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L'idrogeno Dalla Carica Degli Accumulatori. Dietro Le Quinte Dei "sauro" - Solo In Mezzo Al Deserto.


Varo5

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Io dovevo progettare la ventilazione dei locali batteria sia perché appartengono all'allestimento, sezione di mia pertinenza, che per il fatto d'essere un esperto di ventilazione.

Per i "Toti" non ho avuto problemi. Mi sono appellato al capo della sezione elettrotecnica ed ho avuto da lui risposte adeguate per la parte di sua competenza. Il suddetto capo sezione era un ingegnere elettrotecnico anziano che aveva lavorato per i sommergibili prima e durante la guerra. Mi ha detto il volume dell'Idrogeno emesso dagli accumulatori in fase di carica. Io ho determinato il volume d'aria al 4 % (infiammabile - miscela pericolosa) ed ho raddoppiato tale volume d'aria esterna per avere la miscela al 2 % in tutta sicurezza.

 

Ho così progettato l'impianto dei "Toti" in tranquillità, senza conoscere quello che la Marina Mililtare aveva scritto sul contratto di costruzione dei sottomarini di detta classe.

Gli accumulatori erano di fabbricazine svedese, almeno così mi hanno detto, ed i locali erano piccoli.

Dopo circa dieci anni sono arrivati i "Sauro" e la ventilazione di batteria toccava sempre a me, ma la situazione era completamente diversa. Accumulatori di fabbricazione italiana, anche se la reazione chimica è la stessa certamente sono costruiti diversamente e ci possono essere diversità da tenere conto.

L'Idrogeno è sempre lo stesso. Si infiamma quando è miscelato con l'aria alla concentrazione del 4 %, diventa esplosivo quando è miscelato con l'aria al 8 %, ma questo limite si abbassa se la miscela è in movimento.

Quindi torno al 2 % come ho fatto per i "Toti". DUE percento di Idrogeno, ma quanto Idrogeno viene prodotto in un'ora, considerato alla pressione atmosferica, per poter determinare il volume di aria che devo convogliare con i ventilatori per ottenere la miscela al 2 %.

Cioè, in parole semplici, ho bisogno di conoscere il volume di idrogeno che sgorga ogni ora da ciascun accumulatore sotto carica.

 

34338867.jpg

localiaccum.jpg

 

I "Sauro" hanno 296 accumulatori del peso di 500 kilogrammi ciascuno, suddivisi in due locali diversi e sistemati su due piani sovrapposti non facili a ventilare.

Se non conosco questo dato non posso determinare la quantità d'aria che devo convogliare nei locali accumulatori per ottenere la miscela al 2% di Idrogeno.

E'un numero che non esiste in alcun libro di accumulatori. L'ho allora cercato invano.

Me lo deve dire la parte elettrotecnica, io sono navalmeccanico e non elettrotecnico.

Tanto meno un chimico.

 

E' una questione di responsabiltà. Esplosioni a bordo di sommergibili con plurime morti le ha avute tutte le nazioni dotate di sommergibili.

 

caricadiagramma.jpg

caricabatterie001.jpg

dinamosauro.jpg

Uno dei tre motori termici con la rispettiva dinamo carica batterie

 

Al momento della progettazione dell'impianto di ventilazione di batteria, vado dal caposezione elettrotecnica.

"Vado" per modo di dire in quanto da oltre 10 anni faccio il pendolare da Trieste a Monfalcone e viceversa con lui, a rotazione settimanale auto, compreso il futuro direttore del "Settore Navi Militari" che è il mio diretto

superiore ma di queste cose non ha alcuna esperienza e quindi stà zitto. Chiedo (come fatto per il Toti) il volume di drogeno che sgorga dagli accumulatori dei Sauro. L'altro ingegnere elettrotecnico è in pensione.

Il titolare della sezione elettr. mi risponde che non lo sa! Gli dico scrivi allora alla ditta che costruisce gli accumulatori per i Sauro che ci diano questo importante dato perr me indispensabile.

 

La risposta arriva dopo un mese con la bella notizia: Non lo sanno nemmeno loro.

Unica volta nella mia vita professionale che ho avuto bisogno di aiuto mi sono trovato in mezzo al deserto. Solo!

Nessuno si è mosso per avere questo determinante dato di partenza, per la progettazione della ventilazione di batteria dei Sauro.

 

E' stato un momento drammatico pensando all'equipaggio dei Sauro che saliranno a bordo fiduciosi che tutto è stato fatto nel migliore dei modi per la loro sicurezza. Non ricordo la differenza dei tempi, quando arriva da Taranto

la notizia che c'è stata un'esplosione d'Idrogeno a bordo del smg. "Da Vinci" (?) ex U.S.A. con quattro morti, due membri dell'equipaggio e due operai dell'Arsenale di Taranto!

E' esploso un angolo del locale accumulatori quando non erano sotto carica e l'Unità era ormeggiata alla banchina.

Danni a bordo ma L'Unità non è affondata.

 

Cari Comandanti che mi leggete, riuscite a mettervi nei miei panni?

Se sarebbe successo qualche "inconveniente" a bordo di un Sauro chi era il colpevole ? il solitario che cammina in mezzo al deserto e solo!!! Il progettista ero io e nessun Tribunale avrebbe capito che io ero la vittima e non il colpevole. Non è finita, come pensate che la M.M.I. venga a collaudare gli impianti di ventilazione degli accumulatori del "Sauro", con ancora sul braccio la fascia nera del lutto?

 

Quando sono riuscito a calmare la mia ansia, conscio che quel dato fondamentale per progettare l'impianto dei Sauro NON SAREBBE MAI ARRIVATO,

Ho dovuto prendere la decisione da solo. I dati avuti per i "Toti" li ho adeguati ai Sauro,

come numero di accumulatori e come amperaggi di carica. Il valore ottenuto l'ho aumentato del 25 %. Io ero convinto che il volume d'aria che avevo determinato era sufficiente alla bisogna, ma ho ritenuto d'aumentarlo forse per eccessiva

prudenza. Quel numero della produzione di idrogeno di cui avevo bisogno non è mai arrivato.

Un libro dell'Accademia Navale di Livorno cita una concentrazione limite per l'Idrogeno in 2,7 %. Ma quanto igrogeno esce dagli accumulatori sotto carica al punto massimo? Questo dato non ho potuto averlo da nessuno né da persone né da libri. Tutt'ora dopo tanti anni, per pura curiosità, l'ho cercato inutilmente e non lo conosco nemmeno addesso.

 

Ho progettato quell'impianto lo stesso affidandomi al buon senso!

 

Ho fatto una distribuzione di condotte sul piano superiore e su quello inferiore, con bocchette di mandata aria fresca all'esterno e non per depressione dai locali sovrastanti, serviti da altro estrattore nave che mandava

l'aria ambiente direttamente ai motori termici. Estrazione dell'aria nei locali accumulatori con due ventilatori in parallelo, uno di riserva all'altro, affiancati per ciascun locale. Se un motore va in avaria è pronto a partire l'altro.

Poi si fanno le riparazioni con calma. Per me un ventilatore in estrazione doveva essere sempre in moto giorno e notte.

Bocchette che immettono aria ed aspiranti su entrambi i piani a livello delle bocche di uscita dell'Idrogeno dagli ccumulatori in modo che la corrente d'aria prodotta dalla ventilazione passi direttamente sul gas uscente.

In particolare ho curato gli angoli dei locali con bocche di mandata e di estrazione dove la ventilazione è sempre carente in modo da evitare ristagni pericolosi. Con queste indicazioni ho raccomandato ai miei disegnatori di

sviluppare i disegni delle condotte nei due locali batteria dei "Sauro".

A queste mie preoccupazioni si sono aggiunte quelle dei collaudatori della M.M.I., certo prevenuti dal fatto luttuoso accaduto sul smg. ex U.S.A., perché hanno fatto un collaudo con molta cura adottando metodologie inusitate.

Tutti gli spazi sopra gli accumulatori sono stati suddivisi a forma di scacchiera, di lato 30 x 30 cm.

Non so bene come hanno fatto perché non sono stato invitato. Il progettista veniva convocato solo se il collaudo era stato negativo e per provvedere di conseguenza. Vi racconto ciò che mi è stato raccontato.

Al centro di ciascun quadrato suddetto è stato aspirato, attraverso un tubicino di plastica con una siringa, il campione d'aria di una determinata posizione, inserito in bottiglie sigillate, è stato inviato in un laboratorio

chimico per analizzarlo e conoscere il tasso di Idrogeno presente con la ventilazione in moto e gli accumulatori al terzo periodo di carica. Il periodo di massima produzione d'Idrogeno. Quindi hanno misurata la concentrazione di idrogeno in tutto il locale e non sulla media di uscita dell'aria.

 

Io, non presente, non so se la carica è stata fatta con i motori termici di bordo o con corrente dalla banchina.

Fatto importante perché con la corrente dalla banchina il voltaggio era superiore: 460 Volt per il così detto rabbocco di stabilizzazione della tensione di 2 Volt. Nell'odinazione dei motori dei ventilatori di batteria erano fatti per la corrente continua a 460 Volt mentre gli altri del battello erano per il voltaggio di 380 Volt (se ricordo bene).

Non sono stato alla fine convocato per la ventilazione di batteria e ventilazione nave. Vuol dire che è andato tutto bene nonostante la logica prevenzione da parte della M.M.I. nella "cura" adottata nei collaudi. Questi impianti sono

stati approvati dalla M.M.I. senza alcun rilievo.

Per mio conto e con il mio personale, quindi senza la M.M.I., avevo controllato il volume d'aria che scorreva nelle condotte

di tutto l'impianto di ventilazione, anche quello della climatizzazione che era pure di mia progettazione.

L'aria porta le frigorie e se è scarsa provoca l'inalzamento della temperatura ambiente, anche se l'impianto frigorifero è adeguato.

 

Con il battello in banchina a La Spezia ho controllato il livello di rumore della ventilazione. Purtroppo ho registrato valori di parecchi decibel più alti di quelli che ho chiesto sull'ordine delle macchine ventilanti.

Tornato a Monfalcone ho scritto alla società scelta per la costruzione del macchinario che non avrebbe superato i collaudi

della M.M.I., con copia in allegato della mia lettera scritta due anni prima, che prevedeva il problema rumori non adeguato.

Non ho saputo più nulla.

 

A Betasom ho saputo che i "Sauro" erano più rumorosi dei "Toti" e la quantità di idrogeno emesso dagli accumumulatori?

 

...non la conosco neanche oggi dopo tanti anni passati.

 

saurosp210707yf4.jpg

 

Varo 5

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Un'altra missione compiuta Comandante Varo! grazie per averla condivisa! :smiley19:

 

Una domanda: non c'era modo di misurare il flusso di idrogeno prendendo un accumulatore a campione su vari cicli di carica?

Ho in mente i sistemi delle piattaforme dove non è possibile ventilare, gli scarichi degli accumulatori sono collegati con delle tubolature a dei sacchi polmone che contengono l'idrogeno fino a quando non è possibile sfogarlo, avendo l'emissione confinata in un contenitore si potrebbe calcolare il volume alle varie fasi.

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Un'altra missione compiuta Comandante Varo! grazie per averla condivisa! :smiley19:

 

Una domanda: non c'era modo di misurare il flusso di idrogeno prendendo un accumulatore a campione su vari cicli di carica?

Ho in mente i sistemi delle piattaforme dove non è possibile ventilare, gli scarichi degli accumulatori sono collegati con delle tubolature a dei sacchi polmone che contengono l'idrogeno fino a quando non è possibile sfogarlo, avendo l'emissione confinata in un contenitore si potrebbe calcolare il volume alle varie fasi.

 

caro lefa, non ho trovato nessuno che mi ascoltasse. In cantiere c'era un ottimo laboratorio con tantissime specializzazioni, ma non sono riuscito a farmi fare prove del genere. In pratica ho trovato l'indifferenza assoluta. Non erano in grado di fare oppure hanno avuto paura della pericolosità di dette prove. Questo non l'ho capito. In passato abbiamo avuto morti per esplosioni nei smg anteguerra.

Purtroppo sono rimasto solo. Il fatto peggiore è stato l'indifferenza del mio direttore di settore, era lui che doveva darsi una mossa invece è rimasto indifferente.

Forse è stata anche un po' colpa mia che non ho insistito con "mezzi efficaci". Forse erano abituati che io decidevo sempre senza chiedere nulla a nessuno erano gli altri che venivano da me a chiedere consigli. E' finita come ve l'ho raccontata.

Varo5

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appassionante a dir poco! Grazie Aldo.

ti confermo che la ventilazione era molto rumorosa nonostante le macchine ventilante fossero nel locale sottostante.

Il battello che ebbe l'esplosione in batteria fun effettivamete un ex USA ma non il DaVinci, provero a cercare il nome (al momento ho in testa il morosini)

 

Le batterie di prima fortinura dei Toti erano Varta, le stesse impiegate sui 205, 206 ecc. e la documentazione le dava per costruzione tedesca (puo darsi fosse solo la fornitura).

 

ancorchè non fosse il primo modello di batterie CGA-Tudor quelle che ebbi a bordo del DaVinci (è noto che i primi tipi diedero problemi di solfatazione) non ricordo problemi di idrogeno, anche sotto le forti cariche a sviluppo gas.

 

Però i livelli di idrogeno prodotti cambiano con la vetusta e con la temperatura degli elementi batterie (tra le altre cose) per cui devi avere fatto davvero un gran lavoro.

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Capisco, direi che è andato tutto bene..

Giusto per fare un paragone con gli standard attuali, ricorda o ha modo di recuperare il valore dell'emissione di idrogeno delle batterie ai tempi del Toti?

 

Grazie

 

Purtroppo non ho note del genere né posso ricostruire la situazione. Non ricordo i dettagli di quel

impianto. Mi dispiace deluderti. ciao Lefa

 

 

 

 

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  • 2 weeks later...

Ancora una volta grazie e complimenti per il comandante Varo5, trovo oltremodo interessanti questi dietro le quinte.

In questo caso però mi lascia esterrefatto che nessuno avesse provveduto a misurare un parametro così importante e fondamentale per un sottomarino e comunque indispensabile per qualsiasi applicazione di batterie ad alta capacità.

 

Come spesso accade l'esperienza è stata maestra, ma sarebbe bastata qualche misurazione in fase progettuale e di assemblaggio/prova delle batterie per facilitare enormemente il compito del progettista a cui è venuto a mancare un fondamentale parametro.

 

Immagino che il grande margine che, per forza di cose avrà dovuto tenere, abbia avuto come effetto collaterale un certo sovradimensionamento della ventilazione e del relativo rumore.

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Ancora una volta grazie e complimenti per il comandante Varo5, trovo oltremodo interessanti questi dietro le quinte.

In questo caso però mi lascia esterrefatto che nessuno avesse provveduto a misurare un parametro così importante e fondamentale per un sottomarino e comunque indispensabile per qualsiasi applicazione di batterie ad alta capacità.

 

Come spesso accade l'esperienza è stata maestra, ma sarebbe bastata qualche misurazione in fase progettuale e di assemblaggio/prova delle batterie per facilitare enormemente il compito del progettista a cui è venuto a mancare un fondamentale parametro.

 

Immagino che il grande margine che, per forza di cose avrà dovuto tenere, abbia avuto come effetto collaterale un certo sovradimensionamento della ventilazione e del relativo rumore.

 

Infatti questa è la mia convinzione e può darsi che abbia influito almeno in parte ad aumentare il rumore che era già oltre i limiti come avevo già constatato.

 

Varo5

Modificato da Varo5
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