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Sergio Pignedoli


malaparte

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Dal mess 22 di https://www.betasom.it/forum/index.php?show...30301&st=20 si arla del marinaio Sergio Pignedoli.

In continuazione dell'articolo pubblicato su Reggiostoria 126 v. https://www.betasom.it/forum/index.php?show...c=31904&hl=

aggiungo un completamento relativo al cappellano militare di Marina Sergio Pignedoli, poi cardinale.

 

NB: inserire note col copia e incolla è un problema ,; ho dovuto trafficare: quindi, beninteso, se trovate qualcosa da eccepire ( e lo troverete...so che lo troverete....) nel testo e nel note non dipende da me, da problemi di "copia-incolla" :s43:

 

 

SERGIO PIGNEDOLI MARINAIO

 

Il monumento ricordo del campeggio Rosa dei Venti è stato inaugurato il 26 giugno 2005, nel venticinquennio della morte del marinaio cardinale Sergio Pignedoli (del quale nel 2010 ricorre il centenario della nascita). A Reggio, molti ricordano Pignedoli come figura eminente della Chiesa, tanto che, nel primo conclave del 1978, era considerato uno dei “papabili”, anche se poi venne eletto, a sorpresa, il cardinal Albino Luciani. Ma all’inizio della carriera ecclesiastica era stato marinaio.

Nato nel 1910 a Felina (1), presso Castelnovo Monti (RE), nel 1940 è assistente spirituale alla Università Cattolica” di Milano. Vedendo partire tanti suoi studenti, riesce a convincere il rettore, padre Agostino Gemelli, che in un primo tempo si oppone alla sua partenza, e viene nominato, nel luglio 1940, cappellano della Regia Marina. Il suo primo imbarco, assimilato come cappellano al grado di tenente, è sulla unità trasporto feriti Po (2) dal 20/7/40 al 24/3/41 (3). E’ quindi evidentemente a bordo del Po quando, nei pressi di Valona, l’unità viene colpita da un aerosilurante (4). Tra le vittime, si ebbero le Infermiere Volontarie Maria Federici, Vanda Secchi, ed Ennia Tramontani (madre del gerarca Roberto Farinacci), che, prese dal panico, si erano gettate a mare; nonostante il pronto intervento di un ufficiale, che si tuffò per aiutarle, sparirono immediatamente tra i flutti . Non è mai abbastanza ricordato che, delle 11 unità-ospedaliere italiane in servizio nel Mediterraneo durante il 2° conflitto mondiale, nessuna uscì indenne dalla guerra, a causa degli attacchi nemici, nonostante si trattasse di unità regolarmente registrate presso la Croce Rossa Internazionale, e con tutte le caratteristiche di riconoscibilità prescritte dalla Convenzione del 9 agosto 1913. Delle 7 navi di soccorso costiero ed aereo 6 furono bombardate o silurate fino all’affondamento. Solo il Laurana, si salvò (perché fu catturato): tutte le altre furono affondate. Il servizio a bordo di queste unità, benché teoricamente protette dalla Croce Rossa, non era quindi certo di poco rischio, almeno per quanto riguarda le navi ospedaliere italiane.

Dal 18 aprile 1941 è imbarcato sul Toscana, vera grande nave-ospedale. Nell’autunno ’41 anche il Toscana è fatta segno di bombardamento da parte di un aereo britannico. In quello stesso autunno, la nave imbarca a Tripoli, nel cui porto arriva in pieno bombardamento, 924 infermi, tra cui molti civili. A bordo nasce un maschietto, chiamato, come da tradizione, col nome della nave: Toscano, e che molto probabilmente sarà stato battezzato dal cappellano di bordo, Pignedoli.

Ma i suoi studenti sono feriti o cadono sul campo: le navi-ospedale, su cui l’assistenza sia medica che spirituale è comunque già sufficientemente garantita, non gli bastano. Scrive il 24 maggio 1941 a mons. Rusticoni dell’Ordinariato militare: “Dato che ho un carattere abbastanza pedante – e che bisogna usare dei doni di Dio- Le faccio presente ciò che sempre Le ho detto: se c’è qualche nave da guerra che ha bisogno del cappellano…fossero anche sommergibili o MAS….”

Il 2 giugno ’41 , dopo avere celebrato una messa sull’incrociatore Giovanni dalle Bande nere, è entusiasta; scopre che vorrebbero un cappellano, che la Divisione (5) ne sente la mancanza, che su un qualche incrociatore si troverebbe pure un alloggio adeguato, che insomma lui – dichiara testualmente in un’altra lettera a mons. Rusticani,- è deciso a tentare tutte le vie; “credo doveroso di noi sacerdoti –soprattutto noi che viviamo vicino agli studenti e tante chiacchiere facciamo con loro- essere dove maggiore è il pericolo e più urgente il bisogno di Dio...” e poco oltre, dopo aver fatto notare che sulla nave dove al momento è imbarcato (il Toscana) un prete troverebbe “l’equipaggio ben disposto col sacerdote, una bellissima cappellina, la biblioteca, e anche un collega sacerdote tedesco!” aggiunge con un certo sense of humour “Un paradiso! Io però ho bisogno del purgatorio!” ; batti e ribatti, la sua richiesta è accolta. Dal 10 dicembre 1941 sarà imbarcato sulla corazzata Giulio Cesare come cappellano della 5^ Divisione (6) .

I rapporti informativi dei superiori militari sono sempre estremamente positivi: ne vengono spesso lodati non solo la vasta cultura, la disponibilità verso i malati e verso l’equipaggio, le capacità oratorie, ma anche doti più prettamente militari, come il coraggio, i requisiti fisici, l’ascendente sui giovani, la serenità anche in situazioni di rischio, la capacità di conciliare cameratesca cordialità con dignità dello stato. Con il Giulio Cesare si trova, tra il 16 e il 19 dicembre 1941, nell’operazione M-42, destinata a portare urgenti rifornimenti alle truppe in Libia, durante la quale si verificò il breve scontro conosciuto come “prima battaglia della Sirte” (7) .Per brevi periodi di missione, viene imbarcato anche su altre due nostre corazzate, io Duilio e il Doria. Dal 7 settembre ‘42 fino all’8 settembre ‘43 è in forza sui cacciatorpediniere di squadra, con sede a La Spezia . L’8 settembre, mentre si trova in missione a Roma, sfugge alla cattura nazifascista e, impossibilitato a raggiungere La Spezia, sua sede, si dedica all’assistenza degli sbandati della Marina, “procurando loro vitto, mezzi di sussistenza e rifugio sicuro”, come dichiarò nel 1946 la Commissione per l’esame del comportamento all’atto e dopo l’armistizio dei Cappellani Militari, istituita dal Ministero della Guerra.

Fu pure collaboratore al mensile “Azione Fucina” della Federazione Universitari Cattolici Italiani, con le sue “Lettere dal fronte” e, in quanto , come abbiamo visto, assimilato al grado di tenente, scrisse un opuscolo , “Ufficiali”, pubblicato nel 1942 a cura delle Ass. Universitarie A.C.I., col quale voleva dare ai suoi studenti norme morali di comportamento nei confronti dei superiori, degli inferiori, dei colleghi.

Seguì poi una fulgida e nota carriera ecclesiastica, ma è come montanaro e marinaio che viene ricordato nella lapide del Cerreto.

 

(1) V. la prefazione di Ugo Bellocchi alla ristampa anastatica di Sergio Pignedoli, Ufficiali, a cura delle Ass. Universitarie di A.C.I., 1942; la ristampa, curata dallo stesso prof. Bellocchi, è stata edita dal Centro Cardinal Pignedoli, Reggio Emilia, 1991

(2) Il Po, anche se talvolta viene citata come nave ospedale, era in realtà una unità trasporto feriti (non aveva le complesse strutture sanitarie che si trovavano a bordo delle grandi navi-ospedale)

(3) V. lo Stato di servizio di Sergio Pignedoli, pubblicato in Il cardinale Sergio Pignedoli a 20 anni dalla morte, a cura di Ugo Bellocchi, con un saggio di Clementina Santi, con il contributo della A.N.M.I. di Reggio Emilia, Reggio Emilia, 2000.

(4) Per notizie sulle vicende delle unità ospedaliere della Marina italiana durante la guerra, v. Dobrillo Dupuis, La Flotta bianca: le navi ospedale italiane nel secondo conflitto mondiale, Milano, Mursia, 1978; http://digilander.libero.it/storiadimentic...navibianche.htm

(5) Si trattava evidentemente della Quarta Divisione , di cui il Giovanni dalle Bande Nere faceva parte dal 9 giugno 1940; al momento in cui Pignedoli vi celebrò messa, il 1 giugno 1941, l’incrociatore aveva già partecipato a numerose missioni ed operazioni , tra cui la battaglia di Capo Spada (19 luglio 1940). Venne silurato il 1 aprile 1942.

http://www.giuseppecerrano.it/giovanni_delle_bande_nere.html

http://www.marina.difesa.it/storia/almanac...Navi0422-03.asp

(6) Il testo citato di Bellocchi parla di V^ Divisione Navale, ma si tratta più correttamente della V^ Divisione Corazzate, che comprendeva, oltre alle citate, anche la corazzata Cavour, Ammiraglia di Squadra Navale

http://it.wikipedia.org/wiki/Imbarcazioni_...guerra_mondiale

(7) v. Arrigo Petacco, Le battaglie navali del Mediterraneo nella seconda guerra mondiale, Mondadori, 1976.

 

 

Doani, scannerizzo una bell foto di Sergio Pignedoli, che mi piace assai ( che per necessità redazionali non è stata inserita neache nell'articolo originale...)

Modificato da malaparte
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pignedoli1.jpg

 

con il diacono Callinicas a bordo della nave ospedale Toscana

 

 

pignedoli2.jpg

 

Sulla nave ospedale Po

 

 

pignedoli3.jpg

 

Messa sulla torpediniera Fortunale

 

 

Didascalie da "Il cardinale Sergio Pignedoli a 20 anni dalla morte" a cura di Ugo Bellocchi e Clementina Santi, ed. Tecnograf, 2000

Modificato da malaparte
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Mah....se non lo sapete voi "del mestiere"...

Ovviamente le didascalie delle foto erano invertite per errore mio: ora sono sistemate.

 

C'è un'altra foto che mi piace ma che da Scanner risultava orrida (forse il supporto cartaceo? non so) Fotografandola, è un po' meglio, anche mica tanto:

 

pignedoli.jpg

 

da "Ufficiali" di S.Pignedoli, a cura di U. Bellocchi, Centro Card.Pignedoli, Reggio Emilia, 1991.

 

(dal confronto con la foto con Callinicas, direi che è sempre sul "Toscana")

 

Sì, probabilmente il "clergyman " per la sua praticità era stato adottato per i cappellani militari ben prima del Concilio Vaticano II°...

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  • 2 months later...

La divisa dei cappellani era, di norma, la divisa di un ufficiale (un cappellano veniva arruolato come ufficiale con il grado di tenente o di sottotenente di vascello), su cui veniva cucita una grossa croce rossa sulla parte alta a sinistra della giacca.

 

Per il resto la divisa portava le medesime mostrine di soldati ed ufficiali e, in zona di operazioni, i cappellani erano perfino armati!

 

Nella seconda foto (quella, per intenderci, in cui Pignedoli è ritratto con altri ufficiali) direi che indossa invece la normale veste talare, completata dai distinti più propriamente militari.

Modificato da simone77
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  • 1 year later...

Tanto per lasciarne memoria sul web (considero Betasom una specie di "enciclopedia specifica interattiva").

Mentre aspetto che questo bollente (poco fa, 37° all'ombra!!!!) pomeriggio trascorra lentamente, sto sfogliando qua e là tra i miei scaffali.

Di Pignedoli ( e dei cappellani militari) si parla nel saggio di Renato Battista La Racine "I cappellani militari in Marina dall'Unità d'Italia alla Liberazione del 1945" in Bollettino d'Archivio dell'USMM, marzo-giugno 2010.

Gli eventuali futuri studiosi del tema sono avvertiti.

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