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Il Salvataggio Dell'esercito Serbo Attraverso L'adriatico


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Del salvataggio dell’esercito serbo da parte della Marina italiana nel 1915 avevo letto in passato, non so più dove, poche righe.

Qui

https://www.betasom.it/forum/index.php?show...c=17981&hl=

un cenno a un testo sull’argomento.

 

Su un libretto che mi trovo in casa sono riportati invece numerosi dati, che metto volentieri a disposizione degli “internauti”

Il libretto (sottile, 118 pagine, ma molto ricco di mappe, foto, dati ecc., nonostante la data di pubblicazione possa essere indicativa riguardo all’obiettività….) è “la Guerra d’Italia”, ed. Touring Club Italiano, 1917, che riassumo.

In poche parole, si trattava di salvare i profughi e l’esercito serbo ripiegati verso la costa albanese.

All’epoca , sulla costa non c’erano porti, solo rade naturali, e i fondali bassi impedivano l’utilizzo di grossi piroscafi. Si provvide fin dalla fine del 1915 a soccorrre ei serbi con trasporto di viveri con naviglio leggero. Le carovane di trasporto a terra venivano però attaccate da bande armate austriache, per cui fu necessario inviare un corpo d’occupazione italiano oltremare. Venne costituita una base navale a Valona; tutto venne trasportato dall’Italia ; pontili da sbarco, materiale per ferrovia Décauville, stazioni di vedetta semaforiche e radiotelegrafiche, viveri, equipaggiamenti, ecc.

A Durazzo si costituì una base provvisoria, attraverso cui vennero trasportati l’esrecito serbo, i profughi, e anche i prigionieri austriaci.

Si agì in collaborazione con Inghilterra e Francia.

Furono portati 300mila quintali di materiali, viveri e foraggi, con 100 piroscafi; dal 12 dic 1915 al 22 febbraio 1916 furono trasportati dalla costa albanese a Corfù 130.841 uomini di fanteria, e 4.100 a Biserta; più 11.651 profughi e malati. Furono compiuti 87 viaggi da San Giovanni di Medua a Durazzo e Valona, con una flotta di 6 grandi piroscafi passaeggeri italiani e 2 incrociatori francesi, 6 grandi navi ospedale, di cui 3 italiane; 2 piccole navi ospedale italiane, 34 piroscafi medi e piccoli di cui 15 italiani.

Dal 16 dic 1915 al 12 febb 1916 da Valona all’Asinara vennero portati 22.928 prigionieri austriaci, con 15 viaggi di 13 piroscafi (11 italiani). I piroscafi Re Vittorio e Cordova ebbero 300 morti ciascuno per epidemia di colera. ( L’epidemia, aggiungo io, continuò poi drammaticamente sull’isola dell’Asinara: su 25.000 POW concentrati lì in “osservazione sanitaria” ne morirono 6000)

Dal 1 marzo 1916 al 5 aprile 1916 fu trasportata da Valona a Corfù la cavalleria serba: 13.068 uomini e 10133 cavalli, in 17 viaggi di 6 grandi piroscafi di cui 3 italiani.

A questo si aggiunga tutto il movimento, esclusivamente italiano, per il trasporto dall’Italia all’Albania di uomini, equipaggiamento, animali ecc.

L’Austria, contando sulla vicina base di Cattaro, esercitava sorveglianza aerea e tentò spesso l’azione con squadriglie di cacciatorpediniere appoggiate da esploratori e incrociatori, abbandonò mine alla corrente, portò 13 attacchi di sommergibili. Nonostante questo, a dire del libro, "non un solo soldato serbo perì in mare".

 

v. anche.:

 

http://www.marina.difesa.it/palazzo/percor...rcito_serbo.asp

 

http://archiviostorico.corriere.it/1995/lu...507271264.shtml

 

Sulla situazione dei prigionieri austriaci all’Asinara, in rete c’è molto, e c’è anche un libro di Luca Valente, edito da Mursia.

A titolo di esempi, v.

http://www.regione.sardegna.it/messaggero/2002_luglio_32.pdf

e, per contrasto

 

http://giornaleonline.unionesarda.ilsole24...rticolo=2029393

 

Domani (ho dimenticato di salvarle su chiavetta :s06: ) un paio di foto

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Ecco un paio di foto (la qualità è quel che....)

 

 

serbi1.jpg

 

Interessante la didascalia (...):

Oltre che porre in salvo l'esercito inseguito, per tre vie, dal nemico, le navi italiane hanno trasportato in Italia anche tutte le migliaia di prigionieri austriaci fatti dai serbi. Quei prigionieri sono ora concentrati in una ridente isola del Tirreno, e non cessano mai d'esaltare la generosità della nostra gente.

 

 

 

serbi2.jpg

 

 

Didascalia:

Sull'altra sponda, a tutela dei suoi imprescindibili diritti sul mare e sulle terre che Roma prima e la Serenissima poi ebbero in dominio, e che serbano intatte le orme della romana italianità, l'Italia ha issato il suo tricolore. Vigilano, nell'ampia rada, le navi, superbe di forza e di bellezza

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certo che la "ridente isola del tirreno" cozza un po con gli eventi sanitari che hai raccontato (e che, confesso, non sapevo).

 

Il salvataggio dell'esercito Serbo è una operazione che è passata sempre sottotono, persino quando si studiava storia in accademia. eppure è stata un completo successo, nessuna perdita per offesa nemica e un impiego di mezzi imponente a dir poco.

 

giusto al piano nobile di palazzo Marina viene ricordata questa impresa al pari di altre importanti imprese belliche. credo che la base ne abbia avuto un bel ricordo di quella visita, anche se è passato davvero molto tempo...

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Il salvataggio dell'esercito Serbo è una operazione che è passata sempre sottotono

 

 

Sotto il profilo militare, forse. Sotto quello umanitario assai meno: me ne parlarono addirittura alle elementari, e sempre esaltando la intensità dei fraterni rapporti fra italiani e serbi.

Poi sul Risiko dell'Europa sono cambiate un po' di bandierine, i fratelli sono diventati ottusi e trinariciuti, e una decina di anni fa gli abbiamo spolverato qualche manciata di bombe sulla crapa.

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Sotto il profilo militare, forse. Sotto quello umanitario assai meno: me ne parlarono addirittura alle elementari, e sempre esaltando la intensità dei fraterni rapporti fra italiani e serbi.

... è vero.

Il nonno materno, con il suo reggimento (non so quale) di genio-zappatori (mi pare) fu inviato da quelle parti.

Era l'unico dei ricordi di guerra (una lunga guerra) di cui parlava.

Ciao.

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Signori: io invece ho avuto una maestra che si sbatteva la mano sull'ampio petto quando parlava del Piave. (sui nostri petti, eccetera...)...ma mai, nè alle elemntari, nè alle medie, nè al Liceo, nè all' università, nè quando ho preparato i concorsi , ho sentito parlare di 'sta faccenda, che ho scoperto casualmente non ricordo neanche dove..Così come altre faccende.

I vostri ricordi sono belli.

 

Non mi piace che la Storia venga ricordata nella cena di Natale o nel pranzo di Pasqua...ma tant'è.

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Un'ulteriore fonte è il saggio di Mariano Gabriele Il salvataggio dell'Esercito serbo, in Bollettino d'Archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare, settembre 2008. Se occorre...

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Grazie; personalmente non me la sento di aggiungere un ulteriore rivolo alle varie curiosità che in questo momento già mi fanno divagare da un tema all'altro....ma credo utile, per eventuali futuri ricercatori sull'argomento, questo accorpamento di notizie bibliografiche.

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Stralci di traduzione da un libro in inglese che per il momento non riesco a trovare, completerò non appena mi ricapita in mano:

 

70.000 mila alla partenza da Niš, secondo fonti italiane. Esposti ai rigori stagionali, denutrìti e laceri, decimati dal tifo, essi seminarono di morti la via della ritirata. Solo 27 mila conclusero il loro calvario in Albania. C'era con loro l'ufficiale ceco Rudolf Prohaska, arruolatosi poi nella Legione cecoslovacca sorta in Italia contro l'Austria-Ungheria, prigioniero dal novembre 1914 dei serbi che lo avevano internato a Niš.

 

Gli albanesi apparvero al Prohaska «dotati di un indomabile istinto della libertà, ma privi del senso della disciplina, sanguinari e in continua ribellione con le proprie autorità, sprovvisti di ogni barlume della concezione di stato e divisi in claneternamente rivaleggianti». Essi preferivano trattare con i prigionieri austro-ungheresi piuttosto che con i serbi, visti in modo ostile. Anche questi ultimi avanzavano a fatica, esausti, privi di calzature, ma con il fucile perfettamente curato, soffrivano la fame più degli stessi prigionieri boemi dai quali imploravano spesso del cibo.

 

Il bagaglio era trasportato a dorso di asini, sfiniti quanto uomini. Se non si rialzavano dopo una caduta, venivano abbattuti per l'effimero sollievo di pochi. Ridottísi via via i traini, le cose personali, zaino, coperte, eventuali provviste, affaricarono ulteriormente la marcia dei soldati e dei prigionieri. Ma tutto quanto era stato messo negli zaini alla partenza da Niš, spesso in abbondanza, dovette infine essere tolto per alleggerire la marcia, scambiando sopratutto la biancheria con gli albanesi. Una camicia veniva ceduta per quindici pannocchie. Non tutti reggevano ai disagi sui nevosi sentieri di montagna. Chi cadeva spossato, moriva senza alcuna possibilità di soccorso. Infine i serbi gettarono nel fiume Drin tutto quanto ostacolava il cammino: camion, cannoni.

perfino l’auto del re Pietro. I cuochi salvarono invece le casseruole fino a Valona.

 

Sulle condizioni degli austro-ungheresi il comandante del corpo speciale italiano, generale Bertotti. scrisse: impartiti gli ordini per l’awiamento dei prigionieri a Valona e concordato con la Marina il loro imbarco, essi giunsero in uno stato compassionevole; una gran parte malati di tifo o di colera si trascinavano sino a cadere morti per la via […] Spettacolo orrendo! Con l'intestino reso inattivo dai lunghi digiuni, ogni alimento, all’infuori del brodo e del latte che difettavano, riusciva letale e il numero dei morti cresceva spaventosamente.

 

Le epidemie, subito manifestatesi, causarono 500 vittime anche tra gli equipaggi, a bordo dei piroscafi Re d'italia e Cordova che trasportavano gli austro ungeresi nella prigionia dell'asinara dove oltre 5.000 morirono di colera. Le condizioni dei 150.000 soldati serbi che toccarono la costa albansese non erano migliori di quelle dei prigionieri che essi avevano sospinto per oltre due mesi davanti a sé. Li accomunavano gli stracci che frequentemente sostituivano le calzature, l'aspetto cencioso, la spossatezza, le malattie, il disordine. Il loro imbarco a Durazzo fu tralasciato per l'agguato sottomarino ai mercantili in uscita.

 

IN 322 traghettamenti che si protrassero fino ai primi di marzo, con oltre un migliaio di scorte di guerra navali, furono così trasportati da Valona a Corfù 152 mila militari serbi, 40 mila civili serbi ed albanesi, 10 mila cavalli e 46 cannoni. Riattivati e riorganizzati nell'isola dai francesi, i serbi vennero destinati a nuove operaioni militari, trovando impiego specialmente sul fronte macedone.

 

Aggiungo che da Valona le destinazioni erano diverse; i prigionieri austriaci in Sardegna, i Serbi in altri luoghi (vedi sopra) dove venivano riarmati. La ritirata Serba non passava solo da Valona ma anche dalla Grecia (non ricordo le località di imbarco) a questo traffico non partecipava la Regia Marina.

 

Non furono effettuati attacchi sottomarini, nè dai tedeschi nè dagli austriaci; ma una nave fu persa causa mina (non appena trovo gli estremi sarò più preciso).

 

I prigionieri austriaci in Sardegna non erano solo all'Asinara, ho delle lettere da Santulussurgiu ma penso che sia OT (in ogni caso dicevano di essere trattati bene e che riuscivano a sopravvivere, alcuni lavoravano nei campi, furono rimpatriati a partire dal 1919).

 

ritirataserbi.jpg

http://img100.imageshack.us/img100/6352/ritirataserbi.jpg

(immagine tratta dallo stesso libro)

imbarcoserbi.jpg

http://img37.imageshack.us/img37/663/imbarcoserbi.jpg

 

Imbarco dei Serbi in Grecia, immagine tratta da Internet, purtroppo ho perso il link.

Modificato da Totiano
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Le carovane di trasporto a terra venivano però attaccate da bande armate austriache, per cui fu necessario inviare un corpo d’occupazione italiano oltremare

 

In effetti, questo commento del 1917 potrebbe essere poco obbiettivo. Non mi risulta che ci fossero bande armate austriache, vero è che gli albanesi si diedero alla guerriglia e sembra che preferissero farla a favore dell'Austria piuttosto che dell'Italia, in percentuale di circa 2/3 ed 1/3. Notasi che i Serbi erano nemici storici degli albanesi, come di quasi tutti i popoli vicini. Il corpo d'occupazione italiano non fu certo mandato per sconfiggere le bande armate, aveva altri obbiettivi e Valona era stata occupata già nell'ottobre del 1914 :-)

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In effetti, questo commento del 1917 potrebbe essere poco obbiettivo. Non mi risulta che ci fossero bande armate austriache,

 

Ero anch'io perplessa ( andavo a buon senso: gli Austriaci avevano un fior di esercito, non delle "bande armate"), per questo ho avuto cura, nel riassunto (non ho il programma di trasformazione in Word) di usare la stessa espressione usata nel testo orignale.

Modificato da malaparte
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E' sempre un problema con le fonti; anch'io ho commesso un errore dicendo che andò persa una sola nave perchè questo diceva Sokol, che probabilmente si riferiva solo alle azioni austriache (mina), in realtà ne andarono perse 6 italiane e 2 francesi (ho riletto poco fa un'altro libro) ma non ho i dettagli. Vengono anche confuse due azioni di guerra distinte, che sono l'evacuazine dei serbi ma anche i trasporti per e da il corpo di spedizione italiano in Albania. Infatti, la K.u.K Kriegsmarine effettuò delle azioni contro Durazzo ed in appoggio alla sua avanzata verso sud in gennaio e febbraio alle quali parteciparono il Novara, l'Helgoland e qualche caccia; azioni che si concretizzarono in inseguimenti e tiri da lunga distanza.

 

Sokol afferma che gli austriaci non si resero conto dell'entità del traffico e non usarono le corazzate per errore di valutazione, von Bayersburg afferma che Haus non avrebbe intenzionalmente attaccato i trasporti per non colpire i prigioneri austriaci, Baumagartner sostiene che fu un grave errore perchè i serbi evacuati tornarono ad essere impiegati entro breve contro l'Austria e perchè l'avanzata asutriaca si fermò a nord di Valona, che se fosse stata attaccata, avrebbe potuto mettere in crisi il blocco del Canale d'Otranto. Non amo la Storia con i se, ma ho trovato e citato per dare uno sguardo d'insieme allo scenario.

 

n° di traversate italiani francesi inglesi totale

 

cibo per la Serbia 51 20 3 74

trasporto serbi 151 81 16 248

Corpo di sped. italiano fino al 4/1916 208 208

evacuazione guarn. italiana da Durazzo 30 30

 

trasporti uomini animali artiglieria tonnellate

 

rifornimenti per i serbi 28.299

evacuazione serbi e prigionieri austriaci 260.895 10.153 68

corpo di spedizione italiano 73.355 16.215 254 39.500

evacuazione da Durazzo 8.500 16

 

fonti: Corbett e Newbolt, Naval Operations, Halpern

 

Sokol: la flotta era così composta:

 

45 navi italiane per 130.000 ton,

25 francesi per 43.000 ton,

11 britanniche per 50.000 ton.

 

+ 4 navi ospedale italiane ed 1 francese.

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Ottimo, Rich! Resto del parere che Betasom rischi di diventare, grazie al contributo di tutti, una vera enciclopedia web.

Ho provato a digitare, tanto per curiosità, su Google: salvataggio "esercito serbo" "prigionieri austriaci" "marina italiana".

Dopo il classico cronologia.leonardo, indovinate chi è al 2° posto? Il che non è un'assicurazione per l'eventuale utilizatore, intendiamoci; ma insomma se poi uno vede che è pure una faccenda seria....

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Se si può dare una mano.... tieni presente che l'interesse per la Prima Guerra Mondiale è in costante aumento ma che tutti i siti storici o parastorici si limitano alla guerra di terra, non ce n'è uno che si occupi della guerra di mare e gli stessi storici della 1° Guerra sono in genere poco ferrati sulle questioni navali.

 

A proposito, nei siti che citavo qui sopra si usa postare cartoline, foto, lettere e documentazione dei nonni o dei bisnonni; c'è gente che fa ricerche dei parenti e racconta aneddoti... si potrebbe fare anche qui e sarebbe una novità assoluta, per la guerra di mare.

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  • 5 years later...

continua la collaborazione con l'amico giornalista in occasione del centenario della prima Guerra Mondiale.

http://www.cefalunews.net/cn/news/?id=48783

 

Il salvataggio dell’esercito Serbo.

Dal 22 novembre 1915 al 5 aprile 1916, la Regia Marina fu impiegata nella più grande operazione navale del primo conflitto, l’evacuazione dell’esercito Serbo e Montenegrino in rotta davanti agli Austriaci supportati dai Bulgari e bande irregolari di Albanesi.

Dopo l’iniziale offensiva austriaca, stroncata dalla controffensiva serba del 1914, l’esercito serbo rimase a lungo inattivo, anche nel maggio dell’anno successivo, in concomitanza dell’entrata in guerra dell’Italia, i serbi non impiagarono gli austriaci sul loro fronte, sollevando le proteste le proteste del governo italiano.

Nell’ottobre del 1915 un gruppo di armate austro-germaniche, appoggiati dai bulgari entrati in guerra per l’occasione, sferrò una grande offensiva che li portò ad occupare Belgrado, in pochi giorni inflessero una disfatta irreparabile ai serbi, provocando a fine novembre la rotta dell’esercito di re Pietro. L’esercito ripiegava disordinatamente verso l’Adriatico, assieme a 50000 prigionieri austriaci accompagnati da masse di profughi civili. La Regia Marina già impegnata a rifornire il Montenegro, intraprese l’onerosa missione di provvedere anche all’esercito serbo. Le condizioni di questa missione, non erano agevoli, a causa degli attacchi della flotta austriaca, che aveva le sue basi a breve distanza dai porti interessati, attacchi che provocarono la perdita di piroscafi e velieri adibiti al trasporto dei rifornimenti, fu necessario istituire servizi di scorta. A causa della scarsità di torpediniere e caccia, impegnati anche nei pattugliamenti costieri e nel blocco del Canale d’Otranto, fu richiesto agli alleati di inviare del naviglio leggero, solo a dicembre inoltrato giunsero 12 cacciatorpediniere francesi. Intanto l’esercito al fine di alleggerire la pressione sui serbi, effettuò una serie di offensive sul Carso ed invio un contingente di circa 100000 uomini in Albania a fine di garantire il controllo delle zone attorno a Valona e Durazzo.

Il 16 dicembre il governo Serbo lanciò una drammatica richiesta di aiuto agli alleati. Le truppe erano in fuga per evitare la capitolazione occorreva evacuare le truppe via mare da San Giovanni di Medua e Durazzo.

Le proporzioni del disastro si facevano sempre maggiori, i profughi arrivavano ininterrottamente nei due porti, in migliaia iniziarono ad imbarcarsi sulle navi che ripartivano dopo aver scaricati i rifornimenti per l’esercito Serbo. Le concrete preoccupazioni di ordine sanitario, fecero si che fossero destinati all’evacuazione i piroscafi Assiria e Citta di Bari, saltuariamente supportati da altri piroscafi italiani e francesi, i profughi venivano sbarcati a Lipari, Favignana e Ponza, dove erano posti in quarantena per poi essere avviati verso altre destinazioni, soprattutto in Francia, mentre in Puglia furono accolti i malati e feriti, trasportati dalle navi ospedale della Regia Marina. In questo contesto, si inserisce l’episodio della Palasciano, la nave era il piroscafo tedesco Konig Albert, internato allo scoppio delle ostilità nel 1914, quindi noleggiato dalla Regia Marina e ribattezzato Palasciano. La nave fu fermata da un sommergibile austriaco, che sequestro a bordo il comandante ed in barba alle leggi internazionali condotta a Cattaro, dove dopo tre giorni di ispezioni venne rilasciata.

A metà dicembre iniziarono ad arrivare a Vallona i prigionieri austriaci, che per le precarie condizioni dei trasferimenti si erano ridotti a 23.000, fra questi iniziavano a manifestarsi i sintomi del colera. Perciò fu deciso il loro trasferimento all’Asinara, il primo scaglione di prigionieri salpo da Valona il 16 dicembre sui piroscafi Dante Alighieri e America, che furono scortati per un tratto della navigazione dal cacciatorpediniere Francesco Nullo, per completare il loro trasferimento occorse un mese e mezzo, dovendosi aggiungere ai tempi di navigazione anche quelli per le soste per la disinfezione dei piroscafi. 1400 morirono prima di giungere a destinazione, sui piroscafi Re Vittorio e Duca di Genova, nonostante gli sforzi del personale sanitario i decessi raggiungessero il 25% dei trasportati. Alla fine di Gennaio tutti i prigionieri erano giunti a destinazione, in tutto il loro trasferimento erano state necessarie 15 traversate. Il 2 di gennaio il comandante della Seconda Squadra, Ammiraglio Emanuele Cutinelli Rendina, emanò le istruzioni per il trasporto dei soldati serbi a Biserta, questi, visti gli scarsi fondali e opere portuali di San Giovanni di Medua e Durazzo, dovevano essere imbarcati su piccoli piroscafi, che li avrebbero condotti a Valona, dove sarebbero stati trasbordati su piroscafi più grandi che li avrebbero portati a Destinazione. Il 6 di gennaio l’ammiraglio, vista la possibilità di un imminente azione austriaca contro il Montenegro e la scarsa capacità dei porti utilizzati, e la continua minaccia delle unità nemiche di stanza nel porto di Cattaro, propose di far giungere a Valona gli uomini e materiali via terra e di continuare ad usare i porti per l’invio di rifornimenti e l’evacuazione dei feriti sino a che il porto fosse rimasto in mano dell’Intesa. Il giorno successivo l’Austria attacco il Montenegro, Re Pietro si Serbia e Nicola I° del Montenegro si apprestarono a fuggire con le relative corti e governi, il 15 da Medua si imbarcarono sul Citta di Bari il governo Serbo assieme alla regina e alle principesse del Montenegro, il 21 partì Re Nicola I° con il suo governo, il corpo diplomatico. Il porto di Medua fu agibile sino al gennaio, fino a quella data, nonostante le carenze delle strutture portuali partirono migliaia di soldati, profughi e materiale bellico.

La situazione di Durazzo non era migliore, qui le banchine non avevano le potenzialità necessarie alle dimensioni dell’esodo e non erano disponibili abbastanza imbarcazioni per trasferire gli uomini dai moli alle navi alla fonda in rada. Alla fine di abbreviare i tempi di navigazione si dispose di trasferire i militari a Corfù anziché Biserta, ma il ritardo principale era sempre dovuto alle operazioni di pulizia e disinfezione delle navi.

Il ministero della Marina aveva programmato la movimentazione da Durazzo a Valona di 3000/4000 soldati al giorno, media che grazie alla collaborazione delle flotte alleate fu superata del 25%, nel trasferimento furono impiegati anche gli incrociatori ausiliari classe Citta( piroscafi requisiti alle F.S. e trasformati in incrociatori ausiliari). Dal 10 di febbraio gli alleti iniziarono a distogliere le loro navi dalle operazioni, mentre la marina Italiana era intenzionata a mantenere Durazzo fino a quando possibile. Il 23 di febbraio si conclusero le partenze anche da Durazzo dopo il trasferimento di più di 100000 uomini e relativi materiali. Dopo scontri fra le truppe Austriache ed Italiane, il 24 si decise di evacuare la città, il 25 l’artiglieria austriaca inizio a bombardare Durazzo, subito controbattuta dai pezzi delle unità italiane presenti in rada, la notte del 25-26 iniziò l’imbarco dei soldati Italiani, che lasciarono il porto verso la mezzanotte, giungendo a Valona la mattina seguente. Intanto a Valona erano iniziate le operazioni per l’evacuazione della fanteria Serba, il problema più grande fu l’imbarco dei 10000 uomini della cavalleria con i rispettivi 16500 cavalli che richiesero apposite navi da trasporto (4 italiane, due inglesi ed una francese), la operazioni furono rallentate anche dalle cattiva condizioni meteo. Il 5 aprile si concludevano le operazioni di salvataggio dell’esercito Serbo, senza che questo perdesse un solo uomo, tanto ché dopo la riorganizzazione delle truppe a Corfù, queste furono rimpiegate sul fronte di Sebanico.

In tutto nelle operazioni furono impiegati: 45 piroscafi italiani per un totale di 440 viaggi, 25 francesi per un totale di 101 viaggi ed 11 inglesi per 19 viaggi, si persero 4 piroscafi italiani e 2 francesi a causa di mine. Per l’evacuazione dei feriti, furono impiegate 5 navi ospedale e 2 navi ambulanza italiane, 1 francese e una britannica.

L’impegno delle Marina Militari non fu da meno, per la scorta ai convogli e missioni di protezione contro possibili incursioni della marina Austriaca furono svolte 1159 missioni, di cui 584 condotte dalla Regia Marina, 340 dalla Marine Natinale e 235 dalla Royal Navy, queste operazioni portarono alla perdita di un cacciatorpediniere ed un dragamine Italiani, un cacciatorpediniere e 2 sommergibili Francesi e 5 dragamine Britannici, per contro la marina Austriaca perse 2 cacciatorpediniere e 5 sommergibili.

Da rilevare che sul piano politico, creò un discreto risentimento fra il governo Italiano e quelli Francese e Russo, questi ultimi investitesi protettori della Serbia e favorevoli al termine del conflitto di un identità nazionale definita Grande Serbia, tentarono di sminuire il ruolo dell’Italia nelle operazioni di salvataggio, tanto da suscitare proposte ufficiali da parte del governo Sonnino, per contro sia l’Inghilterra che gli ammiragli Francesi riconobbero che il pieno successo dell’operazione era da attribuirsi all’Italia e alla sua marina.

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