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Squadrone Bianco


malaparte

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Squadrone bianco: storia delle truppe coloniali italiane

Domenico Qurico

Milano, Mondadori, !. ed. 2002

 

p. 360

 

9788804521327

 

reperibilità : facile negli Oscar Storia Mondadori

 

€ 10,40 (Oscar Storia)

 

squadrone.jpg

 

 

 

 

 

Questo dalla rete

 

 

Sotto la bandiera italiana hanno combattuto, tra la fine dell'Ottocento e il 1941, centinaia di migliaia di soldati indigeni raggruppati per lo più nelle formazioni degli ascari (eritrei) e dei dubat(somali). Al momento dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale il Regio Corpo Truppe d'Africa contava addirittura centomila ascari, nucleo di quello che Mussolini immaginava come un futuro "esercito nero" che da solo avrebbe dovuto difendere il nostro impero lontano dalla madrepatria. Da Adua a Cheren i caduti eritrei, etiopici, yemeniti, sudanesi, libici sono stati migliaia. Buona parte delle vittorie italiane sono state merito di questi abili e resistenti reparti: un'epopea totalmente dimenticata, su cui si è scritto e detto troppo poco. Se infatti durante il ventennio fascista la retorica nazionale ridusse e trascurò il loro ruolo, la storiografia del dopoguerra cercò di rimuovere l'esperienza coloniale e di concentrarsi solo sulle responsabilità politiche nella madrepatria. AUTORE: Domenico Quirico è il responsabile della pagina esteri de "La Stampa" dal 1990. Ha seguito come inviato del giornale tutte le crisi africane, dalla Somalia al Ruanda, dall'Algeria al Congo, alle guerre del Corno d'Africa.

 

 

Quirico non è uno storico, è un giornalista. Un ottimo giornalista, devo dire, avendolo personalmente visto ed ascoltato mentre “incrociava il fioretto” con un ottimo storico.

Questo non vuol dire che l’impatto emotivo prevalga sul dato. Vuol dire che sa coinvolgere ed affascinare, e portare a conoscere, studiare, approfondire.

Questo libro parte da un’esperienza personale: durante la lunghissima, lancinante, devastante guerra Etiopia-Eritrea ( o Eritrea-Etiopia, vedete voi, non si tratta affatto di una partita di calcio) negli anni ’90 ( pochissimo “coperta” dai nostri media, a mio ricordo) Quirico incontrò una soldatessa eritrea (lo dice nella prefazione, e me l’ha confermato di persona):

“Peccato che voi italiani ad Adua siate stati sconfitti. Se aveste vinto, oggi non saremmo qui a combattere; questi territori sarebbero Eritrea e nessuno avrebbe niente da contestare”.

Questo il “relata refero”.

Tra una popolazione come la nostra, che , credo, all’80%, se non peggio, conosce Adua, Gondar e Macallè al massimo come misteriosi nomi di vie e strade, una persona che abita lì, che conosce la nostra e sua storia, la rielabora, ne ricava ipotesi … questo ha spinto Quirico a indagare meglio su questa nostra “misteriosa” storia coloniale.

Da notare che la prima edizione è del 2002; all’epoca, gli storici che se ne occupavano erano proprio pochini: Del Boca, Rochat, Mignemi…e spesso con una visuale , come dire,..,OSO dire, tendenziosa).

“Squadrone bianco” si ispira, come titolo, all’ omonimo film di A. Genina.

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“Peccato che voi italiani ad Adua siate stati sconfitti. Se aveste vinto, oggi non saremmo qui a combattere; questi territori sarebbero Eritrea e nessuno avrebbe niente da contestare”.

Questo il “relata refero”.

 

Valeria perdonami, ma cosa credi volesse dire questa frase? tendo a valutarla come una felice colonia italiana ma temo di interpretare male..

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Valeria perdonami, ma cosa credi volesse dire questa frase? tendo a valutarla come una felice colonia italiana ma temo di interpretare male..

 

Ma no: è una corretta (ma eufemistica) applicazione della classica tesi anticolonialista secondo cui i confini usciti dalle guerre coloniali sono sempre ingiusti e sbagliati. E' un po' l'opposto del "fardello dell'uomo bianco" di Kipling: tutte le colpe sono dell'uomo bianco, in un modo o nell'altro..

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No, De DOmenico, non credo che sia questa l'interpretazione; tieni presente che la frase non è stata detta da un "uomo bianco", ma da una ragazza eritrea, ben lontana dall'avvertire il senso di colpa europeo.

 

Direi che quella ragazza eritrea intendeva dire questo:

Se Italia avesse vinto ad Adua, l'Etiopia sarebbe tornata alle sue lotte feudali, che l'avrebbero indebolita sempre più; Menelik non sarebbe diventato un mito, ma sarebbe dovuto tornare a combattere contro i vari ras, e soprattutto non si sarebbe affermato alcun orgoglio nazionale (abissino) in Etiopia, come invece si verificò in seguito a quella vittoria.

 

L' Eritrea come colonia italiana si sarebbe rafforzata, e con la decolonizzazione sarebbe rimasta nei confini coloniali e sarebbe diventata uno stato nazionale come tanti altri. L' Etiopia, probabilmente, non si sarebbe azzardata a richiederne l'annessione.

Modificato da malaparte
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Da notare che la prima edizione è del 2002; all’epoca, gli storici che se ne occupavano erano proprio pochini: Del Boca, Rochat, Mignemi…e spesso con una visuale , come dire,..,OSO dire, tendenziosa).

Per la visione di G. Rochat sull'argomento, suggerisco la lettura de Le guerre italiane in Libia e in Etiopia, recensito qui:

https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=34709

:s02:

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No, De DOmenico, non credo che sia questa l'interpretazione; tieni presente che la frase non è stata detta da un "uomo bianco", ma da una ragazza eritrea, ben lontana dall'avvertire il senso di colpa europeo.

 

Direi che quella ragazza eritrea intendeva dire questo:

Se Italia avesse vinto ad Adua, l'Etiopia sarebbe tornata alle sue lotte feudali, che l'avrebbero indebolita sempre più; Menelik non sarebbe diventato un mito, ma sarebbe dovuto tornare a combattere contro i vari ras, e soprattutto non si sarebbe affermato alcun orgoglio nazionale (abissino) in Etiopia, come invece si verificò in seguito a quella vittoria.

 

L' Eritrea come colonia italiana si sarebbe rafforzata, e con la decolonizzazione sarebbe rimasta nei confini coloniali e sarebbe diventata uno stato nazionale come tanti altri. L' Etiopia, probabilmente, non si sarebbe azzardata a richiederne l'annessione.

 

Penso che tu abbia ragione. Tuttavia, questo presuppone una ragazza eritrea colta, che conosce la storia. E che quindi è stata esposta all'ideologia anticolonialista dominante in Europa (e in Africa?).

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