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L'ammiraglio Millo - Dall'impresa Dei Dardanelli Alla Passione Dalmatica


GM Andrea

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Titolo: L'Ammiraglio Millo - Dall'impresa dei Dardanelli alla passione dalmatica

Autore: Oscar di Giamberardino

Editore: Società Editrice Tirrena

Anno: 1950

Pagine: 308

Dimensioni: cm 21x14

Reperibilità: difficile

 

mllfw.jpg

 

 

Come nel caso di Umberto Cagni ( http://www.betasom.i...showtopic=40336 ), anche all'ammiraglio Enrico Millo di Casalgiate, suo amico d'infanzia e poi collega, la storiografia ha dedicato un solo completo profilo biografico.

La figura di Millo fu delineata, a 20 anni dalla morte, non da un giornalista, bensì da un altro ammiraglio, quell'Oscar di Giamberardino che fu tra le "teste d'uovo" della Marina fra le due guerre, oltre che meno noto autore di testi filosofici.

Di Giamberardino diede alle stampe un'opera affatto diversa da quella dedicata a Cagni: meno corposa e agiografica, brilla però per la competenza marinaresca dell'autore, che può esprimere assennati giudizi sul personaggio.

Già nel titolo sono presenti i due principali episodi pei quali Millo è noto ai più: l'impresa dei Dardanelli - per lui divenuta in seguito una sorta di ossessione - e i due anni di governatorato in Dalmazia, con l'amore/odio per d'Annunzio. Quanto al primo, si mette in luce l'ardire del CV Millo - che pur non essendovi tenuto imbarcò sullo Spica per prendere parte alla missione - quanto la sua ponderatezza che gli sconsigliò di proseguire nel forzamento quando fu chiaro che l'esito sarebbe stato disastroso (e di Giamberardino parla di "miracolo" quanto al fatto che tutte le unità della squadriglia tornarono illese).

Con riferimento alla Dalmazia viene evidenziata la difficilissima posizione del Millo governatore di Zara, preso fra i due fuochi di d'Annunzio a Fiume e del governo di Roma. In particolare vengono descritte le reiterate reprimende inviate a Millo da Nitti, soprattutto a seguito dello "sbarco" del Vate a Zara e del contegno accondiscendente tenuto dall'ammiraglio in quella occasione: contegno al quale Millo era stato autorizzato per iscritto dal ministro della Marina Sechi, con documento che viene riprodotto.

La parte finale del libo riporta per intero la copiosa corrispondenza privata tra l'ammiraglio e d'Annunzio per tutto il biennio 1919 -1920.

Di Giamberardino cita inoltre gli aspri commenti riservati a Millo da Nitti (allora vivente) nelle sue memorie, scrivendo a tal riguardo che l'ex presidente del consiglio "mostra (...) il vivo malcontento riguardo la maggior parte delle persone da lui conosciute, e non risparmia critiche, diciamo vivaci, a tanti che non possono rispondere per essere nella pace del sepolcro"

D'altra parte era stato lo stesso Nitti a volere Millo governatore in Dalmazia, nè lo volle mai sostituire benchè l'interessato avesse rimesso l'incarico.

 

 

Non mancano precise descrizioni delle altre vicende di Millo. In primo luogo, l'esperienza ministeriale (bruscamente interrotta a causa di un banale incidente: nell'aprile del 1914 l'ammiraglio inciampò in un tappeto nell'albergo genovese che lo ospiatva, e rialzandosi si ruppe una gamba), che lo contrappose dolorosamente all'amico Cagni "reo" d'essersi trovato sullo sfortunatissimo San Giorgio incagliato nello Stretto.

Si cita anche un curioso aneddoto riguardo alla figura, nell'Italia liberale, del Ministro della Marina , dicastero ignoto ai politici di turno, che ignorandone l'importanza non vi riservavano le dovute cure. Narra di Giamberardino che in una occasione il neo designato presidente del consiglio redasse una lista dei ministri dai quali ne mancava uno. A fatica si riuscì a scoprire che il ministero rimasto scoperto era quello della Marina. Il premier disse ai collaboratori: "Come facciamo? Il comunicato è pronto e io non conosco nessun uomo di mare. Chi di loro può farmi il nome di un ammiraglio?". Uno degli interrogati rispose che gli sembrava che nel suo palazzo abitasse un ammiraglio, conosciuto solo di vista. Non si fa il nome dell'interessato, del quale si dice solo che era napoletano e "uomo più di scienza che di azione, di nessuna velleità politica", ma non si fa fatica a identificarlo nell'idrografo Pasquale Leonardi Cattolica (che poi resse il ministero durante la guerra italo-turca). Chiamato al telefono, e ritenendo si trattasse di uno scherzo, l'ammiraglio rispose: "Onorevole! Vui vulite pazzià". Non era uno scherzo, tanto che poi lesse il suo nome sui giornali della sera.

Al contrario del gustoso episodio, Millo fu invece scelto sull'onda dell'entusiasmo per l'impresa dei Dardanelli, oltre che per le sue riconosciute doti.

 

Altrettanto spazio è dedicato alle vicende della Grande Guerra, con la forzata inazione di Millo comandante la Divisione Esploratori a Brindisi e poi una divisione navale a Valona, e la sorda polemica che lo contrappose (assieme ai "sodali" Luigi di Savoia e Cagni) al ministro Corsi e al capo di S.M. amm. Thaon di Revel. Fu questo ultimo che nel 1917 lo fece sbarcare spedendolo a Napoli a dirigere il dipartimento e che nel 1921 gli diede, da ministro, il definitivo benservito.

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Si cita anche un curioso aneddoto riguardo alla figura, nell'Italia liberale, del Ministro della Marina , dicastero ignoto ai politici di turno, che ignorandone l'importanza non vi riservavano le dovute cure. Narra di Giamberardino che in una occasione il neo designato presidente del consiglio redasse una lista dei ministri dai quali ne mancava uno. A fatica si riuscì a scoprire che il ministero rimasto scoperto era quello della Marina. Il premier disse ai collaboratori: "Come facciamo? Il comunicato è pronto e io non conosco nessun uomo di mare. Chi di loro può farmi il nome di un ammiraglio?". Uno degli interrogati rispose che gli sembrava che nel suo palazzo abitasse un ammiraglio, conosciuto solo di vista. Non si fa il nome dell'interessato, del quale si dice solo che era napoletano e "uomo più di scienza che di azione, di nessuna velleità politica", ma non si fa fatica a identificarlo nell'idrografo Pasquale Leonardi Cattolica (che poi resse il ministero durante la guerra italo-turca). Ritenendo si trattasse di uno scherzo, l'ammiraglio rispose: "Onorevole! Vui vulite pazzià". Non era uno scherzo, tanto che poi lesse il suo nome sui giornali della sera.

Al contrario del gustoso episodio, Millo fu invece scelto sull'onda dell'entusiasmo per l'impresa dei Dardanelli, oltre che per le sue riconosciute doti.

 

Saranno i tempi attuali calamitosi , ma non riesco a trovare l' episodio "gustoso". E sì' che un cincino di senso dell' ironia ce l'avevo.

Un Governo si dimentica che Cavour è stato Ministro della Marina. Esso Governo (voglio ad ogni costo sperare che si tratti di una leggenda) chiama a quanto pare un tizio coinquilino di caio... Scusate, ma se anche accettassimo un decimo della faccenda (le leggende non sono fiabe: nascono dalla realtà) potremmo capire cosa è successo dopo.

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Mah, io non me ne stupisco.

Benchè a quell'epoca la Marina occupasse quotidiniamente le pagine dei giornali, rimaneva comunque un'entità astratta, specie per il potere politico.

D'altra parte nel 1946 fu nominato ministro della Marina l'on. Giuseppe Micheli, pur valentissimo, del tutto ignaro di qualunque problematica navale: con molta onestà intellettuale confessò agli ammiragli di non sapere proprio nulla di Marina e di essere lì...per imparare.

Per non parlare di un altro aneddoto - del quale non ricordo gli estremi esatti - che si può sintetitzzare così: un presidente del consiglio dell'Italia liberale, salito a bordo di una corazzata nuova di zecca costata milioni su milioni, chiede agli ufficiali di bordo: "E' costata molto?"

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Non andava sempre così; l'incarico di ministro della Marina talora veniva ricoperto da "semplici" contrammiragli, e mai da ammiragli al vertice della Forza Armata. tanto che spesso si diede il caso di ministri che venivano a trovarsi momentaneamente in posizione di preminenza rispetto a loro superiori gerarchici, in primis col Capo di S.M. della Marina: come appunto nel caso di Millo.

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