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Un Ponte (non Di Nave...)


Secondo Marchetti

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Questo c'entra col navale quanto può averci a che fare la filologia finlandese, ma già che avevo le foto ho pensato di condividerlo comunque con voi.

 

Si tratta di una delle tre branche del modellismo di mio interesse: il navale, il terrestre in 1/72, ed il ferroviario in scala N. Considerando ormai il ferroviario come una sorta di modellismo inferiore, non essendoci molto da costruire, ho smesso da tempo di arricchire il parco rotabili, ma mi resta comunque l'interesse per i mezzi e, soprattutto, per le linee.

Per non far atrofizzare l'ingegno credo che sia giusto concedersi ogni tanto una digressione, così ho piantato lì il cantiere del Jaguar per mettere mano ad un ponte. Non è il primo che faccio: già ne avevo fatto uno di fantasia per il mio Leopold in 1/144

 

dscf2287hx4.jpg

 

E già avevo collaborato con mio cugino per la costruzione di un viadotto realmente esistente in scala 1/87. Ma questo è il primo progetto che tento di affrontare con un po' di rigore.

I ponti inventati possono essere belli, ma non reggono il confronto con quelli realmente esistiti che, se ben riprodotti, hanno davvero un'altra statura. Per scegliere un soggetto avevo solo l'imbarazzo della scelta, perché fra la mia città, Mogadiscio, e Cuneo, si sviluppa una splendida linea ferroviaria: è la Linea del Tenda, che corre quasi per intero su ponti o in galleria.

A pochi chilometri da questa costa del Mar Rosso si può già trovare un ponte del genere:

 

minuettodieselolivetta0ya.jpg

 

si chiama ponte San Michele, prende il nome dalla vicina frazione del comune occitano di Olivetta ed attraversa il fiume Roya con cinque archi a tutto sesto di 15 metri di luce, a 34 metri (circa) d'altezza sul fondo.

Non è una meraviglia dell'ingegneria, ma la trovo comunque un'opera molto elegante, pur nella sua ricostruzione moderna in cemento armato che ha tolto molto del fascino della pietra e dei mattoni. Il manufatto originario, costruito intorno al 1910-1913, è stato infatti fatto saltare dai tedeschi nell'Ottobre del 1944; la ricostruzione fu effettuata fra il 1975 ed il 1978.

 

Ovviamente avrei preferito riprodurre l'opera originale, ma in mancanza di materiale che ne documentasse l'aspetto ho dovuto ripiegare sulla versione attuale che comunque, con questa curiosa unione di archi e cemento armato, non è priva d'interesse.

 

Per prima cosa ho disegnato un progetto, basandomi sulle misure conosciute con sicurezza (lunghezza totale e luce degli archi) e ricavando le altre da varie foto tramite un calibro e delle proporzioni. La precisione di questo metodo non sarà millimetrica, ma è ancora più che accettabile, e d'altronde non c'è alternativa. Il disegno è facilitato dal fatto che queste costruzioni tendono ad essere il più possibile standardizzate: tutti i 4 piloni hanno la stessa altezza, varia solo l'altezza dei plinti, e la sporgenza delle nicchie corrisponde al "piede" (la misura della sporgenza di un muro inclinato) delle facce laterali dei piloni sottostanti.

 

Finito il progetto, si può cominciare con la costruzione vera e propria: parto da una struttura portante elementare, a "viadotto autostradale" con piloni ed una stecca di legno che serve da piano del ferro, attorno alla quale costruisco il rivestimento a forma di ponte. Per questo, lavoro quasi esclusivamente con forex, una sorta di plasticard spesso 5 mm e più e molto morbido. E' un materiale inutile, usato per cartelloni ed altre futilità, incollabile solo con cianoacrilica o colla poliuretanica, ma la sua proprietà dell'essere morbido come burro al taglio torna molto utile per questa applicazione.

I dettagli architettonici, come i fregi degli archi ed i cornicioni, si aggiungono con cartone e listelli di legno; di cartone sono altresì le parti curve come i lati dei plinti, è molto più rapido costruirli così che sgrossando plastica o loegno.

 

dscf3981n.jpg

 

Dopo i rivestimenti principali, si passa al terreno circostante: niente cartapesta e simili brodi di coltura, solo sano e leggero polistirolo.

 

dscf3982l.jpg

 

Rivestito il ponte si deve rivestire anche il terreno: stucco in polvere e sabbia di varia grammatura fanno un conglomerato a prova di scalpello. Per le rocce del fiume, di solito uso direttamente lo stucco, questa volta l'ho integrato con pietre prese in montagna.

 

dscf3997i.jpg

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Ciao Secondo,

 

Dirti che sei un modellista a 360° è dirti poco.

Complimenti per tutti i ponti che hai postato,

ma in particolare, bello il cannone Leopold in scala N.

Tutti i pezzi postati sono di notevole interesse, almeno per me,

Vai avanti così che vai proprio bene.

 

 

Un saluto

 

 

Fassio

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Ciao Secondo,

 

Dirti che sei un modellista a 360° è dirti poco.

Complimenti per tutti i ponti che hai postato,

ma in particolare, bello il cannone Leopold in scala N.

Tutti i pezzi postati sono di notevole interesse, almeno per me,

Vai avanti così che vai proprio bene.

 

 

Un saluto

 

 

Fassio

 

Grazie Fassio, come ho detto cerco di diversificare il più possibile: un ponte non ha le stesse necessità di tolleranze strettissime che ha una nave ed ogni tanto me ne concedo uno per svago. In più mi piace anche disegnarmeli al tecnigrafo.

 

veicoli in scala N ?? parliamone, ti faccio vedere se vuoi qualche realizzazione in resina e fotoincisione che ho creato. sono al 90% veicoli Italiani

 

Io cerco una locomotiva Gr. 470, volevo provare a conventirla con una nuova cassa per la mia Gr. 870 della Fleischmann ma le misure non erano compatibili: comunque vedrò con interesse qualunque cosa vorrai proporci.

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:s20: :s20: :s20: Complimenti Comandante, il diorama del Leopord è davvero splendido. Da ex fermodellista posso dirti che è davvero uno dei più bei viadotti che abbia visto. Mi stai quasi facendo venire la voglia di ritirare fuori qualche vecchia gloria......... :s01: :s01: Ancora complimenti.

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Ecco, io però a questo punto bisogna che osi il tutto per tutto....e ponga una domanda che senz'altro mi attirerà occhiatacce, mugugni, sbuffi e quant'altro. Iio ammiro moltissimo chi sa fare queste splendide costruzioni, che dimostrano capacità tecnica, manuale, artistica, inventiva; vedere poi le foto di come nascono è ancora più entiasmante...polistirolo, sabbia, ciotoli, listelli, roba di recupero.

Però (e chiedo venia, lo so, lo so, non dovrei chiederlo, ma bisogna che mi tolga il rospo...) ma dopo, che ne succede???

Voglio dire, alcuni di questi modelli vanno nei museo, o nelle associazioni, o ambienti simili...ma gli altri??

Sono oggetti delicati, minuziosi, spesso abbastanza ingombranti: colpi presi anche inavvertitamente, polvere, luce...

Noto la passione con cui un Anteo o un Secondo o tanti altri si mettono lì, e non scelgono un soggetto " a caso" , ma perché in qualche modo è legato al loro vissuto, e probabilmente mentre guidano l'auto o mentre rasano l'erba pensano a quali materiali sarebbero meglio, e a dove trovare certe misure; ecco, una volta completate le loro costruzioni, che ne fanno?

Perché credo che o si ha un capannone, e possibilmente qualche schiavetto che ogni settimana passi a spolverare il tutto delicatamente ad aria compressa (ma non troppo compressa, per carità!!!) o si vedano le proprie opere declinare tristemente...O no?

Modificato da malaparte
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Malaparte solleva un punto tutt'altro che indifferente, oltre a pubblicare una foto molto interessante (quel ponte è quasi uguale, nei suoi canoni costruttivi, al San Michele, pur essendo all'altro capo del mondo). La conservazione dei modelli è altrettanto importante che la loro costruzione, perché senza la conservazione, la costruzione avrebbe meno senso. Son queste le cose alle quali pensiamo mentre guidiamo (ma quando faccio l'erba no: dato che uso la falce, sono concentrato nel non amputarmi i piedi :s03: ).

Per i modelli di navi, conservarli è relativamente semplice: li si rinchiude in una bella teca sigillata, che Dio volendo e tempo permettendo li conserverà per un lasso di tempo ragionevole al riparo dalla polvere e da mani di burro. Per i plastici ferroviari, la questione si fa più complicata per via delle mere dimensioni delle opere. Questo ponticello di soli 5 archi è lungo, da un capo all'altro del diorama, 90 cm, ed è alto almeno 40: si capisce che chiuderlo in una teca diventa problematico. Peraltro, pensavo anche di usarlo per far correre i miei convogli, facendo due racchette di binari e sospendendolo fra due tavoli: dunque la teca fissa, integrata nella cornice della base come per le navi, è fuori questione.

Credo che userò una grossa scatola di cartone come soluzione ad interim, e che poi farò una mensola con una tendina per tenervelo al riparo. Comunque il problema nel suo insieme è proprio quello che mi ha fatto desistere dal costruirmi un plastico tradizionale: un percorso a sezioni è senz'altro più maneggevole e meglio conservabile.

 

Ultime aggiunte: un po' di terreno sulle pendici e di ghiaia sul fondo del fiume. Sono andato a rubare un po' di sabbia dal vero fiume Roya, non tanto per questioni di correttezza filologica ma perché la ghiaia di fiume è meno smussata di quella marina, dunque perfetta per rappresentare in scala i pietroni del fiume vero.

Oltre a questo, intonaco qua e là. Con i parapetti tutti posati in opera, il ponte è strutturalmente completo, ora si passa alla colorazione. Il parallelepipedo vicino al plinto di sinistra (ci ho messo un po' a scoprire cosa fosse, come per la linea bianca che va su e giù dentro le gallerie...) è in realtà un monolite di cemento che fu messo in opera per servire da basamento alla gru del cantiere.

Il lato verso sud, dunque verso mare, è quello a sinistra; a nord la montagna non ha cima perché proprio sopra il portale della galleria passa la strada statale del Colle di Tenda.

 

dscf4010.jpg

 

Grazie a tutti per il caloroso apprezzamento :s01:

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Mi unisco ai complimenti per Secondo, Hai fatto un bel lavoro !

 

@ Malaparte,

Secondo M ti ha già risposto in maniera esauriente.

Personalmente, penso, progetto e immagino i miei modelli prevalentemente a letto quando il silenzio è assoluto (o quasi)

Per quanto riguarda la donazione ai musei....per il momento non ci penso, in genere queste decisioni si prendono quando si sente (e quì sfrutto un passaggio del Sig. Marat sperando che non mi chieda i diritti) "odore di lapide" E per il momento, non ne ho avuto sentore. :s68:

 

Un fattore poi molto importante, è la collaborazione / tolleranza familiare, che in molti casi è decisiva.

Vedi anche questo vecchio topic.

 

https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=30991

 

Buona giornata a tutti.

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"odore di lapide"

 

 

Davvero ho scritto così ? Perché se é vero non sarebbe male.

 

In ogni caso porto il mio sommesso omaggio non tanto alle opere (e ai giorni) che producete, quando alle salde piattaforme ideologiche sulle quali le erigete.

Se io avessi unicamente i dubbi di Madame Malaparte mi sentirei gloriosamente fuori dal tunnel. Ne ho qualche trilione in avanzo, ed é assai probabile che mi dedichi solo alle navi, e solo a quelle nazionali, per un precario gentleman agreement con l'altra metà del cervello che avrebbe come unico obiettivo quello di buttare tutto a fiume.

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il ferroviario in scala N. Considerando ormai il ferroviario come una sorta di modellismo inferiore, non essendoci molto da costruire,

 

Sicuro??? Intendiamoci, può essere. Io ne ho capito il fascino d'un bòtto, ma certo influivano la luce, la quota, l'ambiente, e l'Eleganza Senza Tempo di una Signora Littorina casualmente incontrata. v. http://www.ilcornodafrica.it/st-fer.htm

 

possibilmente con lettura fino in fondo (slitti pure, se ha fretta....)

 

Uploaded with ImageShack.us

(quel ponte è quasi uguale, nei suoi canoni costruttivi, al San Michele, pur essendo all'altro capo del mondo).

E anche i tempi corrispondono, più o meno (che poi, a parte certe sperimentazioni di cui a Venezia sono ben consapevoli, (pardon, consascivoli...) i ponti, grazziaddio, so' ponti!)

 

 

Davvero ho scritto così ? Perché se é vero non sarebbe male.

 

Nn l'ho letto, ma sono assolutamente sicura che Lei abbia scritto così. Nessun altro avrtebbe potuto scriverlo o idearlo.

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Sicuro??? Intendiamoci, può essere. Io ne ho capito il fascino d'un bòtto, ma certo influivano la luce, la quota, l'ambiente, e l'Eleganza Senza Tempo di una Signora Littorina casualmente incontrata. v.

 

Per carità, non intendevo togliere nulla al fascino ed alla dignità dei treni, e la ringrazio anche per l'ottimo link, sorprendente a dir poco: la mia considerazione era puramente tecnica e circoscritta al fermodellismo, che noi "navali" possiamo permetterci di guardare dall'alto in basso con sicura superiorità: un comune "ferroviario" infatti non assembla nulla, trova tutti i veicoli già belli e pronti, assemblati, verniciati e chiavi in mano (dopotutto, non è colpa loro: i produttori si guardano bene dal produrre i rotabili in scatole di montaggio, non potrebbero più far pagare una locomotiva in 1/87 lo stesso prezzo di un ciclomotore 1/1 di media cilindrata);

gli autocostruttori sono rarissimi, quelli sì, degni del più grande rispetto: ma la folla non crea, subisce passivamente le offerte del mercato, ed è davvero un mondo di pignoleria estrema e di esosità senza ritegno; noi, che ci crediamo maniaci solo perché sappiamo riconoscere la Littorio dalle sorelle in una foto di pochi pixel, non siamo nulla in confronto a questi che sanno che cos'è la 424 col citofono Perego usato sulle ferrovie della Versilia, il carro merci con la REC per le composizioni passeggeri, ed attendono che il Signore gli invii la D. 445 in livrea XMPR, che la Rivarossi tarda ad uscire. Questo insieme di ragioni mi ha molto raffreddato sulle questioni di materiale rotabile, ma permane viva la mia passione per i treni e le architetture ferroviarie.

 

Quanto alla questione delle onoranze funebri, io conierei un qualcosa di pascoliano, del tipo: "entrare nell'ombra del cipresso"

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io conierei un qualcosa di pascoliano, del tipo: "entrare nell'ombra del cipresso"

 

Certo, ma in astratto. In chiave autobiografica bisogna avere una ben alta opinione di sè per parlare di "entrata nell'ombra del cipresso".

Preferisco la leggerezza di Madame Malaparte e delle sue Littorine (a Roma, poi, esci dall'ombra di un cipresso e entri in quella di altri cento: se ti va bene becchi un leccio, che in quanto ad aria di camposanto si fa rispettare quasi quanto quegli altri).

Modificato da marat
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  • 3 weeks later...

Pian piano ci si avvicina alla conclusione: per ora sto riproducendo i bassi strati della rynomata MACCHIA MEDYTERRANEA ® che al vero si compone per il 90% di rovo (Rovus Arborescens Indestructibilis) e per il restante 10% di salsapariglia (Noli Me Tangere).

 

dscf4027copia.jpg

 

Il grigio sul ponte è quello definitivo, è molto chiaro perché verrà poi sporcato con grigio scuro per le striature di umidità raggiungendo così la tonalità giusta.

 

dscf4028copia.jpg

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