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Sommergibile Posamine Brevetto "martinoli"


magico_8°/88

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A tutti i C.ti chiedo informazioni sui progetti CRDA relativi a tre modelli di sommergibile posamine brevetto "Martinoli" :huh: di vario tonnellaggio. Esiste in rete, ma non riesco a trovarlo più :sad: una brochure dei CRDA dove si parla ampiamente di questi proggetti...qualcuno ha qualche dato in più?

 

magico_8°/88

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Purtroppo non credo di avere nulla, ho visto però che qualche tempo fa su ebay è andato via un volume calzante: Sommergibile posamine e silurante brevetto Martinoli CRDA monfalcone riservato

Anche io sono alla ricerca di qualche progetto dei CRDA.. l'Ing. Turrini dovrebbe avere materiale molto interessante, come fare per contattarlo?

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Non mi pare ma come dicevo potrebbe essermi sfuggito dal momento che i disegni erano piegati in porta schede trasparenti e raccolti in alcuni grossi faldoni ad anelli. Ad ogni modo la prossima volta che lo vedo, sempre che me ne ricordi, potrei chiederglielo: premetto però che non lo incontro molto frequentemente. Anche se è gentilissimo e molto disponibile e mi ha detto di chiamarlo per un mio eccesso di scrupolo preferisco sempre evitare di disturbare a casa.

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Se fossi venuto a Monfalcone l'anno scorso l'avresti incontrato! :laugh:

Oltre a tenere diverse conferenze nell'arco della settimana era coinvolto nell'organizzazione dell'evento: ad ogni modo magari chissà che prossimamente Betasom non faccia qualcosa sempre qui a Monfalcone... :rolleyes:

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Parlando con Fabrizio abbiamo convenuto che al fine di dare una continuità logica alla storia dei Martinoli sarebbe opportuno comporre un articolo completo partendo dal materiale in nostro possesso e integrandolo con le aggiunte di Turrini.

Ho provveduto a girare tutto il materiale a Magico che lo comporrà quando potrà..

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Eccomi qui a tentar di dirimere il mistero dei sommergibili posamine brevetto “Martinoli”. :tongue:

Nel girovagare in internet avevo trovato una vecchia inserzione relativa ad una stampa pubblicitaria dei CRDA (Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone) relativi ad una progetto per dei sommergibili posamine brevetto “Martinoli”. :blink:
La mia curiosità e soprattutto l’ignoranza dell’esistenza di un tale progetto mi portava ad aprire il post in oggetto ed a cercare tra i testi in mio possesso.
Un primo accenno a questo tipo di battello lo si poteva trovare su di un supplemento della Rivista Marittima (RM 11-1998) abbastanza noto, “I sommergibili di Monfalcone” dell’Ingegner Turrini, che brevemente accennava agli stessi senza però indicarne la “paternità” ed una sintetica scheda delle caratteristiche:

Sommergibili posamine
Nel periodo tra le due guerre mondiali la Regia Marina compì uno sforzo notevole per realizzare un tipo di sommergibile posamine adatto al Mediterraneo senza tuttavia mai raggiungere pienamente l'obiettivo.
Il sommergibile ideale era quello dalle dimensioni approssimative di un battello della classe «600» con un carico di mine significa­tivo, cioè almeno 20-25 mine. Il problema era complicato dal fatto che in realtà la Regia Marina non voleva un sommergibile posamine puro, bensì un sommergibile silurante-posamine, cioè tale che continuasse a mantenere le capacità tipiche dei battelli siluranti e in più avesse la capacità di trasportare e posare un numero significativo i mine.
Con il sistema di costruzione tradizionale un sommergibile silurante-posa­mine doveva necessariamente avere un dislocamento molto superiore alle 1.000 t, cioè si aveva, come dimensioni, un sommergibile oceanico. Infatti i migliori sommergibili posamine italiani, cioè quelli che riuscirono ad armoniz­zare meglio l'armamento di siluri con quello delle mine, furono i battelli della classe “Foca” costruiti nel cantiere Tosi di Taranto negli anni 1936-'39, che avevano un dislocamento in superficie di 1.325 t e in immersione di 1.650 t.
Il cantiere di Monfalcone i sua iniziativa mise a punto negli anni Trenta il progetto di un particolare tipo di scafo di battello subacqueo posamine che riusciva a soddisfare perfettamente le richieste della Regia Marina. Di questo tipo di scafo vennero realizzate delle sezioni in scala le quali furono sottopo­ste a collaudo distruttivo per verificare la validità dei calcoli.
Modelloscafoposamineprimatest.jpgModelloscafoposaminedopotest.jpg
Il progetto monfalconese prevedeva dei pozzi porta mine interni e verticali ognuno dei quali doveva contenere 3 o 4 mine a seconda della grandezza del sommergibile. Lo scafo resistente era del tipo a due lobi che si raccordavano alle estremità in un unico cerchio.
ModelloScafoaduelobicentropozzimine1024.
Questa soluzione richiedeva una serie di puntelli verticali nella zona di congiunzione dei due lobi e pertanto disposti sul piano i simmetria del battello. Al posto dei puntelli furono inseriti i pozzi delle mine, i quali facevano parte integrante dello scafo e occupavano uno spazio minimo.
Vennero messi a punto tre progetti di sommergibili aventi le caratteristiche seguenti (nessun sommergibile di questo tipo venne mai costruito):

Tabellaposamine1.jpg

Nella ricerca di documentazione mi viene in aiuto (come al solito :rolleyes: ) il caro amico Sergio Mariotti che in zona dispone di una biblioteca navale da INVIDIA … e che permette di venire in possesso della famosa brochure dei CRDA.

SmgposamineMartinolifront1024.jpg

Questo documento oltre a considerazioni tecniche sui sommergibili posamine nel mondo e di quelli italiani in particolari , partiva da alcune considerazioni interessanti per spiegare la nuova filosofia dei battelli progettati dal Martinoli.
Per maggiore chiarezza ho inserito per intero il testo della pubblicazione:

SOMMERGIBILE POSAMINE E SILURANTE

(BREVETTO «MARTINOLI»)

Gli studi che abbiamo eseguiti sui vari tipi di sommergibili posamine esistenti e I' accurato esame dei vantaggi e degli svantaggi che ciascuno di essi presenta, ci hanno portato a creare un sommergibile posamine del lutto nuovo, il quale, con l'eliminazione di quelle caratteristiche che ci sono sembrate dannose e attraverso la fusione di tutti quegli elementi che ci sono apparsi importanti per quanto riguarda l'efficienza bellica della nave, ed infine con l'adozione dei criteri più moderni scaturiti dalle più recenti esperienze, ci permette di presentare un tipo di nave che concentra un armamento ed un insieme di requisiti di gran lunga superiori a quelli delle navi consimili finora costruite.
II problema della sistemazione delle torpedini a bordo dei som­mergibili può essere risolto, come noto, in due modi essenzialmente differenti, sistemando cioè le mine all' interno o all' esterno dello scafo.
Nella prima soluzione è necessario prevedere una grande e volu­minosa camera adibita quasi esclusivamente al servizio delle torpedini, nella quale esse vengono sistemate orizzontalmente su apposite scaffalature, mentre la loro espulsione avviene a mezzo di speciali tubi di lancio orizzontali. Nella seconda, attuata da alcune marine durante I' ultima guerra, le torpedini sono invece sistemate entro pozzi verticali o sub-verticali in libera circolazione col mare, in modo da essere costantemente pronte al lancio che avviene per semplice caduta.
A favore della seconda soluzione si possono rivendicare i seguenti vantaggi:

= Massima elasticità nella scelta dell'intervallo fra le torpedini formanti lo sbarramento; esso può essere variato fra i valori più bassi (circa 15 mt.) fino ai massimi richiesti.
= Possibilità di sistemare, a parità di dislocamento del battello, un numero di torpedini molto maggiore.
= Maggior semplicità nella costruzione e nel funzionamento dei dispositivi per il lancio delle torpedini, per cui, anche per il fatto che tutte le torpedini sono costantemente in posizione di pronto al lancio, si ha la massima garanzia circa la regolare effettuazione dell' operazione di posa.
= Maggior semplicità di costruzione delle torpedini stesse, perché non è necessario munirle di ancora stagna con valvola d'allagamento, dato che la torpedine abban­dona il pozzo per effetto di caduta dovuta al suo peso.
= Possibilità di eseguire una migliore suddivisione dello scafo, non essendo neces­saria la voluminosa camera delle torpedini, che per essere disposta a una delle estremità dello scafo, può compromettere la galleggiabilità e l'assetto longitudinale del battello nel caso di allagamento di detto locale.

L'obbiezione di principio che si potrebbe fare contro questo sistema per il fatto che le torpedini sono in contatto permanente col mare, ci sembra invece priva di fondamento, perché la loro manuten­zione è da ritenersi superflua, dato che sono già per sé stesse atte a resi­stere indeterminatamente all'azione del mare, mentre i meccanismi per il lancio possono agevolmente venir conservati purché convenientemente costruiti e sistemati.
Per tutte le ragioni sopra citate non abbiamo esitato a dare la prefe­renza alla sistemazione delle torpedini in pozzi in comunicazione col mare.
Con questa soluzione sono possibili due differenti disposizioni e cioè una che prevede i pozzi lateralmente allo scafo resistente e l'altra nella quale essi vengono invece ad attraversarlo.
Di queste due disposizioni, quella con i pozzi situati all' esterno dello scafo resistente richiede necessariamente l'adozione del doppio scafo che viene ad avere una larghezza rilevante e dà quindi al sommergibile una stabilità troppo elevata in superficie e la carena si presenta anche poco economica nella propulsione. Inoltre la protezione delle torpedini contro proiettili, schegge oppure contro eventuali urti dello scafo esterno, risulta inadeguata. Tale disposizione ci è sembrata perciò meno adatta al conseguimento di quelle elevate caratteristiche che ci eravamo prefissi di raggiungere. Per tali considerazioni ci siamo decisi ad adottare la disposizione nella quale le torpedini sono sistemate entro pozzi che attraversano lo scafo resistente. Esse fruiscono in tal guisa di una maggiore protezione ed è possibile realizzare una carena perfettamente liscia, bene avviata, atta anche a conseguire economicamente velocità elevate.

Tale soluzione, del resto già adottata da numerose Marine, era stata, per evidenti ragioni di ingombro, realizzata solamente nei compartimenti estremi del sommergibile, sacrificando perciò completamente o quasi i lanciasiluri, e comportava un notevole aumento del peso dello scafo essendo i pozzi necessari unicamente alla sistemazione delle mine, ed inutili per quanto riguarda la robustezza dello scafo.
Nel nuovo tipo di sommergibile invece i pozzi sono situati al centro della nave, dove maggiore è la larghezza dello scafo e fanno parte integrante della sua struttura. Infatti, Io scafo da noi studiato è del tipo a due lobi che all'estremità si raccordano in un cerchio unico, e richiede una serie di puntelli verticali disposti nel piano di simmetria della nave destinati a sostenere gli sforzi di compressione che in tali scafi si verificano in quel piano.
A questo punto notiamo che il tipo di struttura a due lobi, oltre ad essere perfettamente noto ai costruttori di sommergibili in modo che il calcolo esatto delle sue strutture è ben definito come per quello degli scafi uni circolari, è stato anche di recente sperimentato praticamente dal nostro Cantiere ed ha corrisposto perfettamente alle previsioni del calcolo.
AI posto dei suaccennati puntelli -- ed è questa una delle ca­ratteristiche essenziali del nostro tipo di sommergibile -- vengono sistemati i pozzi per le torpedini e le relative casse compenso. Il maggior peso richiesto per la costruzione dei pozzi e delle casse è largamente compensato dal risparmio che si consegue nel peso del fasciame dello scafo resistente, il quale per il minor raggio di curvatura dei due lobi richiede, a parità di robustezza, uno spessore minore.
Per la sistemazione dei doppi fondi interni abbiamo adottato la soluzione Bernardis che rappresenta, senza alcun dubbio e sotto tutti i punti di vista, la sistemazione più razionale per i doppi fondi interni dei sommergibili.
II nuovo tipo di sommergibile viene così a fruire anche di tutti i vantaggi del migliore tipo di sommergibile a semplice scafo finora costruito e fra i quali, per brevità, menzioneremo soltanto i più importanti:

= I doppi fondi hanno la stessa robustezza dello scafo resistente, sono accentrati in mezzeria della nave e situati in basso, ciò che permette di esaurirli con le pompe qualora venisse a mancare l'aria compressa e di riempirli rapidamente dato l'elevato battente.
= La disposizione dei doppi fondi costituisce inoltre un' ottima protezione per la camera di manovra e consente di realizzare una buona stabilità sia trasversale sia longitudinale durante l'immersione.
La carena è liscia, di buon rendimento e consente di raggiungere economicamente velocità relativamente elevate.
= La sistemazione degli alloggi e dei vari impianti risulta più comoda, data la maggior ampiezza delle sezioni trasversali rispetto a quelle che si hanno su di un som­mergibile a doppio scafo.

L' unico appunto che in generale poteva venir fatto ai sommergibili a semplice scafo, e cioè che essi non consentono il raggiungimento di un'elevata stabilità iniziale in superficie, perchè il raggio metacentrico risulta legato alla forma circolare delle sezioni, non ha più valore per questo tipo di scafo, perchè la sezione a due lobi permette di allargare il galleggiamento, in modo da avere, per la stabilità trasversale, entro limiti abbastanza ampi, la stessa latitudine di scelta che si ha per i sommer­gibili a doppio scafo, e ciò con meno zavorra, a tutto vantaggio delI’armamento guerresco.
Per quanto riguarda le rimanenti caratteristiche, ci siamo ispirati ai concetti più recenti prevalsi nelle principali marine del mondo, per realizzare un complesso assolutamente armonico e tale da rispondere a tutti i requisiti che sono oggi chiesti a questa arma, fra i quali il più importante è certamente l'armamento guerresco, al quale abbiamo perciò voluto dare il massimo sviluppo.
Le torpedini da noi previste sono del tipo più potente finora siste­mate su sommergibili e sono state da noi già sperimentate con buon esito, anche per quanto riguarda i meccanismi di lancio, sul sommergibile «Dumlupinar» da noi costruito per conto del Governo Turco. Esse corrispondono in massima alle seguenti caratteristiche:
Peso della carica Kg. 200
Diametro della torpedine m/m 930
Lunghezza del cavo d' ormeggio mt. 150
Peso totale del complesso Kg. 1040
Spinta totale del complesso Kg. 670
II sistema di lancio previsto è del tipo idropneumatico, che permette di lanciare una torpedine ogni 20 minuti secondi, e quindi in un tempo brevissimo tutte quelle sistemate nei pozzi. A seconda della velocità della nave, le torpedini possono venire affondate a distanza va­riabile tra i 15 metri e qualsiasi distanza superiore.
Per il tipo di torpedine da noi finora adottato, la regolazione della profondità viene eseguita a mezzo di aria compressa, e I'opera­zione può essere effettuata dall'interno della nave anche nell'istante che precede immediatamente il lancio. Tutte le manovre sono bloccate in modo da rendere assolutamente impossibile qualsiasi errore.

Tabellaposamine2.jpg

E soprattutto tre splendide tavole che permettono di mettere in evidenza la disposizione generali del progetto:

SmgposamineMartinolida425t1024.jpg

SmgposamineMartinolida770t1024.jpg

SmgposamineMartinolida953t1024.jpg

Finito qui? Adesso alcune considerazioni … ebbene no grazie all’intervento del Dir, ed all’interessamento dell’amico Lefa è in preparazione un'altra succosa puntata :rolleyes:

magico_8°/88

Modificato da magico_8°/88
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grazie del bel risultato ragazzi,è bello vedere i risultati che puo conseguire Betasom con le sue sinergie!

@Fabrizio: l'ultimo disegno non compare, vuoi che lo correggo io?

 

dimenticavo: lo aggiungerai a somergibili d'Italia, vero?

Modificato da Totiano
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@Fabrizio: l'ultimo disegno non compare, vuoi che lo correggo io?

 

Puoi correggerlo anche tu tranquillamente, ma dove sbaglio? (trovato l'errore) :tongue:

 

dimenticavo: lo aggiungerai a somergibili d'Italia, vero?

Ci vorrebbe un angolino nell'indice che contempli solo i progetti mai realizzati, scoperchiamo un settore fantastico in cui c'è davvero molto spazio di manovra..

 

Sicuramente... ma come giustamente fa' notare Matteo dove inserirlo, apriamo un post a parte con tutti i progetti mai realizzati?

Se si Matteo mi puoi dare una mano?

 

magico_8°/88

 

ps Esiste la possibilità di inserire tabelle Excell hai post? :blink:

Modificato da magico_8°/88
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Più che un post unico agirei come per il resto delle schede, creando una sezione nell'indice che riporta ai singoli progetti, che potrebbero essere davvero molti.

Ti aiuterei volentieri ma in questo periodo mi manca l'aria, sono sempre in giro e non potrei dedicarmici.. dopo l'estate purtroppo.

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fatto.

è questione di fare la mano alle nuove potenzialità del forum. quanto posti se vuoi lavorare con il linguaggio del pc (come facevamo prima) devi premere il pulsante (sembra un interruttore) in alto a sinistra. vicecersa apri l'immagine e fai copia/incola, semplicemente...

 

quella dei progetti mai realizzati è una bella idea, ma andrei per gradi. cominciamo con aggiungere specificando che è rimasto un progetto, quando e se ne avremo un certo numero aproremo la sottosezione ad hoc...

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Per questa seconda parte devo ringraziare l'ingegner Turrini che contattato dal Dir e per il tramite di Matteo (Lefa), ci ha permesso di inserire nel post a chiusura dell'argomento, un suo interessantissimo intervento che ripercorrendo la storia dei sommergibili posamine in italia ci presenta nel giusto contesto il progetto "Martinoli"



Il primo sommergibile posamine italiano fu l’X 1, ricostruzione del battello tedesco UC 12. Dall’X 1, Bernardis elaborò il progetto dei due battelli X 2 e X 3, un ingrandimento del precedente. Le mine erano contenute in pozzi subverticali. Erano, inoltre battelli esclusivamente posamine. Sugli X 2 e X 3 la Regia Marina fece installare un cannone da 76 mm e due lanciasiluri esterni a gabbia da 450 mm. Alla fine della prima guerra mondiale la Regia Marina ottenne in conto riparazioni di guerra alcuni battelli tedeschi con la condizione che essi venissero attentamente studiati e provati e quindi demoliti. Tra essi vi fu l’ U 120, un moderno sommergibile posamine. Questo battello aveva un impianto di stivaggio delle mine su scaffalature e due tuboni poppieri per il loro rilascio. Con il primo programma di potenziamento della nuova componente subacquea la Regia Marina inserì due sommergibili posamine, i quali, tuttavia, dovevano essere di limitato dislocamento e mantenere un significativo armamento di siluri e artiglieresco. L’elaborazione del progetto fu affidata a Curio Bernardis e la costruzione al cantiere Tosi di Taranto. Bernardis si convinse che il sistema migliore per rispettare le specifiche tecniche era quello di adottare il sistema di stivaggio delle mine, che dovevano essere 24, su scaffalature e due tuboni per il loro rilascio (tipo U 120). Bernardis partì dal progetto dei sommergibili classe “Pisani” e lo lasciò intatto nella parte prodiera fino al locale Motori Termici. Progettò quindi una nuova zona poppiera. Con il sistema a scaffalature furono stivate negli scaffali 16 mine, mentre le rimanenti 8 erano installate nei tubi di rilascio. Tuttavia questa sistemazione risultò più complessa e voluminosa della analoga sistemazione di siluri dei “Pisani”. Il sommergibile avrebbe superato decisamente le 1.000 t. Per limitare tale aumento Bernardis adottò motori di limitata potenza, quindi più piccoli e meno pesanti di quelli dei “Pisani”. Con questo accorgimento i due “Bragadin” riuscirono ad avere un dislocamento vicino alle 1.000 t. Tuttavia la velocità massima in superficie, dopo le note modifiche dell’applicazione delle controcarene e della cassa autoallagabile, superò di poco gli 11 nodi, il che significa che la massima velocità operativa in superficie non superava i 9 nodi. Tuttavia il punto di debolezza fondamentale era l’impianto di stivaggio e di rilascio delle mine. La Regia Marina voleva che i sommergibili fossero in grado di posare uno sbarramento di 24 mine, posate a distanze regolare non superiore a 50 metri l’una dall’altra. In questo modo uno sbarramento lungo 1.200 metri teorici, posizionato all’imboccatura di un porto o di un passaggio obbligato, aveva buone probabilità di intercettare una qualunque nave di passaggio. Per ottenere questo risultato bisognava far navigare il sommergibile alla velocità minima di sostentamento e lanciare una mina ogni un ben determinato numero di secondi. Questa manovra con un impianto in perfetta efficienza e con un equipaggio altamente addestrato era possibile con le 8 mine già presenti nei tuboni. Poi bisognava scaricare d’acqua i tuboni e prelevare dalle scaffalature altre 8 mine ed inserirle nei tuboni. Per fare questo ci volevano molti minuti, anche nelle migliori condizioni. Siccome il sommergibile non poteva sostare in immersione per tanto tempo, esso necessariamente doveva allontanarsi. Una volta pronto per il rilascio delle seconde 8 mine, il battello non poteva certamente ritornare sul punto del primo rilascio: un piccolo errore ed il battello avrebbe incocciato le proprie mine. In sostanza i “Bragadin” erano in grado di posare tre minibarriere di 8 mine ciascuna a distanze significative per la propria sicurezza. Questo fu giudicato del tutto insufficiente. I cantieri si convinsero, a ragione, che il sistema a scaffalatura non era idoneo e non era migliorabile più di tanto. L’unico sistema in grado di realizzare una barriera di 24 mine posate ad una distanza regolare di 50 m era quello a pozzi verticali. Tuttavia questo sistema, volendo mantenere un consistente armamento siluristico ed artiglieresco comportava un sommergibile avente un dislocamento non inferiore alle 1.500 t. Allorché la Regia Marina agli inizi degli anni trenta emanò un bando per un “Bragadin migliorato” i cantieri o non presentarono niente oppure un normale “Bragadin”. I cantieri non credevano realizzabile il sommergibile richiesto con la tecnologia tradizionale. Tutto questo avveniva in un momento particolare per la componente subacquea italiana. Erano in costruzione i sommergibili “Argonauta” della classe “600”. Erano battelli di 600 t teoriche, quasi 700 pratiche, realizzati come risposta a quanto stava realizzando la Francia in questo settore. Tuttavia ci furono dei sommergibilisti che facevano notare che le condizioni strategiche italiane nel Mediterraneo erano migliori di quelle francesi (più basi e ben distribuite), per cui era conveniente realizzare sommergibili più piccoli per cui con le stesse risorse si potevano realizzare più sommergibili. Così venne emanato il bando per la progettazione di un sommergibile

sia del tipo posamine, che silurante, avente un elevata componente di armamento e con un dislocamento di 400 t. Queste specifiche destarono grande entusiasmo, tutti presentarono progetti, anche l’allora comandante Legnani ed il maggiore del G.N. Spinelli. Queste nuove specifiche tecniche comportavano nuovi criteri di impiego dei battelli molto interessanti. Il sommergibile da 400 t, nonostante i numerosi progetti presentati, non passò mai alla fase esecutiva. In questa logica complessiva Martinoli presentò il progetto di sommergibile posamine da 425 t, perfettamente illustrato nella brochure, che conosco bene. Gli altri due progetti sono delle estensioni e potenziamenti di quello da 425 t. Le tabelle riportanti i dati tecnici principali mostrano chiaramente che, con la tecnologia Martinoli, era possibile soddisfare le richieste della Regia Marina in fatto di sommergibili posamine dotati di consistente armamento siluristico ed artiglieresco. Lo scafo resistente studiato da Martinoli era classificato “bilobato” ed era costituito da due scafi circolari che si raccordavano nella zona centrale (vedi le sezioni trasversali dei disegni). Il vantaggio di questo tipo di scafo è basato su questo principio. Tutte le formule usate per il dimensionamento degli scafi resistenti a sezioni circolari, da quelle di Foeppl, a quelle di Mises e von Sanden, fino a quelle attuali, contengono un principio comune e cioè: lo spessore “s” del fasciame è proporzionale al diametro “D” della sezione. Questo comporta il fatto che, a parità di carico e cioè di quota, all’aumento di “D” dello scafo aumenta automaticamente anche “s”. Quindi all’aumento delle dimensioni del sommergibile, sempre a parità di quota, aumenta il peso percentuale dello scafo resistente. Martinoli prevedeva due scafi con diametro limitato e conseguentemente anche lo spessore era molto limitato: il tutto si traduceva in un significativo risparmio di peso. Tuttavia il punto debole dello scafo di Martinoli era costituito dalla zona di giunzione dei due scafi. Bisognava applicare dei puntelli lungo tutta la zona centrale di giunzione dei due scafi. Martinoli, al posto dei puntelli di rinforzo inserì i pozzi delle mine che avevano la duplice funzione di rinforzo e di deposito mine. Per essere convincente Martinoli realizzò un modello in scala di una sezione di scafo bilobato e lo sottopose a collaudo distruttivo. L’esito dell’esperimento fu pienamente soddisfacente. Le invio alcune fotografie del modello citato. Le prime due riguardano il modello completo prima e dopo il collaudo distruttivo. Le altre due riguardano particolari del modello dopo il collaudo.

La Regia Marina non osò avventurarsi nella nuova tecnologia, ma questo è un altro argomento.

Alessandro Turrini


SmgMartinolimodello1.jpg

SmgMartinolimodello2.jpg

SmgMartinolimodello3.jpg

SmgMartinolimodello4.jpg

Le considerazioni finali le lascio a chi molto più esperto di me si può permettere di farle...aggiungo solo un GRANDE GRAZIE all'ingegner Turrini che ci ha permesso di postare le immagini di cui sopra, documenti per me innediti, e del riassunto chiarificatore.
La nostra base può fare ancora tanto
:smile:

magico_8°/88

Modificato da magico_8°/88
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Fabrizio, c'e' un errore: alla fine della prima guerra mondiale ci furono consegnati dei battelli tedeschi

 

Grazie per l'attenzione :blush: Antonio.

 

Per completezza ho inserito nei post precedenti anche le tabelle delle due pubblicazioni, che danno la sintesi delle caratteristiche tecniche dei due battelli.

 

magico_8°/88

Modificato da magico_8°/88
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Più che un post unico agirei come per il resto delle schede, creando una sezione nell'indice che riporta ai singoli progetti, che potrebbero essere davvero molti.

Creata la scheda per i sommergibili brevetto "Martinoli" con l'inserimento del link al post originale e la creazione di un link nell'indice Analitico.

Aspetto il disegno di lazer_one per inserire il link anche nel post dell'indice delle classi.

 

https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=39499entry406969

 

magico_8°/88

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... forse potrebbe essere opportuno specificare all'inizio "battelli mai costruiti" o qlc di simile

 

Aggiunto e messo in evidenza all'inizio, ma nel prosieguo del post avevo già inserito la dicitura (nessun sommergibile di questo tipo venne mai costruito) :rolleyes:

 

magico_8°/88

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  • 1 year later...

Saluti a tutti i marinai e comandanti, belle informazioni di questi minatori sottomarini.

Attualmente, sto cercando informazioni di minatore sottomarino Dumlupinar, costruito nel CRDA Monfalcone, per la marina turca, al fine di costruire un modello in scala. È un sottomarino molto interessante, con disegni molto originale.

Qualcune informazione, piani di questo sottomarino trovati che sarebbe utile, forse Signor Turrini, imparare alcune informazioni al riguardo.

C'è anche un bel modello di questo sottomarino nel museo navale a Istanbul, in Turchia, contribuirebbe anche a qualsiasi foto di questo modello.

Grazie a tutti per l'aiuto in questo progetto.

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