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Il Salotto Della Scuola Di Vela


Secondo Marchetti

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ecco un argomento che non ho mai affrontato: l'abbigliamento.

da velista della domenica (estiva) quale sono non ho mai pensato a qualcosa di piu di pantaloncini e maglietta. ma con l'approssimarsi dell'autunno cosa è conisigliabile secondo voi? non credo che le ipertecnologiche mute che si vedono siano indispensabili ma, non avendo mai provato i rigori invernale sotto una vela che non fosse di metallo...

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Penso che dipenda dai gusti personali; io preferisco sempre avere freddo all'avere caldo, dunque cerco di tenermi leggero anche in inverno. Con l'esperienza ho dedotto che:

- le mute: proteggono bene dal freddo, ma solo se ci si bagna da capo a piedi; se si resta fuori dall'acqua si finisce presto in un bagno di sudore. Inoltre tirano sulle articolazioni, infilarle e sfilarle è una fatica erculea. Se non volete patire le sofferenze di De La Penne e compagni (ricordo distintamente di aver letto che anche le loro tenute da immersione tiravano dolorosamente sulle articolazioni), e se proprio non dovete andare a bagno per scuffia sicura, direi che possono essere evitate senza rimpianti.

- le cerate: danno più libertà di movimento ma non sono mai davvero stagne. Danno gli stessi problemi di traspirazione e pare che possano persino essere pericolose se indossate senza salvagente; una delle nostre leggende metropolitane narra che qualche anno fa un velista annegò perché cadde in mare di testa e l'aria contenuta nella sua cerata gli si concentrò ai piedi, facendolo galleggiare a testa in giù. Io non ci credo, ma nel dubbio...

 

Evitare in ogni caso di mettere abiti pesanti sotto questi impermeabili: oltre alla sudata, se si inzuppano d'acqua rendono molto difficile nuotare.

 

Son venuto alla conclusione che il giubbotto salvagente su di una maglietta a maniche lunghe è già di per sé una protezione sufficiente contro il fresco, al limite ci aggiungo uno spray-top ed una mutina larga in neoprene con corpetto e pantaloni che protegge dalle sferzate più intense.

 

Per la vela d'altura è un'altra cosa, lì bisogna davvero restare ore ed ore esposti e dunque tutto è legittimo; in genere però è meglio affidarsi ad un corpetto con pantaloni su cui mettere una giacca pesante piuttosto che ad un completo, di modo da poter levare la giacca nelle manovre od in poppa e non crepare di caldo.

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I principii base sul funzionamento delle vele, sulle manovre e sulle andature valgono per l'Optimist come per il Vespucci: non a caso un tale Straolino portava con la stessa nonchalanche il Soling (assieme a mio zio, invidiatissimo da tutti gli altri ragazzi di allora del Circolo) ed il suddetto vascello.

 

Cambiano i dettagli dell'applicazione: per la vela latina vige la regola sovrana che in qualsiasi andatura la sartia sottovento va lascata, cosa inimmaginabile su una deriva con armo Marconi. I puristi della latina poi virano facendo cambiare di mura all'antenna, il che è una manovra che comporta un certo rischio e richiede presa salda e putenz'd'ibracc' [cit.]

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ma ciò che abbiamo letto fino ad ora, ed in particolare mi riferisco alle vele e loro manovre, è valido anche per barche armate con vela latina?

 

Diciamo che con la vela latina hai un vantaggio da niente: puoi abbattere in scioltezza, perché il boma non ti ti si sfrittellerà mai sul cranio.

La vela latina é rimasta come l'ha fatta mammà, é rimasta campagnola e non ha imparato a frequentare la buona società. Non é solo la mancanza del boma a condizionarla, c'é pure l'impossibilità di controllare il picco (l'unica antena alla quale é inferita) in maniera accurata.

Una randa Marconi ha due lati vincolati ad albero e boma, e un solo lato libero, la cui svergolatura può essere controllata in modo molto sofisticato, per scaricare il vento in eccesso, o al contrario per sfruttarlo fino all'ultima refola, per aumentare la potenza e favorire l'accelerazione a scapito della velocità pura (sulle onde formate o nella fase di partenza) o per ottenre la massima velocità possibile.

La vela latina ha due lati liberi e un solo comando per fare tutto: é' chiaro che le regolazioni di fino con una vela latina é meglio che te le scordi.

Tuttavia ci fai ugualmente tutto quello che fai con una randa ipertecnologica, e in maniera molto meno stressante. Con una randa latina non ti farai venire l'esaurimento per cercare il trimmaggio giusto e non farai nessun calcolo per sapere di quanti gradi devi acquartierare le crocette, perché le crocette nemmeno ce le hai.

E a parità di superficie velica, sulle andature portanti può dare anche del filo da torcere ad una deriva moderna.

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Faccia attenzione al senso dell'anello iniziale: se lo si fa a rovescio, col corrente che se ne va sotto al dormiente, non può riuscire.

 

(In un nodo, il corrente è il tratto di cima che stiamo muovendo, il dormiente è il tratto che deve restare immobile)

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Signori, complimenti.

Non capisco niente di vela, non sono mai stato su una barca a vela (nemmeno come passeggero), ma mi state interessando.

Continuate così. :s01:

 

Eventualmente potremo usarlo quando passeremo al livello II del corso col regolamento di regata (che nessuno, nemmeno i giudici, conosce per intero :s03: ).

Signor Marat ! Cosa devo leggere ?! :s02:

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Forse i Pari della Coppa America lo conoscono per intero a colpo sicuro, perché per chi non lo conosce il regolamento di regata è un mattone di mole, densità e cripticità pari ad un Codice di procedura penale; ogni regola ha i suoi commi e, se le regole più importanti sono effettivamente dettate dal buon senso e dalla sicurezza, alcuni dei commi sono troppo assurdi perché una persona normale riesca a farseli entrare in testa senza impararli a memoria. Penso in particolare ai corollarii della regola 18 (se non erro), quella delle 4 lunghezze alla boa, di cui da anni sto cercando di capire non tanto il senso, che in pratica consiste nello stravolgimento di ogni regola fin lì applicata, quanto il rationale che dovrebbe starci dietro :s12:

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Signor Marat ! Cosa devo leggere ?! :s02:

 

 

Vede Cittadino gli effetti perversi conseguenti alla instaurazione della Repubblica? :s03:

 

 

Penso in particolare ai corollarii della regola 18 (se non erro

 

Quelli che si occupano di diritto hanno già toccato il punto più basso della loro lunga storia, in tutti i settori della società civile. In buona parte se lo sono meritato, ma nella vela succede qualcosa di comico: se vuoi fare lo skipper ti torchiano come probabilmente fanno a Livorno con gli ufficiali di Marina; se vuoi fare lo stazzatore (quelli che misurano le barche e rilasciano i certificati di appartenenza ad una classe o ad un'altra) si esige che tu sia un ingegnere; se fai il medico sportivo é ovvio che tu lo debba essere a tutti gli effetti; se fai domanda per fare l'Ufficiale di Regata e vuoi avere buone chances che venga accolta devi raccontare che fai il droghiere o il commercialista, se scoprono che lavori coi codici sei fritto ( sarebbe normale se gli Ufficiali di Regata non fossero di due gategorie, quelli che dirigono la regata in acqua, e quelli che a terra istruiscono veri e propri miniprocessi per l'applicazione del regolamento: ma é proprio da questa seconda categoria che avvocati e magistrati vengono sistematicamente esclusi).

Non é un gran danno per la mia categoria professionale: il Regolamento di Regata é scritto degli anglosassoni, che maneggiano il diritto con la medesima maestria con cui cui apparecchiano le fettuccine al ragù. Dissento da Secondo: non é la conoscenza delle norme che manca (nessun avvocato e nessun magistrato si azzarderebbe ad andare in udienza senza codici) é la capacità di comprendere che difetta. Per dirti come girare una boa si sono inventati una dozzina di norme, il doppio di eccezioni, il triplo di distinguo, il quadruplo di esclusioni dalle eccezioni. E siccome loro sono britannicamente concisi, con questo materiale buono a riscrivere il Digesto di Giustiniano, ci hanno inzeppato un unico articolo: l'ineffabile 18.

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Signor Marat ! Cosa devo leggere ?! :s02:

 

 

, perché per chi non lo conosce il regolamento di regata è un mattone di mole, densità e cripticità pari ad un Codice di procedura penale;

 

 

Tutto torna, e amen. Piuttosto:

 

Faccia attenzione al senso dell'anello iniziale: se lo si fa a rovescio, col corrente che se ne va sotto al dormiente, non può riuscire.

 

Il problema non era l'anello iniziale: era tutto corretto fino alla fig. 4 di

 

https://www.betasom.it/forum/index.php?s=&a...st&p=369057

in cui non avevo fatto caso alle didascalie. A quel momento occorre passare sotto il dormiente (dalla figura non si vedeva bene): provate a passare sopra, ed avrete la prestidigitazione del nodo che si scioglie!!! :s20:

 

Devo però ammettere che passando sotto alla fine ottengo un grumo che non sono affatto certa che sia una gassa d'amante....ma insomma è un groppo, non so quanto funzionale. E comunque, a me non serve a nulla.

 

Il nodo Savoia invece, insieme al nodo piano,

 

pianos.jpg

 

 

è sempre stato un mio forte dai tempi degli scout.... :s10: A volte in giardino ancora li uso (per legare bracciate di rami ecc.)

E vattelapesca dove ho cacciato le foto della serie di pannelli coi nodi fotografati al Museo della Spezia...Vabbè , da qualche parte saranno.... :s14:

 

Continuate ad imparare!!!

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Ecco per curiosità la regola 18

 

Regola 18 - Giro e passaggio di boe ed ostacoli

 

Nella regola 18, per spazio si intende lo spazio occorrente ad una barca interna per girare o passare tra la barca esterna e una boa od ostacolo, compreso lo spazio per virare o abbattere quando una di queste azioni sia una normale parte della manovra.

 

Regola 18.1 - Quando si applica questa regola

 

La regola 18 si applica quando le barche sono in procinto di girare o passare una boa, che esse devono lasciare dalla stessa parte, o un ostacolo dalla stessa parte, fino a quando lo hanno passato. Comunque essa non si applica:

(a) ad una boa di partenza circondata da acque navigabili o al suo cavo di ancoraggio, dal momento in cui le barche si stanno avvicinando ad essi per partire fino a quando li hanno passati, o

(b) mentre le barche sono su mure differenti sia su un lato di bolina sia quando la giusta rotta di una di esse, ma non di entrambe, per girare o passare la boa o l’ostacolo sia virare.

 

Regola 18.2 - Dare spazio; tenersi discoste

 

(a) Ingaggiate – Regola Base

Quando delle barche sono ingaggiate la barca esterna deve dare alla barca interna spazio per girare o passare la boa o l’ostacolo e, se la barca interna ha diritto di rotta, la barca esterna deve anche tenersi discosta. Altre parti della regola 18 contengono eccezioni a questa regola

 

(b) Ingaggiate all’inizio della zona

Se le barche erano ingaggiate prima che una di esse raggiunga la zona delle due lunghezze e l’ingaggio si è interrotto dopo che una di esse ha raggiunto detta zona, la barca che si trovava all’esterno deve continuare a dare spazio all’altra barca. Se la barca esterna diviene libera dalla poppa o ingaggiata all’interno dell’altra, essa non ha diritto a spazio e deve tenersi discosta.

 

© Non ingaggiate all'inizio della zona

Se una barca era libera dalla prua nel momento in cui essa raggiungeva la zona delle due lunghezze, la barca libera dalla poppa deve in seguito tenersi discosta. Se la barca libera dalla poppa diviene ingaggiata all’esterno dell’altra, essa deve anche dare spazio alla barca interna. Se la barca libera dalla poppa diviene ingaggiata all’interno dell’altra essa non ha diritto a spazio. Se la barca che era libera dalla prua oltrepassa la posizione di prora al vento, la regola 18.2© non si applica più e resta inapplicabile.

 

(d) Modificare la rotta per girare o passare

Quando dopo il segnale di partenza la regola 18 si applica tra due barche e la barca con diritto di rotta sta modificando la rotta per girare o passare una boa, la regola 16 non si applica tra essa e l’altra barca.

 

(e) Diritti derivanti dall'ingaggio

Se vi è un ragionevole dubbio che una barca abbia stabilito oppure interrotto in tempo un ingaggio, si deve presumere che non l’abbia fatto. Se la barca esterna non è in grado di dare spazio al momento in cui inizia un ingaggio, non si applicano le regole 18.2(a) e 18.2(b)

 

Regola 18.3 - Virare ad una boa

 

Se due barche si stavano avvicinando ad una boa su mure differenti ed una di esse completa una virata entro la zona delle due lunghezze mentre l’altra barca è in grado di raggiungere la boa, la regola 18.2 non si applica. La barca che ha virato

 

(a) non deve costringere l’altra barca a navigare sopra la bolina stretta per evitarla, né impedire all’altra barca di passare la boa, e

 

(b) deve dare spazio se l’altra barca diviene ingaggiata al suo interno, nel quale caso non si applica la regola 15.

 

Regole 18.4 - Abbattere

 

Quando una barca con diritto di rotta ingaggiata all’interno deve abbattere alla boa o all’ostacolo per prendere la sua giusta rotta, essa non deve, sino a quando non ha abbattuto, navigare più distante dalla boa o dall’ostacolo di quanto occorra per seguire quella rotta.

 

Regola 18.5 - Passaggio ad un ostacolo continuo

 

Mentre le barche stanno passando un ostacolo continuo, le regole 18.2(b) e 18.2© non si applicano. Una barca libera dalla poppa che ottiene un ingaggio all’interno, ha diritto di spazio per passare tra l’altra barca e l’ostacolo solo se al momento in cui l’ingaggio inizia c’è spazio per poterlo fare. In caso contrario, essa non ha diritto a spazio e si deve tenere discosta.

 

[Commento mio] Tutto questo raggiunge lo scopo di permettere a due regatanti di speronarsi allegramente in quanto entrambi posseggono poche idee molto confuse sui diritti di precedenza e giungono in boa entrambi convintissimi di essere nel diritto. Poi, a terra, la giuria stabilirà che il diritto di rotta non ce l'aveva nessuno.

Io per semplificare ai miei allievi che si arrischiano alle prime regate dico questo: "Fate la faccia cattiva, giù di brutto decisi come una torpediniera, urlate "acqua, acqua!" a squarciagola, puntategli la prua e se proprio gli altri non ci cascano allora evitate di andargli addosso. Se avete ragione e gli altri lo sanno vi lasciano passare, se non avete ragione e gli altri non lo sanno passate comunque, se non avete ragione e gli altri lo sanno non li beccate: in due casi su tre, vi va bene a voi."

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Io non avrei mai osato, Mastro Secondo. Ti rendi conto che se qualcuno riesce a leggerlo sino in fondo (so bene che é impossibile, ma tant'é ...) potrebbe restarne irreparabilmente sconvolto per il resto dei suoi giorni, e io sarei costretto a dar fondo al mio mestiere per difenderti nella causa risarcitoria che ti intenterebbero i familiari ?

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Io non avrei mai osato, Mastro Secondo. Ti rendi conto che se qualcuno riesce a leggerlo sino in fondo (so bene che é impossibile, ma tant'é ...) potrebbe restarne irreparabilmente sconvolto per il resto dei suoi giorni, e io sarei costretto a dar fondo al mio mestiere per difenderti nella causa risarcitoria che ti intenterebbero i familiari ?

 

Poco male, noi accuseremo a nostra volta l'ISAF: io perseguivo un intento didattico, sono loro i veri colpevoli. In più, se per la vela ricreativa adotto l'approccio artistico-umanistico, se si parla di regate bisogna invece passare al militarismo: addestramento duro per far fuori i deboli. Bisogna cominciare dalla regola 18 per mostrare a tutti cosa li aspetta se pensano ad un avvenire agonistico. E di pomeriggio, corsa di 20 km sulla spiaggia di sabbia soffice con 30 kg di zaino e fucile.

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[Commento mio] Tutto questo raggiunge lo scopo di permettere a due regatanti di speronarsi allegramente in quanto entrambi posseggono poche idee molto confuse sui diritti di precedenza e giungono in boa entrambi convintissimi di essere nel diritto. Poi, a terra, la giuria stabilirà che il diritto di rotta non ce l'aveva nessuno.

Io per semplificare ai miei allievi che si arrischiano alle prime regate dico questo: "Fate la faccia cattiva, giù di brutto decisi come una torpediniera, urlate "acqua, acqua!" a squarciagola, puntategli la prua e se proprio gli altri non ci cascano allora evitate di andargli addosso. Se avete ragione e gli altri lo sanno vi lasciano passare, se non avete ragione e gli altri non lo sanno passate comunque, se non avete ragione e gli altri lo sanno non li beccate: in due casi su tre, vi va bene a voi."

 

Ricordo un mitico passaggio di boa tra Il Moro di Venezia e New Zealand (Finale Louis Vuitton Cup 1992) dove Paul Cayard ha ragionato più o meno in questi termini, facendo inchiodare gli atterriti neozelandesi :s20: :s03:

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Poco male, noi accuseremo a nostra volta l'ISAF: io perseguivo un intento didattico, sono loro i veri colpevoli. In più, se per la vela ricreativa adotto l'approccio artistico-umanistico, se si parla di regate bisogna invece passare al militarismo: addestramento duro per far fuori i deboli. Bisogna cominciare dalla regola 18 per mostrare a tutti cosa li aspetta se pensano ad un avvenire agonistico. E di pomeriggio, corsa di 20 km sulla spiaggia di sabbia soffice con 30 kg di zaino e fucile.

 

 

Programma di addestramento firmato da qualche Navarca della flotta di Miseno?? :s03: :s03: :s03:

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Ma non ce n'è bisogno :s01:

 

Per mia esperienza, la stragrande maggioranza degli allievi avviati all'agonismo cessano ogni attività non solo agonistica ma anche velica dopo i 16 anni, per poi non tornare mai più, salvo fugaci apparizioni mondane al circolo velico in compagnia delle rispettive maitresses con cui prendere il sole sulle sdraio. Come a dire che gli allievi si fanno fuori da soli prima della fine del corso.

 

L'agonismo necessita dell'applicazione dell'arte velica ad un livello e con un'assiduità tali da privarla di gran parte del suo valore ricreativo e direi anche educativo, essendo una regata cosa contraria al vero spirito dell'andar per mare, secondo il quale in presenza di altri velisti ci si aiuta a vicenda, non si cerca di farsi la pelle. Non posso quindi biasimare i giovani allievi spaccamondo che, dopo un terzo posto alle regionali e l'acquisto del quattroeventi nuovo da 7000 euro, scoprono che la terra e le donne offrono svaghi molto più piacevoli di una linea di partenza in inverno col Maestrale e scompaiono dalla scena.

Modificato da Secondo Marchetti
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Per mia esperienza, la stragrande maggioranza degli allievi avviati all'agonismo cessano ogni attività non solo agonistica ma anche velica dopo i 16 anni, per poi non tornare mai più,

 

Si e no, amico mio. D'accordo sugli effetti, ma non sulle cause.

E' vero a sedici anni si dissolvono. Succede perché la Federazione alleva i vincenti e massacra i perdenti. Sui palcoscenici correnti se non sei vincente sei meno che niente, perché mai dovrebbero continuare a interpretare la parte delle pippe a vita ?Quelli della mia generazione, che hanno vinto si e no una volta ogni dieci anni, non hanno mai smesso, ma occorre dire che noi siamo più antichi di Neanderthal ?

L'agonismo é vero che comporta assiduità e applicazione, ma questa resta una pratica sportiva che consente ai sessantenni di competere coi nipoti, addirittura ai portatori di handycap di stare alla pare con i normodotati. Basta scegliersi le classi e i circoli giusti, e stare lontani dagli specchietti federali.

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... Mi piace la discussione anche se la seguo un po' a singhiozzo.

Premetto che ho fatto regate con windsurf dove, a parte il mezzo, si applicano le stesse regole ma con spazi di manovra ridotti.

L'entrata in boa e' sempre strategica: oltre agli spazi di manovra occore valutare o meglio scommettere sulle qualita' dei vicini ovvero sperare che a nessuno cada la vela!

Peraltro posso "vantare" in regata anche uno speronamento in regime di precedenza senza contrattempi: quando l'altro concorrente che mi veniva incontro e non mi lasciava la mia acqua, l'ho puntato con decisione ed ho infilato la mia prua sotto la sua tavola che e' scivolata sulla mia fino al mio piede d'albero... A quel punto l'altra tavola ha avuto una rotazione repentina e la vela veniva completamente coperta dalla mia e "franava" sull'avversario con il beneplacito del giudice che ci seguiva sul gommone.

Modificato da lazer_one
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Quando parte l'Accademia di vela Betasom?

Qui vediamo i nostri amati Maestri Marat e Secondo Marchetti sul 470 della Base (il Sig. Marat è quello che si rompe la schiena sul trapezio :s11: )

 

 

L'unica volta che il sig. Marat ha cercato di fare sul serio restando assalamato al trapezio, ha rischiato di rimetterci le penne (acque prospicienti Laveno Mombello, non ti dico l'anno).

 

L'Accademia la lascio a voi, giovini muniti d'occhio lupino e dita chattanti: a me la prossima primavera piacerebbe spiattellarvi la proposta di un corso reale di iniziazione pratica.

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Quel 470 è fuori stazza: per regolamento devono avere tassativamente, imperativamente, inderogabilmente lo scafo interamente bianco, dunque l'esemplare in questione non potrebbe regatare (è anche la ragione per la quale non ho mai messo piede su un 470 e mai lo farò :s03: ).

 

A parte questo, trattasi di Sail simulator V?

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Ho letto solo ora.... :s07:

e da vecchio velista che ha regatato per circa vent'anni, non posso fare altro che i complimenti per l'ottima iniziativa del corso teorico di vela, davvero ben fatto e d'immediata comprensione anche per i non pratici.

Bravi!! :s20:

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Anche Vossia é iscritto al Club di quelli che si tagliano le vene per il 470 ? Io ho la tessera n. 1.

 

I francesi sanno fare benissimo moltissime cose, ma le derive no. Tutte le più orrende ciofeche naviganti dal dopoguerra ad oggi sono nate di là delle Alpi, e quelle poche che parevano non dico belle ma almeno non brutte sono sparite perché stonavano col paesaggio di carriole a vela e petroliere convertite. Il 470 sarebbe stata una signora barca, orribile con quel suo randone immenso e la prua da naso col moccio, ma veloce ed assassina: peccato che sin dalla nascita sia stato inserito in una logica industriale in cui nessuna innovazione è permessa e la bravura tecnica dell'equipaggio la si misura col tempo che lo stesso perde a misurare col calibro il rake dell'albero. Io di una barca che deve avere per stazza lo scafo bianco non posso proprio poterne sentir parlare, fosse anche il miglior veleggiatore del mondo, c'è una cretineria di fondo che mi prude, e poi la mia barca ha da essere nera, il bianco lo lascio ai plasticomani.

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Hai fatto caso, amico mio, che sono decenni che non si vede una barca che non abbia lo scafo bianco Zoppas ?

Non credo che tu lo sappia, ma un tale candidato alla Presidenza Federale (ancora pienamente operativo, e presidente di un certo circolo napoletano) fece la sua campagna sostenendo che tutte le classi dovevano avere pari dignità, che non esisteva una vela olimpica e una vela dopolavoristica, che la politica di quelle che lui chiamava barche-bianco-elettrodomestico era grottesca e suicida. Naturalmente perse (anche se non di molto) e da allora le barche smorte e smunte sono le uniche ad avere cittadinanza nei nostri mari (a parte le tue e le ex mie: una nera, un'altra verdolina, e una terza bianca e blu con fascia di separazione rossa, copiata dalla livrea della British Airways di allora, prima che per un improvviso raptus mutassi il bianco in giallo).

Modificato da marat
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A dire il vero ho contribuito anch'io allo scempio, quando ho ceduto in prestito al CNA il mio FJ perché lo sverniciassero della sua livrea nera per farne uno stampo per nuovi FJ bianchi (ma con due eleganti filetti blu). Comunque me la rido a vedere le costosissime barche da consumo che dopo una stagione sono già scoppiate, quando la mia è sulla breccia dal 1972, ha vinto tre titoli nazionali, l'avevamo comprata per un sesto del prezzo di un quattroeventi e l'unica rivale che teme, fra gli FJ del circolo, è un'olandese del 1965...

Forse questi tempi di crisi riporteranno un po' d'austerità e di buon senso e premieranno le barche vere, quelle indistruttibili ed alla portata di tutti; o forse la gente si priverà del pane per comprare lo scafo nuovo per la nuova stagione :s03:

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Ottimo screenshot mio buon Lefa :s20:

 

Dai Nicola, facciamo qualche giro una di queste sere! :s51:

 

Quel 470 è fuori stazza: per regolamento devono avere tassativamente, imperativamente, inderogabilmente lo scafo interamente bianco, dunque l'esemplare in questione non potrebbe regatare (è anche la ragione per la quale non ho mai messo piede su un 470 e mai lo farò :s03: ).

 

A parte questo, trattasi di Sail simulator V?

 

Si è Sail Simulator V, ti permette di fare tutte le regolazioni manuali (dalle vele all'albero, dai pesi all'immersione della deriva) e di impostare condizioni meteo, soprattutto per quanto riguarda vento e onde, abbastanza realistiche. Potremmo divertirci!

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Suvvia, lo sapete che non ho tempo per seguire un simulatore :s06:

 

Voi andate avanti, rileggetevi bene il corso e nessuno si farà del male :s03:

 

A proposito del corso, presto dovrò chiedere a Marat consulenza per la parte riguardante la regolazione del profilo delle vele, perché è una conoscenza che non ho mai approfondito, essendo superflua per i miei fini e per il mio pubblico (con gente che fatica a portare la barca su una rotta costante, non si usa molto spesso il cunningham...). Io so solo che la vela va grassa con poco vento e magra con molto, dopodiché tutto è indistinto e manovre inutili :s03:

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A volte invece non ci si può fare proprio nulla, il vento vi scende dall'alto senza dare particolari preavvisi: è quello che può succedere sui laghi, che io reputo per questo molto più pericolosi del mare, e sui quali non bisognerebbe mai veleggiare senza aver chiesto prima delucidazioni a persone pratiche del luogo. Nel dubbio, appena vedete nubi consistenti sui monti, filate.

 

Mastro Secondo, che l'acqua dolce le fa venire i girini in pancia lo abbiamo capito, ma tenga conto che lo sparutissimo manipolo di velisti che naviga il presente forum ha casa e puteca in acque interne. Massimamente Shorty Maltese, ancorché sotto mentito nickname camuffato.

E per tacere del sottoscritto, rinnegato ben peggiore di Uluk Alì nato pescatore calabrese e morto ammiraglio ottomano, che da decenni si fracica i piedi nelle acque sabatine.

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Mastro Secondo, che l'acqua dolce le fa venire i girini in pancia lo abbiamo capito, ma tenga conto che lo sparutissimo manipolo di velisti che naviga il presente forum ha casa e puteca in acque interne. Massimamente Shorty Maltese, ancorché sotto mentito nickname camuffato.

E per tacere del sottoscritto, rinnegato ben peggiore di Uluk Alì nato pescatore calabrese e morto ammiraglio ottomano, che da decenni si fracica i piedi nelle acque sabatine.

 

D'accordo, ma mettiamo caso che il corso lo legga uno sconosciuto e che poi questo vada a far pratica su un qualche lago... non vorremo mica avercelo sulla coscienza!

Personalmente trovo che il lago di Garda (so che qualcuno viene da lì, e tanto di cappello) e gli altri grandi laghi del nord siano i posti più pericolosi d'Italia per veleggiare: venti molto forti, temporali che danno poco preavviso, rive durissime, o falesia o scogli, vaporetti, aliscafi e motoscafi scatenati a profusione. Forse di posti di mare solo le Bocche di Bonifacio e Trieste sono altrettanto ostili. E delle uniche due barche che ho visto naufragare, una è andata persa sul Garda contro i dolci declivi della sponda bresciana, l'altra è quasi affondata - ma è stata tenuta su per il naso - sul lago di Bracciano, entrambe in seguito a temporale improvviso.

In più il Bracciano è corrosivo, scioglie la pelle e macchia il flating :s03:

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Potrebbe diventare un giocattolo curioso per miliardari, ma mi chiedo con che coraggio l'inventore lo propone per applicazioni militari...

 

Comunque ci avviciniamo al punto in cui non so più come continuare il corso, tutti gli argomenti più importanti sono già stati trattati; qualche idea ce l'ho ancora ma comincio ad invocare suggerimenti per le prossime lezioni.

Modificato da Secondo Marchetti
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Potremmo approfondire un pò di più gli aspetti diciamo ,di legge? Mi spiego meglio: ma le dotazioni di bordo che deve avere che sò, un 470 o una Stella, sono le stesse che deve avere un natante da diporto?

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Potremmo approfondire un pò di più gli aspetti diciamo ,di legge? Mi spiego meglio: ma le dotazioni di bordo che deve avere che sò, un 470 o una Stella, sono le stesse che deve avere un natante da diporto?

 

Assolutamente si, ma solo in teoria. Se sei in regata devi soltanto avere le dotazioni di sicurezza: i giubotti di galleggiamento individuali, più le prescrizioni di ogni singola classe, che non vanno oltre un bugliolo, o un ancorotto e dieci metri di cima, o un anulare, e quasi mai tutti insieme (la repressione é solitamente dura, e personalmente ricordo un campionato italiano Ligthning perso da una barca che si era fatta squalificare perché beccata al controllo senza anulare, ma viene applicata esclusivamente dagli organi federali che peraltro hanno la responsabilità delle imbarcazioni iscritte all'evento).

Se ti fai sorprendere quando sei fuori per i fatti tuoi, puoi sempre raccontare che ti stai allenando. Diciamo che hai moltissime probabilità di farla franca, non perché ti credono ma perché non ti fermano proprio.

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