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Il Martire Parenzo


Red

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Cari Com.ti,

ecco la storia di questo marinaio croato,ANTONIO GRABAR,è apparsa dopo

44 anni dal suo martirio in un articolo nella rivista "Historia" del giugno

1962-N°55-Ed. CINO DEL DUCA-

Porta la firma di Mario GRABAR.

 

IL MARTIRE DI PARENZO

 

In una lapide del palazzo comunale di Parenzo figurava un nome

che gli Italiani nè conoscono nè ricordano :il nome di un umile marinaio,

ANTONIO GRABAR,abbattuto a Càttaro dal piombo austriaco perchè

" ribelle all'iniqua causa degli Asburgo,martire di una grande idea ".

Vicino una data :11 febbraio 1918.

 

La rada di Càttaro,chiusa tra forti irti di cannoni,è base navale di grande

importanza per l'Impero austro-ungarico.Entro le famose "Bocche" sono

ancorate le navi da guerra d'ogni qualità e dimensione:la quinta divsione

navale al comando dell'ammiraglio Hansa.

L'ammutinamento,che sembra scoppiato senza alcun ordine,era stato in

realtà accuratamente preparato e discusso giorni prima dai capi del movi-

mento.I rivoltosi pare si propongano con questo gesto di forza,di por subito

fine alla guerra sul mare,fin troppo arrossato dal sangue dei marinai.

Era il tocco di quel giorno di febbraio.

Su quasi tutte le navi della divisione,simultaneamente,scoppiava un movi-

mento armato diretto contro tutti gli ufficiali che comandavano quelle unità.

In breve volger di ore essi vengono relelgati nelle loro cabine dopo esser

stati disarmati.

I rivoltosi,quasi senza colpo ferire,riuscivano ad assumere,così,il comando

della Divisione navale di Càttaro,istituendo su ogni unità che aderiva alla

ribellione un comitato di marinai con pieni poteri.

Nel Consiglio Rivoluzionario,diretto ed organizzato,tra gli altri,anche un miste-

rioso Alfiere Sesan nominato subito comandante della "St.Georg",vi era un

giovane dagli occhi azzurri,dallo sguardo dolce e dal fareassai sbrigativo che

a bordo dell'ammiraglia tutti conoscevano e al quale tutti volevano un gran

bene : ANTONIO GRABAR,marinaio di prima classe,educato nella fucina irre-

dentista dell'italianissima Parenzo.

Il GRABAR, assai noto per l'ardore che lo animava e gli accaniti sentimenti

anti-austriaci,aveva aderito con entusiasmo alla sommossa;ed ora incitava

i commilitoni ad unirsi al movimento e minacciava il primo ufficiale che ten-

tava di uscire dalla cabina di farlo fuori all'istante.

Ad un altro ufficiale,che tentava in ogni modo di placare l'onda di terrore

parlando dalla tolda,"zio Toni" intimò il silenzio se aveva cara la pelle.

A questo punto,il marinaio Jerko Sisgoric,armato del suo fucile,i mise ad

invocare la pace e sparò un colpo contro il capitano Zipperer,che stramaz-

zava al suolo.Qualcuno intanto,dopo essersi impossessato del magazzino delle

munizioni,distribuiva alla ciurma,all'apice del parossismo,fucili e cartucce.

La confusione era enorme,e già nell'aria nonostante le grida di esultanza e la

fiducia dei capi nella vittoria del movimento,si sentiva odor di tragedia.

A bordo della torpediniera "67" un gruppetto di rivoltosi,che tentava la fuga,

sparava una fucilata contro il tenente Mahr che,con una mitragliatrice,cercava

d'impedire il assaggio della propria nave ai rivoltosi.

Sulla "Gàa"" la sommossa aveva preso piede altrettanto saldamente che sulla

"St.Georg";i marinai erano padroni delle artiglierie e con un cannoncino da 70

sparavano in direzione della "Csepel" che tentava di prendere il largo.

 

La rivoluzione dilagava,ormai non più contenuta dalle esortazioni e dalle pistole

degli ufficiali prigionieri nelle loro cabine.

L'accordo,nonstante la confusione e l'incertezza degli animi,pareva perfetto e tutto

sembrava preparato assai prima e con molto rigore.

Fu necessario infatti un massiccio intervento di forze di terra e di mare per domare

la ribellione,costringere i rivoltosi all'ubbidienza e far consegnare all'I.R.Giudizio di

Guerra-costituitosi per l'occasione in Corte marziale-i capi dell'ammutinamento:

Antonio GRABAR,Jerko SISGORIC,Francesco BAIZEL,Matteo BERNICEVIC e Luigi

SZEKACS.

La sommossa venne così sedata il 3 febbraio alle ore 9 e trenta del mattino ed

incominciò per ANTONIO GRABAR il calvario che l'avrebbe portato davanti al

plotone d'esecuzione.

 

La Corte marziale,riunitasi a Càttaro dal 7 al 10 di febbraio,lo condannava, con altri,

a more mediante fucilazione riconoscendolo colpevole di essersi inteso con la maggior

parte degli equipaggi della Quinta Divisione navale,di aver provocato una rivolta armata,

e di aver preso parte attiva al movimento fino all'arrivo delle forze repressive.

Gli imputati,secondo l'articolo 444 del Codice penale militare austriaco de d'ordine del

Comando Supremo,dovevano essere fucilati,previa degradazione e perdita delle deco-

razioni.Le ultime ore di ANTONIO GRABAR,ormai rassegnato al naufragio di tanti ideali,

furono esemplari per calma e disprezzo dimostrati oltre che pr l'incoraggiamento che

dette ai compagni di sventura.

Disse loro di non rammaricarsi di iò che avevano fatto e dalla parte sostenuta nella ribel-

lione,quanto piuttosto del fatto che la morte li avrebbe privati della gioia di assistere alla

fine imminente dell'Austria e del suo Impero.

All'alba i condannati,circondati da una scorta armata,vennero condotti sul luogo dell'ese-

cuzione, e costretti a scavarsi la fossa con le proprie mani.

ANTONIO GRABAR,sereno,fiero,orgoglioso sino alla fine,rifiutò seccamente la benda che

qualcuno voleva fissargli agli occhi,e gridò "Viva l'Italia" prima di cadere privo di vita.

Erano poco più delle 7 antimeridiane dell'11 febbraio 1918.

 

MARIO GRABAR-

 

ANTONIO GRABAR-

grabar.jpg

 

 

Red

Modificato da Totiano
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i rivoltosi di Cattaro in assemblea:

ribelli5.jpg

 

vengono condotti alla fortezza:

ribelli1.jpg

 

davanti al tribunale:

 

ribelli2.jpg

 

1° febbraio ore 12: "... dopo l'attività frenetica degli ultimi giorni prima della rivolta, erano pochi quelli che conoscevano i dettagli, ma se ne parlava a Trieste, a Pola ed a Sebenico. Gli ufficiali sapevano che c'era qualcosa nell'aria, ma non sapevano cosa. Dagli organizzatori, fu detto alla maggior parte dei marinai, che si sarebbe trattato di una specie di sciopero, di una dimostrazione. Si pensava che non fosse necessario organizzare nei minimi particolari la rivolta, perchè avrebbe assunto un carattre collettivo e spontaneo. Nessuno chiese conferma, ma tutti intuivano che alla testa della manifestazione ci sarebbero state le "teste calde" croate Matula, Uidor, Marušići, Sužek, Grabar e Berničevič; nonchè gli impetuosi italiani Baldini, Pachor, Galigari e Scaramuzza; che si sarebbero aggiunti alla linea "ceka" della rivolta, rappresentata dal serio e geniale Franz Rasch, il consapevole socialdemocratico Rudolf Kreibich, Paral Peter, Zahalka, Frante Srbek, Šmahel, Mývalt, Pribyl, Ruda Taverner, Jesse, Valasek, e molti altri. C'erano anche i polacchi Gustav Stonawski, un socialista che nel 1912 aveva organizzato uno sciopero della fame alla scuola di Marina e l'aviatore Grabowiecki..."

 

"...Dopo aver ascoltato Rasch, iniziò una velocissima corsa caleidoscopica per interrogare tutti gli altri imputati. Secondo gli intendimenti del giudice, entro sera bisognava sentirli tutti. L'interrogatorio del croato Anton Grabar fu drammatico, era accusato di avere ferito il suo capitano von Zipperer con un colpo di arma da fuoco. Grabar ammise di averlo minacciato a mano armata, ma negò di avergli sparato. L'accusa però, lo imputò per falsa testimonianza, viste le dichiarazioni degli ufficiali. Il Fregattenkapitan Leopold von Huber, il tenente Gustav Schweyer e gli altri ufficiali dissero nelle loro testimonianze di avere visto Grabar e Sisgorič sparare con i fucili a Zipperer e Maier. Non aiutò l'ammissione del Grabar, di avere usato il fucile ma non di avere sparato agli ufficiali. Grabar, disse di avere guidato un gruppo di marinai che nel caos, disarmò ed arrestò tutti gli ufficiali del st. Georg. Per quanto riguarda l'amm. Hans, dissero che si comportò molto bruscamente , dicendogli: -A me non importa che sei un ammiraglio, siamo tutti delle persone-.

 

Grabar era il più vecchio degli accusati, aveva quasi trentacinque anni ed a casa a Parenzo, lasciava una moglie e tre bambini. Era convinto di essere vittima della vendetta degli ufficiali ed affermava ripetutamente di non avere sparato a von Zipperer..."

 

(fonte: POVSTÁNÍ V BOCE KOTORSKÉ HISTORICKÁ KRONIKA di JINDŘICH VESELÝ, Praga, 1958)

 

Museo di Cattaro (Montenegro): "photographs of four brave sailors - Fran Ras, Jerko Sizgoric, Anton Grabar and Mato Brnicevic who were suspected of having organized the mutiny and executed at Skaljari (a suburb of Kotor) on February, 11,1918".

ribelli3.jpg

 

Cattaro: "impauriti dalla rivoluzione d'ottobre, la corte marziale austo ungarica condannò in questa casa i marinai della rivolta di Cattaro Frantisek Ras, Jerko Sizgoric, Mato Brnicevic ed Anton Grabar a morte. Nel cinquantesimo della Rivoluzione di Ottobre".

ribelli4.jpg

 

don Niko Luković, che trascorse le ultime ore con i condannati: "Dopo che il giudice Milot lesse la sentenza, František Ras gridò: "Questo è un attentato alla Giustizia!" I tre marinai furono portati in cella, solo Mate Brničević in isolamento perchè era il capo della rivolta. Hafner era molto nervoso, si era strappato la camicia, Ras era calmo. Mi disse che lui non aveva nulla da confessare in segreto, che le sue azioni erano pubbliche "come socialista ho combattuto per la libertà, per i diritti dei lavoratori, per un migliore ordine sociale... il comportamento degli ufficiali mentre morivamo di fame, ci ha spronati alla ribellione come in Russia. C'è un sole nuovo che non illumina solo gli slavi ma tutte le nazioni del mondo per portare loro pace e giustizia". Gli altri condannati, concordavano con lui. Io dicevo loro che si preparavano ad andare in un mondo migliore, Hafner rispose: "Non parlare invano di un altro mondo, è in questo mondo che noi giovani vogliamo vivere e lavorare per la gente!" Anton Grabar era turbato, pensava alla moglie ed i tre bambini piccoli che lasciava. Mate Brničević era tranquillo: "Io non mi lamento", ho partecipato alla ribellione. Non mi rammarico di esserre condannato a morte, perché penso che la nostra morte porta una vita migliore per il nostro popolo". Ras non volle essere bendato. Il plotone di esecuzine era di 8 soldati ungheresi comandati da un capitano. Hafner sfidò il plotone: " Noi abbiamo lottato per una vita migliore per i soldati e voi ci sparate". Il Capitano ripetè tre volte l'ordine di fare fuoco, il plotone non aveva obbedito. Ras urlò "viva la libertà!". Tre marinai morirono sul colpo, Grabar subì il colpo di grazia".

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