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Prima Azione Della R. Marina


rich93

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INCURSIONE A PORTO BUSO

 

24 maggio 1915, prima azione di guerra della Regia Marina:

 

Verso le 3 del mattino, il caccia Zeffiro si avvicinò a gran velocità al caposaldo di Porto Buso e aprì il fuoco d'artiglieria, a cui la piccola postazione di confine non fu in grado di rispondere. Dallo Zeffiro sbarcarono subito truppe italiane e la stazione si arrese per ordine del suo comandante. "La Marina da guerra italiana aveva assestato senza alcun dubbio un colpo decisivo che aveva sorpreso il nemico e l'aveva sconfitto (Ufficio Storico della Marina Italiana)".

http://www.marina.difesa.it/storia/almanac...Navi0504-05.asp

 

http://www.grado-hotel-garni-carol.it/inde...o-e-Anfora.html

 

"Al tenente Mareth le autorità militari addossarono la colpa, secondo i bollettini italiani, di avere alzato bandiera bianca subito dopo il primo cannoneggiamento e, dopo salito a bordo dell'unità nemica, di avere immediatamente consegnato la propria sciabola (Kiregsarchive Vienna, Armeeoberkommando)"

 

Secondo la consueta prassi gerarchica, il diretto superiore dei Mareth, il cap. Stieger comandante della difesa costiera, dovette consegnare un rapporto dettagliato al comando della 5° armata:

 

"Duino, 6.6.1915

 

Si riferisce che il giorno 24 maggio 1915, il reparto di difesa costiera di Porto Buso, alle 3 am fu attaccato da due torpediniere italiane che lo colpirono lanciando granate e shrapnels e lo distrussero quasi competamente.

 

Secondo le dichiarazioni dei pochi soldati riparati a Jamiano, che si è provveduto ad interrogare con la massima accuratezza, gli eventi si sono svolti nel seguente modo: la sentinella della Finanza Amandus Humar notò verso le 3, una colonna di fumo avvicinarsi velocemente dalla foce del Tagliamento e lo riferì al comandante, il tenente della riserva Johann Mareth che, insieme al comandante della finanza Giovanni Gaspari osservò con il binocolo le navi in avvicinamento, dando l'ordine di salire sulle imbarcazioni. Nel frattempo, le torpediniere erano giunte a distanza di tiro ed aprirono il fuoco. Una moto barca a benzina con 20 uomini venne centrata in pieno, una barca a remi si rovesciò e del suo equipaggio di 10 uomini, se ne salvarono soltanto 3. Il tenente Mareth fu visto l'ultima volta accanto al muro di cinta mentre spronava i suoi sottoposti a salire sulle imbarcazioni. Il reparto di difesa era composto da 1 ufficiale e 68 uomini, 17 dei quali erano di sentinella altrove, riuscendo a raggiungere le postazioni K.u.K. Quindi a Porto Buso si trovavano 52 uomini, 11 della Finanza e 2 della stazione di segnalazione della Marina. Tra i 23 soldati richiamati, solo 6 erano a Porto Buso, quindi mancano all'appello 59 uomini compreso l'ufficiale.

caduti: sott. contabile Kaucic Franz, zugsfhürer Wimberger Andreas, fante Bohine Alois.

 

dispersi: ten. Mareth, mar. Pizzìn, caporali Furlanut, Sgubin, Corazza, Deinsi, Comar, Gergolet, Tognon.

Fanti: Ambroz, Boemo, Bevilacqua, Calligaris, Cecot, Colautti, Cechet, Devetag, Fragiacomo, Fabris, Fumis, Faustmann, Hrovatin, Jaki, Ipavez, Malaroda, Medeot, maurig, Noni, Ockerls, Omerzu, Sandrigo, Trevisan, Verzegnassi, Zrimsek, Zein, Canarutto, Cusma, Corbatto, Froglia, rubinich, Sirotgnak, Prettner.

 

finanza: Gaspari, Verzier, Scaramuzza, Cosulich, Rasatti, Mandal, Skodnik, Wonka, Faidiga.

 

Il ten. Della riserva mareth, nato in Ungheria e residente a Vienna, si era distinto nei balcani, dove fu ferito (prob. Campagna di Bosnia). Nella vita civile era un impiegato delle Ferrovie. Il Comandante della della regione costiera, contrammiraglio Koudelka, ne diede il seguente giudizio: “il comandante di quel reparto difensivo alzò subito bandiera bianca, senza alcun tentativo di resistenza, due sottufficiali di stato maggiore cercarono di fuggire con una barca a motore, che fu affondata dallo Zeffiro. Per quale motivo simili estranei diventano comandanti di postazioni così esposte?”.

 

Il tenente Mareth fu liberato grazie ad uno scambio di prigionieri nel 1917, fece ritorno a Vienna, venne promosso capitano della riserva, prestò servizio come ufficiale amministrativo ed ottenne note eccellenti.

 

Quotidiano l'Avanti: “Il cacciatorpediniere Zeffiro ha sbarcato i 50 prigionieri sulla Riva degli Schiavoni. L'atteggiamento della popolazione di Venezia è stato incredibilmente nobile, i prigionieri rispondevano alle domande in italiano". ndr: nulla di strano, solo il 20% dei prigionieri aveva un cognome austriaco, il resto erano Gradesi (12%), Goriziani-Basso Isontino (5%), Friulani (27%), Triestini (18%), il resto non identificati. Questa "composizione etnica" è molto strana, non ha riscontri con le successive cronache, dove negli equipaggi imbarcati, le altre etnìe dell'Impero erano presenti in percentuale del 70- 80%.

 

scusate, doppio inserimento per problemi di cahe, se me lo potete cancellare, grazie!

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