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In Crociera Sul "montecuccoli"-chi C'era ?-


Red

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Tratto da : "Le Vie d'Italia " N°10-Ottobre 1957

 

Con gli Allievi dell'Accademia Navale :

in crociera sul "Montecuccoli"-

 

Le navi scuola "Vespucci" e "Montecuccoli lasciano Livorno a metà luglio di ogni anno.

Di solito,sul primo-che è un tre alberi a vela-s'imbarcano tutti gli allievi che hanno ultimato

il primo anno di accademia e la metà degli aspiranti della 3^ classe;l'altra metà degli aspi-

ranti e la 2^ classe s'imbarcano sul "Montecuccoli",il vecchio e glorioso incrociatore che,pur

continuando a far parte della squadra navale per le normali attività,è stato adattato a nave-scuo-

la per le crociere estive dell'Accademia Navale.

Queste abitudini sono state mutate per due anni dal giro intorno al mondo che il "Montecuccoli"

effettuò dal settembre 1956 al marzo 1957,dopo aver portato la bandiera italiana alle Olimpiadi

di Melburne.E' così che a bordo del "Montecuccoli" si trovavano ora l'intera 2^ e l'intera 3^ classe.

In tutto 134 accademisti,ventidue dei quali stranieri-iraniani,venezuelani,colombiani e un haitiano-poichè alcune marine estere mandano a formare i loro ufficiali nella scuola di Livorno.

"Vespucci" e "Montecuccoli" lasciarono,dunque,Livorno il 15 luglio,avendo per meta l'Europa set-

tentrionale,il tre alberi;il Mediterraneonù orientale,l'incrociatore.

Una sosta a Porto Conte e ad Alghero costituì il preludio alla crociera vera e propria,per mettere a punto il "Montecuccoli" e per dare agli allievi una prima conoscenza della nave.

Poi a Cannes,con innumerovoli inviti e gite in terraferma.

Cannes passò e per il "Montecuccoli" cominciò la guerra.

Una guerra unilaterale e di breve durata perchè si trattava di esercitazioni di tiro contro besagli

rimorchiati.

Con l'illuminazione fornita dai bengala dei pezzi da 100,i cannoni da 152 fecero ripetutamente

fuoco,di notte,a 1^ e 2^ carica.

Ai tiri dei 100 e dei 152 si unirono le raffiche delle mitragliere da 40 allorchè le distanze scesero

a qualche migliaio di metri.Poi le solite seggiovie,una breve sosta operativa negli scali dell'Arsenale

di La Spezia,il rifornimento (simulato) dell'Orsa,con accostate successive,altre serie di tiri diurni

durante una delle quali il rimorchiatore addetto allo sgombro del campo s'andò a mettere esso

stesso nel campo di tiro;poi tranquilli fino a Palermo.

Tranquilli nel senso che non furono fatte esercitazioni a caldo.Ma a freddo sì,perchè in tutti i giorni

di navigazione il Direttore del tiro chiamava gli allievi a posto di combattimento per un paio d'ore

ogni mattina,e le varie squadre dovevano andare in punteria contro un bersaglio immaginario e

caricare in continuità le mitragliere,sotto l'occhio rigoroso del 1° e del 2° Direttore del tiro che

non mancava d'elogiare o biasimare secondo i casi.

S'intende che questi giudizi erano pubblici,sicchè se un "Molto bene,CO 41!" era un plauso alla bravura gridato con accento romanesco dal comandante Bolondi,ripetuto nel microfono dall'aspi-

rantente Pieri Buti,ricevuto e ripetuto ad alta voce dall'allievo destinato alle trasmissioni del com-

plesso,se il "Molto bene" era un plauso di bravura di quei ragazzi un ma " Ma che dorme il caricatore

di sinistra di quell'arma ? Si svegli un pò ",urlato tre volte metteva quel poveretto alla berlina.

Dopo la sosta a Palermo,uno straordinario consumo di cariche si fece pe l'arrivo a Malta;i cannoni

da 100 eseguirono non so più quante salve :per la nazione,per il comandante in capo e per altre insegne di comando.Alternamente,a 5 secondi d'intervallo,facevano fuoco l'impianto binato di sinistra

e quello di dritta,ora con l'una, ora con l'altra canna.

Prima dell'ingresso nel Gran Harbour s'era veduto un ricordo della gloriosa ma sfortunata imprese dei mezzi d'assalto italiani,tentata nella notte del 26 luglio 1941 per attaccare le navi inglesi che vi si trovavano.

I piloti di otto barchini e di due "siluri umani" si sacrificarono invano-quasi tutti si immolarono

deliberatamente o furono falciati a morte dalla reazione nemica,come,più tardi,i capi della spedizione-

perchè metà del ponte di St.Elmo cadde appunto per l'esplosione di alcune nostre cariche e costituì

un ostacolo più insormontabile degli sbarramenti.

Ora i piloni non sorreggono più alcun ponte :quel vuoto,quelle arcate mancanti dicono molto al cuore

dei marinai d'Italia.-

A Valletta,tutti a bordo furono sommersi dall'ospitalità inglese,italiana e di altre nazioni alleate.

Il Governatore e Lady Laycock,l'ammiraglio sir Ralph Edwards,il capo di stato maggiore ammiraglio

Robertshaw,il comandante marittimo di Malta sir Charles Madden (figlio del Capo di stato maggiore

di Jellicoe),l'intera famiglia dell'ammiraglio italiano de Pellegrini,il nostro Console e il dr.Carigiet di

Hafmed riuscirono i primi classificati nel festeggiare i "montecuccolini".Gli inviti più apprezzati furono

alle spiaggie e le gite in barca e,nell'interno dell'isola,le visite alle fresche chiese di Mosta e di Rabat.

I più apprezzati anche per il refrigerio che davano.

Un'altra piccola guerra-aeronavale questa volta-dopo la partenza da Malta.

Contro il bersaglio rimorchiato da un aereo dell'Aviazione di marina britannica fecero fuoco i 100 e

specialmente le Bofors da 40/56,ma i cannonieri della nave non riusciranno a spezzare il cavo che

univa la manichetta all'aereo,per quanto si adoperassero.

Nelle acque di Matapan,passando poco a nord della zona ove gli incrociatori "Zara","Fiume" e "Pola"

e i cacciatorpediniere "Alfieri" e "Carducci" furono annientati in breve violentissima azione notturna

dalla Mediteranean Fleet,il "Montecuccoli" onorò la memoria dei tremila soldati d'Italia che morirono nel tentativo di soccorrere una delle unità.

E' quì si ebbe un singolare episodio,un misterioso richiamo dagli abissi a questa nave che insieme con quelle-ormai bare d'acciaio da sedici anni-aveva spesso solcato il mare.

La gente era stata chiamata al posto di manovra,e si trovava ordinatamente in coperta a prora e a poppa.Il comandante aveva parlato attraverso gli altoparlanti rammentando il sacrificio di quei tremila

uomini per l'onore della bandiera.Le macchine erano state fermate e il cappellano aveva pronunciato la preghiera del marinaio.Una corona di fiori venne lasciata cadere a mare,sulla dritta,e s'infilò di taglio nel tuechino Mediterraneo.La tromba aveva modulato il "silenzio" fuori ordinanza.

A questo punto accadde l'imprevisto :la fiamma (quella lunga e sottile bandiera che sventola sull'albero di maestra delle unità da guerra che non abbiano insegna di comando ) si staccò.Scese lievemente in mare verso dritta e rimase sulla superficie,con il bianco e il rosso ben visibili.

Per la navigazione nei Dardanelli i ponti scoperti si affollarono :il castello era gremito di marinai,gli allievi stavano sulla loro tuga,sottufficiali e marinai in coperta.Lo spettacolo offerto dalle due sponde si presentava davvero attraente :eravamo più vicini alla costa europea,perchè bisogna tenere la sinistra;ma vedevamo bene anche le persone sulla sponda asiatica,e nella stretta di Canakkale si passò quasi rasente a questa variopinta cittadina.Poi il Mar di Marmora e il Bosforo.

Istambul apparve tra la nebbia del mattino,mentre dirigevamo verso il nostro punto di fonda;a mano a mano che ci si avvicinava distinguevamo i sei minareti della moschea di Sultan Ahmed,Santa Sofia,la genovese terra di Galata e la moschea di Dolmabahce all'altezza della quale si diede fondo,dopo aver salutato con una salva di 21 colpi la nazione turca.

La corrente del Bosforo è forte,così che il "Montecuccoli",al pari delle altre navi all'ancora,non rotava nel corso delle ventiquattr'ore,ma rimaneva sempre con la prora a nord-est.Sulla dritta,la così detta torre di Leandro,Scutari e l'Asia.S'era appena issato il jack che cominciarono visite e cerimonie.

Al ritmo marziale di una ben cadenzata fanfara della Marina turca convennero al monumento per i Caduti della guerra d'indipedenza,mentre dall'altro lato ufficiali,allievi e marinai del nostro incrociatore facevano scorta alla corona che il comandante Perucca depose.

Nel cimitero di Ferikoy si onorò la memoria degli italiani caduti nella guerra di Crimea,giusto un secolo addietro,quando già una prima volta Turchia e Italia erano alleate,al fianco di Gran Bretagna e Francia.Indicibile è la cordialità con la quale i nostri marinai vennero accolti,sia dalle forze armate turche sia dalla popolazione.La nostra gente s'arrangia benissimo a farsi capire nonostante la diversità di linguaggio,ma numerosi sono i Turchi che parlano italiano,e anzi-come ci informava l'ambasciatore Luca Pietromarchi-i nostri istituti di Istambul,Ankara e Smirne sono insufficienti di fronte alle richieste di coloro che desiderano apprendere l'italiano;e si pensa alla possibilità di istituire corsi anche in minori città dell'interno.Esiste una forte corrente di simpatia e di interesse da parte di questa nazione,la quale trova molta affinità con la nostra.Sulla base di tali sentimenti,gli inviti furono perciò tanti che gli uomini del "Montecuccoli" si sarebbero dovuti moltiplicare per poterli accettare tutti.E ciò,per non parlare dei ricevimenti offerti a Terapia e nel meraviglioso Palazzo Venezia dai rappresentanti del nostro Paese,e dalla fiorente comunità di connazionali nella Casa d'Italia che vanta un secolo di vita.Dal "Montecuccoli" continuo fu il traffico di bordo per recare a terra marinai e allievi in visita alle moschee,al Gran Bazar,ai musei,al serraglio;e per condurre sulla nave un buon numero dei 4500 Italiani che risiedono a Istambul.

Un'altra navigazione e il "Montecuccoli" fu a Beirut.Quì non vige l'ostracismo di Kemal Ataturk per le fogge orientali,e basta girare un pò per vedere donne velate,fez,uomini con brache lunghissime,caffettanti,sacerdoti di svariate confessioni e gente di un mucchio di razze,in pittoreschi abiti.Il Libano si vanta di essere la Svizzera del Medio Oriente,e il porto di Beirut ha un notevole traffico di navi mercantili.Baalbek fu meta d'obbligo e quasi tutti gli uomini dell'incrociatore ne visitarono le rovine dell'acropoli,giungendovi sull'ottima strada che attraversa la catena del Libano.

Ai più fortunati toccò di assistere a un concerto dell'Accademia di Santa Cecilia,con Benedetti Michelangioli :un concerto reso quanto mai suggestivo dall'illuminazione disposta con abilità veramente d'eccezione.Il programma della crociera comprendeva poi il Pireo e Suda,ma qualche decina di casi di "febbre asiatica" indusse il Comandante a chiedere istruzioni a Roma,e la risposta fu di dirigersi verso Napoli.Forte delusione a bordo,ma il mattino seguente c'era chi cantava a squarciagola canzonette napoletane.-"Scommetto"-disse qualcuno-"che appena in vista di Napoli l'infermeria si vuoterà dei malati !".A dire il vero le cure del capitano medico Mattesi e dei suoi tre tenenti riuscirono a contenere la virulenza del morbo,per modo che in tre-quattro giorni i malati si guarivano e non insorgevano delle complicanze;ma la natura della malattia e la promiscuità determinarono una quarantina di casi nuovi ogni dì per i quattro giorni di navigazione tra il Libano e Napoli.In compenso pressochè identico era il numero giornaliero dei guariti.

A Napoli una piccola quarantena tenne il "Montecuccoli" per cinque giorni alle boe del molo S.Vincenzo,prima di attraccare al molo Razza.Da quì il "Montecuccoli" riprenderà il mare insieme con altre unità dell'armata per una serie di esercitazioni con la Squadra.Poi,a metà ottobre,il rientro a Livorno.

 

ALDO FRACCAROLI

 

Alcune foto dell'Autore :

 

1-L'itinerario dell'incrociatore "Montecuccoli"-(settembre 1956-marzo 1957)

mont2k.jpg

 

2-Alla fonda tra navi britanniche,nel Grand Harbour di Malta,dove,durante la sosta,

tutti a bordo furono fatti segno alle più cordiali accoglienze.-

mont3a.jpg

 

3-Durante la crociera gli accademisti partecipano alla visita della nave.

Eccone alcuni mentre,frammisti a marinai,alano un un cavo per la partenza

da Beirut.

mont5.jpg

 

4-Affinchè gli allievi imparino a manovrare e a controllare le apparecchiature

e le armi di bordo,si svolgono in navigazione numerose esercitazioni.

mont6m.jpg

 

 

FINE

Modificato da Red
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Ho appena letto , sul n.24 (dicembre 2009) del Bollettino AIDMEN, un interessante resoconto di Tullio Mascellari dal titolo "Intorno al mondo sul MONTECUCCOLI (Ricordi di un marinaio)". L'autore era marinaio di leva (radarista) a bordo dell'incrociatore per tutta la crociera, durata sei mesi fino al 1° marzo 1957, e descrive molto bene le atmosfere dell'epoca, il clima a bordo e le accoglienze ricevute nei numerosi porti visitati.

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Caro De Domenico,

purtroppo non ho Bollettini dell'AIDMEN e di conseguenza non

conoscevo l'esistenza di quell'articolo che molto probabilmente

contiene ulteriori informazioni riguardanti quell'interessante

crociera ma,l'Autore dell'articolo, da me quì postato,credo renda

bene l'idea dell'importanza e del clima nel quale si è svolta.

Insieme al mio persistere di postare articoli riguardanti la M.M., giacchè

credo che alla fine possano risultare in qualche modo utili per una

qualche ricerca da parte di chiunque in questo Forum,nutro anche

la speranza che qualcuno dei protagonisti,sia in prima persona o tramite

loro parenti, possa rispondere in questo Forum rendendoci partecipi delle

loro "avventure" e conoscenze, rendendo così sempre più utile ed interessante

BETASOM.

Questa è una speranza anche per quest'articolo che,se pur sono trascorsi ormai

parecchi anni da quella crociera,confido che qualcuno che vi partecipò ci scriva.

 

Grazie caro De Domenico

 

Un saluto

 

Red

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