, non firmata e che - a sua volta - non cita le fonti a cui ha attinto così tanti sproloqui.
Un testo che propone una rivisitazione così radicale dei fatti deve OBBLIGATORIAMENTE citare le fonti, ma non i "si dice", i ricordi di seconda mano o la "vulgata" popolare (peraltro anch'essi qui mancanti). In un caso del genere, così eclatante, sarebbero necessari i rapporti da Bletchley Park, ulteriore documentazione del PRO (oggi National Archives) di Londra, rapporti di missione delle unità coinvolte nei fatti, documentazione ufficiale da parte britannica e quant'altro.
Viceversa, nulla.
E, credetemi, tutto questo gioca non a favore del ricordo, dell'onore e del sacrificio dello Scirè e del suo equipaggio, perché facendo "storia" a questo modo si fa non solo un danno alla "storia" più generalmente intesa, ma allo specifico fatto e alle specifiche persone in esso coinvolte.
I caduti dello Scirè non hanno bisogno di invenzioni e stravolgimenti della realtà per essere ricordati in tutto il loro valore: anzi, così facendo, si inficiano i fatti reali con errori, falsità e invenzioni che minano la credibilità e la validità di altri eventi e testimonianze (questi sì, oggettivi e documentati), avvolgendo il tutto in un'aura di irrealtà che - magari - può essere facilmente sfruttata da chi ha tutto l'interesse a distorcere gli eventi che coinvolgono la Xª Flottiglia MAS, vuoi per motivi politici, ideologici o semplicemente diffamatori.

Più nello specifico, il testo è tratto da un sito detto "WikiSpedia" (con la "S"), ossia - come si evince dalla "homepage " (http://www.wikispedia.it/mediawiki/index.php?title=Pagina_principale ), la "Wikipedia degli Spezzini".
Con tanto rispetto per La Spezia (dove ho fatto parte del militare) e gli spezzini (tra cui annovero molti amici), la credibilità di fonti di questo genere è pressoché pari a zero: altre entries del medesimo sito sono prive di riferimenti bibliografici e/o storici, e sono ricolme di errori.
D'altro canto, "WikiSpedia" trae in parte origine da "Wikipedia" e - sperando di non annoiare nessuno, proprio al fine di cercare di far capire quanto siano inesatte, grossolane, inattendibili e risibili queste fonti internet per nulla documentate e certe, mi permetto di pubblicare quanto ho scritto nei giorni scorsi sulla mia pagina Facebook sull'argomento, commentando piuttosto "duramente" una entry di Wikipedia che affermava che la portaerei Aquila era stata "affondata" e poi "ripescata"... Sorvolo sull'inesattezza storica e sui termini utilizzati: tuttavia, il mio intervento conclusivo ha avuto una certa risonanza e in molti lo hanno a loro volta commentato.
Ecco quindi la mia replica finale:

------------------------------
"(...) Riprendendo l'argomento "Wikipedia e la Marina italiana", sono capitato per errore - facendo tutt'altra ricerca - sulla "entry" di Wikipedia in inglese relativa alla Regia Marina ( http://en.wikipedia.org/wiki/Regia_Marina ):
A parte le non poche fesserie che ci sono nel testo, in fondo alla pagina ci sono sette fotografie
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nelle cui didascalie gli ignoti estensori sono riusciti a infilare sei begli errori, taluni pure madornali:

1) Il "Montecuccoli" non è nell'aspetto del 1941, ma è una foto dell'immediato dopoguerra prima della trasformazione in nave scuola;
2) L' "Original Maiale" è un SSB o un mezzo analogo di costruzione postbellica inglese o americana;
3) La foto di Tesei è quella notissima con la muta da palombaro, e non lo raffigura certo "pronto a cavalcare un maiale verso Malta";
4) Ho dei dubbi che il battello della quarta foto sia proprio l' "Adua";
5) "RM Sella" non vuol dire niente: al massimo, "RN Sella";
6) L' "Olterra" non era un'unità ausiliaria, ma un mercantile internato;
7) Spiace quasi che la settima foto raffiguri proprio l' "Eugenio di Savoia", viceversa l' "en plein" sarebbe stato completo.
Nel corpo del testo ci sono altre foto con didascalie analogamente (e gravemente) errate: una della n.b. "Duilio" "after refitting" (invece è del 1948); una della Roma "nel 1940" (è alle prove di macchina nel 1942); per la foto dell'Artigliere si replica la bufala della "battaglia di Capo Passero" (denominazione inesistente in qualsiasi opera seria, riferita allo scontro a est di Malta in cui andò perduto per l'appunto l' "Artigliere") e per quella - ben nota - di un "Littorio" alle esercitazioni di tiro nell'estate del 1940 si reitera invece l'ormai trito errore con l'affermazione che raffiguri una di queste unità alla "Battaglia di Capo Spartivento" del novembre 1940

Mi si lasci dire che il tutto è veramente uno schifo. Riporto quindi in evidenza un testo che pochi giorni fa ho pubblicato sulla pagina FB di un amico, con il quale si commentavano le deficienze di Wikipedia, in risposta ad un utente che invitava ad adoperarsi per "correggere" le voci di Wikipedia inesatte - o peggio - errate. Premesso che sarebbe stato da rispondere, più brevemente: "Mi scusi un po', ma perché invece di scrivere fesserie e poi chiedere a chi ne sa più di voi di correggere, non ponete in essere il procedimento inverso, ossia prima informarsi per bene e poi mettere mano alla tastiera accertandosi che il cervello sia collegato?", ho invece argomentato come segue:

-------------
"In risposta al Sig. XXX, premetto che faccio riferimento nella fattispecie agli argomenti di storia navale che, in particolare per quelli presenti su Wikipedia in italiano (ma non solo nella nostra lingua), sono gravemente deficitari nella stragrande maggioranza dei casi.

Il problema di Wikipedia è che è in mano a tutti, mentre l’informazione e l’approfondimento storico e scientifico devono essere divulgati e controllati da esperti delle singole discipline. Nel caso specifico di Wikipedia, di fronte ai pregi della grande divulgazione e della possibilità immediata di accedere a tutto, c'è il baratro della disinformazione, delle notizie offerte dagli incompetenti o dai faziosi, cosicché il materiale è abbondante e disponibile, ma spesso deficitario, inesatto, incompleto e – nel caso specifico della storia e della tecnica navali – spesso risibile.
Il sistema classico degli editori e dei comitati scientifici, quanto a divulgazione culturale, resta per il momento insuperato e – a mio avviso – l’attuale panorama editoriale cartaceo è di tutt’altra caratura rispetto alla media di quanto disponibile su Wikipedia.
Il grosso problema di Wikipedia è, allo stato delle cose, la mancanza di controlli sulla validità e l’oggettività di quanto viene pubblicato. Per contro – e faccio sempre riferimento alla storia navale – esistono siti specializzati che offrono, allo stesso tempo, qualità e quantità tanto a livello dei testi quanto dell’iconografia: ma proprio perché sono gestiti da università, fondazioni, enti, musei, associazioni culturali, al limite singoli individui, ma tutti riuniti dal comune denominatore della preparazione professionale e dell’accesso a fonti documentali certe, dirette e oggettivamente valide.
Operando da decenni, e in forma professionale continuativa, nel campo dell’editoria navale ho verificato troppo spesso quanto sopra per non poterlo affermare con certezza e tranquillità.
Il futuro, sicuramente, va nella direzione dell’approfondimento e della divulgazione non soltanto a stampa ma anche – e sempre più – per il tramite del mezzo informatico. Tuttavia, con tanto rispetto per Wikipedia e per chi vi scrive, sino a quando verrà consentito l’accesso agli ignoranti (non in senso dispregiativo, ma nel senso di “coloro che ignorano”) a questa realtà del web sarà sempre rischioso fare riferimento a Wikipedia per reperire elementi a supporto di un proprio lavoro di ricerca professionale e accademica, e poco qualificante citare Wikipedia tra le fonti e la bibliografia.
Nella fattispecie della bestialità da me evidenziata, posso assicurare al Sig. XXX che un semplice controllo su un qualsiasi volume edito – ad esempio – dall’Ufficio Storico della Marina Militare avrebbe consentito di evitare di parlare di “affondamento” della portaerei “Aquila” (che non fu mai affondata), come pure di dire che fu “ripescata” (le navi, se mai si “recuperano” o si “riportano in condizioni di galleggiabilità”).
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Il Sig. XXX mi chiede una soluzione. Allo stato attuale delle cose le soluzioni sono due.
1) Nell’immediato, per dati sicuri, elementi probanti e fonti primarie fare riferimento a pubblicazioni serie, accademiche, documentate e che offrano garanzie di precisione e affidabilità.
2) In prospettiva, i responsabili di Wikipedia devono prendere atto che non è possibile che chiunque si svegli al mattino e decida di scrivere su un argomento di cui non sa nulla, spesso scopiazzando sul web da pagine ancor più scarse e dequalificate. Andranno presi contatti con esperti, università, istituti, enti museali ecc. per ottenere l’autorizzazione a pubblicare saggi documentati, di qualità e a “denominazione di origine controllata”. Magari pagando, perché - se è falso e fuorviante affermare come ha fatto qualcuno che "con la cultura non si mangia" - è altrettanto falso pensare che le attività di ricerca e divulgazione scientifica, storiografica e culturale siano gratuite e disponibili senza remunerazione in favore di chi ad esse si dedica con passione, fatica e professionalità.
Nessun operatore culturale di livello, ad oggi, ha interesse a collaborare a Wikipedia per via della scarsa credibilità e della sterminata massa di errori che vi si trovano: tanto più, chi opera professionalmente nel settore della cultura, tralasciando il proprio lavoro dovrebbe dedicare la sua giornata esclusivamente alla sistemazione di errori con la certezza che, il giorno dopo, una nuova pagina di Wikipedia ne riproporrebbe altri proprio in ragione della possibilità indiscriminata da parte di chiunque di accedere e scrivervi qualunque idiozia.
Sino a quando i responsabili di Wikipedia non si renderanno conto di questo stato di cose, Wikipedia non farà mai quel “salto di qualità” senza il quale – come è nella realtà attuale – continuerà a restare relegata in una sussidiarietà secondaria e in un ambito nel quale la certezza scientifica e la documentazione storiografica sono, spesso e volentieri, tristemente assenti.
Maurizio Brescia"

Modificato da Alagi
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Sarebbe interessante conoscere la vicenda dai rapporti inglesi.

Non ho trovato molto in giro ....solo questo :

Levant – Loss of an Italian U Boat

 

7. H.M.S. ISLAY sank an Italian U Boat probably the SCIRCE at the end of the Haifa swept channel at 1610 by depth charges and gunfire. There were no survivors and the submarine sank in twenty fathoms. She was apparently fitted to carry human torpedoes; two bodies which came to the surface some days later were wearing escape apparatus and together with identity discs leave no doubt as to the nationality of the U boat. CROOME and TETCOTT attacked the position of the U boat some hours afterwards till the loss was definitely established.

 

 

se non ho tradotto male ...per essere sicuri della fine dello Scire' lo hanno fatto bombardare anche da altri due caccia che rientravano da un 'altra missione .

Modificato da Blowyaz
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Faccio mio l'intervento di Alagi, in particolare questo passo:

 

E, credetemi, tutto questo gioca non a favore del ricordo, dell'onore e del sacrificio dello Scirè e del suo equipaggio, perché facendo "storia" a questo modo si fa non solo un danno alla "storia" più generalmente intesa, ma allo specifico fatto e alle specifiche persone in esso coinvolte.
I caduti dello Scirè non hanno bisogno di invenzioni e stravolgimenti della realtà per essere ricordati in tutto il loro valore: anzi, così facendo, si inficiano i fatti reali con errori, falsità e invenzioni che minano la credibilità e la validità di altri eventi e testimonianze

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Quoto in tutto il Comandante Alagi sottolineando questo passaggio:

"Magari pagando, perché - se è falso e fuorviante affermare come ha fatto qualcuno che "con la cultura non si mangia" - è altrettanto falso pensare che le attività di ricerca e divulgazione scientifica, storiografica e culturale siano gratuite e disponibili senza remunerazione in favore di chi ad esse si dedica con passione, fatica e professionalità".

Fatica e passione che vanno ripagate, mentre in Italia (ahinoi) proprio nella "cultura" si gettano capitali in operazioni di dubbi, se non infimo, livello.

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Concordo pienamente con Alagi... per continuare nel ricordo di quel Glorioso equipaggio e dei 10 Operatori della X Flottiglia MAS, riporto quanto scrisse su questa dolorosa pagina di storia Elios Toschi nel suo libro "Tesei e i cavalieri subacquei"

 

_______________________________

 

Il sommergibile Scirè, ora al comando di Zelik, non può abbandonare la tradizione battagliera ora che le acque del Mediterraneo si fanno sempre più calde. Non può star fermo, preferisce anche lui, come Tesei, «la bella morte».

In agosto è di nuovo pronto a partire. Stavolta l'attacco progettato è contro il porto di Haifa, dove gli inglesi hanno portato buona parte delle loro forze, abbandonando Alessandria. Dieci uomini Gamma, particolarmente ed intensamente allenati, sono pronti ad imbarcarsi. Lo Scirè parte dalla Spezia, giunge a Lero regolarmente e prende a bordo i dieci operatori giunti frattanto in aereo via Rodi.

L'impresa è stata accuratamente studiata e prevede la collaborazione di gruppi aerei italiani e tedeschi dell'Egeo. L'unità deve agire fra il 7 e il 15 agosto nel periodo di luna favorevole. La ricognizione aerea segnala la presenza nel porto di 3 incrociatori, 3 caccia e varie navi e cisterne. La radio ne dà comunicazione allo Scirè in navigazione. L'equipaggio del sommergibile ormai provato da tante esperienze avventurose, esegue con calma e precisione le manovre che l'hanno portato così spesso alla vittoria.

Zelik, al periscopio, sale a dare un'occhiata necessaria per stabilire la posizione esatta della unità. La costa appare nitidissima e vicina, la posizione molto prossima a quella prevista. Prudentemente, ordina di ridiscendere subito sui 60 metri. Nello stesso istante però l'ascoltatore idrofonico della corvetta Islay ha un sobbalzo.

«Sommergibile nemico, distanza 2500 metri, rilevamento 30° a sinistra» urla al microfono dell'altoparlante.

La corvetta si lancia a tutta velocità nella direzione indicata. Lo Scirè raggiunti i 60 metri di quota, riprende con calma la sua navigazione verso la costa sulla rotta controllata. Ma la calma dura poco: anche il suo idrofonista ha uno scatto e comunica a Zelik che una nave si sta avvicinando direttamente sullo Scirè. Ora si odono fortissime le eliche senza necessità di idrofoni. La corvetta passa proprio sulle loro teste e lancia 5 bombe di profondità. Lo Scirè che tante volte era sfuggito al nemico, stavolta non ha scampo. Viene centrato in pieno. L'acqua entra da più parti, comincia a cadere rapido verso il profondo fondale della zona. Zelik dà aria prontamente per emergere e finire almeno in bellezza. Appena emerso ordina posto di combattimento e fa issare la bandiera, ma non ha più altro tempo. Le batterie della costa inquadrano subito il chiaro bersaglio e la prima salva centra la torretta di comando, squarciandola. Lo Scirè, che è appena apparso alla luce del sole, ridiscende rapido verso gli abissi trascinando per sempre con sé i 50 uomini dell'equipaggio e 8 dei 10 operatori. Le salme degli altri due, Chersi e Del Ben, vengono restituite dal mare 4 giorni dopo.

Il piccolo, battagliero Scirè, dopo tante lotte e tante vittorie, ha raggiunto la pace per sé ed i suoi uomini sul fondo azzurro dell'Egeo.

Il sommergibile Scirè, ora al comando di Zelik, non può abbandonare la tradizione battagliera ora che le acque del Mediterraneo si fanno sempre più calde. Non può star fermo, preferisce anche lui, come Tesei, «la bella morte».

In agosto è di nuovo pronto a partire. Stavolta l'attacco progettato è contro il porto di Haifa, dove gli inglesi hanno portato buona parte delle loro forze, abbandonando Alessandria. Dieci uomini Gamma, particolarmente ed intensamente allenati, sono pronti ad imbarcarsi. Lo Scirè parte dalla Spezia, giunge a Lero regolarmente e prende a bordo i dieci operatori giunti frattanto in aereo via Rodi.

L'impresa è stata accuratamente studiata e prevede la collaborazione di gruppi aerei italiani e tedeschi dell'Egeo. L'unità deve agire fra il 7 e il 15 agosto nel periodo di luna favorevole. La ricognizione aerea segnala la presenza nel porto di 3 incrociatori, 3 caccia e varie navi e cisterne. La radio ne dà comunicazione allo Scirè in navigazione. L'equipaggio del sommergibile ormai provato da tante esperienze avventurose, esegue con calma e precisione le manovre che l'hanno portato così spesso alla vittoria.

Zelik, al periscopio, sale a dare un'occhiata necessaria per stabilire la posizione esatta della unità. La costa appare nitidissima e vicina, la posizione molto prossima a quella prevista. Prudentemente, ordina di ridiscendere subito sui 60 metri. Nello stesso istante però l'ascoltatore idrofonico della corvetta Islay ha un sobbalzo.

«Sommergibile nemico, distanza 2500 metri, rilevamento 30° a sinistra» urla al microfono dell'altoparlante.

La corvetta si lancia a tutta velocità nella direzione indicata. Lo Scirè raggiunti i 60 metri di quota, riprende con calma la sua navigazione verso la costa sulla rotta controllata. Ma la calma dura poco: anche il suo idrofonista ha uno scatto e comunica a Zelik che una nave si sta avvicinando direttamente sullo Scirè. Ora si odono fortissime le eliche senza necessità di idrofoni. La corvetta passa proprio sulle loro teste e lancia 5 bombe di profondità. Lo Scirè che tante volte era sfuggito al nemico, stavolta non ha scampo. Viene centrato in pieno. L'acqua entra da più parti, comincia a cadere rapido verso il profondo fondale della zona. Zelik dà aria prontamente per emergere e finire almeno in bellezza. Appena emerso ordina posto di combattimento e fa issare la bandiera, ma non ha più altro tempo. Le batterie della costa inquadrano subito il chiaro bersaglio e la prima salva centra la torretta di comando, squarciandola. Lo Scirè, che è appena apparso alla luce del sole, ridiscende rapido verso gli abissi trascinando per sempre con sé i 50 uomini dell'equipaggio e 8 dei 10 operatori. Le salme degli altri due, Chersi e Del Ben, vengono restituite dal mare 4 giorni dopo.

 

Il piccolo, battagliero Scirè, dopo tante lotte e tante vittorie, ha raggiunto la pace per sé ed i suoi uomini sul fondo azzurro dell'Egeo.

_____________________

 

Non so come Toschi abbia potuto ricostruire questa vicenda visto che non ci sono stati superstiti... Immagino sia un po frutto della sua fantasia e forse dei rapporti nemici...

 

Alagi, cosa ne dici della mia deduzione?

 

Hai ragione, ho dato per scontato (in buona fede) che quando ho scritto bandiera, si capisse che in effetti mi riferivo allo stendardo del Battello (Bandiera di Combattimento) consegnato allo stesso il 19 giugno 1938 a La Spezia dalla Madrina Anita Baldi del Fascio Femminile di Pistoia.

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Non so come Toschi abbia potuto ricostruire questa vicenda visto che non ci sono stati superstiti... Immagino sia un po frutto della sua fantasia e forse dei rapporti nemici...

 

Alagi, cosa ne dici della mia deduzione?

Concordo in pieno: d'altro canto, la ricostruzione è soprattutto verosimile e dovuta sicuramente in parte anche all'esperienza di Toschi... senza tante "invenzioni e elucubrazioni" a supporto. :wink::laugh:

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Alcuni' contestano' il fatto che il sommergibile sia stato colpito dalla batteria, qualcuno conosce qualche fonte inglese che parla degli avvenimenti terrestri?

http://www.iantdexpeditions.com/spedizioni/sc2008/resocontoRU.pdf

 

 

in questo articolo si fanno delle citazioni da fonti inglesi attendibili .

Modificato da Blowyaz
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Conosco il documento (la cui ricerca mi sembra valida), purtroppo non approfondisce le vicende terrestri.

Nel testo si scrive che il relitto nell'84 fu giudicato non sollevabile, questo è inesatto, in verità mancavano - al solito - i fondi (£300M) per l'affitto dei pontoni dalla MICOPERI.

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Questo che segue è parte del rapporto dell'allora C.V. Bercini, responsabile nel 1984 della missione svolta dall'Anteo per il recupero delle salme dei caduti dello Scirè:

 

6rtm.jpg
(fonte: S. Nesi, Scirè, Ed. Scarabeo, Milano, 2010)
I tiri di cannone sono citati ma senza specificare riscontri o evidenze ottenuti in sede di ispezione dello scafo del battello.
Ciao,
C.
Modificato da chimera
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Grazie Claudio, ti mando il conto dell'oculista! :tongue::wink:

Sto cercando di recuperare del materiale interessante, la missione fu coordinata, come nel caso del sollevamento di nave ARTIGLIERE, dall'allora capo dell'Ufficio Studi di COM.SUB.IN. (peraltro unico ingegnere navale del Reparto); c'è un discreto incartamento relativo allo studio preliminare e diverse fotografie che dovrebbero mostrare l'unità non ancora cannibalizzata, se riesco ne propongo una.

Le evidenze rilevate non puntarono ad un affondamento causato dalla batteria, per questo cercavo qualche fonte inglese di sorta; c'è da dire che se i fatti si sono svolti come più o meno descritti, difficilmente si sarebbe potuto apprezzare il danno di una granata dopo il passaggio di più bombe di profondità, almeno credo.

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Grazie Claudio, ti mando il conto dell'oculista! :tongue::wink:

:laugh: :laugh: :laugh:

Tornando seri, in effetti hai ragione. In quello sconquasso non penso fosse facile trovare le tracce dell'impatto dei proiettili.

Grazie della foto se riuscirai a postarla.

Buona notte,

C.

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Riporto di seguito quanto scritto sul libro del Dott. Carlo De Risio "I mezzi d'assalto":

 

_______

 

Soltanto alla conclusione delle ostilità si è potuto arcertare che il sommergibile Scirè, nel tentativo di portarsi, come stabgilito, a 1,5 miglia dall'imboccatura del porto di Haifa con navigazione occulta, incappò alle 10.30 circa del 10 agosto nella rete di vigilanza nemica, forse per l'avvistamento aereo, forse perchè scoperto idrofonicamente. Gli diede caccia la corvetta britannica Islay che già era in perlustrazione nelle acque antistanti il porto di Haifa, forse per proteggere da eventuali attacchi subacquei un convoglio in arrivo. Il lancio serrato e preciso di bombe di profondità sul battello immerso, costrinse lo Scirè ad emergere per i danni bubiti, ma allora il sommergibile fu subitoinquadrato dal tiro del 14° Coast Regiment anglo-palestinese. La prima salva, sparata da tre pezzi, squarciò la torretta del battello provocandone il rapido affondamento.

__________

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Grazie Claudio, ti mando il conto dell'oculista! :tongue::wink:

Sto cercando di recuperare del materiale interessante, la missione fu coordinata, come nel caso del sollevamento di nave ARTIGLIERE, dall'allora capo dell'Ufficio Studi di COM.SUB.IN. (peraltro unico ingegnere navale del Reparto); c'è un discreto incartamento relativo allo studio preliminare e diverse fotografie che dovrebbero mostrare l'unità non ancora cannibalizzata, se riesco ne propongo una.

Le evidenze rilevate non puntarono ad un affondamento causato dalla batteria, per questo cercavo qualche fonte inglese di sorta; c'è da dire che se i fatti si sono svolti come più o meno descritti, difficilmente si sarebbe potuto apprezzare il danno di una granata dopo il passaggio di più bombe di profondità, almeno credo.

 

....trovato foto propio quì da noi ....https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=15502

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