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Chiusaforte, Nuovo Museo Sulla Grande Guerra


walter leotta

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INAUGURATO IL MUSEO DEL FORTE DI COL BODIN, CHIUSAFORTE

PER IL RESTAURO LA REGIONE FRIULI HA SPESO 3,4 MILIONI DI EURO

ATTREZZATO ANCHE COME FORESTERIA CON 25 POSTI LETTO

 

 

ARTICOLO DA:

 

LA NUOVA DI UDINE E MESTRE

 

Il museo dove la storia si può toccare

 

A Chiusaforte di Udine il progetto di un gruppo di professionisti veneziani restituisce nuova vita al Forte tra oggetti e luoghi che raccontano la Grande Guerra

 

 

CHIUSAFORTE. Lassù morirono due milioni di ragazzi. Di loro, oggi, restano solo elmetti, baionette, cesoie, bombe a mano, scudi di trincea, borracce, brandelli di divise. Null'altro che un ammasso di “cose” rovinate, arrugginite, sporche e consumate dal tempo nella speranza di ricordare, un giorno, il passaggio di tanti giovani soldati spediti a combattere.

A Chiusaforte di Udine, questi oggetti si toccano come fossero giocattoli, si annusano e si guardano da vicino per risvegliare, dall'alto di uno sperone di roccia che domina il fiume Fella, la quotidianità della Grande Guerra. Il gruppo di architetti veneziani che ha restaurato e trasformato il Forte Col Badin in un moderno museo della prima guerra mondiale, non ha mai pensato ad altro modo per raccontare il dramma di tante vite spezzate fra quei sentieri e quelle valli. Nel Forte, una delle prime roccaforti a confrontarsi con l’avanzata dell’esercito austriaco dopo la disfatta di Caporetto, lo “Studio C and C architettura ingegneria srl” di Venezia ha progettato e realizzato, con il finanziamento della Regione Friuli Venezia Giulia, il Museo della Grande Guerra in Montagna, inaugurato il 27 luglio.

È un museo per chi vorrà studiare il primo conflitto mondiale dalla prospettiva di un piccolo territorio dominato dalle montagne, dove si affrontarono soldati provenienti da regioni europee molto distanti fra loro. A differenza di tanti altri musei dedicati alla Grande Guerra, il progetto dei veneziani permette ai visitatori di toccare con mano la maggior parte degli oggetti esposti, rinvenuti nelle valli e lasciati così com'erano. Si tocca di tutto, si guardano fotografie, mappe geografiche, e si ascolta: nel percorso ci sono anche due stanze sonore con poesie e ricordi recitati nelle diverse lingue di chi si affrontò in questi luoghi. Il museo di Chiusaforte è uno dei pochi che permette di osservare i reperti storici in un edificio bellico coevo.

«All’inizio del restauro il Forte era un'architettura tetra, corrosa dal tempo. Era l’immagine speculare del conflitto:sembrava dovesse durare pochi mesi e portare una facile vittoria grazie alle armi innovative prodotte su scala industriale» spiega il titolare dello “Studio C and C”, Fulvio Caputo. «Durò anni e si trasformò in una battaglia quotidiana nel fango delle trincee. Il nostro lavoro ha voluto ricordare questo aspetto: la miseria, il degrado, la consunzione, e la persistente vicinanza della morte».

In linea con questo obiettivo, i veneziani hanno scelto di intervenire sull’architettura in misura minima, per consentire ai visitatori di “leggere” le labili tracce dei vecchi impianti, delle pavimentazioni, dei rivestimenti del Forte. La visita all’architettura rimane perciò un percorso aspro, fatto di passaggi disagevoli e di ambienti umidi e freddi. «Per questo museo non esistono 650 mila caduti italiani e 1.350 mila austro-ungarici, ma due milioni di vittime» chiude Caputo. «In questo territorio, la Val Raccolana e la Val Dogna erano italiane, ma la Val Rio del Lago apparteneva all'Austria-Ungheria. Qui, prima del conflitto, italiani e austriaci si incontravano, corteggiavano le ragazze e bevevano assieme. Qui, poi, siamo morti combattendo, ma non siamo morti l'un contro l'altro: la memoria, e quindi questo museo, ci dice che siamo morti assieme».

 

QUESTO è IL COMUNICATO DELLA REGIONE FRIULI

NEL CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA FARE RETE CON CARINZIA E SLOVENIA PER PROMUOVERE IL TERRIOTRIO Chiusaforte, 27 lug - Col Badin rappresenta una indubbia risorsa storica e culturale, in quanto consente un tuffo nel passato che permette di conoscere le tragiche vicende umane di chi ha combattuto in Valcanale e Canal del Ferro durante la prima guerra mondiale. E parallelamente rappresenta un elemento importante per un'attrazione turistica, peraltro destagionalizzata, di un territorio in qualche modo penalizzato dalla presenza dell'autostrada, che tende a tagliare fuori le vallate dai tradizionali flussi di visitatori. Sono questi alcuni dei concetti espressi dal presidente della Regione Renzo Tondo intervenuto assieme all'assessore all'Istruzione Roberto Molinaro all'inaugurazione dei lavori di restauro del Forte Col Badin, che domina l'abitato di Chiusaforte e la valle del Fella e durante la Grande Guerra è stato un baluardo della difesa italiana contro l'allora nemico asburgico. Alla cerimonia erano presenti tra gli altri il sindaco di Chiusaforte Luigi Marcon, diversi primi cittadini della vallata, il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini, con l'assessore Luca Marcuzzo, i consiglieri regionali Sandro della Mea ed Enore Picco, il presidente di Promotur Stefano Mazzolini. Quello attuato a Col Badin, con il contributo della Regione per 3,4 milioni di euro e con l'aiuto della Fondazione CRUP e del Consorzio Bacino Imbrifero Montano del Tagliamento, è un recupero conservativo, per non cancellare del tutto gli effetti del trascorrere del tempo allo scopo di permettere ai visitatori di comprendere meglio come i militari che occupavano la fortezza dovevano convivere, nelle postazioni dei cannoni e delle mitragliatrici, con il freddo, il caldo, l'umidità oltre che con le bombe e i proiettili. Ma Col Badin, come ha sottolineato il sindaco Marcon, non è solo un museo ricco di reperti bellici, di foto, di filmati, perché lo studio di C&C dell'architetto Fulvio Caputo, che ha curato il restauro, vi ha anche sistemato, oltre ad un punto ristoro, ad un'area multimediale e ad una sala conferenze, anche una foresteria con 25 posti letto. Un'opportunità non solo per i turisti, compresi quelli che transitano lungo la ciclovia Alpe Adria che passa proprio ai piedi del Forte, ma anche e forse soprattutto per gruppi di scolaresche, ha evidenziato l'assessore Molinaro, che così possono letteralmente vivere a contatto con i fatti di un secolo fa, conoscendo non solo muri ma anche vicende e persone: perché capire da dove veniamo è assolutamente utile per capire dove andiamo. Specialmente alla vigilia del centenario dall'inizio della Grande Guerra, che cadrà nel 2014 per i friulani che hanno combattuto dalla parte dell'Austria-Ungheria e un anno più tardi per i friulani che sono stati impegnati da parte italiana, come ha rimarcato il presidente Fontanini. Un centenario in vista del quale la Regione, sotto la regia dell'assessore alla Cultura Elio De Anna, sta mettendo a punto un programma importante che punta anche sulla collaborazione transfrontaliera, hanno ricordato Tondo e Molinaro, per mettere in rete tutti i siti storici legati alla prima guerra: in Friuli Venezia Giulia, come Redipuglia, le trincee sul Carso, Timau; e quelli in Slovenia, come Caporetto, o in Carinzia. Per promuovere assieme, nell'ottica dell'Euroregione, una realtà in cui la storia ha lasciato delle vestigia di assoluto interesse per un pubblico sempre più vasto. Da qui l'annuncio di Tondo di voler presto rivolgere al governatore della Carinzia Gerhard Doerfler l'invito a visitare Col Badin. ARC/PPD

Modificato da walter leotta
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