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Carzano 1917


malaparte

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Luigi Sardi

Carzano 1917

Trento

Curcu & Genovese

2007

p. 302 : ill. ; 21 cm.

9788889898284

€15

carzano.gif

 

Uploaded with ImageShack.us

 

 

Forse si sarebbe potuta evitare Caporetto. Soprattutto, forse si sarebbe potuto evitare un anno di guerra. Un mese prima di Caporetto, nel settembre 1917, ci sarebbe stata la possibilità per l’esercito italiano di arrivare rapidamente a Trento e sbaragliare l’esercito austro-ungarico, già in notevoli difficoltà logistiche, psicologiche, nazionalistiche. Soprattutto nazionalistiche. Un ufficiale sloveno, Ljudevik Pivko, per pure ragioni nazionalistiche, era disposto a collaborare con gli italiani: Cesare Pettorelli Lalatta Finzi, anche lui attestato nei dintorni di Canziano, fu il suo referente.

E poi, come altre volte, l’esitazione da parte dei “GENERALI” di prendere – o appoggiare- iniziative, la strategia dei “piccoli passi”, comunque e dovunque, e l’abitudine (come dice Domenico Quirico) dei generali italiani che “per pigrizia combattevano sempre la guerra precedente” – in questo caso continuavano a combattere guerra di trincea e di posizione, quando c’era la possibilità di fare guerra di avanzamento- ha fatto fallire tutto.

 

 

Da http://www.warfare.it/what_if/carzano.html

Trentino, settembre 1917. Un mese prima di Caporetto, 40.000 italiani vengono lanciati contro le linee austriache in un settore tranquillo della Valsugana.

Il comandante e gli ufficiali del battaglione austriaco che hanno di fronte aiutano gli italiani in tutti i modi, drogando le proprie truppe, sabotando le installazioni in retrovia, facendo da guida alle colonne italiane, dopo aver fornito mappe dettagliate e tutte le informazioni sulle poche artiglierie nemiche: la posizione e l'elenco dello scarso munizionamento a loro disposizione.

Le truppe austriache sono solo un velo, Trento è debolmente difesa da pochi territoriali, il Trentino è in svuotamento in preparazione dell'offensiva di Caporetto. I forti di sbarramento sono senza artiglierie.

I protagonisti italiani sono quattro: Cadorna e il maggiore del Servizio informazioni, Cesare Pettorelli Lalatta, che premono per uno sfondamento in grande stile; Il comandante interinale della Sesta Armata Italiana, Gen. Etna, e il suo sottoposto a cui l'operazione è affidata, Zincone, che organizzano un colpo di mano senza troppa convinzione.

I soldati, caricati all'inverosimile, come se fosse una marcia di trasferimento, vengono incolonnati in un camminamento largo 80 cm, ignorando le strade coperte all'osservazione nemica.

Quando gli austriaci subodorano qualcosa e sparano qualche cannonata a casaccio, Zincone ordina la ritirata, abbandonando il LXXII/20mo Bersaglieri del Maggiore Ramorino ai contrattacchi austriaci. Un fallimento su tutta la linea. Gli italiani, imbarazzati, a parte le destituzioni di rito, mettono tutto a tacere. Lo stesso fanno gli austriaci, spaventati.

Il mese successivo, lo sfondamento di Caporetto dà l'origine all'epopea del Piave e del Grappa

 

.Il libro di Sardi ha alcuni difetti, a mio parere:

- mancanza di cartine che illustrino le posizioni, gli avanzamenti ecc.; c’è solo una cartina stradale (mi pare del TCI ) recente e uno schizzo molto limitato.

-soprattutto la prima parte è editorialmente faticosa e confusa: per “arricchire la materia” Sardi aggiunge episodi, note, avvenimenti che distraggono dalla linea principale, oltretutto in un andirivieni temporale che richiede una certa attenzione. .

- annotazioni bibliografiche carenti

 

 

 

Nella seconda parte però ci si incavola; che è la ragione del libro.

Molto interessante la postfazione del Col. Luciano Salerno.

 

Sarebbe interessante, se qualcuno ce li ha e li ha letti , mettere a coinfronto con i testi di Pettorelli lalatta: "Il sogno di Canziano" e "L'occasione perduta".

Modificato da malaparte
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Nella notte fra il 18 e il 19 settembre 1917,a Carzano,sul fronte del Trentino

fu incredibilmente perduta una grande occasione di irrompere di sorpresa

nelle linee austriache,di conquistare d'impeto Trento e di minacciare quindi

alle spalle tutto lo shieramento nemico,con conseguenze strategiche impor-

tantissime e forse decisive per le sorti della guerra.L'azione italiana,studiata

nei minimi particolari,destinata a svilupparsi su vasta scala,e che avrebbe

dovuto assestare una decisiva mazzata agli austriaci,si limitò invece ad un

colpo di mano di cui fece appena cenno il bollettino di guerra.

Perchè fallì l'attacco italiano ?

La spiegazione ce la offre il generale Pettorelli Lalatta,allora capo del Servizio

Informazioni della 1^ Armata,che al piano d'attacco era stato ideatore e il

sostenitore al consiglio di guerra del Comando Supremo contro le perplessità

e le incertezze di taluni ufficali del nostro Stato Maggiore.Utilizzando le prezio-

sissime informazioni fornite allo stesso Lalatta dal maggiore Ljudevik Pivko,

uno sloveno,che comandava il V battaglione bosniaco nel settore di Carzano

ed era portato dalla sua passione irredentistica a solidarizzare con chi combat-

teva e moriva per la liberarizzazione delle nazionalità oppresse dell'Impero

asburgico,si trattava di operare un attacco di sorpresa,condotto con estrema

risolutezza,sfruttando al massimo la perfetta conoscenza del terreno,delle posi-

zioni e del numero delle truppe nemiche.Riuscita senza colpo ferire la prima

fase della sorpresa,i nostri fanti e i nostri bersaglieri furono abbandonati a se

stessi dalla incapacità e dalla indecisione dei comandanti che dovevano guidare

l'offensiva,e dovettero poi ritirarsi sotto una tampesta di shrapnel scatenata dal

nemico ormai in allarme.I comandanti italiani non avevano saputo approfittare

della breccia aperta nelle linee nemiche per continuare l'azione secondo il piano

previsto:il grande successo era sfumato,una irripetibile occasione ci era sfuggita

dalle mani.Cinque settimane dopo il nemico sferrava la grande offensiva di Capo-

retto,travolgeva le truppe della 2^ armata,giungendo poi al Piave.Se l'attacco

italiano fosse riuscito,gli austro-tedeschi,posti in crisi,non avrebbero potuto inflig-

gerci quella tremenda disfatta.

Sull'episodio di Carzano si volle stendere un fitto velo di silenzio,quasi che ogni

rivelazione in proposito costituisse un attacco al prestigio dell'esercito.La prima

edizione del presente volume venne posta sotto sequestro dalla poliza fascista

e tolta in pratica dalla circolazione.Solo adesso quindi, cinquant'anni di distanza

da quegli avvenimenti,è possibile conoscere tutta la dura e amara verità.

 

Tratto dall'interno della sovracopertina del libro di Cesare Pettorelli Lalatta

"L'OCCASIONE PERDUTA"-

Carzano 1917-

Edito nel 1967 da U.Mursia & C-Soc.Ed.Subalpina

 

All'interno della copertina vi sono delle utili cartine.

E' illustrato con diverse fotografie-

Il prezzo di copertina era £2300

Nel 2001 lo acquistai per £10-15000.

La reperibiltà forse oggi non facile !

 

Scorrevole la lettura;molto particolareggiato nell'esporre

gli avvenimenti.

Lo lessi allora tutto d'un fiato e provai dispiacere per la fine

fatta dai nostri fanti ed in particolar modo per il LXXII°/20° Regg.Bers.

Il magg.Ljudevik Pivko consegnatosi alle nostre linee espose le sue intenzioni

ed i motivi del suo atto.Fornì preziosissime informazioni che si rivelarono vere

guadagnandosi così la fiducia del comando italiano.

Fallita la sorpresa dell'offensiva fu arrestato dagli austro-ungarici rischiando la

morte per l'accusa di tradimento.Il processo però andò alla lunga e con la disfatta

dell'impero si salvò.

 

E' un libro molto interessante e che la dice lunga a riguardo del comportamento

dei nostri comandi.

Da leggere !!!

 

RED

Modificato da Red
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conquistare d'impeto Trento e di minacciare quindi alle spalle tutto lo shieramento nemico,con conseguenze strategiche importantissime e forse decisive per le sorti della guerra.L'azione italiana,studiata nei minimi particolari,destinata a svilupparsi su vasta scala,

 

Non esageriamo, l'azione coinvolgeva poche migliaia di uomini e non era studiata nei minimi particolari. Nessuno avrebbe potuto conquistare "Trento d'impeto" che era ben difesa da una serie di fortezze quasi inespugnabili, che si possono ancora osservare. Per conquistare Trento ci sarebbe voluta quasi un'intera armata, treni e carri che si muovevano per mesi per avvicinare i rifornimenti, una lunga battaglia eccetera.

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