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Termini Nautici


malaparte

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In altro topic ho accennato all'importanza che il Novissimo Dizionario Palazzi, Ceschina (seconda edizione, 1961) dà al lessico nautico, tanto da dedicargli ben 5 schede specifiche, nonché una tavola illustrata. La pinaccia non c'è, però ci sono il palischermo ed altro. Divertitevi e ripassate. :s01:

 

palazzi1.jpg

 

 

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palazzi5.jpg

 

palazzi6.jpg

 

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Mi dia una ragione, una sola amara ragione, per cui anche il Palazzi Ceschina non si fa mancare il l'ormai secolare tormentone del babordo e del tribordo .

D'accordo, c'é di peggio: c'é l'attimino, la problematica, il quant'altro e persino l'imperscrutabile e/o. Ma, per la casa degli orrori, basterebbe un biglietto al luna park.

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Signore, rientro ora dallo scavallamento di un passo e la trovo in ambasce...

La ragione gliela dò ben volentieri: il Palazzi, essendo un dizionario, deve registrare i termini in uso; però indica babordo e tribordo , nei lemmi speifici, in corsivo (indicante lemma di origine straniera), e specifica:

 

babòrdo: VN,sm. T. mar. [dall'oland. backboord] fianco sinistro della nave per chi guarda verso la prua volgendo le spalle alla poppa; ma la voce non è in uso nella nostra marina

 

tribòrdo , sm. [dal fr. tribord] T.mar.il bordo destro della nave, guardando da poppa a prua; ma la Marina italiana non usa tale voce e dice invece dritta

 

 

Sottolineature mie, naturalmente...

Spero con ciò di averle rassenerato la serata.

 

 

PS. all' elenco da Lei citato aggiungerei il "piuttosto che" (che io ho sempre inteso come sinonino di "anziché") che da un decennio viene usato col significato di "oppure", "e anche". Confondiamo avversative feroci con copulative (per quanto positive, come si conviene; ma su questo meglio sorvolare :s68: )

 

Io, neii primi tempi, non capivo proprio il senso del discorso :s14: ) Continuiamo a farci del male....

Mi sparo piuttosto che parlare con te ora diventa Mi sparo oppure, (a scelta), parlo con te....

Modificato da malaparte
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E io toglierei invece dall'elenco "e/o". Anche se forse il cittadino preferiva il "nella misura in cui"... Ben altri, compagni, sono i problemi (si diceva ai miei tempi)

 

Cancellato il post che stavo preparando :s10: , perché molto molto molto OT.

Restiamo alla nautica ed al Palazzi

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Mi inserisco con una altra versione fornitami da mio padre mezzo secolo fa' e che sicuramente l'aveva avuta da fonte"professionale"

Sui vascelli francesi il ponte batterie era identificato con la scritta"BATRIE" non saprei se con o senza la "e" finale.

guardando da poppa,l'albero di mezzana divideva in due la scritta così : BA TRI

da lì l'usanza ba-bord tri-bord.

Di + non sò.

Zulu

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Cancellato il post che stavo preparando :s10: , perché molto molto molto OT.

Restiamo alla nautica ed al Palazzi

 

Serata ampiamente rasserenata.

Ma non cancelli i post in odore di OT. Che Lei ci creda o no (e sono quasi certo che fa del suo meglio per obbligarsi a non crederci) ognuno di noi dà il suo meglio solo quando si decide al vero peccato mortale dei nostri tempi: l'OT.

 

 

 

E io toglierei invece dall'elenco "e/o". Anche se forse il cittadino preferiva il "nella misura in cui"... Ben altri, compagni, sono i problemi (si diceva ai miei tempi)

 

Io, dei tempi e degli ambienti in cui si usava "nella misura in cui", non mi sono fatto mancare nulla. Per mia fortuna.

Mi sono fatto mancare (quasi) solo l'uso di "nella misura in cui".

La prima volta che ho letto di "e/o" ho provato quasi invidia per l'inventore, perché é una di quelle cose che se nella vita le scrivi una volta (una sola, f.....tissima volta) e se sei tu ad averla inventata, puoi anche andarne discretamente fiero. Se già lo scrivi una seconda volta, é meglio che ti fermi un attimino a riflettere.

Ma capisco di avere qualche problematica. E una di quelle serie é che sono ossessiono dagli atti che mi tocca leggere ogni santo giorno. Non credo che Lei abbia idea di quanti "e/o", "salvis iuribus", "ut supra", e "quant'altro" si possano trovare in una normale memoria difensiva.

Modificato da marat
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Serata ampiamente rasserenata.

per fortuna.

 

 

 

Io, dei tempi e degli ambienti in cui si usava "nella misura in cui", non mi sono fatto mancare nulla. Per mia fortuna.

Mi sono fatto mancare (quasi) solo l'uso di "nella misura in cui".

Beccato in castagna!

Quindi implicitamente riconosce di avere accettato ed usato roba come " a monte di".

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In riferimento alla "batrie": la grafia corretta sarebbe "batterie", che però effettivamente si pronuncia "batrì". Il problema è che di sicuro i due termini sono nati prima delle batterie. Il fatto che l'albero scindesse la scritta in due parti probabilmente facilitava la vita, quando si trattava di distinguere dritta e sinistra, agli ufficialotti schiaffati nella Royale per non intaccare il patrimonio di famiglia ed ai contadini della Dordogna tirati a bordo a forza: da qui qualcuno avrà pensato a questa origine per i prefissi.

All'origine dei due prefissi penso non ci sia altro che la consueta ricerca di termini distinguibili senza incertezza, cosa ricorrente quando si tratta di vocaboli del gergo nautico, specie quelli fondamentali. Non provateci in casa, ma "ba" e "tri" sono agevoli da urlare, perché cominciano con consonanti occlusive, e se la a è la vocale centrale, la i è una vocale apicale, e sono quindi abbastanza distanti da non essere confuse. Bisogna tener presente che questi termini sono stati scelti per la loro facoltà di poter essere urlati ed uditi a metri di distanza, controvento e col rumore di fondo degli elementi scatenati.

 

Qui a me piace immaginare i primi indoeuropei che navigavano, gli argonauti che andavano scoprendo il bisogno di termini con queste caratteristiche. Quello che chiamava tutte le manovre allo stesso modo s'è ucciso quando ha lascato l'amantiglio invece della scotta, facendosi scendere un pennone in testa; quello che chiamava la dritta "lì" e la sinistra "glì" ha fatto la stessa fine quando il suo timoniere ha capito male ed ha schiantato la zattera contro le falesie; quello che distingueva fra "ba" e "tri" s'è salvato ed ha trasmesso il suo sapere agli altri.

Modificato da Secondo Marchetti
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quello che distingueva fra "ba" e "tri"

 

... ha evitato di scaricare i pezzi come di consueto sulle navi amiche, e finalmente ha messo qualche colpo a segno su quelle avversarie.

 

 

 

 

Quindi implicitamente riconosce di avere accettato ed usato roba come " a monte di".

 

L'unica cosa che ammetto, e della quale porto il peso inestinguibile, é di avere portato i pantaloni a zampa d'elefante.

 

 

]

Modificato da marat
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... E una di quelle serie é che sono ossessionato dagli atti che mi tocca leggere ogni santo giorno. Non credo che Lei abbia idea di quanti "e/o", "salvis iuribus", "ut supra", e "quant'altro" si possano trovare in una normale memoria difensiva.

 

Per quanto occorrer possa, Le sono vicino (D.Lgs. n.163/2006 e s.m.i.)...

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  • 5 months later...
In altro topic ho accennato all'importanza che il Novissimo Dizionario Palazzi, Ceschina (seconda edizione, 1961) dà al lessico nautico, tanto da dedicargli ben 5 schede specifiche, nonché una tavola illustrata. La pinaccia non c'è, però ci sono il palischermo ed altro. Divertitevi e ripassate. :s01:

Ho letto in parte le pagine che hai postato del Dizionario Palazzi. Sono tanti termini, ma senza spiegazioni oppure quella è una sintesi?

 

Io, quasi per gioco, ho cercato un termine dimenticato "pappafico". In effetti l'ho trovato ma senza spiegazioni non si capisce. E' il vecchio termine di un pennone alto dell'albero di maestra.

C'è anche il contropappafico il pennone più alto scorrevole verso il basso che va ad appoggiarsi sul papafico. Danno anche il nome alle vele quadre che reggono.

Le pagine che hai postato precisa che si tratta di termini "NAUTICI" ed ha ragione, perché i termini "NAVALI" sono pochi.

 

Per chiudere con il sorriso Ti racconto un aneddoto dei miei ricordi.

Approdato al cantiere di Monfalcone, ho trovato un vocabolario che spiegava il significato dei termini in quattro lingue: italiano, inglese, tedesco, spagnolo. I termini erano pure spiegati nelle stesse lingue.

 

Un giorno che mi serviva sono andato in segreteria a chiedere il vocabolario dei termini navali in quattro lingue ed una signora della segreteria mi porge il vocabolario, ma era diverso non quello che conoscevo io.

I termini erano effettivamente in quattro lingue, ma le spiegazioni erano tutte in italiano. Le quattro lingue di quel grosso vocabolario erano: italiano, genovese, veneziano e napoletano. Mancava il triestino che è un misto di veneziano-austroungarico con le desinenze

terminali modificate tutte nel corrente dialetto triestino.

In tutte le occupazioni straniere che ha subito Trieste, nessuna è riuscita ad imporre la propria lingua nemmeno l'Austria che ha dominato per secoli. Se volevano inserirsi nel tessuto triestino hanno dovuto tutti imparare il dialetto triestino, austriaci, francesi e napoletani compresi.

 

Varo5

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Il pappafico!!!! :s10: Termine dimenticato il pappafico??? Lo nego fieramente. Nei film sui pirati che vedevo al cinema parrocchiale San Prospero c'era sempre qualcuno che a un certo punto gridava: "Presto! Ammainate il pappafico!!!" Sì, se magari l'ordine fosse stato di ammainare il bastardo o la mezzanella la faccenda sarebbe passata in cavalleria, ma il pappafico, oibò, resta impresso per la vita.

Per rispondere, caro Varo, le schede che ho fotografato sono appunto semplici schede di nomenclatura, per il cui approfondimento si rimanda alla spiegazione nel rispettivo lemma; da quel che ho verificato, ci sono tutti (scafarda, batticoffa e tonneggio/tonneggiare compresi); e in questo credo che il vecchio indimenticabile Palazzi sia insostituibile. Quelli attuali mettono sì l' I-Pod, ma il Palazzi poi ti dice che :

Pappafico:(pl. -ichi)sm. T. mar. il nome, ora disusato, che sui velieri a vekle quadre indiucava ikl pennone e la vela di velaccino (il penultimo pennone e la penultima vela del trinchetto)//VA (voce arcaica) una specie di cappuccio o cuffia//VN (voce nuova :s14: )barba fatta crescere a guisa di pizzo

 

Quanti di Lor Signori Comandanti hanno una barba a pappafico???

 

Per il contropappafico, si limita giustamente a dire che si tratta di "la vela e il pennone di controvelaccino"

 

 

Simpatico e indicativo l'aneddoto

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Devo dire, che a me diverte molto, "ricordare" i termini navali/marinareschi, in passato per un lavoro ad hoc ampliai un esiguo glossario composto da termini e significati che dovevano servire per quel tipo di documento (lo so quello che ho appena scritto e "leggermente" criptico :s45: ). Quello che volevo dire è questo: per onorare il nostro motto (per non dimenticare), suggerirei di aprire una sezione apposita NON EDITABILE (glossario o terminologia nautica in uso e non) e con la collaborazione di tutti, inviando un MP ai mediatori indicando il termine da inserire e il relativo significato.

Parlando invece di pappafico, e raffrontandolo con i velieri italiani.. (ammiraglia88 insegna! :s68: ), quello che dovrebbe essere il Paffico in realtà viene chiamato Parrocchetto Fisso o volante.

:s01:

Modificato da Visitatore
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Parlando invece di pappafico, e raffrontandolo con i velieri italiani.. (ammiraglia88 insegna! :s68: ), quello che dovrebbe essere il Paffico in realtà viene chiamato Parrocchetto Fisso o volante.

:s01:

 

Fermo restando che nel nostro Paese per le vele succede la stessa cosa che per i pesci (cambiano nome ogni tre chilometri di costa) il pappafico non dovrebbe essere sinonimo di parrocchetto.

Il parrocchetto, fisso o volante, é la vela (o le vele) immediatamente sopra al trevo di trinchetto

Il (fu) pappafico é una vela di gabbia, sta decisamente più in alto, e dovrebbe assai più dignitosamente chiamarsi velaccino (e sopra questo dovrebbe starci- se ci sta- il velaccino volante, o controvelaccino, e in casi disperati il contra di controvelaccino).

Ma non serve farci troppo caso: una volta velacci e pappafichi erano vele di strallo, solo sul finire della fiera hanno ceduto il loro nome alle vele quadre che abitavano nelle vicinanze. Il che -senza offesa- dimostra che dalle parti della penisola (e delle isole) si fabbricavano più carri da vino che brigantini e navi a palo.

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Devo dire, che a me diverte molto, "ricordare" i termini navali/marinareschi, in passato per un lavoro ad hoc ampliai un esiguo glossario composto da termini e significati che dovevano servire per quel tipo di documento (lo so quello che ho appena scritto e "leggermente" criptico :s45: ). Quello che volevo dire è questo: per onorare il nostro motto (per non dimenticare), suggerirei di aprire una sezione apposita NON EDITABILE (glossario o terminologia nautica in uso e non) e con la collaborazione di tutti, inviando un MP ai mediatori indicando il termine da inserire e il relativo significato.

 

Una sezione forse è eccessivo; abbiamo già una forma di glossario, fra le discussioni in evidenza ce n'è una con una lista di argomenti ed i link alle pagine che ne trattano.

Certo, avere una discussione unica od una serie, con i termini elencati per genere ed ordine alfabetico, sarebbe un'altra cosa. Individuo tre problemi potenziali, in ordine di importanza decrescente:

- La mole stessa del lavoro

- La suddivisione per argomenti di modo da garantire una facile accessibilità

- Dal punto di vista tecnico, una discussione sarebbe non editabile solo dal momento in cui viene chiusa; potremmo fare che io vi cancello eventuali interventi estranei o di servizio, e voi scrivete direttamente, come si fa nel corso di vela.

 

Se vi va di parlarne, se qualcuno ha il materiale e le conoscenze necessarie, io sono all'ascolto.

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hai ragione, Lucio, è sufficiente una discussione e ne esistono gia 2 a riguardo

 

https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=24040

https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=14518

 

piu altri dedicati esclusivamente alla vela. probabilmente il grosso del lavoro, ovvero reperire il materiale, è già fatto. ora si tratta di mettere insieme a fare un unico post, magari da mettere tra le discussioni in evidenza di questa sezione.

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Io sono daccordo con Secondo Marchetti,

vale a dire che dal topic dovrebbero essere eliminati i suggerimenti e le richieste di inserimento. Mi spiego se io scrivo un termine che non è inserito o chiedo di rivederne il contenuto, una volta accolta e aportata la mia richiesta, la stessa deve essere eliminata.

Detto questo...

@ Totiano, io sarei dell'opinione di utilizzare il secondo link che hai inserito (è più rustico), il primo è nient'altri che un copia e incolla da wikipedia e bisognerebbe a mio avviso, modidicarne la struttura tecnica altrimenti se si digita su "modifica" si torna a wikipedia.

un saluto

Buona giornata

 

 

Una sezione forse è eccessivo; abbiamo già una forma di glossario, fra le discussioni in evidenza ce n'è una con una lista di argomenti ed i link alle pagine che ne trattano.

Certo, avere una discussione unica od una serie, con i termini elencati per genere ed ordine alfabetico, sarebbe un'altra cosa. Individuo tre problemi potenziali, in ordine di importanza decrescente:

- La mole stessa del lavoro

- La suddivisione per argomenti di modo da garantire una facile accessibilità

- Dal punto di vista tecnico, una discussione sarebbe non editabile solo dal momento in cui viene chiusa; potremmo fare che io vi cancello eventuali interventi estranei o di servizio, e voi scrivete direttamente, come si fa nel corso di vela.

 

Se vi va di parlarne, se qualcuno ha il materiale e le conoscenze necessarie, io sono all'ascolto.

 

 

hai ragione, Lucio, è sufficiente una discussione e ne esistono gia 2 a riguardo

 

https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=24040

https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=14518

 

piu altri dedicati esclusivamente alla vela. probabilmente il grosso del lavoro, ovvero reperire il materiale, è già fatto. ora si tratta di mettere insieme a fare un unico post, magari da mettere tra le discussioni in evidenza di questa sezione.

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Parlando invece di pappafico, e raffrontandolo con i velieri italiani.. (ammiraglia88 insegna! :s68: ), quello che dovrebbe essere il Paffico in realtà viene chiamato Parrocchetto Fisso o volante.

 

 

L'hai trovata da qualche parte questa spiegazione? :s07: Perchè se è così la devo correggere subito. :s02:

Nel mio glossario ho visto che è corretta :s49: ma può benissimo essere errata in qualche altra pagina.

 

 

Il parrocchetto, fisso o volante, é la vela (o le vele) immediatamente sopra al trevo di trinchetto

Il (fu) pappafico é una vela di gabbia, sta decisamente più in alto, e dovrebbe assai più dignitosamente chiamarsi velaccino (

 

Il nostro Comandante Marat, come al solito, ha risposto prontamente con la definizione corretta :s20:

 

 

Caro Comandante Marat, ho già avuto modo di "metterLa alla prova" con le vele e gli antichi velieri e ricordo ancora quella sera in cui :s22: ho letto la Sua eccellente risposta. Sono passati tre anni ma è come fosse stato ieri ... eccola qui quella discussione.

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La definizione che ho dato mi era stata dettata da altra persona, mi sembra di capire però che il Comandante Marat ha dato la versione corretta....

Non preoccuparti Ammiraglia, domani faccio due conti con il sedicente Nocchiero :s68: :s68:

:s01:

 

L'hai trovata da qualche parte questa spiegazione? :s07: Perchè se è così la devo correggere subito. :s02:

Nel mio glossario ho visto che è corretta :s49: ma può benissimo essere errata in qualche altra pagina.

 

 

 

 

Il nostro Comandante Marat, come al solito, ha risposto prontamente con la definizione corretta :s20:

 

 

Caro Comandante Marat, ho già avuto modo di "metterLa alla prova" con le vele e gli antichi velieri e ricordo ancora quella sera in cui :s22: ho letto la Sua eccellente risposta. Sono passati tre anni ma è come fosse stato ieri ... eccola qui quella discussione.

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Caro Comandante Marat, ho già avuto modo di "metterLa alla prova" con le vele e gli antichi velieri e ricordo ancora quella sera in cui :s22: ho letto la Sua eccellente risposta. Sono passati tre anni ma è come fosse stato ieri ...

 

 

Tre anni ? Ma Lei ricorda la battuta del Tenente La Rosa (Antonio Catania) nel finale di "Mediteraneo" ?

La mia risposta non era eccellente, ma é sempre speciale il piacere di chiacchierare con Lei: anche a me quella sera sembra ieri.

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Il pappafico!!!! :s10: Termine dimenticato il pappafico??? Lo nego fieramente. Nei film sui pirati che vedevo al cinema parrocchiale San Prospero c'era sempre qualcuno che a un certo punto gridava: "Presto! Ammainate il pappafico!!!" Sì, se magari l'ordine fosse stato di ammainare il bastardo o la mezzanella la faccenda sarebbe passata in cavalleria, ma il pappafico, oibò, resta impresso per la vita.

Per rispondere, caro Varo, le schede che ho fotografato sono appunto semplici schede di nomenclatura, per il cui approfondimento si rimanda alla spiegazione nel rispettivo lemma; da quel che ho verificato, ci sono tutti (scafarda, batticoffa e tonneggio/tonneggiare compresi); e in questo credo che il vecchio indimenticabile Palazzi sia insostituibile. Quelli attuali mettono sì l' I-Pod, ma il Palazzi poi ti dice che :

Pappafico:(pl. -ichi)sm. T. mar. il nome, ora disusato, che sui velieri a vekle quadre indiucava ikl pennone e la vela di velaccino (il penultimo pennone e la penultima vela del trinchetto)//VA (voce arcaica) una specie di cappuccio o cuffia//VN (voce nuova :s14: )barba fatta crescere a guisa di pizzo

 

Quanti di Lor Signori Comandanti hanno una barba a pappafico???

 

Per il contropappafico, si limita giustamente a dire che si tratta di "la vela e il pennone di controvelaccino"

 

 

Simpatico e indicativo l'aneddoto

Essere smentito sul "Pappafico" oggi è per me comico, perché circa 60 anni fa sono stato smentito per aver detto che il "pappafico" stava sull'albero di trinchetto, che non è la vela più alta.

Sono andato sui miei libri nel tentativo di trovare una conferma o una smentita. Non ho trovato nulla, come non esistesse. Dobbiamo trovarlo su un testo antico. Comunque ci appaia, io ho una conferma e in contemporanea una smentita.

 

Invece, il caso mi ha fatto risfogliare tre libri di velieri, di cui farò le recensioni appena possibile perché degni di entrare nella nostra Biblioteca. Sono un po' in ritardo causa il "Cantiere di Monfalcone" che ha costruito 1000 navi di cui 100 sommergibili e 30 supernavi da crociera.

 

Per darvi un saggio di uno di questi libri (30 x 24) intitolato "I Clipper", copio la descrizione di una tempesta inconrata dal "Cutty Sark".

 

"Passando a Sud della Nuova Zelanda, il Cutty Sark mise la prua quasi direttamente su Capo Horn. Pochi giorni dopo incontrò il primo mare grosso, e superò brillantemente la prova. Ogni volta che una montagna d'acqua si levava fragorosamente a poppa, il clipper rispondeva agilmente; faceva scivolare ogni ondata impetuosa sotto la volta di poppa e poi fuggiva cavalcandone la cresta. La poppa alta e quadrata si dimostrò

ideale per quel tipo di mare.

Poco dopo, però, si verificò un incidente. Il 22 ottobre, una settimana dopo aver lasciato Sydney.

Il Cuttty Sark procedeva verso est in una furiosa tempesta di neve e di grandine.

Alle 23, una raffica improvvisa lo fece ruotare. Malgrado gli sforzi del timoniere, la nave straorzò e girò su se stessa come una trottola, venendosi a trovare con il vento e le onde al traverso. Il controvelaccio si strappò, seguito dalla gabbia volante e anche dai velacci e dai velaccini. Il clipper rollò paurosamente, e l'acqua si riversò a torrenti ad di sopra della murata sottovento.

Il Cutty Sark tremò, si tuffò, e poi con l'onda successiva si sollevò come una balena affiorante, alzando la prua e ributtando in mare tonnellate di acqua verde.

Il mare aveva trascinato con sé tutto quello che si trovava sul ponte compresa la lancia di salvataggio".

 

Subito dopo il "Cutty Sark" rischia di fracassarsi su un enorme iceberg alto 100 metri causa la scarsa visibilità.

E' descritto anche l'arrivo del "Britannia" a Sydney dopo aver superato il "Cutty Sark la sera precedente per trovarlo al mattino dopo già ancorato a Sydney.

 

Varo5

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Interessante discussione, che ne dite del "buco del gatto" ???

Cari amici, credevo di stimolare la vostra curiosità con questo curioso termine :s03: :s68:

Il buco del gatto, non sarà proprio un termine nautico nel vero senso della parola però ha un suo significato.

E cioè: Apertura quadrata al centro di una coffa attraverso la quale passano COLOMBIERE e RABAZZA; il termine

inglese "lubber" significa marinaio d'acqua dolce ed infatti solo gli inesperti o i paurosi lo usavano per salire

sulla coffa.

Saluti.

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Il pappafico è quello indicato dalla freccia secondo il libro "De Simone Navigazione" del 1886

Il tuo post necessita di alcune precisazioni che vado a definire. Non è precisato di che albero si tratta.

E' certamente l'albero di MAESTRA e non di trinchetto, tanto meno quello di mezzana.

Seconda precisazione; il disegno mostra sette ordini di vele. Esistono velieri con sette ordini di vele ?.

Il famosissimo e velocissimo "Cutty Sark", oggi nel Museo di Londra, ne ha cinque. Io ho letto da qualche parte che il Cutty Sark ne aveva sei ed ha subito l'accorciamento dell'alberatura, per avere le vele più gestibili.

Io direi per essere più manovriero. Dato che sono un calcolatore aggiungo un'altra considerazione.

Con il mare grosso il rollio per le persone che sono sui pennoni non è uguale a quello che percepiscono le persone che sono in coperta.

La velocità fa accumulare al marinaio sul pennone una inerzia di movimento (forza centrifuga) che dipende dalla sua distanza dal baricentro nave.

Più alto è il pennone più veloce è il movimento.

 

Nell'istante che la nave giunge a fine rollata, c'è il momento raddrizzante D (r - a) sen alfa della nave che la ferma e inverte il senso di moto.

Il marinaio che si trova su un pennone non si ferma perché non appartiene in solido alla nave e la sua energia cinetica lo spinge a continuare nella stessa direzione.

Più alto è il pennone più veloce sarà il movimento del marinaio sul quel pennone. Non basta, il Momento (della Fisica e non quello dell'orologio - Forza per braccio d'azione) ha un braccio che va misurato dalla posizione del marinaio al baricentro del veliero.

Questa distanza che dà anche la velocità di movimento al marinaio conta perciò due volte perché amplifica enormemente il suo peso (per inerzia cinetica) da moltiplicare per il braccio d'azione più lungo. Il peso amplificato del marinaio è la forza.

Se l'albero è molto alto il marinaio non ha la forza umana sufficiente a trattenersi al pennone e il Momento della Fisica (Forza volte Braccio) lo catapulta in mare.

L'accorciamento dell'alberatura del Cutty Sark ritengo sia dovuta a questo fenomeno. La sorpresa è stata che la Cutty Sark con meno vele non ha perso in velocità.

 

Pugi, togliamo al disegno che hai postato le due vele più basse e facciamo cinque ordini di vela anziché sette, come la Cutty Sark e pure la nostra Vespucci. Con i miei distinguo la tua freccia rossa indica esattamente il "velaccio" e quindi il pappafico.

Se lasci le vele che ho tolto, quella vela cambia nome. Se rimetti una vela in basso diventa "succontrovelaccio". Se rimetti due vele in basso non ha nome perchè di fatto non esiste.

 

C'è un'altra precisazione da fare perché può probabilmente aver causato l'equivoco.

Per la gestione delle vele in manovra è importante e rapido chiamare le vele per zona. Cioè le vele di tutti e tre alberi che hanno la stessa altezza dalla coperta chiamandole con un nome unico.

Allora la zona velaccio della maestra è alla stessa altezza del velaccino di trinchetto e controbelvedere di mezzana. Queste tre vele vengono chiamate zona di velaccio che è la più importante ed in passato le pappafico.

Non è lecito per questo dettaglio chiamare il velaccino di trinchetto scambiandola in: vela di "Velaccio", quindi pappafico, che si trova sull'albero di maestra.

 

Varo5

Modificato da Varo5
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In effetti forse il disegnatore ha esagerato un pò con la velatura :s03:

Questo disegno può essere più esaustivo

24mf5ok.jpg

 

Comunque questo qui non ne ha 7 ma poco ci manca.... :s10: :s10: :s33:

2n0tsns.jpg

Modificato da pugio
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