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La Badoglieide


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Che nel corso di una guerra civile vi sia una canzone che, seppur con ovvie variazioni, venga cantata dai due campi in lotta non può che essere indice della validità del testo. Propongo quindi la dissacrante "Badoglieide" il cui testo, composto da almeno due partigiani di "Giustizia e Libertà" venne cantata anche dai combattenti della fazione opposta.

 

"Alle Grangie di Narbona ci siamo sistemati in alto, aspettando gli eventi. E lì, tra il 25 e il 26 aprile, nasce La Badoglieide, una canzone partigiana che se la prende con Badoglio e il re Vittorio. La Badoglieide è nata su suggerimento di Livio [bianco]. L'abbiamo combinata assieme, in gruppo, nella notte tra il 25 e il 26."

(Nuto Revelli, Le due guerre, Einaudi ,2005, pag.160)

 

Sull'aria di "E non vedi che son toscano". Testo improvvisato da un gruppo di partigiani il 25 aprile 1944*. Grazzano è il paese natale di Badoglio.

 

[...] Il contenuto del canto è fortemente antimonarchico e una satira feroce aggredisce l’operato di Pietro Badoglio in alcune sequenze suggestive ed eloquenti nella loro asciuttezza: «Ti ricordi la fuga ingloriosa/ Con il re verso terre sicure?/ Siete proprio due losche figure/ Meritate la fucilazion…». Queste rime, il cui livello di cultura e di gusto è molto alto, fecero convergere verso il canto anche l’attenzione dei fascisti “repubblicani” che lo adottarono con grande entusiasmo, dopo pochi e necessari lavacri: per esempio i versi «Ti ricordi la guerra di Francia/ Che l’Italia copriva d’infamia» vennero cambiati in «Che l’Italia portava in battaglia»; scomparve anche il nome di Enrico Adami Rossi, il generale che l’8 settembre consegnò con grande solerzia la città di Torino ai tedeschi; inoltre il riferimento «All’amor di Petacci» venne sostituito da quello «All’amor dei gerarchi»; infine, quando il canto partigiano parlò di «Fascisti e vecchi cialtroni», il canto “repubblicano” optò per «Monarchici e vecchi cialtroni», con la cancellazione anche di altri riferimenti men che rispettosi alla «Camicia che non è più nera». Queste piccole operazioni di lavanderia non tolsero al canto la sua efficacia di raccontare e di descrivere il curriculum vitae del “Maresciallo d’Italia” Pietro Badoglio; i fascisti repubblicani, quindi, s’impossessarono con grande velocità del sarcasmo nato dalla penna dei partigiani Nuto Revelli e Livio Bianco, delle comuni analogie, delle allusioni e della medesima dimensione etico-politica. Insomma siamo di fronte ad un canto – più “colto” che “popolare” – che con una certa naturalezza entrò a far parte dell’innodia della Repubblica di Salò.

 

Crediti: Virgilio Savona, Michele Straniero, Canti della Resistenza italiana, Milano, Rizzoli, 1985

Giacomo De Marzi "I canti di Salò" Fratelli Frilli Editori

 

O Badoglio, o Pietro Badoglio

ingrassato dal Fascio Littorio,

col tuo degno compare Vittorio

ci hai già rotto abbastanza i coglion.

 

T' l'as mai dit parei,

t' l'as mail dit parei,

t' l'as mai dit, t' l'as mai fait,

t' l'as mai dit parei,

t' l'as mai dilu: sì sì

t' l'as falu: no no

tutto questo salvarti non può.

 

Ti ricordi quand'eri fascista

e facevi il saluto romano

ed al Duce stringevi la mano?

sei davvero un gran porcaccion.

 

Ti ricordi l'impresa d'Etiopia

e il ducato di Addis Abeba?

meritavi di prendere l'ameba

ed invece facevi i milion.

 

Ti ricordi la guerra di Francia

che l'Italia copriva d'infamia?

ma tu intanto prendevi la mancia

e col Duce facevi ispezion.

 

Ti ricordi la guerra di Grecia

e i soldati mandati al macello,

e tu allora per farti più bello

rassegnavi le tue dimission?

 

A Grazzano giocavi alle bocce

mentre in Russia crepavan gli alpini,

ma che importa ci sono i quattrini

e si aspetta la grande occasion.

 

L'occasione è arrivata

è arrivata alla fine di luglio

ed allor, per domare il subbuglio,

ti mettevi a fare il dittator.

 

Gli squadristi li hai richiamati,

gli antifascisti li hai messi in galera,

la camicia non era più nera

ma il fascismo restava il padron.

 

Era tuo quell'Adami Rossi

che a Torino sparava ai borghesi;

se durava ancora due mesi

tutti quanti facevi ammazzar.

 

Mentre tu sull'amor di Petacci

t'affannavi a dar fiato alle trombe,

sull'Italia calavan le bombe

e Vittorio calava i calzon.

 

I calzoni li hai calati

anche tu nello stesso momento,

ti credevi di fare un portento

ed invece facevi pietà .

 

Ti ricordi la fuga ingloriosa

con il re, verso terre sicure?

Siete proprio due sporche figure

meritate la fucilazion.

 

Noi crepiamo sui monti d'Italia

mentre voi ve ne state tranquilli,

ma non crederci tanto imbecilli

di lasciarci di nuovo fregar.

 

No, per quante moine facciate

state certi, più non vi vogliamo,

dillo pure a quel gran ciarlatano

che sul trono vorrebbe restar.

 

Se Benito ci ha rotto le tasche

tu, Badoglio, ci hai rotto i coglioni;

pei fascisti e pei vecchi cialtroni

in Italia più posto non c'è.

 

T' l'as mai dit parei,...

 

 

 

 

:s32:

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