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Monografia Sulla Corazzata Roma


giampyg

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  • 2 months later...
Scusa te , ma perchè R.M. Roma, non dovrebbe essere R.N. Roma?

 

Topazio

Perchè all'estero sono ignoranti (o bestie :s03:) e confondono "R.N." - che è corretto e sta per "Regia Nave" - con "R.M." ("Regia Marina"?), che non c'entra niente. Un po' come confondere "USS" con "USN" per le navi americane...

Questo la dice lunga su certa pubblicistica straniera riferita alle navi italiane (nel volume in oggetto, per le fotografie, mi risulta non siano citate le fonti, dato che verosimilmente è stato attuato il consueto "saccheggio" da pubblicazioni e collezioni nostrane...).

Modificato da Alagi
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A fondo pagina sono citate le fonti dove sono state prese le referenze, inoltre l'autore ha avuto accesso all'Ufficio Storico della Marina avendo preso parte ad una delle ricerche del relitto del Roma insieme alla Marina Militare a bordo di nave Anteo .

 

Ciao

Giampiero

Modificato da giampyg
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inoltre l'autore ha avuto accesso all'Ufficio Storico della Marina avendo preso parte ad una delle ricerche del relitto del Roma insieme alla Marina Militare a bordo di nave Anteo .

Ciao

Giampiero

:s07: :s07: Ma chi è l'Autore? Sono curioso di saperlo perchè mi pare strano che un "civile" (e forse straniero) sia imbarcato su di una nostra nave per una ricerca storicamente "delicata".

 

P.S. Ribadisco quanto ho già detto più volte su BETASOM: a mio parere la M.M. è già a conoscenza (e da molto tempo...) della posizione del relitto.

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Per chi è interessato, segnalo il bel romanzo che ha scritto Folco Quilici dal titolo "Alta Profondità" che narra l'avventura di due esperti di imprese sottomarine che vengono chiamati per indagare sulla controversa (nel romanzo) dinamica dell'affondamento del Roma.

Lo so, lo so, urge recensione; o mi sbaglio?

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Io ho letto "Alta profondità" di Folco QUILICI. E' un romanzo avvincente di piacevole lettura. Non mi è piaciuta la battuta "marinai del ca##o!" nei riguardi dell' equipaggio del ROMA che non avrebbe chiuso con cura, durante il fatale attacco aereo Tedesco, la portelleria della Nave. Questa circostanza è anche ricordata da A. CATALANO GONZAGA di CIRIELLA nel suo libro "Per l' onore dei Savoia".

 

Comunque portelleria chiusa o no la Nave non sarebbe sopravissuta ai devastanti danni della seconda bomba-razzo.

 

P.S. Il disegno di copertina è un errore storico-tecnico: infatti il ROMA, dopo la seconda bomba, si spezzò in due tronconi proprio in corrispondenza della torre da "381" divelta dalla deflagrazione.

Confermo questo mio vecchio post.

Modificato da Alfabravo 59
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AB non per fare il pedante ma la fritz-X era una bomba aliante non razzo, aveva due fumogeni dietro per correggere la discesa ma era una bomba aliante...

300px-Fritz_X_side.jpg

:s01: Nessuna pedanteria! :s01: Ho molta poca competenza su tutto ciò che vola! Quindi, da quel che ho capito, i 2 fumogeni avevano solo una funzione "tracciante" per aiutare l'addetto alla guida a modificare (entro certi limiti) il percorso dell'ordigno.

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A proposito di "Fritz", guardate questo articolo che ho “scovato” all’interno del numero 397 del settimanale Epoca dell’11 Maggio 1958, diretto a quel tempo da Enzo Biagi.

 

bombafritz.jpg

 

Qui di seguito la trascrizione dell’articolo per consentirne una più agevole lettura.

 

Fu il missile “Henschel” che affondò la “Roma”

L’”Henschel Hs. 293” è il missile incriminato. L’apparecchio aveva l’aspetto di un piccolo monoplano, con tozze ali piantate a metà della fusoliera e il timone orizzontale situato ad una altezza superiore a quella dell’ala per evitare a scia di quest’ultima. Nella parte anteriore della fusoliera erano sistemati 550 chilogrammi di esplosivo mentre la parte posteriore conteneva la strumentazione per il volo e la guida contro il bersaglio. Sotto l’apparecchio era sistemato un razzo di spinta “Walter” che aumentava la velocità del missile di 55 metri al secondo e aveva un funzionamento di dieci secondi: l’aumento della velocità consentiva gli attacchi a bassa quota che si resero particolarmente importanti allorché gli alleati usarono il radar. Un gruppo di cinque segnali luminosi era sistemato nella coda dell’Hs. 293 in modo da permettere al pilota dell’aereo che lo lanciava di seguirne la rotta e di controllarla mediante impulsi radio. Il metodo di attacco è indicato nel primo disegno. Dopo aver volato verso il bersaglio, il bombardiere eseguiva una virata disponendosi parallelo all’asse della nave: nel momento in cui l’aereo usciva dalla virata per assumere il volo rettilineo, veniva sganciato il missile. Poco meno di un secondo dopo, si accendeva il razzo “Walter” ed entrava in funzione il timone di quota. Allorché il missile entrava nel campo visivo del pilota dell’aereo, questi provvedeva a guidarlo mediante comandi radio sulla linea di mira del bersaglio e ve lo manteneva fino all’urto. A seconda dell’altezza a cui veniva effettuato l’attacco, la velocità finale del missile era compresa tra 120 e 250 metri al secondo: il volo aveva una durata di 25-80 secondi.

I progettisti del missile posero una speciale attenzione perché questo non superasse mai quella tale velocità per cui era stato costruito, e nei limiti della quale aveva la possibilità di evoluire rispondendo ai radiocomandi impressi dal pilota all’aereo. Dietro all’estremità di ciascuna ala, era infatti sistemato un corpo conico di superficie frontale ben studiata che opponeva una resistenza crescente all’aumento della velocità negli attacchi in picchiata. Il massimo di velocità a cui pertanto poteva pervenire l’ Hs. 293 non superava il numero di Mach 0,85 (il numero di Mach è il rapporto fra la velocità di volo e la velocità del suono).

Il primo volo di collaudo del missile tedesco venne effettuato il 16 dicembre 1940, ma il suo primo impiego in azione bellica avvenne il 25 agosto 1943 nel Golfo di Biscaglia. Può essere importante sottolineare il fatto che non soltanto la concezione del missile, ma anche i metodi di soluzione adottati per il suo impiego sono validi e moderni.

Glauco Partel (Consulente missilistico del Centro Aeronautico e Atomico Italiano)

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