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Eduardo Baccari, Capitano Medico Della Regia Marina


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Su Sapere di agosto 2012, un lungo articolo (pp. 50-57) di Giulia Piccolino su Eduardo Baccari, che in qualità di capitano medico di Marina viaggiò a lungo in Congo, da cui ricavò il corposo testo "Il Congo", di circa 700 pagine, edito da Rivista Marittima nel 1908.

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Come si sa, il Congo non era nato come colonia del Belgio, ma come possedimento privato di re Leopoldo II°. Dato infatti che il parlamento e l' opinione pubblica erano poco disposti verso avventure coloniali, il re aveva creato una serie di apparentemente innocue associazioni "filantropiche e scientifiche" per cominciare ad affacciarsi sul bacino del Congo. Dalla sua, il re era riuscito ad ottenere l'appoggio di Henry Morton Stanley, il più celebre esploratore del' epoca, e all' opinione pubblica si presentava come un filantropo desideroso di civilizzare le popolazioni ed eliminare la schiavitù.

La sua Associazione Internazionale del Congo ottenne, alla Conferenza di Berlino del 1884, l' approvazione di tutte le potenze europee (già gli USA avevano approvato), con lo scopo di "migliorare le condizioni morali e materiali degli indigeni".

E infatti....Leopoldo ritenne di avere mano libera e affrontò tali "miglioramenti" sulla base di tre pilastri:

  • negazione di ogni diritto degli abitanti sulle terre (sfruttate dello Stato o da compagnie private)
  • -lavoro forzato, soprattutto per la raccolta della gomma
  • -presenza di massiccia forza militare (la Force Publique)

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Leopoldo II pensava inoltre a conquistare alla sua causa altre nazioni europee.

A fine Ottocento erano molti gli italiani in Congo, fenomeno dovuto a una specie di migrazione "intellettuale" (magistrati, medici, tecnici delle ferrovie). Alcuni di essi si erano arruolati nella Force Publique. Dal 1903, per rinsaldare i rapporti con l' Italia, e per dimostrare all' opinione pubblica che la Force Publique era un vero esercito, non una banda di mercenari privi di scrupoli (come nella realtà era), l' amministrazione dell' EIC (Etat Indépendant du Congo) chiese che venissero mandati militari in servizio attivo nel loro paese, con la possibilità al rientro di essere reintegrati nella Forza Armata di origine e diritto alla pensione, come avveniva per i militari belgi. Se il governo italiano avesse accettato la proposta, l' Eic avrebbe messo a disposizione di coloni italiani una zona compresa tra lago Kivu, lago Tanganika e fiume Ruzizi, contribuendo alle spese di installazione dei coloni.

La proposta era interessante per un governo alle prese col problema dell' emigrazione, ma, prudentemente, l' Italia pensò di mandare in zona un osservatore per verificare le condizioni, soprattutto sanitarie, della zona offerta. E venne scelto Eduardo Baccari, già esperto di missioni diplomatiche, nonché medico.

Intanto già era iniziato l' invio di ufficiali italiani. Partiti spesso con idee romantiche ed avventrose, l' impatto con il "regime della gomma" suscitò in molti di loro ferme proteste. Alcuni rifiutarono incarichi di sfruttamento della popolazione, altri presentarono le dimissioni (respinte): dilagarono incidenti tra belgi e italiani.

L' EIC reagì con la propaganda: un ambiguo avventuriero, Giovanni Elia, console a Genova, corruppe la Tribuna, uno dei principali quotidiani dell' epoca, che pubblicò nel 1904 un articolo in cui si affermava che il Congo era adattissimo all' emigrazione italiana: la "decrepita razza nera" era destinata a sparire e gli Italiani sarebbero subentrati come popolazione egemone dell' Africa centrale!!! Nonostante le denunce sulle disumane condizioni di schiavismo praticate nell' EIC, che piovevano sia dagli ufficiali già presenti, sia da esperti ed osservatori inglesi, il governo italiano si limitò ad affidare a Baccari anche il compito di indagare sulle accuse inglesi e sulla situazione degli uffciali.

 

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Consapevole che le autorità belghe avrebbero cercato di fargli apparire il sistema come "rose e fiori", non si lasciò incantare. Definì "orrido luogo" l' ospedale per neri, e realizzò come le leggi e circolari "umane" venissero regolarmente aggirate ed ignorate.

Quando giunse nelle regioni orientali, quelle destinate ai coloni italiani, non si limitò a un breve soggiorno, come speravano le autorità, ma esplorò la zona in lungo e in largo, divenendo testimone dei crimini dell' amministrazione, con gli ufficiali bianchi che si abbandonavano a ogni violenza contro la popolazione locale. Talvolta questo aveva portato a ribellioni tribali, a cui si reagiva con il massacro di interi villaggi. Anche alcuni italiani erano colpevoli di queste vessazioni. Baccari vedeva una sola soluzione: richiamare tutti gli ufficiali in servizio e imporre le dimissioni se volevano restare nella Force Publique. Inoltre, avvertiva il governo di non accettare la proposta belga, date le difficoltà di accesso alla zona offerta, la malaria, l' ostilità dei locali.

Quando gli agenti dell' EIC si accorsero delle sue intenzioni, fecero di tutto per boicottare la sua missione. La formazione delle carovane veniva rallentata; non venne avvertito che non avrebbe trovato nè acqua nè viveri per tre giorni. Addirittura, sulla via del ritorno, trovò del sublimato corrosivo nel vino. Quando Giovanni Elia (quello che aveva corrotto la Tribuna) provò a corrmpere lui pure, spedì le lettere di Elia al governo italiano. Naturalmente, il governo non ne fece nulla.

Anzi, il Ministro degli Esteri Tommaso Tittoni insabbiava i suoi rapporti.

Baccari non si arrese: nel maggio 1905 fece pubblicare sul Giornale d' Italia un articolo in cui denunciava la situazione in Congo e accusava le autorità di aver messo tutto a tacere: risultato, arresti disciplinari. Ma la polemica era scoppiata, e alla fine Tittoni fu costretto ad ammettere in Parlamento le rivelazioni di Baccari e annunciò la pubblicazione della sua relazione (con 7 mesi di ritardo).

La faccio breve, che avete già portato pazienza abbastanza: Tittoni venne richiamato agli Esteri e cercò di accaparrarsi concessioni sulla gomma, sorvolando sulla situazione umanitaria. Ma Leopoldo II non aveva scordato lo scandalo Baccari, e le concessioni vennero date...guarda un po' ,agli USA..

 

 

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Gli scandali umanitari in Congo venneri infine fuori a livello internazionale, e Leopoldo, recalcitrante, accettò di cedere allo stato la "sua" colonia, dietro pagamento di un'enorme somma. La Force Publique mantenne tutto il suo potere.

Nel 1908 usciva il libro di Baccari sul Congo. Nel 1913, lasciata la Marina, Baccari divenne funzionario al Ministero delel Colonie e nel 1922 Giovanni Amendola, nominato Ministro, lo mandò governatore in Cirenaica. Lo rimase per un mese, fino all' affermazione del governo Mussolini, che lo rimosse. Si ritirò a vita privata e morì a Roma nel 1952.

 

PS.: segnalo inoltre che il Dossier dello stesso numero di Sapere è dedicato, coin una serie di articoli, ad Alan Turing e alla "battaglia dei cifrari" nella 2^ GM.

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Molto interessante. Grazie Andrea e Malaparte.

Quando ancora Hystory channel trasmetteva documentari di storia passò un film di due ore sull'avventura di Leopoldo del Belgio in Congo. Raccapricciante.

Ciao,

C.

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Vedio con poiacere che Eduardo Baccari su Betasom è già al top nelle ricerche su Internet.

Aggiuungo quindi, ad uso dei futuri ricercator (con ovvio avviso di cautela!), questo dettaglio http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/baccari.htm

e quest' altro , deficitario ma assai interessante http://www.archive.org/stream/annuarioscienti18righgoog/annuarioscienti18righgoog_djvu.txt

 

Una tesi http://www.tesionline.it/consult/preview.jsp?pag=1&idt=20725

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