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I Respiratori Usati Da Rossetti A Pola


Steffsap

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Come erano? Simili a quelli poi usati dalla X mas? Oppure completamente diversi o addirittura assenti? (la domanda è interessata: sto costruendo Mignatta e SSB, e mentre sono certo che i figurini forniti con l'SSB sono certamente sbagliati (bombole stile sub sulle spalle) ammetto che non so nulla sull'equipaggiamento usato a Pola).

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A memoria credo che non avessero respiratori, ovviamente potrei sbagliare, appena raggiungo la fonte confermo, se nel mentre non mi smentisce qualcun'altro..

 

BTW ottima iniziativa!! :s20: :s20:

 

[edit]

 

Dimenticavo che, ovviamente, non potevano avere gli autorespiratori in uso nella 2GM in quanto furono progettati partendo dal malcontento recato dai Davis nel 35.

Modificato da Lefa
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Questo mi pare abbastanza buono:

 

P1070020.JPG

 

P1070023.JPG

 

[edit]

 

Sarei interessato a saperne di più sull'abbigliamento in uso nel periodo di Pola, Andrea, tu che li hai tutti, nei vari libretti che parlano della vicenda c'è una descrizione più dettagliata sull'equipaggiamento?

 

Rossetti in un resoconto degli esperimenti in mare parla di 'vestito ordinario da palombaro senza zavorra e elmo', accenna inoltre alla possibilità di proteggere le mani con guanti di gomma. Almeno durante le esperienze in mare fu usata una cintura di salvataggio in kapok, mi piacerebbe vedere una foto..

Modificato da Lefa
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Sarei interessato a saperne di più sull'abbigliamento in uso nel periodo di Pola, Andrea, tu che li hai tutti, nei vari libretti che parlano della vicenda c'è una descrizione più dettagliata sull'equipaggiamento?

 

Rossetti in un resoconto degli esperimenti in mare parla di 'vestito ordinario da palombaro senza zavorra e elmo', accenna inoltre alla possibilità di proteggere le mani con guanti di gomma. Almeno durante le esperienze in mare fu usata una cintura di salvataggio in kapok, mi piacerebbe vedere una foto..

 

 

In effetti ieri ho controllato nei volumi di ricordi di Rossetti (Contro la Viribus Unitis) e Paolucci (Il mio piccolo mondo perduto). O meglio, ho dato una sbirciata di corsa, e ho trovato solo nel primo l'accenno menzionato ai guanti di gomma per proteggersi dal freddo.

Stasera controllo meglio!

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Io infatti parlavo solo della muta :s68:

che anche quì è chiusa sul davanti probabilmente con fermagli metallici. :s01:

Ovviamente quelli che tu chiami occhialoni di fatto si chiamano gran facciale... :s01:

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Al''epoca erano solo maschere, le granfacciali di oggi hanno la peculiarità di non impegnare il morso per la respirazione, credo che ai tempi invece mordessero alla grande..

Il vestito ritratto in quel figurino, che credo sia lo stesso che ho postato sopra nel diorama,è un vestito Belloni; quanto alle bombole sulle spalle, era caratteristica degli autorespiratori inglesi, il kit da dove viene?

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Dubito assai che il LUCE abbia qualcosa e che comunque ci siano fotografie; almeno, a memoria nelle diverse pubblicazioni non se ne trovano.

 

In tutti i testi la descrizione dell'equipaggiamento è quella su riportata; Paolucci fa riferimento a un "costume impermeabile", raccontando anche di una gita alla Giudecca col CF Scapin per andarne a prendere uno in deposito.

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Al''epoca erano solo maschere, le granfacciali di oggi hanno la peculiarità di non impegnare il morso per la respirazione, credo che ai tempi invece mordessero alla grande..

Il vestito ritratto in quel figurino, che credo sia lo stesso che ho postato sopra nel diorama,è un vestito Belloni; quanto alle bombole sulle spalle, era caratteristica degli autorespiratori inglesi, il kit da dove viene?

Ciao Lefa,

credo anch'io sia lo stesso figurino, comunque il gran facciale possiede il "boccaglio" te lo dico perchè l'ho utilizzato al corso O.S.S. (Operatore al Servizio e Sicurezza)

Come da foto sottostante... :s68:

light001.jpg

 

Uploaded with ImageShack.us

Comunque se volete domani durante l'arco mattinale faccio una telefonata al Varignano per provare a saperne di più... :s68:

Ciao

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Dici che c'è bisogno di scomodare il Reparto? :s03:

 

Ciò che intendevo dire, è che all'epoca della progettazione la maschera intera, che solo oggi si chiama granfacciale, non era stata progettata per scopi protettivi o per poter parlare durante il lavoro subacqueo, bensì per non incorrere nell'annegamento nel caso che, dopo un'intossicazione da ossigeno, il trisma mandibolare non fosse intervenuto a chiudere le vie aeree dello svenuto.

Come mai vi facevano usare la granfacciale col morso? per una questione di protezione in ambiente contaminato? (non credo, altrimenti nella foto avresti una muta).

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La simulazione avveniva in vasca come sicuramente hai intuito, in pratica il materiale che vedi all'epoca dei fatti 1982 era la dotazione di sicurezza delle Unità navali.

Come stavo dicendo, in vasca erano simulate alcune difficoltà (portellone stagno sommerso, squarcio in carena ecc..), per ovvi motivi non c'era tutto questo spazio e pertanto utilizzavamo l'attrezzatura "ridotta" (non da ossalc) e, visto che l'acqua era riscaldata non indossavamo la muta.

Ovviamente dal periodo di Rossetti all'82 comunque sono passati degli anni, potrebbe sicuramente essere come dici tu, anche se credo non ci sia stato almeno all'epoca, questo gran salto tecnologico...

Scomodare il reparto? più che il reparto scomoderei qualche magazziniere... :s68:

Ciao

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Il "Grillo"

 

La "Mignatta"

 

 

 

Il "Grillo"

 

La notte fra il 13 e il 14 maggio 1918 è tiepida e stellata. Il barchino assaltatore Grillo lascia Venezia rimorchiato da una torpediniera con destinazione Pola, città della penisola istriana sede di base navale austro-ungarica, dove sono di stanza le potenti unità di linea della Prima Squadra, quattro corazzate da 21.000 tonnellate e tre da 15.000 tonnellate.

 

Il Grillo, al comando del T.V. Mario Pellegrini, viene trainato da un silenzioso motoscafo a propulsione elettrica in prossimità del primo sbarramento a protezione del porto; ve ne sono altri nove tutti uguali, composti da grossi pali conficcati nel fondo, sporgenti in superficie e collegati tra loro da pesanti catene, cavi d'acciaio e reticolati.

 

Gli uomini dell’equipaggio devono tagliare i cavi troppo alti sull’acqua con i tronchesi in dotazione. Passano due minuti di lavoro febbrile quando, improvvisamente, un fascio di luce illumina il mezzo d’assalto. E’ solo un attimo, ma gli uomini, colti di sorpresa, interrompono il lavoro: Pellegrini comprende che il fattore sorpresa è ormai sfumato, la ragione e le circostanze suggerirebbero il rientro, ma egli decide che bisogna rischiare. Ordina pertanto di riprendere il lavoro, fino al momento in cui, reciso l'ultimo cavo, con i cingoli muniti di ganci, il Grillo si arrampica e supera Io sbarramento e ricade sull'acqua con un tonfo fragoroso.

 

 

 

Barchini tipo "Grillo" ormeggiati in laguna a Venezia all'ispezione dell'Ammiraglio Thaon di Revel (di schiena con il cappotto)

 

Con i motori al massimo viene superata la distanza che separa dal secondo sbarramento, ma, durante le operazioni di scavalcamento, viene colpito da più fasci di luce ed una mitragliatrice inizia a sparare unitamente ad un cannone. Altro tonfo, ed altra corsa verso il terzo sbarramento; ora le cannonate si susseguono senza sosta, colonne d'acqua attorniano la silurante che, tuttavia, riesce a superare sia il terzo che il quarto sbarramento.

 

Vicino al quinto sbarramento, uno dei motori, colpito da schegge, si arresta e Io scafo, ormai crivellato di proiettili, imbarca acqua. Davanti si profila una cannoniera austriaca che taglia la rotta ed apre il fuoco, mentre razzi illuminanti solcano la notte.

 

Ormai l'impresa è al suo epilogo, la silurante sta affondando: Pellegrini ordina all’equipaggio di salvarsi in acqua, quindi si precipita nel locale motori, apre le valvole di allagamento per accelerare l'affondamento e regola le cariche esplosive di autodistruzione. Poi anch'egli si getta in mare, e quando poco dopo viene raccolto, insieme ai suoi uomini, da una imbarcazione austriaca, dal fondo del mare si percepisce un sordo boato di un'esplosione.

 

AI largo, a diverse miglia di distanza, l'equipaggio della torpediniera ha visto i razzi illuminanti che vengono interpretati come un segno di vittoria come era stato convenuto.

 

La prima operazione d'assalto con mezzi speciali era fallita. Il mezzo, anche se ingegnoso, si rivelò lento, rumoroso per via dei cingoli, ingombrante e non occultabile. Tuttavia l'esperienza acquisita sarebbe servita in seguito nel progettare i successivi mezzi d'assalto.

 

 

 

 

 

La "Mignatta"

 

Raffaele Paolucci, tenente medico della Regia Marina Italiana, coltiva un'idea tutta personale per colpire il nemico austriaco, specialmente dopo la rotta di Caporetto che ha incrinato non poco il morale delle armi italiane.

 

Essendo un buon nuotatore, il giovane ufficiale pensa che non gli sarebbe così difficile superare gli sbarramenti di una base navale nemica; portandosi dietro una carica esplosiva. Ne è così convinto che progetta allo scopo una mina e, mentre questa viene costruita, si allena per vari mesi percorrendo a nuoto, ogni notte, una distanza di dieci chilometri tirandosi dietro un barile vuoto.

 

 

 

Raffaele Paolucci Raffaele Rossetti

 

A Venezia, un altro ufficiale della Regia Marina appartenente al Corpo del Genio Navale, il maggiore Giovanni Raffaele Rossetti la pensa allo stesso modo ed infatti ha progettato un siluro dalle caratteristiche piuttosto speciali: è mosso da un motore ad aria compressa che consente una velocità dì 3 nodi e una autonomia massima di 10 miglia ed ha una "testa carica", cioè una parte anteriore composta di due sezioni che si possono staccare dal siluro e che contengono ciascuna due potenti magneti oltre a 170 chili di alto esplosivo. Lo scopo è di farle aderire alla carena di acciaio di una nave e attivare personalmente la carica esplosiva ad orologeria. Per fare ciò è necessario che il siluro venga guidato personalmente dall'uomo che attiverà l'esplosivo da cui la denominazione di siluro umano.

 

 

 

Un esemplare della "mignatta" conservata a Venezia

 

AI Ministero della Marina si è al corrente dei progetti dei due ufficiali e si decide di unire gli sforzi: Paolucci collaborerà con Rossetti per operare utilizzando la "mignatta" nome tecnico dato al primo siluro umano che nel frattempo è già stato approntato all'uso.

 

Nella sera del 31 ottobre 1918, i due ufficiali lasciano Venezia a bordo di un cacciatorpediniere diretto verso Pola.

 

In vicinanza della costa il caccia mette a mare il siluro ed il motoscafo con motore elettrico che dovrà rimorchiarlo. Rossetti e Paolucci, indossate le loro tute di gomma nera, saltano nel motoscafo che ha preso a rimorchio la mignatta, e si allontanano velocemente verso la costa nemica.

 

Quando la nera insenatura è abbastanza vicina, i due ufficiali si calano in acqua e raggiungono a nuoto il siluro mentre il motoscafo si allontana.

 

È una notte senza luna e piove a dirotto: condizioni ottimali perché il siluro non può immergersi ed è costretto a navigare in superficie.

 

I due uomini a cavallo del siluro raggiungono il primo sbarramento. Calatisi in acqua, tagliano i cavi della rete per creare un varco sufficiente a far passare il siluro. In questo modo, tagliando una rete dopo l'altra, riescono a superare i primi sette sbarramenti, nonostante la fatica dell'estenuante lavoro e la corrente contraria. Ora sono dentro il porto, superano altri tre sbarramenti aggirandoli accostandosi a terra, e finalmente compaiono le ombre maestose e cupe delle corazzate nemiche.

 

Alle 4.50 del 1 novembre, dopo sette ore di lavoro in acqua, si trovano di fronte alla corazzata Viribus Unitis, la nave ammiraglia della squadra austriaca.

 

Rossetti fissa una delle cariche sotto la chiglia della corazzata e regola la spoletta. Ma sono stati scoperti e dalla nave viene lanciato l'allarme. Per non far cadere il siluro nelle mani del nemico attivano la carica esplosiva rimasta e allontanano l'ordigno. Un proiettore li illumina e in breve vengono tratti da una barca e trasferiti sulla corazzata. Un assonnato ufficiale li interroga ma inutilmente, solo nell'imminenza dell’esplosione Rossetti e Paolucci avvertono il comandante Vukovic che la nave sta per saltare in aria. Molto cavallerescamente il comandate chiede la loro parola d’onore quindi ordina di abbandonare la nave. Rossetti e Paolucci si gettano in acqua e si allontanano a nuoto. Tutti sono in attesa dell'esplosione che però tarda, e dopo un certo periodo il comandante, in preda all'ira, ordina il ritorno a bordo.

 

Quando Rossetti e Paolucci stanno per essere ricondotti davanti al comandante, una tremenda esplosione fa sussultare la corazzata; Io scafo è sventrato e l'acqua entra a fiotti. Tutti gli uomini, compresi i due italiani, sono di nuovo in acqua ed assistono all’affondamento della grande unità che in soli dieci minuti si scompare. L'orgoglio della Marina austro-ungarica, 21.000 tonnellate di acciaio, colate a picco da un misero siluro da 800 chili!

 

Ho evidenziato dove parla di tuta di gomma nera.

Modificato da pugio
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  • 2 weeks later...

Riordinando alcune foto è saltata fuori questa, scattata al Museo Storico Navale di Venezia.

Non so se possa essere coerente, comunque:

 

pola.jpg

 

Si intravede una cintura, che sia quella usata durante le prove? inoltre si nota l'assenza di guanti, a Novembre l'acqua è freddina ma non è impossibile, soprattutto se i guanti del tempo creavano più inconvenienti che benefici..

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Ciao SteffSapp,

non mi sono dimenticato,

sono appena riuscito a contattare un amico, mi ha garantito che guardava in archivio, ovviamente, in un paio di giorni dovrebbe rispondermi al quesito...

Incrociamo le dita!

:s01: :s01:

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Ciao SteffAp

Da fonte sicura mi viene precisato quanto segue:

Ai tempi di Rossetti non esisteva un "autorespiratore" ma pensì come postato da lefa gli uomini rana erano "assicurati" (legati) alla mignatta tramite un cavo e si sorreggevano alla stessa grazie ad un maniglione...

il tutto perchè arrivati sull'obiettivo, in apnea la aggangiavano sotto la chiglia...

Ciao a presto Navy60

 

Riordinando alcune foto è saltata fuori questa, scattata al Museo Storico Navale di Venezia.

Non so se possa essere coerente, comunque:

 

pola.jpg

 

Si intravede una cintura, che sia quella usata durante le prove? inoltre si nota l'assenza di guanti, a Novembre l'acqua è freddina ma non è impossibile, soprattutto se i guanti del tempo creavano più inconvenienti che benefici..

 

 

Grazie! (Anche se ormai ho finito il modellino, rimane la curiosità "storica" :D
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