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11 Novembre 1940


BUFFOLUTO

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11 novembre 1940 - L'attacco aereo britannico su Taranto

 

Premessa

 

Nella previsione che l'Italia entrasse in guerra a fianco della Germania, l'attacco aereo britannico

alla base navale di Taranto era stato ideato fin da settembre 1938; la decisione dell'esecuzione

fu presa i seguito all'arrivo ad Alessandria d'Egitto il 6 settembre 1940 della nuova portaerei Illustrious,

con dislocamento standard di 23.100 tons ed entrata in servizio il 25 maggio dello stesso anno;

l'operazione Judgement, faceva parte di una più vasta attività, che denominata Mb8, prevedeva una

serie di dieci diversivi ideati per tenere nascosta l'incursione sulla città ionica, ossia l'obiettivo principale.

 

Tre furono i fattori che determinarono il successo di un'azione, alquanto azzardata, condotta in due

successive ondate di venti Swordfish con l'appoggio della portaerei Illustrious,

l'unica disponibile in quel momento:

 

- le recinzioni parasiluri delle unità alla fonda in mar Grande non complete e disposte in posizione

distanziata, per permettere alle unità di salpare senza dover provvedere prima alla loro rimozione;

dei 12.800 metri necessari ne erano stati predisposti solamente 4.200;

 

- ottantasette palloni di sbarramento, frenati all'altezza di 200 m con cavi d'acciaio, erano stati

posizionati in mar Grande su tre file, ma una sessantina si sganciarono dai loro attacchi a causa

di un forte vento di libeccio, che aveva interessato lo Jonio nei giorni precedenti, e non furono

reintegrati per mancanza d'idrogeno; la notte dell'11 novembre ne erano rimasti sedici lungo la

scogliera di delimitazione della secca della Tarantola, a protezione delle navi da battaglia, e

undici lungo il lato, più aperto al mare, del gruppo degli incrociatori pesanti Gorizia, Zara

e Fiume, alla fonda in un unico recinto protettivo, che era invece aperto verso Nord in

corrispondenza della città vecchia;

 

- l'adozione del nuovo siluro Mark II, dotato di doppio innesco: a contatto ed influenza magnetica con

acciarino Duplex; le undici armi impiegate erano state regolate per una velocità di ventisette nodi,

anziché quaranta, per evitare la presa del fondo dopo l'impatto con la superficie del mare, e una

profondità di trentatrè piedi (pari circa a 10,05 m), con lo scopo di permettere il loro passaggio

sotto le reti di protezione, che avevano profondità di circa 10 m e poter esplodere quindi per impatto

o per innesco ad influenza magnetica.

 

L'oggetto principale dell'attacco con siluri erano naturalmente le sei corazzate alla fonda in mar Grande,

ormeggiate nel loro recinto di protezione, ignorando quasi completamente i tre incrociatori pesanti

Zara, Gorizia e Fiume; mentre gli Swordfish”armati con bombe avevano il compito di concentrare

il loro attacco in mar Piccolo dove erano ormeggiati gl'incrociatori: Garibaldi, Duca degli Abruzzi,

Trento, Pola e alla fonda Bolzano e Trieste.

 

Degli undici siluri lanciati il Littorio ne fu colpito da tre; Duilio e Cavour da uno ciascuno;

una parte di essi rimase intrappolata nel fondo melmoso; delle sessanta bombe sganciate

un quarto non esplose; alcune caddero in Arsenale, all'Idroscalo e nei pressi del deposito

carburanti di Chiapparo.

 

Le perdite da parte della Royal Navy furono di tre Swordfish costretti all'ammaraggio e di soli

due aerosiluranti abbattuti con due vittime, che formavano l'equipaggio del medesimo velivolo.

 

Del personale imbarcato della Regia Marina si contarono 17 morti sul Cavour e 32 a bordo del Littorio.

 

La nave da battaglia Duilio fu portata a poggiarsi sotto costa rispetto al suo punto d'ormeggio,

all'altezza di viale Virgilio; fu rimessa in condizioni di galleggiabilità nel gennaio 1941 ed il 26

dello stesso mese partì per Genova, dove rimase ai lavori fino alla fine di aprile; il 3 maggio

si trasferì a La Spezia per effettuare prove ed esercitazioni ed il 16 maggio 1941 ritornò a Taranto.

 

La nave da battaglia Littorio fu portata ad incagliare sulla secca della Sirena, in zona piuttosto

lontana rispetto al posto d'ormeggio; l'11 dicembre 1941, con le falle provvisoriamente turate,

sostenuta ed equilibrata con appositi cilindri sommersi ed affiancati alla prora e con cilindri di

bilanciamento sistemati a poppa, fu rimorchiata ed immessa nel bacino Ferrati in Arsenale,

dove rimase per lavori fino all'11 marzo; il 1° aprile 1941 rientrò in squadra.

 

Il recupero del Cavour, poggiato sul fondo e con il ponte immerso a causa dell'acqua imbarcata,

fu piuttosto laborioso; solamente a dicembre del 1941 fu posto in grado di salpare per raggiungere

con i propri mezzi Trieste.

 

Nonostante la decisione dell'Ammiraglio Cunningham di desistere per avverse condizione meteo

dal replicare l'attacco nella notte successiva, per la Royal Navy, considerando gli scarsi mezzi

impiegati ed i limitati danni subiti, fu certamente un successo seppure giudicato incompleto

con il senno di poi; per la Regia Marina, se tutti i siluri fossero andati a segno e tutte le bombe

fossero esplose, sarebbe sicuramente stato un disastro di più ampia portata.

 

I venti aerei della portaerei britannica Illustrious effettivamente impiegati attaccarono in due ondate:

la prima con dodici aerei, in volo dalle 20,40 e la seconda con otto e aerei, dalle 21,34.

Alcuni aerei armati di bombe, due per ciascuna ondata, erano equipaggiati con bengala,

che tenevano illuminato a giorno la zona dell'attacco.

 

Dopo essere stata colpita, appruata e sensibilmente inclinata sulla dritta, la R.N. Cavour fu

subito portata ad appoggiarsi sul fondo, per evitarne il capovolgimento; le immagini della

ricognizione aerea britannica mostrano la nuova posizione rispetto a quella iniziale, molto vicina al

pontile a forma di Y di Chiapparo, con la prora rivolta verso la linea di costa distante circa 400 m.

 

Il recupero dell'unità presentava problemi, che furono affrontati e risolti soprattutto in virtù

dell'esperienza acquisita durante il recupero ed il raddrizzamento della corazzata Leonardo da Vinci,

effettuati dopo la fine della prima guerra mondiale con la supervisione del Tenente Generale del

Genio Navale Edgardo Ferrati.

 

Si procedette subito ad alleggerire l'unità smontando la Direzione di Tiro principale del torrione,

le corazze delle torri da 320 mm con le relative artiglierie e svuotando i depositi della nafta.

 

Per estrarre l'acqua di mare, penetrata dalla falla aperta dal siluro, fu prima realizzata una grande tura,

che avvolgeva lo scafo dalla prora fino ad includere il secondo fumaiolo; una seconda tura avvolgeva a

poppa il ponte di coperta, con la torre trinata da 320 mm completamente immersa.

 

Per estrarre l'acqua raccolta nelle ture furono utilizzate pompe azionate dai generatori di unità

in appoggio alle operazioni di recupero, tra le quali il sommergibile Domenico Millelire;

una volta raggiunto lo stato di galleggiamento ed otturate provvisoriamente le vie d'acqua

dello scafo, furono smontate tutte le ture.

 

Voluminosi cilindri furono sistemati sul ponte di coperta a poppa per equilibrare l'assetto dell'unità e

consentire il suo trasferimento da mar Grande a mar Piccolo, dove l'unità fu immessa nel bacino

galleggiante GO 12, per i necessari lavori alla carena, prima di poter affrontare il viaggio da Taranto

a Trieste in maniera autonoma.

 

Marcello Risolo

Taranto, 11 novembre 2011

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11 novembre 1940 - L'attacco aereo britannico su Taranto

 

Memorandum

 

Il progetto dell'attacco aereo britannico a Taranto risale al settembre 1938.

 

La ricognizione aerea su Taranto fu effettuata dai bimotori Glenn Martin Maryland

della 431ª squadriglia della RAF di Malta.

 

L'attacco fu condotto dai biplani Swordfish, prodotti a partire dal 1932

dalla Fairey Aviation Company, che nell'occasione furono dotati di serbatoi

supplementari; velocità massima 255 Km/h autonomia 546 miglia.

 

Il punto di lancio dell'attacco fu posto a 170 miglia a Sud-Est di Taranto.

 

Le unità della Regia Marina erano pronte per poter salpare in un’ora di giorno

ed in tre ore di notte.

 

La contraerea delle batterie per la difesa di Taranto, gestita dalla 5ª Legione della

MILMART, poteva contare su 101 cannoni, 68 complessi di mitragliere pesanti per

un totale di 84 canne, 109 mitragliatrici leggere; inoltre erano disponibili 13 stazione

aerofoniche e 22 proiettori, installati a terra.

 

L'attacco con i siluri doveva essere condotto da Ovest verso la luna nascente e poteva

essere effettuato in qualsiasi delle notti tra l'11 ed il 19 novembre.

 

Erano state distese in totale 4.200 m di reti parasiluri alla profondità di 10 m;

ma complessivamente ne occorrevano 12.800 m per una protezione totale.

 

A mar Grande erano ormeggiate le seguenti unità:

 

Conte di Cavour, Giulio Cesare, Littorio, Vittorio Veneto, Duilio, Andrea Doria, Gorizia,

Fiume, Zara e otto cacciatorpediniere: Carducci, Oriani, Gioberti e Alfieri, appartenenti

alla IX Squadriglia Cacciatorpediniere a protezione degl'incrociatori pesanti; Folgore,

Baleno, Lampo e Fulmine, appartenenti alla VIII Squadriglia Cacciatorpediniere

a protezione delle navi da battaglia.

 

A mar Piccolo erano ormeggiate le seguenti unità:

 

Alla fonda: Bolzano, Trieste e quattro cacciatorpediniere: Granatiere, Bersagliere, Alpino

e Fuciliere, appartenenti alla XIII Squadriglia Cacciatorpediniere.

Alla banchina: Duca degli Abruzzi, Garibaldi, Miraglia, Trento, Pola e da una fotografia

della ricognizione aerea britannica, in periodo precedente all'attacco, si possono

contare 21 unità tra cacciatorpediniere e torpediniere.

 

24 biplani Swordfish furono effettivamente lanciati; dei quali tre andarono perduti

perché costretti all'ammaraggio per difetto di carburazione dovuto alla presenza

di sabbia nella benzina.

 

21 biplani Sworfish restarono disponibili per l'attacco, dei quali un aerosilurante della

seconda ondata fu costretto al rientro per aver perduto in volo il serbatoio supplementare.

 

I 21 velivoli erano così configurati:

 

Dodici aerosiluranti, di cui uno della seconda ondata rientrato per perdita

del serbatoio supplementare.

 

Cinque bombardieri armati ciascuno con sei bombe da 250 libbre.

 

Quattro bengalieri armati ciascuno con quattro bombe da 250 libbre e sedici bengala

con paracadute.

 

La prima ondata in volo a partire dalle 20,40 era composto da:

 

Sei aerosiluranti

Quattro bombardieri

Due bengalieri

Nell'attraversare un fronte nuvoloso un aerosilurante e tre bombardieri persero il contatto

con la formazione e arrivarono in ritardo nella zona dell'attacco.

 

La seconda ondata in volo a partire dalle 21,34 era composta da:

 

Sei aerosiluranti, di cui uno rientrato per perdita del serbatoio supplementare.

Un bombardiere, partito con mezz'ora di ritardo per inconvenienti tecnici.

Due bengalieri.

 

Contro la formazione navale italiana furono lanciati undici siluri, tendo conto che nella

prima ondata parteciparono sei aerosiluranti e nella seconda solo cinque:

 

Lancio dei siluri nella prima ondata:

 

Il siluro del primo Swordfish colpì il Cavour sulla sinistra a prora, aprendo una falla in

corrispondenza del deposito munizioni, il biplano fu abbattuto dalla contraerea dell'unità

e l'equipaggio tratto in salvo.

 

I siluri lanciati dal secondo e terzo Swordfish esplosero urtando il fondo a proravia

del Doria, senza provocare danni all'unità.

 

Il quarto e quinto Swordfish lanciarono contro il Littorio; il primo siluro (pilota Kemp,

navigatore Bailey) lo colpì a prora sul lato di dritta, il secondo (pilota Swayne,

navigatote Buscal) scoppiò a poppa sulla sinistra all'altezza dell'asse del timone .

 

Il sesto ed ultimo Swordfish della prima ondata (pilota Maund, navigatore Bull) lanciò un

siluro contro il Vittorio Veneto, che si perse nei fondali.

 

Lancio dei siluri nella seconda ondata:

 

Due siluri furono lanciati (pilota Hale, navigatore Carline e pilota Torrens Spence, navigatore

Sutton) contro il Littorio nella seconda ondata: uno si perse sul fondo, l'altro colpì l'unità per

la terza volta, interessando il lato di dritta in corrispondenza della torre trinata da 380 mm prodiera;

non si sa comunque quale dei due siluri raggiunse l'unità.

 

Un siluro colpì il Duilio sulla dritta, tra i depositi di munizioni sottostanti le torri prodiere.

 

Un siluro lanciato (pilota Welham, navigatore Humpreys) contro il Vittorio Veneto andò a vuoto.

 

Il siluro del velivolo (pilota Bayly, navigatore Slaughter) lanciato contro il Gorizia andò a vuoto;

l'aerosilurante aggressore fu abbattuto, senza possibilità di salvezza per l'equipaggio;

non è stato chiarito quale fosse il piano originale d'attacco del velivolo abbattuto.

 

Degli undici siluri lanciati, due furono trovati inesplosi nel fango dei fondali.

 

I danni provocati dai bombardieri sulle unità in mar Piccolo, per mera fortuna, furono minimi:

una delle bombe sganciate dalla coppia Clifford/Going cadde senza esplodere sul Trento;

l'ordigno colpì il complesso binato da 100 mm prodiero di sinistra, perforò il ponte e si arrestò

nel locale sottostante; una bomba, sganciata dalla coppia Patch/Goodwin, cadde senza

esplodere sul Libeccio, arrecando lievi danni alla zona prodiera; le due unità mollarono gli

ormeggi e si portarono alla fonda per evitare inutili danni alle atre unità, in caso si scoppio

ritardato degli ordigni; il cacciatorpediniere Pessagno fu interessato invece da lievi danni

provocati da bombe esplose in mare nelle sue vicinanze, probabilmente sganciate da

Forde/Mardeal/Ferreira e Murray/Paine , che provocarono una leggera schiodatura e

ingobbatura della carena di prua a dritta.

 

Fonti consultate:

 

L'attacco a Taranto di Angelo N. Caravaggio supplemento alla Rivista Marittima novembre 2006

Articolo di Alberto Santoni L'attacco aerosilurante a Taranto Pubblicato sulla rivista Italiana Difesa N° 11 - Novembre 1990

Vari volumi della serie orizzonte mare”navi italiane nella 2^ guerra mondiale Edizioni Bizzarri - Roma

sito: http://digilander.libero.it/

 

con il gentile contributo di Francesco De Domenico

La Marina Italiana nella 2a g.m. Le azioni navali I, 10.6.1940-31.3.1941 USMM, 1959, amm di sq. Giuseppe Fioravanzo

E. Bagnasco e M. Brescia, Cacciatorpediniere Classi FRECCIA FOLGORE - MAESTRALE - ORIANI, P. II e III, Albertelli 1997

 

 

Marcello Risolo

Taranto 11 novembre 2011

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11 novembre 1940 - L'attacco aereo britannico su Taranto

 

La ricognizione aerea

 

101ta1760b1112nov1940be.jpg

 

Fotografia della ricognizione aerea britannica effettuata dopo il 9 luglio 1940.

1 – primo seno di mar Piccolo

2 – punta Penna

3 – secondo seno di mar Piccolo

4 – Pizzone

5 – bacino Edgardo Ferrati

6 – bacino Benedetto Brin

7 – stazione torpediniere

8 – canale navigabile con ponte girevole chiuso

9 – mar Grande

10 – porto mercantile

11 – stazione ferroviaria

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La ricognizione aerea

 

102ta17681112nov1940bet.jpg

 

Immagine della ricognizione aerea britannica del 1940.

In mar Grande è visibile alla fonda nel recinto protettivo una delle navi da battaglia.

In mar Piccolo sono riconoscibili, per le dimensioni, gl’incrociatori Duca degli Abruzzi

e Garibaldi, affiancati dalla nave appoggio idrovolanti Miraglia; si possono inoltre

notare la presenza di 12 cacciatorpediniere.

Benché la fotografia sia stata certamente effettuata dopo l’entrata in guerra dell’Italia,

il ponte girevole è chiuso a testimonianza dell’evidenza che la decisione di tenerlo

aperto sia stata adottata con un certo ritardo.

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11 novembre 1940 - L'attacco aereo britannico su Taranto

 

La ricognizione aerea

 

103ta17611112nov1940bet.jpg

 

Fotografia della ricognizione aerea britannica.

Sono ormeggiati a fianco della nave appoggio aerei Miraglia gl’incrociatori

Garibaldi a sinistra e Duca degli Abruzzi a destra, che hanno adottato le

bande colorate dipinte sulla prora; la decisione è stata presa dalla Regia Marina

dopo la battaglia di punta Stilo (9 luglio 1940) per facilitare il riconoscimento

da parte dei velivoli dell’Aeronautica Militare ed evitare lo spiacevole rischio

di essere colpiti dal fuoco amico.

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11 novembre 1940 - L'attacco aereo britannico su Taranto

 

La ricognizione aerea

 

104ta1770b1112nov1940be.jpg

 

Foto della ricognizione aerea britannica in un periodo compreso tra il 15 luglio e

il 26 ottobre 1940, quando ancora la R.N. Doria non era giunta nella città ionica.

Vittorio Veneto e Littorio vi giunsero rispettivamente il 15 ed il 24 maggio 1940

e costituirono la nuova IX Divisione.

Dopo la trasformazione Duilio e Doria arrivarono a Taranto rispettivamente

il 15 luglio ed il 26 ottobre 1940 e furono inserite nella V Divisione,

insieme a Cavour e Cesare.

 

1 – R.N. Conte di Cavour

2 – R.N. Vittorio Veneto

3 – R.N. Littorio

4 – R.N. Duilio

5 – R.N. Giulio Cesare

6 – punto di ormeggio della R.N. Duilio la notte dell’attacco

7 – darsena del bacino non completato

8 – pontile di Chiapparo

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11 novembre 1940 - L'attacco aereo britannico su Taranto

 

La ricognizione aerea

 

105ta17661112nov1940bet.jpg

 

Foto della ricognizione aerea britannica effettuata tra il 26 ottobre ed l’ 11 novembre 1940,

in cui tutte le navi da battaglia sono nella stessa posizione della notte dell’attacco.

 

1 – R.N. Duilio

2 – R.N. Giulio Cesare

3 – R.N. Littorio

4 – R.N. Vittorio Veneto

5 – R.N. Andrea Doria

6 – R.N. Conte di Cavour

7 – pontile di Chiapparo

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11 novembre 1940 - L'attacco aereo britannico su Taranto

 

La ricognizione aerea

 

106ta17631112nov1940bet.jpg

 

Fotografia della ricognizione aerea britannica.

E’ visibile in mar Grande un incrociatore pesante, che ha dipinte sulla prora

le bande colorate di riconoscimento, adottate dopo la battaglia di Punta Stilo

(9 luglio 1940); da notare il ponte girevole aperto.

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La ricognizione aerea

 

107posizionenavimargran.jpg

 

Nel grafico vengono riportati gli ancoraggi di tutte le unità presenti a mar Grande

l’11 novembre 1941.

Carducci, Oriani, Gioberti e Alfieri, della IX Squadriglia;

Fiume, Zara e Gorizia della I Divisione;

Folgore, Baleno, Lampo e Fulmine, della VII Squadriglia;

Littorio e Vittorio Veneto della IX Divisione;

Duilio, Cesare, Doria e Cavour della V Divisione.

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La ricognizione aerea

 

108ta17691112nov1940bet.jpg

 

Fotografia della ricognizione aerea britannica nel 1940 con numerosi

cacciatorpediniere ormeggiati in mar Piccolo e con il ponte girevole chiuso.

1 – R.N. Duca degli Abruzzi

2 – R.N. Garibaldi

3 – R.N. Miraglia

4 – R.N. Trento

5 – R.N. Pola

6 – R.N. Bolzano

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La ricognizione aerea

 

109ta17641112nov1940beta.jpg

 

L’assenza di navi da battaglia, le limitate dimensioni del primo seno, circondato

da numerose batterie antiaeree, spinsero i pianificatori del piano di attacco

ad impiegare in mar Piccolo esclusivamente bombardieri. Furono quindi presi

di mira i quattro incrociatori pesanti: Bolzano (5), Trieste (6) alla fonda

e Trento (3) e Pola (4), ormeggiati alla banchina nei pressi degli incrociatori

leggeri: Duca degli Abruzzi (1) e Garibaldi (2).

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La ricognizione aerea

 

110ta0110pallonefrenato.jpg

 

Un pallone frenato della difesa aerea , a protezione degli incrociatori pesanti

classe “Zara” in mar Grande,viene rimorchiato con uno zatterone nell’area

di ormeggio della R.N. Fiume da un peschereccio requisito.

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Le fasi dell'attacco

 

204cavour04bbetasom.jpg

 

Nel grafico vengono riportati gli ancoraggi di tutte le unità presenti a mar Grande

l’11 novembre 1941 ed il posizionamento sui bassi fondali, dopo l’attacco, delle unità colpite.

Carducci, Oriani, Gioberti e Alfieri, della IX Squadriglia Cacciatorpediniere;

Fiume, Zara e Gorizia della I Divisione;

Folgore, Baleno, Lampo e Fulmine, della VII Squadriglia Cacciatorpediniere;

Littorio e Vittorio Veneto della IX Divisione;

Duilio, Cesare, Doria e Cavour della V Divisione.

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Le fasi dell'attacco

 

205ta17711112nov1940bet.jpg

 

La R.N. Cavour fotografata da un ricognitore britannico in mar Grande a Taranto

subito dopo l’attacco aereo della notte tra l’11 ed il 12 novembre 1940.

L’unità, semisommersa su bassi fondali nei pressi del pontile di Chiapparo,

ha la prora rivolta verso la linea di costa alla distanza di circa 400 metri;

risulterebbe quindi essersi spostata di circa 1.000 metri dalla sua posizione

iniziale (punto A).

L'unità in basso a destra è il Doria.

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Le fasi dell'attacco

 

206tamargrande2d1betaso.jpg

 

La R.N. Littorio, fotografata dalla ricognizione aerea britannica,

adagiata sul fondo nei pressi della secca della Sirena.

 

1 – R.N. Littorio

2 – R.S. Millelire

3 – R.N. Teseo

4 – R.N. Po

5 – per sagoma e dimensioni potrebbe trattarsi della R.N. Quarnaro

6 – secca della Sirena

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Le fasi dell'attacco

 

207ta17731112nov1940bet.jpg

 

Fotografia della ricognizione aerea britannica del mar Piccolo a Taranto, subito dopo

l’attacco della notte tra l’11 ed il 12 novembre 1940.

Trento e Libeccio, colpiti ciascuno da una bomba inesplosa, per sicurezza mollarono

gli ormeggi con lo scopo di non rischiare di danneggiare altre unità in caso di esplosione

ritardata degli ordigni. I tre cacciatorpediniere alla fonda dal basso in alto sono:

Bersagliere, Alpino e Fuciliere della XIII Squadriglia a protezione degl’incrociatori pesanti.

 

1 – R.N. Bolzano

2 – R.S. Trieste

3 – R.N. Trento

4 – R.N. Pola

5 – R.N. Libeccio

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Veramente SPETTACOLARE!!! :s20: :s20:

Sei stato veramente fantastico!

Pur apprezzando notevolmente la storia della nostra Marina, non ho mai avuto occasione di leggere una ricostruzione così dettagliata e avvincente.

Mi sembra doveroso comunque, ringraziare anche il resto dei Comandanti che anno in parte contribuito alla tua, ripeto, fantastica ricostruzione dei fatti.

Pertanto se mi permetti ringrazio anche Alagi, de domenico (spero di non dimenticare nessuno).

Grazie grazie a tutti per avermi dato modo di apprezzare questo capolavoro

Un saluto a tutti

Vincenzo :s01: :s20: :s20:

 

P.S. aver "conosciuto" delle persone preparate come voi mi riempie di gioia. :s01:

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Conseguenze dell'attacco

 

3010012betasom.jpg

 

La R.N. Littorio fotografata, dopo l’attacco da un ricognitore britannico, affiancata sulla dritta dalla

nave cisterna Po e sul lato sinistro dal rimorchiatore Teseo e dal sommergibile Domenico Millelire.

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11 novembre 1940 - L'attacco aereo britannico su Taranto

 

Conseguenze dell'attacco

 

302littorio1940img0001b.jpg

 

La R.N. Littorio poggiata sul fondale della secca della Sirena in zona piuttosto distante

da quella originale d’ormeggio; sullo sfondo è visibile l’isola di San Pietro e presumibilmente

la nave cisterna Urano è impegnata a svuotare i depositi di nafta dell’unità danneggiata.

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Conseguenze dell'attacco

 

304littorio19404d312nov.jpg

 

La R.N. Littorio con la prora immersa viene assistita da alcune unità, tra le quali il rimorchiatore

Teseo sul fianco sinistro e la nave cisterna acqua Po su quello di dritta.

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11 novembre 1940 - L'attacco aereo britannico su Taranto

 

Conseguenze dell'attacco

 

313img0026betasom.jpg

 

Gli Swordfish armati con bombe, oltre alle navi ormeggiate in mar

Piccolo, presero di mira alcuni punti strategeci: l’Arsenale, l’Idroscalo,

i depositi carburanti di Chiapparo; una delle bombe esplose, provocando

lievi danni, nei pressi dell’ingresso del magazzino vestiario di MARICOMMI.

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11 novembre 1940 - L'attacco aereo britannico su Taranto

 

Conseguenze dell'attacco

 

314mitragliera4039betas.jpg

 

Sui bastioni del Castello, che era anche sede della 5ª Legione della MILMART,

erano state posizionate un certo numero di mitragliere in difesa del palazzo

dell’Ammiragliato; una delle armi da 40/39 mm fu danneggiata nel corso dell’attacco.

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:s20: Complimenti per questa ottima rievocazione! :s20: Tuttavia mi sembra opportuno ricordare che al recupero del CAVOUR partecipò anche il Gen. del Genio Navale Umberto PUGLIESE: nonostante che fosse stato "epurato" dalle assurde leggi razziali del "38" Egli accolse l'invito a collaborare senza nulla pretendere!

 

Non voglio sembrare masochista, ma poichè la Storia è Storia mi pare giusto ricordare che quella medesima notte vennero affondati anche i ns mercantili CATALANI, CAPO VADO, PREMUDA ed ANTONIO LOCATELLI. E gravi danni subì la torp. N. FABRIZI. Questa "strage" fu fatta dalla famosa Forza X dell' Amm. PRIDHAM-WIPPELL che faceva parte del gruppo scorta alle portaerei di CUNNINGHAM. Mentre gli aerei "lavoravano" su TAranto, PRIDHAM-WIPPELL si distaccò temporaneamente dalla Forza Principale ed andò dalle parti di Corfù in cerca di prede.

:s05: La cosa che fa rabbia :s05: è che certe pubblicazioni :s68: , tendenti a minimizzare questo episodio, evidenziano il fatto che i quattro mercantili eran vuoti! Come se una nave come tale non valga nulla! :s25:

 

Ancora oggi nella R.N. si celebra la "Taranto Night", mentre non mi risulta che esista una "Matapan Night" nonostante che noi avessimo subito danni ben più gravi a Matapan.

La cosa si spiega col fatto che TAranto fu un operazione molto ben pianificata e meglio ancora eseguita, mentre a Matapan accaddero molti fatti imprevisti: vinse chi commise meno errori.

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:s20: Complimenti per questa ottima rievocazione! :s20: Tuttavia mi sembra opportuno ricordare che al recupero del CAVOUR partecipò anche il Gen. del Genio Navale Umberto PUGLIESE: nonostante che fosse stato "epurato" dalle assurde leggi razziali del "38" Egli accolse l'invito a collaborare senza nulla pretendere!

 

Non voglio sembrare masochista, ma poichè la Storia è Storia mi pare giusto ricordare che quella medesima notte vennero affondati anche i ns mercantili CATALANI, CAPO VADO, PREMUDA ed ANTONIO LOCATELLI. E gravi danni subì la torp. N. FABRIZI. Questa "strage" fu fatta dalla famosa Forza X dell' Amm. PRIDHAM-WIPPELL che faceva parte del gruppo scorta alle portaerei di CUNNINGHAM. Mentre gli aerei "lavoravano" su TAranto, PRIDHAM-WIPPELL si distaccò temporaneamente dalla Forza Principale ed andò dalle parti di Corfù in cerca di prede.

:s05: La cosa che fa rabbia :s05: è che certe pubblicazioni :s68: , tendenti a minimizzare questo episodio, evidenziano il fatto che i quattro mercantili eran vuoti! Come se una nave come tale non valga nulla! :s25:

 

Ancora oggi nella R.N. si celebra la "Taranto Night", mentre non mi risulta che esista una "Matapan Night" nonostante che noi avessimo subito danni ben più gravi a Matapan.

La cosa si spiega col fatto che TAranto fu un operazione molto ben pianificata e meglio ancora eseguita, mentre a Matapan accaddero molti fatti imprevisti: vinse chi commise meno errori.

@ veramente eccezionale il tuo "resoconto" dell'avvenimento

@ Alfabravo dove posso trovare notizie riguardanti Umberto Pugliese?

Ciao a tutti

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@ Alfabravo dove posso trovare notizie riguardanti Umberto Pugliese?

L'UFFICIO STORICO della M.M. nella serie "Uomini della Marina", ha dedicato un volume ad Umberto PUGLIESE.

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