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Toscana - La Nave Dei Due Esodi


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Titolo: TOSCANA - La nave dei due esodi

Autore: VALENTI Paolo - email: info@vecchiatrieste.it

Casa editrice: edizioni Luglio - Trieste

Anno di edizione: 2009

Pagine: 125; 20 foto solo del "Toscana" più i disegni

pagine in carta patinata per fotografie

copertina flessibile lucida

Dimensioni: 24 x 17 cm.

Prezzo di copertina: 23 euro

Reperibilità facile a Trieste con sconto meno 15 %

 

Fino alla pagina 41 l'Autore si trasforma da tecnico in storico. Sulle vicende africane dell'Italia di Mussolini, ci racconta l'impiego ed il traffico delle navi usate per il trasporto delle truppe e materiali bellici. Una quantità impressionante di navi italiane, integrate da una dozzina di navi straniere tra cui il "Toscana". Queste navi sono fotografate in tutte le vesti , anche con la livrea da nave ospedale. I viaggi fatti ed i porti raggiunti compresi gli incidenti ed i relitti da recuperare e demolire. Navi che hanno fatto la storia ma i loro nomi sono stati dimenticai o addiritura rimasti sconosciuti. L'Autore le elenca tutte con relativa foto, meticolosamente, nei loro viaggi e date. Più i dati tecnici per i quali l'Autore

è sempre generoso.

 

Il TOSCANA nato in Germania col nome di "Saarbrucken" nel 1923 a Brema, era un piroscafo da 9.442 tonn. di S.L. potenza 4200 HP per una velcità di 12 nodi.

E' stato acquistato dall'Italia nel 1935 per trasporto truppe in Africa

 

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Il TOSCANA in livrea da nave ospedale durante la seconda guerra mondiale.

 

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Il gemello del Toscana (Sicilia) pure nave ospedale, bombardato, finisce la sua carriera a Napoli, mentre il Toscana sarà più fortunato.

 

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Una delle storiche foto dei profughi che fuggono da Pola.

 

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Il Toscana, un po' migliorato, per trasportare i profughi a trovare asilo e lavoro in terra australiana. I triestini partiti sono stati 20.000.

 

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Il titolo del capitolo "Il piroscafo Toscana fra tre guerre" ripassa la storia e l'esodo delle genti istriane e triestine verso l'Australia ed il Canadà. Storia che la Stampa di casa nostra ignorò, gabellando l'ingenuità degli italiani con la liberazione.

Altre navi si affiancarono al "Toscana" ed il libro racconta con le navi impiegate alla bisogna il dramma delle genti giuliane fuggite dalle loro terre di origine a due riprese secondo le decisioni dei "liberatori inglesi e titini" che modificarono i confini più volte (solo a parole e non nei fatti) e così decretarono l'abbandono di queste terre per un numero mai definito di fuggitivi e non di emigranti, che la madrepatria non accolse se non in ninima quantità. La madrepatria fornì le navi per favorire l'esodo che l'Autore racconta con ampia raccolta di foto. Sono state modificate e riallestite sei navi per poter portare le decine di migliaia di fuggitivi dall'Istria, Dalmazia, Venezia Giulia e Trieste verso l' Australia.

 

La "Toscana" non è stata semplicemente una nave, tutt'ora il suo nome intitola una drammatica epoca storica.

 

Varo5

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Il titolo del capitolo "Il piroscafo Toscana fra tre guerre" ripassa la storia e l'esodo delle genti istriane e triestine verso l'Australia ed il Canadà. Storia che la Stampa di casa nostra ignorò, gabellando l'ingenuità degli italiani con la liberazione.

Altre navi si affiancarono al "Toscana" ed il libro racconta con le navi impiegate alla bisogna il dramma delle genti giuliane fuggite dalle loro terre di origine a due riprese secondo le decisioni dei "liberatori inglesi e titini" che modificarono i confini più volte (solo a parole e non nei fatti) e così decretarono l'abbandono di queste terre per un numero mai definito di fuggitivi e non di emigranti, che la madrepatria non accolse se non in ninima quantità. La madrepatria fornì le navi per favorire l'esodo che l'Autore racconta con ampia raccolta di foto. Sono state modificate e riallestite sei navi per poter portare le decine di migliaia di fuggitivi dall'Istria, Dalmazia, Venezia Giulia e Trieste verso l' Australia.La "Toscana" non è stata semplicemente una nave, tutt'ora il suo nome intitola una drammatica epoca storica.

Varo5

 

Una vicenda drammatica che rischia di finire nel dimenticatoio. Ben vengano pubblicazioni di questo tipo ma lo sforzo dei nostri storici (e soprattutto della scuola pubblica o privata che sia) in argomento dovrebbe intensificarsi prima che anche gli ultimi testimoni diretti di quella tragedia scompaiano definitivamente.

Modificato da Corto Maltese
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Un paio di curiosità sul Toscana che ricordo di avere letto in "La flotta bianca" di Dobrillo Dupuis:

 

- Al momento dello scoppio della guerra, si trovava a Lero, dove subì le prime trasformazioni a nave-ospedale, in attesa di adattamento definitivo in patria, dove avrebbe poi ottenuto il riconoscimento internazionale. Per poterla fare giungere in Italia in status di inviolabilità, venne promesso il viaggio gratis agli italiani residenti nel Dodecaneso desiderosi di ricongiungersi ai parenti, purché si dichiarassero malati…Parecchie signore seguirono un breve corso, tanto da potersi fingere crocerossine. Lo stesso stratagemma fu utilizzato dal Sicilia, che si trovava a Rodi.

 

- nell'autunno 1941 imbarca a Tripoli, nel cui porto arriva in pieno bombardamento, 924 infermi, tra cui molti civili. A bordo nasce un maschietto, chiamato, come da tradizione, col nome della nave: Toscano.

 

Come ipotizzo qui in una mia vecchia ricerchina https://www.betasom.it/forum/index.php?show...c=33085&hl= il pupo fu probabilmente battezzato da Sergio Pignedoli, che all'epoca risulta imbarcato come cappellano appunto sul Toscana...

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Una vicenda drammatica che rischia di finire nel dimenticatoio. Ben vengano pubblicazioni di questo tipo ma lo sforzo dei nostri storici (e soprattutto della scuola pubblica o privata che sia) in argomento dovrebbe intensificarsi prima che anche gli ultimi testimoni diretti di quella tragedia scompaiano definitivamente.

Per capire il "clima" politico di allora bisogna leggere i libri di Giancarlo Pansa "Il sangue dei Vinti", "I Vinti non dimenticano", "La grande bugia".

Io sono testimonio di alcuni fatti accaduti allora, che confermano la verità di quei racconti.

Il numero di fuggiti dalla Venezia Giulia e Dalmazia é stato stimato in 350.000.

 

Varo5

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Per capire il "clima" politico di allora bisogna leggere i libri di Giancarlo Pansa "Il sangue dei Vinti", "I Vinti non dimenticano", "La grande bugia".

L'esodo di A. Petacco, Esodo di Enzo Bettiza, Foibe di Gianni Oliva, i romanzi di Sgorlon (v. La foiba grande") o anche di Fulvio Tomizza (Materada, La miglior vita).....eccetera. La bibliografia ci sarebbe anche (apposta ho citato autori di tendenze assai diverse)

Ma chi la conosce?

Sono contenta di avere portato mia figlia a Basovizza, tanti anni fa: se la ricorda ancora.

Quanto alla scuola ( e alle ipotesi di Corto) al ginnasio propose una gita a TRieste (era rappresentante di classe): Risiera di San Sabba e Basovizza. Respinta perchè troppo di parte (!!!!) e fuori dai programmi ginnasiali. Ovviamente, all'ultimo anno (quando la faccenda avrebbe dovuto essere semmai in programma - ma non lo fu- ) nessuno ne accennò.

 

Ma stiamo cambiando discorso: (lo so , lo so, l'OT è una nostra caratteristica...). Chiudiamola qui.

Modificato da malaparte
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Titolo: TOSCANA - La nave dei due esodi

 

 

Il titolo del capitolo "Il piroscafo Toscana fra tre guerre" ripassa la storia e l'esodo delle genti istriane e triestine verso l'Australia ed il Canadà. Storia che la Stampa di casa nostra ignorò, gabellando l'ingenuità degli italiani con la liberazione.

Altre navi si affiancarono al "Toscana" ed il libro racconta con le navi impiegate alla bisogna il dramma delle genti giuliane fuggite dalle loro terre di origine a due riprese secondo le decisioni dei "liberatori inglesi e titini" che modificarono i confini più volte (solo a parole e non nei fatti) e così decretarono l'abbandono di queste terre per un numero mai definito di fuggitivi e non di emigranti, che la madrepatria non accolse se non in ninima quantità. La madrepatria fornì le navi per favorire l'esodo che l'Autore racconta con ampia raccolta di foto. Sono state modificate e riallestite sei navi per poter portare le decine di migliaia di fuggitivi dall'Istria, Dalmazia, Venezia Giulia e Trieste verso l' Australia.

 

La "Toscana" non è stata semplicemente una nave, tutt'ora il suo nome intitola una drammatica epoca storica.

 

Varo5

 

Dal libro "Trieste sul mare. Storie di uomini e di navi" di Claudio Ernè e Maurizio Eliseo, MGS Press, 2008:

 

"TOSCANA, CASTEL VERDE, AURELIA, CASTEL FELICE, FLAMINIA, FAIR SEA: sono questi i nomi delle navi della speranza che hanno trasportato alla fine della 2a g.m. migliaia di persone costrette a lasciare la propria casa e la propria terra. Profughi, emigranti, valigie in mano, fagotti, addii. Nel 1947, quando 28 mila abitanti di Pola decidono di abbandonare la città in cui sono nati per sfuggire al regime di Tito, è il piroscafo TOSCANA a raccoglierli sul molo Carboni. Dieci viaggi per Venezia e Ancona (...) Al trasferimento in Italia dei profughi di Pola erano seguiti altri dolorosi viaggi. Il TOSCANA è in prima linea nel 1954 quando Trieste esce dall'orbita del Governo Militare Alleato e ventimila persone lasciano la città per l'Australia perché non hanno più un lavoro, una casa, una speranza. (...) Il 26 ottobre 1954 (...) la festa è grande, ma molti problemi stanno bussando alla porta, il ritorno di Trieste all'Italia sottolinea le difficoltà di convivenza tra un Paese già impegnato nella trasformazione industriale che sarebbe sfociata di lì a poco nel cosidetto "miracolo economico" e un porto che può unicamente puntare sui traffici da e per l'estero. Amburgo nel 1954 ha già ricostruito le sue banchine e i suoi hangar, Fiume punta sulle tariffe molto basse e Capodistria sta per entrare in scena".

Modificato da de domenico
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L'esodo di A. Petacco, Esodo di Enzo Bettiza, Foibe di Gianni Oliva, i romanzi di Sgorlon (v. La foiba grande") o anche di Fulvio Tomizza (Materada, La miglior vita).....eccetera. La bibliografia ci sarebbe anche (apposta ho citato autori di tendenze assai diverse)

 

Cara Malaparte

 

Io ho diversi libri sull'esodo dei giuliani delle terre istriane e dalmate. Ma sono d'accordo con te nel "chiuderla quì". Ritengo che recensioni di tali libri non siano adatte al nostro Forum Betasom. Sono ricordi troppo dolorosi.

Ti ringrazio anch'io per la postazione delle navi bianche e sull'affondamento della torpediniera "Perseo".

A bordo si trovava quale ufficiale GN di macchina sulla "Perseo" mio cugino V.G. e, quindi, ho testimonianze dirette da parte dei naufraghi.

Gli inglesi sapevano che gli italiani non erano abili a sparare di notte, perciò quando li individuavano al Radar, attendevano l'imbrunire serale, quando gli oggetti si vedono neno nitidi, per affrontarli. In questo stato di difficoltà, il combattimento non poteva che essere a favore degli Inglesi.

 

L'affondamento del piroscafo mercantile e della torpediniera di scorta "Perseo" è avvenuto a distanza di alcune miglia tra le due unità. I due gruppi di naufraghi erano lontani.

Il mare era grosso. I naufraghi della "Perseo" hanno sistemato i feriti sulle zattere e gli illesi (come mio cugino) sono rimasti immersi in acqua aggrappati alle corde tientibene, in quanto non c'era spazio per tutti. Talvolta le onde rovesciavano le zattere e gli illesi in acqua si immergevano a ripescare i feriti per rimetterli sulle zattere. Ogni tanto qualcuno dei feriti mancava all'appello.

Lo stato psicologico lo possiamo immaginare. Chi mai riuscirà a trovarci in mezzo al mare. Tutti i naufraghi feriti o illesi erano rassegnati a sicura morte per stenti.

 

Diciotto ore dopo al pomeriggio del giorno seguente, scoprono "un fil di fumo" all'orizzonte. Si accende la speranza se quelli riusciranno a vederci. Che fortuna la nave è in rotta su di noi. Scoramento quando ad un paio di miglia la nave gira e cambia rotta ma poi si ferma. Vedono che è una nave ospedale, ha individuato il gruppo dei naufraghi della nave mercantile. La nave ospedale si rimette in moto e fa rotta sul gruppo di naufraghi della "Perseo".

Quando salgono a bordo, finalmente salvi, chiedono come avete fatto a trovarci ? Risposta: gl'inglesi ci hanno trasmesso le coordinate geografiche degli affondamenti dove potevamo trovare i naufraghi. Arrivati quì avremmo girato avanti e indietro fino a trovarvi.

Altra domanda: voi come avete fatto a calare le zattere in mare sotto il fuoco nemico, restare a bordo voleva dire morte sicura. Risposta: quando gl'inglesi si sono accorti che la "Perseo" stava affondando, hanno sospeso il fuoco per il tempo sufficiente a calare in mare le zattere, poi hanno riaperto il fuoco fino all'affondamento della torpediniera.

 

Cara Valeria. Un caso del genere non è isolato né é patrimonio di una nazione più civile. E' successo molte altre volte con diverse modalità e diverse nazionalità, sempre per salvare i sopravvissuti, ovviamente nemici, per umano senso di solidarietà tra uomini di mare. Si spara alla nave non agli uomini. Quelli sono uomini di mare come noi e sanno cosa vuol dire essere naufraghi in mezzo al mare. I piloti non vedono i risultati delle loro azioni né possono fare quello che possono gli uomini di mare. Certo che dovrebbero evitare di sparare alle navi ospedale o altre navi disarmate.

 

Il vaporetto "S.Marco" a Pirano, cittadina nel golfo di Trieste (oggi Slovena)

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Il "S.Marco" era disarmato ma gli aerei alleati si sono accaniti su di lui facendo 150 morti, quasi tutte le persone che erano a bordo.

sanmarcom.jpg

 

 

I piloti che hanno ridotto il vaporetto "San Marco" in queste condizioni, erano degni di essere deferiti alla Corte Marziale.... per spreco di munizionamento.

La storia del vaporetto "San Marco" la troverete sulle mie prossime recensioni.

 

Varo5

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Dal libro "Trieste sul mare. Storie di uomini e di navi" di Claudio Ernè e Maurizio Eliseo, MGS Press, 2008:

 

"TOSCANA, CASTEL VERDE, AURELIA, CASTEL FELICE, FLAMINIA, FAIR SEA: sono questi i nomi delle navi della speranza che hanno trasportato alla fine della 2a g.m. migliaia di persone costrette a lasciare la propria casa e la propria terra. Profughi, emigranti, valigie in mano, fagotti, addii. Nel 1947, quando 28 mila abitanti di Pola decidono di abbandonare la città in cui sono nati per sfuggire al regime di Tito, è il piroscafo TOSCANA a raccoglierli sul molo Carboni. Dieci viaggi per Venezia e Ancona (...) Al trasferimento in Italia dei profughi di Pola erano seguiti altri dolorosi viaggi. Il TOSCANA è in prima linea nel 1954 quando Trieste esce dall'orbita del Governo Militare Alleato e ventimila persone lasciano la città per l'Australia perché non hanno più un lavoro, una casa, una speranza. (...) Il 26 ottobre 1954 (...) la festa è grande, ma molti problemi stanno bussando alla porta, il ritorno di Trieste all'Italia sottolinea le difficoltà di convivenza tra un Paese già impegnato nella trasformazione industriale che sarebbe sfociata di lì a poco nel cosidetto "miracolo economico" e un porto che può unicamente puntare sui traffici da e per l'estero. Amburgo nel 1954 ha già ricostruito le sue banchine e i suoi hangar, Fiume punta sulle tariffe molto basse e Capodistria sta per entrare in scena".

Grazie per il tuo intervento, "de domenico". Il libro "Toscana" non solo narra dell'uso di quelle navi, che tu hai nominato, per i profughi, ma fa di più, il nostro Autore (Paolo Valenti) da buon tecnico narra come le hanno trasformate da navi da carico in navi passeggeri per portare i profughi

nei luoghi di destinazione, con una ampia documentazione fotografica.

Le navi passeggeri non esistevano più e così hanno dovuto trasformare navi da carico.

 

Varo5

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Io ho diversi libri sull'esodo dei giuliani delle terre istriane e dalmate. Ma sono d'accordo con te nel "chiuderla quì". Ritengo che recensioni di tali libri non siano adatte al nostro Forum Betasom.

 

E perché mai? La divulgazione della storia della nostra Nazione (soprattutto quella meno nota) mi sembra rientri nell'ambito degli obiettivi di questo forum (che nasce proprio per non dimenticare) :s02: .

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E perché mai? La divulgazione della storia della nostra Nazione (soprattutto quella meno nota) mi sembra rientri nell'ambito degli obiettivi di questo forum (che nasce proprio per non dimenticare) :s02: .

 

Perché, caro Corto, è ben chiaro che la Biblioteca, dovendo ovviamente limitarsi alla specificità del forum, si occupa di navi, battelli, natanti vari , nelle loro varie accezioni e tematiche (Storia, Personaggi, Tecnica, ecc.), o anche di altre Forze Armate, limitandosi comunque alla Storia Militare. V. le norme d'uso

 

"Questa nuova sezione accoglierà solo SAGGI sulla STORIA MILITARE (quindi non recensioni di film o romanzi - per questi vi preghiamo di rimanere attinenti all'argomento marittimo, e di inserirli nella sezione già presente-, né saggi di geopolitica, saggi di filosofia della storia, ecc.);...."

 

:s02:

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  • 5 years later...

Mi accorgo ora che il Toscana non si occupò solo di due, ma di altri esodi. In una nota a pag. 193 del testo di A. Del Boca " Gli Italiani in Africa Orientale - Nostalgia delle colonie", si evince che il piroscafo Toscana, insieme a Sparta, si occupò del trasferimento in Italia, nel febbraio 1948, di centinaia di Italiani rimpatriandi da Mogadiscio, dopo l'eccidio dell'11-12 gennaio. Si parla poco di questa strage di Italiani, avvenuta ad opera di estremisti prevalentemente della tribù nazionalista Daròt, del Nord della Somalia, avvenuta con la complicità o quantomeno indifferenza della polizia britannica. Il risultato, oltre ai saccheggi, stupri ecc., fu di 54 italiani uccisi e 55 feriti gravi, più 14 morti e 43 feriti fra i somali accorsi in aiuto degli aiuto degli italiani.

Toscana e Sparta rimpatriarono i feriti gravi, i maggiori sinistrati, le vedove ed orfani degli uccisi.

(Parlare di esodo non è esagerato: dei 9349 italiani a Mogadiscio nel 1940, ne rimasero 2192 a fine 1948, come riporta la stessa fonte)

 

A questo episodio si aggiunge che dall'ottobre dello stesso 1948 venne adibito al trasporto di decine di migliaia di emigranti (tra cui appunto numerosi giuliani e dalmati) verso l'Australia https://it.wikipedia.org/wiki/Toscana_(transatlantico)#Il_ritorno_al_servizio_civile_e_gli_ultimi_anni

Modificato da malaparte
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