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Sommergibili Della Regia, Analisi E Confronto


Regia Marina

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Buongiorno a tutti i Cm.ti della Base,

 

questa mia discussione inizia con una domanda che rivolgo agli esperti in questo campo presenti nella base.

Premetto che io non sono nè un esperto, nè uno studioso della materia ma solo uno che quando gli frulla una domanda in testa deve a tutti i costi trovarne la risposta.

E siccome la risposta non la posso trovare tra le mie conoscenze (il mio campo è più sulla storia antica e aviazione che sulla Marina) la vengo a porre nel posto che credo più di ogni altro me la possa dare:

 

L'argomento come da titolo riguarda i Sommergibili della Regia Marina del periodo diciamo dal primo dopoguerra (post 1919) alla fine della seconda guerra mondiale.

 

La mia domanda non riguarda chi e quanti furono e cosa fecero (quello è trovabile in ogni post di questo forum) ma come erano a livello tecnologico e come si potevano rapportare a quelli in dotazione alle marine coeve di quel periodo e precisamente quella Americana, Giapponese, Inglese, Francese e Tedesca, senza tralasciare quella Russa.

 

Quello che vorrei chiedere a voi è: Il Valore e il Coraggio ai nostri sommergibilisti non mancò di certo ma i mezzi?

 

All'interno di questo confronto vorrei considerare come parametri da confrontare le seguenti caratteristiche:

 

- Propulsione Diesel (i nostri Motori a paragone con quelli delle Marine citate poco sopra)

- Propulsione e durata dei Motori Elettrici da Immersione

- Capacità di immersione (velocità di immersione, profondità massima ecc..)

- Resistenza Scafo (qualità dei materiali)

- Efficienza progettuale (Manovrabilità, tenuta in casi di mare grosso, tecniche applicate nella progettazione dello scafo)

- Capacità degli armamenti (numero siluri imbarcabili e tipologia degli stessi)

- Armamento (Deck Gun, AA Gun e numero tubi di lancio ed eventualmente capacità o meno di posare mine)

- Varie ed Eventuali

 

Il tutto confrontato con quanto offerto in quegli anni dalle potenze co-belligeranti e nemiche

Us Navy, IJN, URSS, Royal Navy, Marine Nationale, KriegsMarine

 

Mi interessa soprattutto il paragone con gli U-boot Tedeschi e i Sub Inglesi.

 

Vorrei fare di questa discussione un discorso aperto in cui chiunque ha conoscenza della materia ponga le sue opinioni e magari discuterne così da far imparare anche a chi non è pratico come me ma desideroso di conoscere un aspetto spesso coperto dal lato eroico umano che ha sempre caratterizzato le nostre forze armate (tutte) durante la seconda guerra mondiale che si ritrovavano a lottare contro nemici tecnologicamente superiori riuscendo a portarsi spesso oltre i limiti del mezzo.

 

 

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domanda davvero complessa, anche perchè ogni marina aveva i suoi "alti e bassi" dovuti alle dottrine d'impiego dei relativi stati maggiori.

 

tanto per iniziare sul generico: scartiamo subito i russi, decisamente inferiori su tutto.

Dal punto di vista meccanico i battelli italiani non erano male, sicuramente paragonabili alla tecnologia dell'epoca fino al 1940. Per alcuni versi superiore (costruzione/resistenza dello scafo, linee idrodinamiche) per altri allineato alla media ma inferiori ai tedeschi (rumorosità dell'impianto oleodinamico e di stabilizzazione in quota).

Non credete alla favola che i battelli tedeschi fossero indistrutibili, si rompevano come quelli italiani e forse di piu. Però avevano alle spalle una logistica e una quantità di materie prime nemmeno lontanamente paragonabile alla nostra.

 

La filosofia d'impiego voluta dallo S.M. italiano li voleva boe che tendevano staticamente agguati e quindi li dotarono di grosse sovrastrutture e non ritennero indipsensabile una centralina di lancio. Ma erano i problemi di quasi tutte la Marine al mondo a meno dei tedeschi, che grazie a Doenitz ebbero l'innovativa intuzione del branco di lupi che cacciano in superficie. Questo comportava anche altre caratteristiche che mal si sposavano come la nuova tattica tedesca, come minore manovrabilità e velocità e i maggiori tempi di immersione (sempre rispetto ai tedeschi, non alle altre nazioni).

 

Altri che sbagliarono dottrina furono i giapponesi e gli americani, ad esempio, costruendo battelli di supporto alla flotta. Gli americano hanno capito subito l'errore e con la loro flotta subacquea hanno messo KO il giappone. I Nipponici hanno perseverato nell'errore pagandolo.

 

Escludendo la centrale di lancio, gli amamenti non erano dissimili dai migliori e, anzi, le mitragliere italiane firono adottate dai tedeschi. I siluri ebbero problemi in tutte le marine come anche le mine. Il numero era grossomodo equivalente anche se i battelli italiani erano piu grandi, privilegiando la vivibilità

 

Dal 1940 le cose cominciano a cambiare, la penuria di materie prime e di soldi impedisce lo sviluppo dei battelli, che miglioreranno di poco nonostante le grandi idee (ricordo che lo snorkel è nato in italia). rimangono al palo anche i francesi e ben poco sviluppano gli inglesi mentre gli americani migliorano rapidamente i loro battelli. I tedeschi inrodurranno la saldatura e nuovi materiali raggiungendo quote operative di 300 metri e alla fine della guerra erano pronti gli elektroboote e i Walter, pietre miliari dei battelli moderni.

 

 

 

 

 

 

 

 

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domanda davvero complessa, anche perchè ogni marina aveva i suoi "alti e bassi" dovuti alle dottrine d'impiego dei relativi stati maggiori.

 

tanto per iniziare sul generico: scartiamo subito i russi, decisamente inferiori su tutto.

Dal punto di vista meccanico i battelli italiani non erano male, sicuramente paragonabili alla tecnologia dell'epoca fino al 1940. Per alcuni versi superiore (costruzione/resistenza dello scafo, linee idrodinamiche) per altri allineato alla media ma inferiori ai tedeschi (rumorosità dell'impianto oleodinamico e di stabilizzazione in quota).

Non credete alla favola che i battelli tedeschi fossero indistrutibili, si rompevano come quelli italiani e forse di piu. Però avevano alle spalle una logistica e una quantità di materie prime nemmeno lontanamente paragonabile alla nostra.

 

La filosofia d'impiego voluta dallo S.M. italiano li voleva boe che tendevano staticamente agguati e quindi li dotarono di grosse sovrastrutture e non ritennero indipsensabile una centralina di lancio. Ma erano i problemi di quasi tutte la Marine al mondo a meno dei tedeschi, che grazie a Doenitz ebbero l'innovativa intuzione del branco di lupi che cacciano in superficie. Questo comportava anche altre caratteristiche che mal si sposavano come la nuova tattica tedesca, come minore manovrabilità e velocità e i maggiori tempi di immersione (sempre rispetto ai tedeschi, non alle altre nazioni).

 

Altri che sbagliarono dottrina furono i giapponesi e gli americani, ad esempio, costruendo battelli di supporto alla flotta. Gli americano hanno capito subito l'errore e con la loro flotta subacquea hanno messo KO il giappone. I Nipponici hanno perseverato nell'errore pagandolo.

 

Escludendo la centrale di lancio, gli amamenti non erano dissimili dai migliori e, anzi, le mitragliere italiane firono adottate dai tedeschi. I siluri ebbero problemi in tutte le marine come anche le mine. Il numero era grossomodo equivalente anche se i battelli italiani erano piu grandi, privilegiando la vivibilità

 

Dal 1940 le cose cominciano a cambiare, la penuria di materie prime e di soldi impedisce lo sviluppo dei battelli, che miglioreranno di poco nonostante le grandi idee (ricordo che lo snorkel è nato in italia). rimangono al palo anche i francesi e ben poco sviluppano gli inglesi mentre gli americani migliorano rapidamente i loro battelli. I tedeschi inrodurranno la saldatura e nuovi materiali raggiungendo quote operative di 300 metri e alla fine della guerra erano pronti gli elektroboote e i Walter, pietre miliari dei battelli moderni.

 

Grazie per il contributo al risolvimento del mio quesito, le mie impressioni erano esatte circa i battelli russi e giapponesi, gli americani avevo imparato ad "apprezzarne" il progresso costante tecnologico con la prima serie di Silent Hunter in cui gia il solo passaggio dai vecchi classe S ai Balao o ai Gato era un salto del tutto simile a quello che c'era tra l'Uboot Type IIB e il Type VII/C.

 

Girando tra vari articoli sui nostri battelli tutti mettevano in risalto il fatto che i nostri erano più grandi dei coevi tedeschi type VII ma per questo anche più pesanti e meno "agili".

La vostra risposta mi conferma tali informazioni.

 

Una delle cose che mi è saltata all'occhio girando tra vari articoli e anche tra varie discussioni qui su Betasom riguarda i sub inglesi, veri avversari nella battaglia del Mediterraneo.

Ho notato una certa varietà tra le varie classi che differiscono notevolmente anche nell'aspetto l'una dall'altra, soprattutto per la conformazione della prua e il posizionamento dei tubi lancia siluri.

 

I nostri delfini come si contrapponevano a quelli battenti bandiera dell'albione?

 

Abbiamo combattuto ad armi pari? e con quali risultati?

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Confronto non facile, il "terreno dello scontro" era differente.

io ritengo i battelli di entrambe le nazioni di potenzialità simili (paragonati su classi simili, ovviamente), anche perchè nati sulle stesse filosofie. Tant'è che gli inglesi ebbero molte classi come noi. Scotri tra sommergibili ce ne sono pochi e mai entrambi in immersione per cui il battello affondato (che fosse il Triad affonadato dal Toti o il Tarantini affondato dal Thunderbolt) deve comunque vedersi come un attacco di un mezzo subacqueo contro uno di superficie.

Però mentre gli inglesi ebbero uno spazio molto contenuto per combattere i nostro traffici con l'africa (e l'esito della battaglia dei convogli è ancora controverso) i nostri battelli si muovevano in un mediterraneo pressochè deserto e in un Atlantico sterminato.

E anche qui c'è un dato interessante: il primo comandante non tedesco tra gli affondatori della 2^GM non è alleato, ma il nostro Gazzana. E anche il secondo non tedesco vestiva il tricolore: Fecia di Cossato.

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concordo in linea di massima con Totiano, però ho l' impressione che sia un po' ingeneroso paragonare gli "S" americani ai Fleet, tracciandone un parallelo con i typ II e VII (gli S risalivano alla I GM); mentre sul "rompersi" dei battelli tedeschi, faccio sommessamente notare che i tedeschi fecero il serio errore di lasciare la manutenzione a maestranze francesi,ovviamente supervisionate da capireparto tedeschi, che a quanto pare riuscirono a compromettere in maniera sottile le saldature dello scafo (da quanto ho capito, le saldature delle maestranze francesi superavano le immersioni in profondità ma NON lo shock dovuto alle cariche di profondità...)

 

Gli americani nel Pacifico alla fine copiarono il modello tedesco dei branchi di lupi, e qui i vantaggi tecnologici americani si fecero sentire, anche se fino al 1943 ebbero serissimi problemi colle spolette.

 

I battelli oceanici Italiani, soprattutto le classi Liuzzi, Marconi e Cagni, non avevano nulla da invidiare ai battelli americani, con in più una più elevata profondità di sicurezza ed in particolare l' autonomia operativa di un Cagni rimase ineguagliata per i battelli convenzionali fino ai 212... (per tacere dell' eccezionale autonomia in siluri dei Cagni, che unita all' unica flessibilità di movimentazione (ancora oggi sono gli unici battelli che potevano trasferire i siluri dai tubi poppieri a quelli prodieri e vice-versa) mentre i siluri, oltre ad avere "le spolette che funzionavano meglio di tutti" (per citare un maverick della storiografia Navale) e all' avanguardia nell' idrodinamica (dettaglio molto poco noto, i Giapponesi ottennero i disegni della forma idrodinamica dei nostri siluri, e da essi ricavarono sua maestà Imperiale il Long Lance....)

 

Sulla battaglia dei convogli, il Silent Service di Sua Maestà dopo alcuni errori anche seri (farsi cogliere di sorpresa in emersione da mezza Classe Navigatori....) che potevano essere evitati, impararono il dovuto rispetto alle capacità ASW Italiane, che erano di gran lunga le migliori dell' asse, e usarono una concentrazione mirata delle forze sia tatticamente (attraverso ULTRA) che strategicamente (in coincidenza colle operazioni offensive Alleate) riuscirono a interdire il Mediterranneo centrale quando realmente contava (ossia quando l' ACIT necessitava di un maggiore sostegno logistico) al prezzo di perdite davvero elevate.

Per contro, i limiti di mobilità tattica e strategica dei battelli Italiani impedivano ai battelli Italiani la flessibilità operativa necessaria al contrasto dei rari ma sostanziali convogli britannici, permettendo la "sorpresa strategica" ai convogli britannici.

 

Saluti,

dott. Piergiorgio.

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