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PEARL HARBOR DOVE I SAMURAI PERSERO L'ONORE 1?PARTE


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Nel dicembre del 1941 i giapponesi attaccarono a tradimento la base americana mentre il governo Usa

stava trattando con Tokyo per evitare la guerra.

 

 

C'era una grande tranquillità la domenica mattina del 7 dicembre 1941 nella base navale americana di Pearl Harbour, nelle Hawaii. Sulle navi si svolgeva il canonico rito dell'alzabandiera, a terra iniziava la funzione domenicale, la maggior parte dei soldati si svegliava per vivere un'altra giornata di ordinaria routine. La sorveglianza era molto allentata ed approssimativa. Nelle settimane precedenti più volte la base era stata in allerta dato che veniva considerata un possibile bersaglio per un eventuale attacco giapponese. Tuttavia in quel periodo fra USA e Giappone si stavano svolgendo colloqui diplomatici che sembravano far presagire ad una risoluzione pacifica dei contenziosi che da tempo dividevano le due potenze, in passato amiche, e divenuti molto aspri soprattutto dopo la totale invasione della Cina e l'occupazione dell'Indocina da parte del Giappone. Il 20 novembre dall'Impero del Sol Levante era stata inviata una nota diplomatica agli USA (il cosiddetto "memorandum") da parte del capo del governo giapponese, in carica da poche settimane, generale Tojo, in cui ci si dichiarava disposti solo ad una evacuazione della zona meridionale dell'Indocina.

 

Agli Usa ciò non bastava, ne volevano lo sgombero totale, e tuttavia quella nota di Tojo fece ancora ritenere possibile arrivare ad un accordo. Ma si fini' con l'ignorare che per Tojo quella era la conditio sine qua non: se gli Americani accettavano non ci sarebbe stato problema, altrimenti i colloqui sarebbero arrivati ad un punto morto. E soprattutto negli USA si era all'oscuro che prima ancora di ricevere una risposta i Giapponesi avevano cominciato a, dal loro punto di vista, tutelarsi radunando nelle isole Kurilii un complesso navale con quasi 400 aerei imbarcati pronto ad attaccare proditoriamente una base americana, secondo un piano pensato da tempo. Unita' navali che dalle semisconosciute Kurilii vennero fatte partire il 26 novembre, direzione: Pearl Harbor, Hawaii. Era pero' stabilito che in caso di un eventuale punto di intesa trovato con gli USA, il complesso navale sarebbe stato fatto rientrare. Proprio nella giornata del 26 Cordell Hull, Segretario di Stato americano, invio' a Tojo la attesa risposta (i cosiddetti "10 punti" di Hull). In sostanza gli USA con toni fermi, ma ancora disposti al dialogo si dichiaravano convinti che fosse necessario che il Giappone abbandonasse in toto sia l'Indocina sia la Cina.

 

Hull concludeva dicendosi fiducioso in una risposta nipponica. Ma questa volta i Giapponesi risposero con 389 aerei contro le Hawaii. Infatti le proposte di Hull vennero giudicate come un "ultimatum", il Giappone non avrebbe continuato i colloqui se gli Americani non rivedevano le loro posizioni; e cosi' le navi proseguirono il loro viaggio verso Pearl Harbor. Il 1° dicembre la Conferenza Imperiale Giapponese dette poi il definitivo placet all'azione militare. Tuttavia alle Hawaii il clima era di generale ottimismo, tante volte in passato si era stati in allerta e tante volte niente era successo. Ci si illudeva che ancora un accordo fosse piu' che probabile, vi era una generale e gravissima sottovalutazione del pericolo, l'errata convinzione che questa volta la guerra sarebbe rimasta un affare europeo.

 

Così quella mattina del 7 Dicembre le protezioni che normalmente dovevano essere attivate non c'erano. Batterie contraeree non si trovavano in posizione , le navi stavano ormeggiate senza alcuna consistente artiglieria a bordo, le stazioni di tiro e i depositi di munizioni erano incustoditi. Sulla base c'erano oltre 300 aerei tenuti ala contro ala e percio' impossibilitati ad un decollo fulmineo in caso di improvviso pericolo. Solo poche decine si trovavano in posizione pronta al decollo. Inoltre il sistema di protezione dato dai radar era ancora incompleto. Eppure verso le 6.45 della mattina , 2 operatori radar posizionati sul monte Opana scorsero l'avvicinarsi di una non meglio identificata squadriglia aerea proveniente da nord. Il loro superiore, tenente Tyler, saputo dell'avvistamento non ritenne di doversi preoccupare troppo. Da giorni a Pearl Harbor si attendevano 12 fortezze volanti amiche che sarebbero giunte dall'America, sicuramente il rilevamento radar si riferiva a loro....

 

E tuttavia i due giovani ...gli operatori vedevano con chiarezza che quelle presunte fortezze volanti americane venivano da nord, come potevano giungere direttamente dagli USA? E soprattutto non sembravano davvero essere solo 12!. Ma non fu dato alcun allarme, in fin dei conti gia' troppe volte in passato ci si era agitati per nulla, perche' guastare quella domenica mattina , di norma adibita al riposo per i soldati? Peccato pero' che quelli fossero tutt'altro che aerei amici e che tantomeno fossero 12. Erano bensì 183 aerei giapponesi(43 caccia Zero, 40 aerosiluranti, 51 bombardieri in picchiata e 49 bombardieri in quota) decollati da 6 portaerei arrivate indisturbate nei pressi di Pearl Harbor. Era la prima ondata di attacco giapponese, sotto il comando del capitano Fuchida. Alle 7.55 in punto furono sopra la base, riuscendo, come da sempre auspicato, a cogliere di sorpresa il "nemico".

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