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Mas E Capetown In Mar Rosso


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Un amico mi ha mandato questa richiesta di aiuto:

 

 

ti avevo accennato alle ricerche che sto facendo circa l'episodio più "glorioso" della guerra navale in mar Rosso. tra il 7 e l'8 aprile, due vecchi MAS della 1^ Guerra mondiale , il 213 ed il 216 attaccarono al largo delle Dahlak l'incrociatore inglese Capetown, ed il primo riuscì a silurarlo, senza peraltro affondarlo.

Ricordo di aver letto da qualche parte su internet la relazione dell'azione del Guardiamarina Valenza, comandante del MAS 213, ma non riesco più a trovare la fonte

Ho trovato qualcosa, anche un articolo di Nadia Roattino su SGM Seconda guerra mondiale di Mag/Giu 2009, ma non quello che cercavo

Puoi spargere la voce per vedere se qualcuno è in grado di aiutarmi?

E già che ci sei, prova a chiedere se è più corretto dire "Flottiglia MAS" come penso io e come risulta in quasi tutti i documenti ufficiali, oppure "Squadriglia MAS", come appare in taluni documenti indicando il numero progressivo con numeri romani (nel mio caso XXI Flottiglia MAS) anzichè "21^"come appare in taluni documenti

 

Sono certa che nelle vostre fornitissime biblioteche si possa trovare qualcosa di pertinente all'argomento. Volete far fare bella figura a Betasom?? :s02:

 

Grazie a nome mio e del mio amico

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Qualcosa d'altro ci dev'essere perché ricordo di averlo letto (ricordo dettagli come il fatto che i MAS avevano delle toppe di cemento e che dovevano tenere i siluri sotto delle stuoie per proteggerli dal calore del giorno, quindi l'articolo era anche esaustivo), molto probabilmente su Storia Militare, in un pezzo dedicato alla guerra in Mar Rosso.

 

Per la questione della denominazione dell'unità posso essere un po' più preciso: la flottiglia era la divisione soprastante alla squadriglia (una squadriglia comprendeva fino a 4 MAS e la flottiglia era formata da più squadriglie; tuttavia la squadriglia era già di per sé un'unità indipendente e poteva essere distaccata dalla propria flottiglia), quindi non si può parlare di una denominazione più corretta di un'altra, una sola di esse è corretta.

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Dal consueto volume dell'USMM "Le operazioni in A.O.", pag. 137: "Dopo quasi cinque anni di servizio in clima tropicale le cinque vecchie 'barche' erano ridotte in condizioni tali che nel gennaio 1940 una commissione che le visitò ne propose la radiazione dai quadri del R. Naviglio. Ve n'era ben motivo: due unità erano tenute in permanenza in secco; gli scafi, malandati, delle rimanenti tre erano tenuti a galla tappando le vie d'acqua con colate di cemento; i motori avevano tutti superato di gran lunga il massimo delle ore di moto e non consentivano di superare la velocità di 10 nodi."

Terzo Marchetti.

 

P.S. Il reparto era la 21a Squadriglia MAS, comandata dal T.V. Stanislao Ferraro (dai primi del 1940).

Lunedì farò del mio meglio (cinque pagine del volume, con la relazione Ferraro e qualche riga del verbale di interrogatorio di Valenza al ritorno dalla prigionia: non c'è una relazione Valenza).

Modificato da de domenico
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Ricevo da Pintodeblanco ( date le sue ormai note difficoltà, anzi misteriosa impossibilità :s14: :s45: a riuscire a postare) ed inoltro

 

Per quel che riguarda le mie ricerche, ti ringrazio ho letto il forum.

Vorrei ricambiare la cortesia di tutti i partecipanti,prima di tutto pregandoti di ringraziarli a nome mio (Betasom continua a "rifiutarmi"...) dando io qualche informazione:

- il Guardiamarina Pietro Valenza era di Gaeta e, per l'azione di siluramento del Capetown, fu insignito della medaglia d'argento al VM. Fu ricordato anche in una cerimonia tenutasi a Gaeta per iniziativa dell'ANMI il 27 giugno 2008

Modificato da malaparte
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è ancora oggi impiegato inm emergenza per turare piccole falle, Valeria: non è improbbaile che lo avessero ipiegato anche su quei vecchi MAS risalenti alla 1^GM

 

Però continuo a chiedermi come si possa tappare una falla su lamiera o su legno (di cui erano fatti in Mas di cui si parla) con una colatina di cemento...Intanto se serve a tappare in "emergenza" come fa ad asciugare, se non tirando l'unità in secca, e poi come lo si stende, come si fa a non creare incongruenze con gli altri materiali....

Modificato da malaparte
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In attesa della risposta di Marco porto la mia personale esperienza (ho naufragato 2 volte! :s03: ), ma non so se si possa rapportare all'episodio di Suo interesse, Signora.

Anzi tutto, credo che il cemento si possa usare in un SMG solo se la falla è localizzata sotto la linea di galleggiamento (altrienti, immagino, la forza di gravità non lo farebbe aderire al meglio a meno che non sia confinato in una cassa chiusa e venga iniettato a pressione).

Ho sentito dell'uso del cemento in concomitanza col "collision mat" (paglietto turafalle), una sorta di panno armato che va appoggiato sull'esterno della falla in modo che sia la medesima pressione a tenrlo aderente, una volta diminuito (o fermato) il flusso si tappa dall'interno con una colata di cemento (confinata in una cassetta) arricchito di soda (che unita al cemento reagisce a contatto con l'acqua solidificandosi, presa ultra rapida, brevi tempi di asciugatura).

Quindi, rispondendo alle domande:

- non serve una condizione secca per far prendere il cemento, co sono formule che se ne infischiano dell'acqua (vedi cementi per uso offshore petrolifero)

- lo si stende a colata confinandolo in uno stampo

- le incongruenze vengono annullate dalle caratteristiche del materiale, che alla giusta viscosità ingloba le parti lese facendo da tappo, ovviamente non è un sistema di contenimento "primario" ma un tappo che si usa per chiudere una falla già sotto controllo

Modificato da Lefa
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In attesa della risposta di Marco porto la mia personale esperienza (ho naufragato 2 volte! :s03: ), ma non so se si possa rapportare all'episodio di Suo interesse, Signora.

Anzi tutto, credo che il cemento si possa usare in un SMG solo se la falla è localizzata sotto la linea di galleggiamento (altrienti, immagino, la forza di gravità non lo farebbe aderire al meglio a meno che non sia confinato in una cassa chiusa e venga iniettato a pressione).

Ho sentito dell'uso del cemento in concomitanza col "collision mat" (paglietto turafalle), una sorta di panno armato che va appoggiato sull'esterno della falla in modo che sia la medesima pressione a tenrlo aderente, una volta diminuito (o fermato) il flusso si tappa dall'interno con una colata di cemento (confinata in una cassetta) arricchito di soda (che unita al cemento reagisce a contatto con l'acqua solidificandosi, presa ultra rapida, brevi tempi di asciugatura).

Quindi, rispondendo alle domande:

- non serve una condizione secca per far prendere il cemento, co sono formule che se ne infischiano dell'acqua (vedi cementi per uso offshore petrolifero)

- lo si stende a colata confinandolo in uno stampo

- le incongruenze vengono annullate dalle caratteristiche del materiale, che alla giusta viscosità ingloba le parti lese facendo da tappo, ovviamente non è un sistema di contenimento "primario" ma un tappo che si usa per chiudere una falla già sotto controllo

 

 

Ricordatevi che sia durante la prima che la seconda guerra mondiale inglesi e americani hanno prodotto in emergenza una certa quantità di naviglio mercantile standard, anche oceanico, con lo scafo in cemento.

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E grandi quantità di cemento furono anche usate sulla USS West Virginia dopo il suo affondamento a Pearl Harbor, per sigillare i cofferdams che doveano turare le sue grandi falle. Le toppe di cemento furono rimosse in bacino, con la dinamite se non sbaglio :s03:

 

Foto

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In attesa della risposta di Marco porto la mia personale esperienza (ho naufragato 2 volte! :s03: ), ma non so se si possa rapportare all'episodio di Suo interesse, Signora.

 

- Sulle quantità e qualità di naufragi, non è il caso di stare ad aprire una gara fra noi due... :s03:

- Capisco che esistano tipi di cemento che asciugano anche "in acqua" (non so come, ma ci credo); esistevano anche negli anni '40?

- quindi il cemento "di un certo tipo" riesce ad"adattarsi" anche a uno scafo in legno....ma allora petché non usare il legno, oltretutto più leggero da trasportare, che so io, in lastre o assi , e più compatibile con il materiale dello scafo da restaurare?

 

Pura curiosità

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- quindi il cemento "di un certo tipo" riesce ad"adattarsi" anche a uno scafo in legno....ma allora petché non usare il legno, oltretutto più leggero da trasportare, che so io, in lastre o assi , e più compatibile con il materiale dello scafo da restaurare?

 

Credo che col cemento si facesse molto prima... per riparare una piccola falla su uno scafo in legno bisognerebbe cambiare i corsi del fasciame lesionati, se non li si ha già belli pronti e sagomati, e se poi anche le ordinate retrostanti sono in cattive condizioni, è decisamente più speditiva la toppa. So che può sembrare un sistema decisamente visigoto, ma non c'è da credere che i cantierini delle barche di picciol pregio adottino sistemi tanto più evoluti :s03: Il numero di scandali è diventato incalcolabile da quando sono in commercio resine e fibre

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So che può sembrare un sistema decisamente visigoto, ma non c'è da credere che i cantierini delle barche di picciol pregio adottino sistemi tanto più evoluti :s03:

 

A me pare che i visigoti navigassero, a differenza degli ostrogoti: le Baleari credo siano state occupate da loro (a memoria, come sempre ...) :s03: :s02:

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