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Dalle Navi Bianche Alla Linea Gotica


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Titolo: DALLE NAVI BIANCHE ALLA LINEA GOTICA

Autore: MASSIMO ZAMORANI

Casa Ed.: MURSIA

Anno: 2011

Pagg.: 244

Prezzo: 16 Euro

 

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Un libro contraddittorio, in certi passaggi, politicamente scorretto, spesso comunque avvincente questo “Dalle Navi Bianche alla Linea Gotica”

Contraddittorio, perchè l’autore, Massimo Zamorani, non riesce a mantenere nella seconda parte del suo libro la tensione emotiva che invece cattura l’attenzione del lettore nella prima parte, quella che copre i suo ricordi di ragazzo vissuto tra l’Africa Orientale Italiana (l’”Impero”) e l’Italia centrosettentrionale della guerra post-8 settembre. I suoi racconti sul dopoguerra paiono infatti slegati, come una serie di collages di suoi articoli (Zamorani è infatti un giornalista ed è stato per trent’anni corrispondente di guerra) appiccicati senza un filo conduttore, quasi a voler fare “volume”.

Fortunatamente, al lettore restano impressi gli episodi del quindicenne che vive gli ultimi scampoli di vita delle nostre Colonie, la delusione della sconfitta, le speranze di una rivincita. Un quindicenne che vive l’incredibile e dolorosa avventura delle quattro “navi bianche”, Saturnia, Vulcania, Giulio Cesare e Caio Duilio, che tra la fine del 1941 e l’inizio del 1943 riportarono in Patria trentamila civili italiani -donne, anziani, invalidi e tantissimi bambini- prelevati dalle loro case dopo l’occupazione del 1941 e rinchiusi nei campi di concentramento britannici.

Emozionano anche i ricordi del giovane diciottenne che resta fedele alle sue idee e combatte, volontario, sulla Linea Gotica nell’esercito della Repubblica Sociale, dalla parte che la storiografia ufficiale insiste a definire “sbagliata”, per essere dato prima disperso in combattimento e finire ancora una volta prigioniero in Algeria e poi a Taranto.

Le sue affermazioni sul tema della colonizzazione o sul comportamento di tanti uomini politici del dopoguerra sono altrettanti squarci nel velo delle ricostruzioni storiche del dopoguerra.

Un libro da leggere dunque, che invita ad approfondire alcune fasi della nostra avventura africana -dalla deportazione dei civili italiani presenti in AOI all’attività di resistenza agli inglesi, dall’apprezzabile comportamento dell’Imperatore Hailè Selassiè nei confronti degli ex-colonizzatori alle “navi bianche”, per finire alle vicende che hanno portato alla tragedia somala- e delle vicende belliche che videro, nell’Italia divisa in due, combattenti italiani da una parte e dall’altra, ma che furono riconosciuti tali solo quelli che si trovarono dalla parte “giusta”, quella degli angloamericani

Modificato da malaparte
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  • 1 month later...
Massimo Zamorani, non riesce a mantenere nella seconda parte del suo libro la tensione emotiva che invece cattura l’attenzione del lettore nella prima parte, quella che copre i suo ricordi di ragazzo vissuto tra l’Africa Orientale Italiana (l’”Impero”) e l’Italia centrosettentrionale della guerra post-8 settembre. I suoi racconti sul dopoguerra paiono infatti slegati, come una serie di collages di suoi articoli (Zamorani è infatti un giornalista ed è stato per trent’anni corrispondente di guerra) appiccicati senza un filo conduttore, quasi a voler fare “volume”.

Ho finito di leggere il libro e devo dire che Leopard ha ragione in parte: è vero che la prima parte del testo ( peraltro, la più lunga) è più coivolgente ed appassionata (in effetti, lo stesso titolo si riferisce ad un periodo ben definto, dal 1941 al 1944).

Tuttavia, l' "aggiunta" dell' VIII e del IX capitolo (che trattano della recente storia della Somalia) si collega al testo con questa spiegazione "l'Africa postcoloniale era - e purtroppo è- con buona pace degli anticolonialisti, il terreno d'elezione per le galoppate terribili dei quattro cavalieri dell'Apocalisse". E se è vero che pochi conoscono le Navi Bianche, ancora meno, credo, conoscono con un po' di chiarezza cosa diavolo è successo da quelle parti dopo il periodo coloniale, dopo Siad Barre e dopo il defilarsi dell'Italia. Si sa solo che non ci si capisce nulla.

In ogni caso, concordo sul fatto che è un libro di piacevolissima ed attraente lettura.

Come al solito, una mia "fissa": è corredato di interessanti foto scattate a bordo delle Navi Bianche, parte delle quali, per precisione tecnica, rivelano un'origine professionale ( da una rivista?): sarebbe utile conoscerne la fonte.

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