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Ascesa E Declino Della Potenza Navale Britannica


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Titolo: Ascesa e declino della potenza navale britannica

Autore: Paul Kennedy

Editore: Garzanti. Milano

Anno: 2010

Pagine: 532 (undici cartine fuori testo)

Dimensioni: cm 14,5 x 21,5

Prezzo: 32 Euro

reperibilità: facilissima

 

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Inizialmente pubblicato nei paesi anglosassoni, nel 1976, con il titolo originale di The Rise and Fall of British Naval Mastery, questo volume è stato recentemente rivisto dall’autore, che ha provveduto ad inserire un nuovo capitolo introduttivo relativo agli aspetti navali, politici e militari degli ultimi trentacinque anni. Trattandosi di un autentico “classico” (Paul Kennedy è professore di storia alla Yale University, e a lui sono dovute opere altrettanto note, quali Ascesa e declino delle grandi potenze e Storia dell’antagonismo anglo-tedesco), ne viene ora data alle stampe anche la traduzione in lingua italiana.

L’approccio di Paul Kennedy all’analisi degli ultimi cinque secoli della storia navale britannica è essenzialmente di tipo socio-economico: relativamente scarsa rilevanza è riservata alle campagne militari e ai più importanti scontri navali, mentre sono enfatizzati i collegamenti diretti (anche se spesso sottovalutati) tra le varie fasi di espansione e di contrazione dello strumento navale inglese con la politica economica decisa dal parlamento di Westminster, sempre influenzata – peraltro – anche dai più importanti esponenti del capitalismo industriale e mercantile d’oltremanica.

Successivamente alla realizzazione di una vera e propria Marina, vittoriosa sull’ “Invincibile Armada” nel 1588, per tutto il XVII° secolo la Royal Navy fronteggiò inizialmente l’espansionismo commerciale olandese: dopo alterne vicende, ebbe infine inizio la creazione di un impero coloniale che vide coinvolta la Marina nell’imposizione della “pax britannica” – a livello globale – sino ai primi del Novecento. Le due guerre mondiali sancirono il definitivo declino della potenza navale inglese che, dal 1945 in poi, fu surclassata in termini numerici e qualitativi dalle flotte statunitense e sovietica, espressioni – a loro volta – di nuove (ed egemoniche) realtà economiche mondiali.

La visione di Paul Kennedy, ancorché – come detto – maggiormente focalizzata sugli aspetti economici e politici, è assolutamente ampia, esaustiva, di grande respiro e tale da consentire al lettore di comprendere al meglio l’importanza che la Royal Navy ha sempre avuto nella programmazione e nell’attuazione pratica della politica inglese nel periodo più significativo della sua storia. In questo ambito, Ascesa e declino della potenza navale britannica si pone come un volume complementare all’altrettanto valido Impero di N. Ferguson (recensito su “Betasom qui: https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=27569 ), per la comprensione di una realtà economica e militare assolutamente unica – per durata – nella storia del mondo moderno e contemporaneo.

 

Di segno totalmente opposto è invece il giudizio sulla traduzione italiana del volume, dovuta a Roberto Merlini: talmente generica, approssimativa e funestata da una quantità invero enorme di errori (nella sola traduzione di termini tecnici e navali ne abbiamo conteggiato ben 231 – duecentotrentuno! – la maggior parte dei quali veramente gravi) da rendere necessario uno specifico e articolato commento su questo particolare aspetto.

Purtroppo, il traduttore non ha evidentemente la pur minima preparazione nel campo navale o anche soltanto meramente “nautico”: viceversa, non si spiegherebbero – ad esempio – le navi “commissionate” (anziché immesse in servizio) e i velivoli “bombardieri lanciasiluri” (anziché aerosiluranti) presenti un po’ ovunque nel testo. Qui, come in numerosi altri casi, Roberto Merlini si è limitato a tradurre in forma letterale i termini inglesi (“to commission a ship” e “torpedo-bomber”) senza conoscerne, peraltro, il reale significato e la corretta traduzione italiana.

Ma c’è di peggio: per decine di volte, il termine “battlecruiser” (il ben noto e controverso incrociatore da battaglia, di cui molti esemplari furono costruiti dalle principali Marine nei primi decenni del secolo XX°) è tradotto con uno stridente (e inesistente) “incrociatore da combattimento” e numerosissimi sono i casi in cui le torpediniere sono definite “motosiluranti” (il traduttore ha evidentemente così pensato di rendere il termine “torpedo boat”…). I termini “stazza” e “dislocamento” sono praticamente sempre utilizzati in modo scorretto e scopriamo che le unità più vecchie, anziché essere avviate alla demolizione, vengono “pensionate” o addirittura “rottamate”, mentre gli sbarramenti minati diventano spesso “campi minati”, come su un qualsiasi fronte terrestre…

Termini comunque ancor più generici (e per i quali si presupporrebbe una minima conoscenza della materia da parte del traduttore di un saggio specialistico) vengono utilizzati erroneamente dal Merlini, in un’autentica “orgia dell’errore” che – dopo alcune pagine – diventa assolutamente fastidiosa per il lettore, anche se minimamente preparato, e tale da ingenerare un senso di autentico fastidio e repulsione alla lettura di questa altrimenti validissima opera. Sommergibili e sottomarini sono costantemente confusi tra loro, corsari francesi del calibro di Jean Bart, Surcouf e Duguay-Trouin sono con continuità (e anche qui per decine di volte) definiti “pirati”, “squadriglie” composte da vascelli di primo rango o addirittura navi da battaglia si aggirano per tutto il volume, mentre veniamo a sapere che Nelson – a Trafalgar – aveva al suo comando numerosi “incrociatori”.

Si potrebbe continuare ancora, ma la decenza e la pietà nei confronti del traduttore ci suggeriscono di fermarci.

Non sarebbe però corretto addossare al solo traduttore la colpa di questa autentica “Caporetto” letteraria: è un fatto davvero grave che una casa editrice del livello (e della notorietà) della Garzanti ponga in vendita un volume tradotto in maniera così grossolana e approssimativa: si tenga conto che è questa un’opera destinata ad un pubblico di specialisti, che non mancheranno quindi di rilevare le grossolane bestialità segnalate come pure altre che ci sono sicuramente sfuggite. Ascesa e declino della potenza navale britannica, inoltre, viene venduto al prezzo – non certo “economico” – di ben 32 Euro: un’ulteriore presa in giro nei confronti del lettore da parte di una casa editrice che evidentemente, come è ormai spesso la prassi, ha evitato di avvalersi dell’opera di un “consulente editoriale” per la revisione tecnica del testo tradotto, risparmiando qualche centinaio di euro ma ponendo in commercio un volume la cui traduzione è semplicemente vergognosa.

E’ definitivamente trascorsa l’epoca in cui la medesima casa editrice Garzanti affidava la traduzione de A Sailor’s Odissey di Cunningham ad uno specialista colto e preparato nello specifico campo come il compianto Aldo Fraccaroli: altri tempi, altra sensibilità degli editori e – soprattutto – ben altri traduttori.

 

Vergogna!

Modificato da Alagi
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lo sto leggendo in questi giorni, un libro estremamente interessante, a parte la pessima traduzione, della quale garzanti dovrebbe vergognarsi.. trovo estremamente interessante il punto di vista dell'autore sui primi 200 anni di formazione della potenza navale britannica, in particolare in relazione alle altre potenze europee: il conflitto anglo-spagnolo e successivamente anglo-francese è affrontata da una prospettiva piuttosto differente dalla "vulgata" scolastica, almeno per le mie limitate conoscenze storiche... consigliato

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