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Warships After Washington


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Titolo: Warships after Washington - The development of the five major fleets 1922-1930

Autore: John Jordan

Editore: Seaforth Publishing, Barnsley

Anno: 2011

Pagine: 324

Dimensioni: cm 16 x 24, 100 fotografie in b/n e 68 disegni al tratto

Prezzo: Lst 24

reperibilità: facile

 

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Tra i numerosi accordi internazionali stipulati nel tempo nel campo della limitazione degli armamenti, il “Trattato di Washington” del 1922 è probabilmente quello che ha maggiormente influenzato gli eventi bellici ad esso successivi, visto il consistente impiego – nel corso della seconda guerra mondiale – di navi da battaglia, incrociatori ed altre unità costruiti secondo quanto disposto dalle clausole dell’accordo.

John Jordan, autore britannico ben noto e preparato nel campo navale, a discapito dei numerosissimi volumi già pubblicati sui più diversificati aspetti del Trattato del 1922, con Warships after Washington è riuscito nel non facile compito di realizzare un lavoro organico sull’argomento, descrivendo nel dettaglio le caratteristiche delle singole tipologie di unità “tipo Washington” ma dando anche vita, nel contempo, ad una trattazione comparata e allargata alle dottrine d’impiego, alle filosofie costruttive ed alle politiche economico-militari che portarono alla loro costruzione, spesso sulla base di compromessi e decisioni mediate non sempre rispondenti alle reali necessità operative.

Warships after Wahington - corposo e ben scritto - è sicuramente un’opera non certo destinata ai neofiti, ma anche il lettore di media preparazione non mancherà di apprezzare l’esaustività, la completezza e la validità dei numerosi approfondimenti che testimoniano il notevole lavoro di ricerca, compendio e confronto svolto dall’autore in riferimento alle numerose fonti (anche primarie) consultate.

Ai primi, introduttivi capitoli fa seguito un saggio dedicato espressamente al “Trattato di Washington” - siglato il 6 febbraio 1922 dai rappresentati di Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone, Francia e Italia – con la descrizione e il commento non soltanto delle clausole tecniche e navali dedicate a ciascuna tipologia di unità, ma anche comprendente un’ampia disamina dei complessi aspetti diplomatici (e dei numerosi colloqui bilaterali intercorsi tra le varie Potenze), imprescindibili dalla trattazione di questa complessa fase negoziale. Di notevole interesse anche il breve ma significativo quarto capitolo (dal titolo “Winners and Losers”), con non banali valutazioni sul prosieguo strategico degli effetti del Trattato, e sulle conseguenze dell’accordo che vide – in particolare – l’affermarsi della relatività proporzionale tra le flotte americana, britannica e giapponese secondo il noto rapporto del “5:5:3”.

I cinque successivi capitoli costituiscono il “corpus” centrale dell’opera essendo dedicati – ciascuno – ad una delle tipologie di naviglio militare (navi da battaglia, incrociatori, portaerei, sommergibili e cacciatorpediniere) le cui caratteristiche sarebbero risultate maggiormente influenzate dall’entrata in vigore del Trattato. Per ognuno di essi, non può non essere espresso che un positivo e favorevolissimo giudizio, tanto sulla base del loro notevole approfondimento tecnico quanto in relazione ad una considerevole (e sinora mai sviluppata così esaustivamente) opera di valutazione comparativa tra le costruzioni delle diverse nazionalità, che costituisce – di per sé – uno degli aspetti di maggiore qualità di questo bel volume. Il capitolo finale di Warships after Washington è dedicato ai successivi accordi navali di Ginevra (1927) e Londra (1930) che, implementando e parzialmente modificando quanto stabilito dal Trattato del 1922, contribuirono a delineare ulteriormente le caratteristiche costruttive delle unità navali allineate dalle principali potenze navali all’inizio dell’ormai prossimo secondo conflitto mondiale.

Il testo integrale del Trattato di Washington e di quello di Londra sono riportati in due utili appendici, cui fanno seguito un ampio impianto di note ed una corposa bibliografia peraltro limitata - per quanto riguarda la Marina italiana - ad opere valide ma datate, e non riferita a più recenti ed esaustivi volumi sulle costruzioni navali della Regia Marina pubblicati più di recente nel nostro paese.

La parte più innovativa della componente iconografia è costituita ad una sessantina di disegni al tratto - espressamente realizzati dall'autore - che comprendono soprattutto sezioni longitudinali e trasversali, viste in pianta e schemi relativi alla disposizione dell'armamento e della corazzatura di numerose unità costruite successivamente all'entrata in vigore del "Trattato di Washington": seppure semplificati, questi disegni assolvono con grande immediatezza al compito di evidenziare le principali caratteristiche strutturali delle varie classi, ponendosi in tal modo tra gli elementi di maggior pregio del volume. Analogamente valida la scelta delle fotografie, riprodotte nelle massime dimensioni rese possibili dalle peraltro non elevate misure del libro; a questo proposito appare curioso - soprattutto per le immagini di unità italiane, ma anche per numerose fotografie di navi di altre Marine - il "credito" che le attribuisce alla collezione di L. Van Ginderen quando, per contro, sono ben conosciuti il fotografo che le ha realizzate e la collezione o archivio di effettiva provenienza.

Tuttavia, è questo l'unico appunto che ci sentiamo di muovere a Warships after Washington che, per i suoi positivi aspetti di completezza ed esaustività, si pone tra le più significative e complete opere di saggistica storico-tecnica di ambito navale pubblicate negli ultimi tempi.

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