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26 Luglio 1941 - L'olocausto Di Teseo Tesei E Della X Flottiglia Mas Al Breakwater Viaduct


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Titolo: 26 LUGLIO 1941 – L’olocausto di Teseo Tesei e della X FLOTTIGLIA MAS al Breakwater Viaduct

Autore: Gianni Bianchi

Casa editrice: Associazione Culturale Sarasota

Anno di edizione: 2011

Pagine: 180

Dimensioni: 24x17

Prezzo: € 24,00

Reperibilita: facile

 

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Questo libro può essere considerato la naturale prosecuzione di un precedente volume che l’autore ha dedicato alla mitica figura di Teseo Tesei.

Con il consueto stile discorsivo ed efficace, al quale ci ha ormai abituato nei suoi precedenti lavori, Bianchi descrive l’eroica impresa denominata “Malta 2” che la X^ MAS compì il 26 luglio 1941 contro la base navale inglese di Malta impiegando, per la prima e unica volta insieme, barchini ed SLC.

Il libro ha il merito di rievocare il consapevole sacrificio degli uomini della Decima e di far emergere viva la tensione emotiva che durante i preparativi di quella missione caratterizzò gli stati d’animo degli operatori, desiderosi di infliggere finalmente un duro colpo alla piazzaforte inglese ma anche consapevoli dei rischi e delle difficoltà che rendevano aleatorio l’esito dell’impresa.

Sono descritte in modo abbastanza dettagliato le attività svolte per organizzare e realizzare l’attacco e gli sforzi fatti da Tesei per poter essere della partita, dal momento che il piano originario non prevedeva l'utilizzo dei maiali. Nonostante il coraggio ed il valore degli operatori, l’anticipata scoperta consentita dai radar Inglesi e alcuni sfortunati imprevisti determinarono il tragico fallimento con un bilancio finale per la X^ di 15 morti e 18 prigionieri. Fu questo l'olocausto che Tesei, in un certo senso, si era augurato nel suo testamento spirituale: “Se affonderemo qualche nave, oppure no, non ha importanza, quel che importa è che noi si sia capaci di saltare in aria col nostro apparecchio sotto gli occhi del nemico: avremo così indicato, ai nostri figli e alle future generazioni, a prezzo di quali sacrifici si serva il proprio ideale e per quali vie si pervenga al successo”.

A questo proposito va segnalato che l’autore, in mancanza di prove certe, si dimostra poco convinto della tesi più volte enunciata del “sublime suicidio patriottico” messo in atto da Tesei “spolettando a zero” la carica del suo maiale una volta giunto sotto il Breakwater viaduct. Nel libro viene quindi riproposta anche l’ipotesi formulata da Joseph Caruana, pubblicata nel numero di marzo 1994 della rivista Storia Militare: sulla base di una testimonianza degli artiglieri della difesa del porto, si afferma che Tesei, ormai in ritardo sui tempi prestabiliti e finito fuori rotta, nel tentativo di riportarsi verso il ponte, passò nel settore di tiro della postazione “G” di Sant’Elmo. A questo punto gli artiglieri, attirati da quella “piccola scia” che il maiale, navigando con gli operatori a quota occhiali, lasciava dietro di sé, spararono con il loro cannone uccidendo Tesei e il suo secondo Pedretti.

La posizione del relitto dell’SLC ritrovato nel 1966 confermerebbe questa ipotesi.

Il libro è corredato da numerosi documenti e fotografie, alcune delle quali, di grande suggestione, sono state riprese ai giorni nostri nei luoghi dell’attacco in occasione di una cerimonia in cui è stata ricordata l’operazione “Malta 2”.

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A questo proposito va segnalato che l’autore, in mancanza di prove certe, si dimostra poco convinto della tesi più volte enunciata del “sublime suicidio patriottico” messo in atto da Tesei “spolettando a zero” la carica del suo maiale una volta giunto sotto il Breakwater viaduct. Nel libro viene quindi riproposta anche l’ipotesi formulata da Joseph Caruana, pubblicata nel numero di marzo 1994 della rivista Storia Militare: sulla base di una testimonianza degli artiglieri della difesa del porto, si afferma che Tesei, ormai in ritardo sui tempi prestabiliti e finito fuori rotta, nel tentativo di riportarsi verso il ponte, passò nel settore di tiro della postazione “G” di Sant’Elmo. A questo punto gli artiglieri, attirati da quella “piccola scia” che il maiale, navigando con gli operatori a quota occhiali, lasciava dietro di sé, spararono con il loro cannone uccidendo Tesei e il suo secondo Pedretti.

La posizione del relitto dell’SLC ritrovato nel 1966 confermerebbe questa ipotesi.

 

Molto interessante. Attuaklmente, non posso propendere nè per l'una nè per l'altra ipotesi...ma non sapevo che ci fosse qualche prova a suffragio di altra, forse più credibile, ipotesi.

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Questa seconda ipotesi, come accennato, è apparsa nel 1994 e Gianni Bianchi la riprende già nel suo precedente libro “Teseo Tesei e gli assaltatori della Regia Marina” uscito nel 2005.

Navigando nel nostro sito, poi, ho trovato una precedente discussione del luglio 2007 dal titolo “Il recupero del sommergibile Nereide” nella quale se ne fa parola citando proprio l’articolo di Caruana.

Comunque non c’è da meravigliarsi se è passata quasi sotto silenzio. Non è la prima volta che le “verità ufficiali” non vengono scalfite da ipotesi nuove che appaiono grazie a testimonianze o prove emerse successivamente. Per esempio nel libro “Rivisitando storie già note di una nota flottiglia” di Sergio Nesi, viene studiata nei dettagli, in base alla testimonianza di Emilio Bianchi ed alla analisi minuziosa di tutti gli atti ufficiali, l’impresa dei maiali ad Alessandria. Ne scaturisce una ricostruzione diversa, critica e in più punti contrastante con quella riportata nella relazione ufficiale scritta da De la Penne e passata alla storia. Ma non se ne parla, forse perchè nessuno ha interesse a rivangare storie ormai vecchie. E che dire della cerimonia di consegna delle decorazioni assegnate proprio a seguito di quell’impresa? Quante volte ci è capitato di leggere o di sentire che sarebbe stato l’Amm. Morgan, già comandante del Valiant, a farsi avanti per chiedere a Umberto di Savoia di avere l’onore di decorare personalmente De la Penne? Questa versione è stata ripetuta talmente tante volte che ha finito per diventare una verità acquisita. Anche in questo caso, però, esiste una versione diversa riportata dallo stesso Nesi nel suo libro “Scirè - storia di un sommergibile e degli uomini che lo resero famoso” che, suffragata da una testimonianza oculare, contrasta con la “verità ufficiale”. Anch’essa, però, è passata sotto silenzio, nessuno ne parla. La lezione che ne ho tratto è che documentarsi il più possibile e analizzare tutto con spirito critico sia di fondamentale importanza per non farsi incantare da una retorica a volte stucchevole che finisce per sminuire, invece che esaltare, l’eroismo e il valore dei protagonisti.

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