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Denti Di Pirajno.il Suo Naufragio All'insù


Red

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Estratto da "Le avventure eroiche-1915-1936" di Cesco Tomaselli-

Casa Editrice A.Mondadori- 1937

 

DENTI DI PIRAJNO : IL SUO NAUFRAGIO ALL'INSU'

 

Era quasi mezzogiorno,la riunione poteva dirsi sciolta e non rimaneva che rientrare in città.

Un ufficiale di marina italiano stava appunto dando all'autista l'indirizzo di un ristorante di Londra,

quando un collega inglese sopraggiunse di corsa.

-L'ammiraglio e gli ufficiali vi pregano di farci vedere un salto in aria.Una piccola prova sul campo......

Via ,usateci questo favore.

Ecco come si creano le situazioni fatali.Il comandante Denti di Pirajno aveva appena finito di dimostrare all'ammiraglio Woodcok e alla commissione di collaudo che l'apparecchio era difettoso,che,

se non introducevano le modificazioni ch'egli aveva suggerite,sollevarsi anche per un semplice esperimento sarebbe stata un'imprudenza.Ma gli inglesi non erano evidentemente del suo parere,e l'insistenza dell'ammiraglio n'era la prova. " In quell'istante io ebbi due riflessi distinti e contrari;primo,che dir di si equivaleva fare un picchio;secondo,che non potevo dir di no.Quando si produce una situazione nella entrano in giuoco quei fattori mistici che sono l'amor proprio,l'uniforme che si indossa,il prestigio del proprio Paese all'estero,la condotta di un gentiluomo non può più accettare i consigli dalla prudenza."-Sta bene-disse-andiamo.-E seguì l'inglese.

Sul campo si convinse che non poteva condursi altrimenti.C'era l'ammiraglio,c'era il costruttore dell'apparecchio,c'erano almeno quaranta piloti,e tutti non aspettavano che lui.Mentre stava accomodandosi sul seggiolino,un apprendista meccanico lo supplicò di prenderlo a bordo.Cercò di dissuaderlo." Lasciatemi salire,con voi non si dà il picchio...." La sua sicurezza era simpatica,e anche di buon augurio."Via,montate".E mise in moto.

-........nell'istante in cui l'apparecchio si librò in aria mi resi conto di quanto fossero ragionevoli le mie riserve.Governava bene in elevazione,malissimo in direzione.Improvvisamente mi trovai dinanzi una tettoia."Quì sbattiamo" dissi;e tirai con tutta la forza i timoni di quota."Questa è andata-risposi a me stesso-;ma ora bisogna che lo riporti sul campo." Tornare sul campo, una parola......Ma il vento mi secondò.Ancora dieci metri,ancora cinque,ancora uno...Pensi,eravamo appena a un metro da terra.

Nello stesso momento il vento mi soffiò di sotto,e fummo un'altra volta in balia dell'atmosfera.

Dove andavamo? Diritti contro una caserma.Tirai ancora la quota e scavalcai.Ma subito un'altra caserma."Questa non la salto",dissi.Invece la saltai.Ma ricadendo non potei evitare un grosso albero.

Fu l'affare di qualche secondo.I rami furono appena toccati,ma bastò perchè carlinga e motore facessero frittata.Uno schianto,l'impressione di sprofondare in una rovina stritolante,poi,ma a distanza di secondi,quella di essere tirato su da una forza irresistibile,che faceva di me ciò che l'amo fa all'esca e il vento della piuma.Sotto di me la terra si allargò velocemente,poi vidi Londra immensa,

sempre più immensa,tutta distesa......E io salivo,salivo,come una secchia.....

-Ma come ? Seduto sul seggiolino ?

-No.Capovolto.Le gambe impigliate nei rottami della carlinga,dove questa si attaccava alla fune di sospensione,e la testa in giù.In pochi minuti ero stato sollevato a millecinquecento metri....

Quando racconta "l'incidente di Londra",il duca Salvatore Denti di Pirajno non misura l'effetto che le

sue parole producono all'ascoltatore.Questi,che ha cominciato la conversazione con un ammiraglio

di squadra,deve ora immaginarsi un uomo che dondola in aria,a millecinquecento metri,appeso per i piedi come un acrobata sul trapezio-

 

1-L'aeronave col "pendolo umano" s'allontana in direzione di Londra-

pirajno.jpg

 

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-Vent'anni fa ero secco come un chiodo-dice,quasi volesse alleggerire la visione di sè,sollevata negli

spazi in quelle condizioni inverosimili.Sorride.Fa dell'ironia,di sapore un pò anglo-sassone,sulla incomodità di veder Londra dall'alto stando nella posizione dei famosi polli di Renzo.E' un uomo eccezionale.Se il lettore incontrasse un giorno un ammiraglio dal volto segnato coi tratti della signorilità e dell'energia,diritto di figura,denso di sguardo,i capelli quasi argentei e le sopracciglie invece nerissime e sporgenti come due piccole tettoie,lo osservi bene e lo ritenga nella mente: è Denti di Pirajno,il protagonista dell'avventura più sbalorditiva che possa capitare ad uomini dei nostri tempi.Ma come mai a Londra ? Giusto.C'è tutto l'antefatto da raccontare.E l'antefatto prende le mosse

da un particolare aspetto della grande guerra: la difesa contro i sommergibili,che in Inghilterra aveva

assunto la massima importanza per la necessità di proteggere l'esercizio della pesca,vitale per le popolazioni costiere,dalla minaccia dei terribili squali meccanici.

E' risaputo che gli aerei hanno il potere di scorgere entro un certo raggio i corpi immersi anche a notevole profondità.Per sfruttare questo principio,l'ammiragliato britannico aveva fatto costruire un certo numero di piccoli dirigibili,con fusto e motore d'aeroplano al posto della navicella,e li aveva dislocati lungo la costa.Le prove che esse fornirono furono così soddisfacenti che tanto la Francia quanto l'Italia si rivolsero a Londra per l'acquisto di qualche esemplare del novissimo mezzo di caccia

ai sommergibili.Veramente noi non avevamo da proteggere nè pesca nè navigazione costiera,grazie alla magnifica,indefessa vigilanza del nostro naviglio sottile.Ma le piccole aeronavi potevano esserci utili in servizi di esplorazione.Fu pertanto inviato in Inghilterra un nostro valoroso e intelligente ufficiale di marina.Denti di Pirajno,giunto fresco fresco dalla Cina dove la sua matricola era conosciuta

fin dal tempo della guerra dei Boxers.Tutti i collaudi riuscirono felicemente,e il pilota italiano ritornò in

Italia consigliando l'acquisto di un certo numero di unità,che subito messe in opera dalla Regia Marina,

per l'esplorazione sul mare e servizi in cooperazione con le navi dragamine.

Intanto l'ammiragliato britannico,preoccupato delle perdite che i sommergibili tedeschi causavano in

misura sempre più estesa al naviglio mercantile,avevano posto allo studio la costruzione di un nuovo tipo di piccolo dirigibile,che conservando le qualità dei precedenti,possedesse una maggiore cubatura

e potesse perciò assolvere compiti di scorta ai piroscafi.Un giorno giunse la notizia che il sistema era

stato trovato e perciò il comandante Denti di Pirajno fu di nuovo inviato in Imghilterra per esaminare il nuovo modello.Ma fino dal primo momento il responso non fu favorevole.Al costruttore comandante

Osborne,e poi alla commisione dell'ammiragliato,Denti di Pirajno non mancò di far rilevare quelli che

a suo giudizio erano i difetti capitali dell'apparecchio.Qualche giorno dopo la commissione si recava

all'aeroporto Wormwood Scrub's e procedeva ad un esame tecnico del dirigibile.Era il mattino del

29 maggio del 1916.Il comandante italiano,che per il coraggio e la perizia dimostrata nei collaudi precedenti aveva voce in capitolo all'ammiragliato ed era popolare fra i piloti,espresse le sue riserve

e suggerì le modificazioni che la sua esperienza gli dettava.Tecnici e piloti manifestarono la loro approvazione,.e fu deciso senz'altro il ritiro dell'apperecchio.

La commissione stava dunque per allontanarsi quando l'ammiraglio Woodkock osservò che sarebbe

stato necessario di vedere il dirigibile in aria,fosse pure a quota bassissima e per qualche minuto soltanto,per aver un controllo esatto delle constatazioni teoriche.Un ufficiale fu inviato a rincorrere il

comandante Denti di Pirajno,che aveva preso congedo dalla commissione,e i fatti si svolsero quindi nel modo che fu già narrato.

Sul campo,udito lo schianto e visto balzar via l'involucro,erano rimasti al primo istante come pietrificati :poi era stato un accorrere simultaneo di gente verso la catastrofe.Credevano di trovare già un morto;invece il meccanico s'era già rialzato,e gesticolando additava il pallone che rimpiccioliva

nello spazio,con un uomo capovolto al posto della navicella.Lassù era cominciato il mostruoso dramma che sarebbe durato settantasette minuti,il dramma di un uomo a penzoloni sopra una città

con un braccio spezzato,un occhio leso,alcune costole rotte,un ginocchio ed una gamba scheggiati ed

una mandibola fratturata.

Viveva ? Viveva,vedeva,ragionava.A un certo momento provò la sensazione curiosa che una mano

gli accarezzasse l'orecchio destro.Pensò che fosse il meccanico e lo chiamò per nome."Vi siete fatto

male ? " Nessuno rispondeva in quella immensa solitudine.Eppure le misteriose dita continuavano a

giocherellare col suo orecchio.Allora,torcendo con uno sforzo il collo e deviando lo sguardo,scoperse

una mano.Era una mano guantata di bianco.Anch'egli aveva i guanti bianchi....Ma di chi poteva essere quella mano ? Diamine,era la sua.....Spezzato all'attacco della spalla,il suo braccio sinistro

pencolava nel vuoto e ogni tanto il vento,ripiegandolo in su,gli combinava quello strano scherzo del solletico all'orecchio.Non provava sofferenze fisiche e conservava incredibilmente lucide le facoltà mentali.Un altro,forse,avrebbe desiderato addormentarsi,di non saper più nulla :egli no.Egli voleva

assistere alla sua morte,voleva vedere di che morte sarebbe morto.Appena sbalzato in aria,per esempio,aveva pensato che non avrebbe potuto resistere capovolto più di mezz'ora.Era una scadenza

che,volendo,poteva controllare sull'orologio:ma questo stava al posto del braccio rotto.Egli aveva dovuto allora afferrarsi la mano insanguinata e farsela passare al di sopra del capo.L'orologio camminava e il tic tac batteva il tempo.Erano le 12,45.La mezz'ora era già passata,ed egli viveva:

e non era un vivere da allucinato o da sonnambulo,ma da uomo sveglio,pensante e ragionante,

spietatamente presente a se stesso.....Un certo momento infatti,avendo avvertito un senso di pesantezza alla nuca,si rammentò persino di aver letto che un soldato francese,strappato da terra in una posizione come la sua,aveva vinto un principio di torpore contando da uno a ventitrè e piegando da un lato il capo.Dopo un pò,dandosi lo slancio con le gambe,si sollevò e issandosi col braccio illeso

lungo la leva di comando ch'era rimasta attaccata ai rottami riuscì a migliorare sensibilmente la sua

sospensione.Intanto l'involucro,errando pel cielo,subiva le oscillazioni di quei globi colorati che nei

giorni di fiera scappano di mano ai bambini.Era una splendida giornata di maggio,con un cielo sereno e trasparente,dove vagava qualche leggerissima nuvola.

A millecinquecento metri le nuvolette si presentavano come bianche fumate che,passando davanti al sole,crevano una zona d'ombra e raffreddavano istantaneamente l'atmosfera.Orbene:bastavano quei

momentanei raffreddamenti perchè il pallone,che non perdeva neanche un centimetro di cubo di gas,

si disponesse a scendere.Ma poi risfavillava il sole e il salsicciotto argentato col suo omino attaccato

sotto rimbalzava allo zenit,sprofondava nelle voragini azzurre di quel favoloso naufragio all'insù.

Ora l'aria s'era fatta di nuovo immobile ed egli dondolava giusto sopra Buckingham Palace,il Palazzo

reale.In quell'istante egli avvertì un ronzio e poco dopo scorse due aeroplani che "facevano quota"

nella sua direzione.D'un lampo egli ebbe la percezione del suo terribile dramma.A terra dovevano aver giudicato ch'egli fosse già morto e gli aerolplani non potevano aver altro compito che quello di

abbattere l'involucro a raffiche di mitraglia.Durava più di un'ora quello spettacolo alquanto indecente

di un pallone senza governo e con un cadavere ciondoloni,alla deriva sopra la capitale del Regno Unito.Attimi da far venire i capelli bianchi tutto d'un colpo.Gli aerplani non potevano avvicinarsi fino a constatare che le sue pupille lucevano e le sue labbra si muovevano,e d'altra parte,per quanto avesse gridato,il rombo del motore avrebbe coperto la sua voce.Da un momento all'altro egli avrebbe udito crepitare la mitragliatrice e quel dondolio aereo,che in certi istanti gli svagava i pensieri

come un'irreale ninna nanna,si sarebbe trasformata in una caduta a precipizio.

" Quì bisogna che faccia qualche cosa per mostrare che sono ancora vivo" si disse." Il trapano del motore si avvicinava.Ora era distinto come una serie di striscie bianche e nere.Io mi agitai più che potei per essere veduto.Le mitragliatrici si diressero verso di me.Feci altri movimenti.Gli aeroplani si avvicinarono,passarono sopra,sotto:girarono attorno ma non tirarono.Avevano veduto.Impotenti a porgere un aiuto qualsiasi ridiscesero.E la solitudine si rifece profonda intorno a me."

Quattro volte l'involucro salì,scese,risalì.Dopo settantacinque minuti di vaglamento esso si librava,un'altra volta quasi immobile,sopra il quartiere operaio di Walthamston.Fu in quel momento che una nuvola piuttosto larga s'interpose fra la terra e il sole.

Il raffreddamento d'aria che ne seguì fu così immediato che il pallone prese a discendere,prima oscillando,poi a picco.Non era più una discesa,era una caduta.Con gli occhi rivoltati verso la fronte il

naufrago vedeva Londra precipitarglisi addosso coi suoi tetti,i suoi monumenti,le sue strade piene di gente e i veicoli capovolti;una sensazione d'altro mondo.Già si pensava sfracellato contro una terrazza quando all'improvviso la caduta si arrestò per trasformarsi di lì a poco in lieve e lenta discesa.Che era avvenuto ? Ebbi più tardi la spiegazione.A quell'ora,era intorno al tocco,molte cucine avevano i fornelli ancora accesi;ciò contribuìva ad alimentare uno strato d'aria calda che si distendeva sopra i tetti come un cuscino,un cuscino dello spessore di almeno duecento metri.

Fu la circostanza che lo salvò.Un'ora dopo sarebbe stato forse troppo tardi.

A Londra quell'incredibile incidente aveva sospeso,si può dire,la vita della metropoli.Nelle vie era un

correre di gente verso i parchi e i piazzali,sulle terrazze gremite di spettatori lampeggiavano i binocoli,milioni di occhi ingranditi dallo stupore inseguivano quel tragico pendolo umano e idealmente ciascuno prestava alla pupilla la funzione di un filo cui fosse attaccato un gancio.Ogni tanto,nelle via

dove il traffico istantaneamente si irrigidiva,passava rombando una colonna di macchine,di pompieri,di ambulanze,di motociclette che si spostavano ora in un senso ora nell'altro,riflettendo nello scacchiere della città le evoluzioni del pallone.Questo non aveva ancora finito di afflosciarsi sopra una casa operaia,dopo aver sfiorato tutti i comignoli,che già un camion coi meccanici dell'aeroporto piombava sul posto.

 

2-Un'istantanea del dirigibile "afflosciato" sopra una casa operaia

di Londra-

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3-I resti della navicella fotografati subito dopo la caduta-

pirajno3.jpg

 

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Il naufrago dell'aria aveva potuto attutire l'urto afferrandosi a un albero e ora giaceva sopra una tavola dove una donna provvidente aveva steso un lenzuolo;un lenzuolo sopra una tavola era chiaro

cosa volesse significare."Distendetemi e vediamo di che si tratta" furono le prime parole del ferito.

Di rotto ce n'era,e parecchio;ma potava andar peggio."Va ancora abbastanza bene-disse-datemi una sigaretta."Nessuno osava contrariare quel miracolato;lo guardavano sbalorditi,quasi con superstizione

Poi lo portarono all'ospedale.

Per ventisette giorni l'affetto e la scienza gareggiarono a prova intorno a lui.Riuscirono ad evitargli l'amputazione del braccio sostituendo le ossa scheggiate con lamine d'argento.Gli ricuperarono la vista dopo una settimana di cecità.Gli specialisti si alternavano al suo capezzale;restaurare quel corpo

pesto e strocato pareva diventato un puntiglio clinico,una scommessa accademica.

Tutta Londra si interessava alla sua guarigione.Coi fiori,i dolci,le frutte,le sigarette che giornalmente giungevano al suo indirizzo egli alimentava il reparto dei bambini e la corsia dei feriti alla testa.

Tutti gli italiani passarono a firmarsi,dal più umile al più alto.

Trentun giorni dopo egli era di nuovo sul campo e collaudava senza incidenti un modello modificato

del medesimo tipo d'apparecchio;nel novembre dello stesso anno,richiamato in Italia dal Duca degli Abruzzi,impiantava a Otranto la prima stazione di aeronavi contro i sommergibili.

Questa era stata la sua convalescenza.

 

4-Il dirigibile del "naufragio all'insù" poco prima del decollo,all'aeroporto

di Londra.-

pirajno4.jpg

 

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FINE

 

Denti Amari di Pirajno Salvatore :

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