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La Battaglia Di Punta Stilo


malaspina

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Comandanti,

69 anni fa in questa giornata, per la prima volta si incrociavano le ottiche dei telemetri e successivamente le volate dei grossi calibri, tra le nostre unità e quelle della Mediterrean Fleet della Royal Navy, proprio di fronte alla costa ionica-calabra, in quella che sarebbe diventata storicamente nota come: Battaglia di Punta Stilo.

 

Onore a chi in quello scontro sacrificò la giovane vita!

 

Da ricordare che da quell'evento l'estremità di coperta delle nostre navi assusero la famosa zebratura.

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Mio padre (era una giornata assai limpida: c'era una buona brezza da grecale e si capisce dalle immagini che tutti conosciamo) dal Belvedere di Aci ebbe modo di seguire molto dell’azione, e registrò assai bene gli attacchi dei nostri aerei (che naturalmente pensò fossero inglesi) il rientro delle navi maggiori a Messina, e quello di altre unità ad Augusta (alcune di queste ultime sfilarono assai vicino al suo punto di osservazione).

Aver sentito direttamente dalla sua voce la descrizione di quella giornata mi fa sentire Punta Stilo come un fatto che fa parte da sempre della mia vita.

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  • 6 months later...

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9 luglio 1940. Battaglia navale di Punta Stilo. Fu questo il primo importante scontro navale nel Mediterraneo. La ricognizione italiana aveva segnalato la presenza in mare, a sud di Creta, di un'importante formazione britannica che, divisa in tre gruppi, procedeva verso il Canale di Sicilia. Le forze avversarie in mare erano state valutate grosso modo ad una portaerei, tre navi da battaglia e numerosi incrociatori e cacciatorpediniere. La flotta italiana, al comando delí'Amm. Campioni, venne quindi concentrata nello Jonio e, malgrado la sua sensibile inferiorità numerica, corse al combattimento. Prima ancora che si stabilisse il contatto balistico fra le due formazioni navali, un sommergibile italiano aveva affondato un cacciatorpediniere, mentre era andato a vuoto, con la perdita di cinque apparecchi, un attacco di aero-siluranti britannici contro le nostre maggiori unità. Poi, a distanza di pochi minuti dall'ultimo attacco aereo, le corazzate italiane aprivano il fuoco contro la flotta britannica. Il contatto durò complessivamente quindici minuti e si concluse quando gli inglesi si allontanarono, ripiegando sulle loro basi. Nella battaglia, che l'ammiraglio Cunningham definì insoddisfacente, le perdite italiane furono di un caccia (lo « Zeffiro ») e di un sommergibile, mentre la Giulio Cesare venne danneggiata da un colpo da 381 in coperta. I britannici persero un caccia, un piroscafo e 18 aerei. Inoltre furono seriamente danneggiate la Hood e l'Ark Royal, nonchè due incrociatori e due caccia. Le perdite britanniche aumentarono il giorno successivo ad opera dell'aviazione quando la formazione fu raggiunta presso le Baleari. Nella foto in alto le artiglierie della Cavour aprono il fuoco, alla distanza di 26 mila metri, contro la formazione avversaria. Nella foto in basso l'eccezionale momento in cui le salve britanniche inquadrano la nostra formazione

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Il primo scontro navale in Mediterraneo si chiuse senza importanti conseguenze sull'equilibrio marittimo. Ma si trattò indubbiamente di un successo italiano di prestigio poichè per la prima volta nella storia una formazione britannica s'era sottratta al combattimento pur trovandosi di fronte a forze inferiori per numero e per mezzi. Nella foto in alto gli effetti del tiro britannico sulla Cavour il cui equipaggio ebbe una ventina di morti e numerosi feriti. In basso a sinistra un eccezionale documento di fonte inglese: la portaerei britannica Ark Royal inquadrata dal tiro della nostra aviazione presso le Baleari.

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queste foto sono tratte daLL'opera..."SETTE ANNI DI GUERRA"

Modificato da Totiano
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sono pienamente daccordo Totiano....nn sapevo che ci fosse un'altra discussione di questo tipo fatta in precedenza altrimenti lo avrei fatto io,abbi pazienza ma ancora nn riesco ad entrare perfettamente nel sistema di funzionamento cercherò in seguito di fare più attenzione...un saluto cordiale

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Lo storico americano Vincent P. O'Hara è un buon conoscitore della storia navale italiana: ha appena pubblicato quattro studi a più mani sull’autorevole annuario “Warship” della Conway, dal 2006 al 2009. I primi due, insieme a Enrico Cernuschi, dedicati al progetto italiano della "Flotta di evasione" del 1936 e alla storia delle portaerei italiane, e gli ultimi due, insieme a Erminio Bagnasco e Enrico Cernuschi, dedicati alla storia di MAS, motosiluranti e motocannoniere italiane. Tutti saggi tra l'altro di notevole interesse storico, anche perché alieni dal ripetere le molte banalità che sono state scritte su questi argomenti.

Bene, è uscito da poco un libro di questo autore sulla guerra nel Mediterraneo, dal titolo "Struggle for the Middle Sea", Naval Institute Press, 2009, che contiene un interessante capitolo sulla battaglia di Punta Stilo, che gli inglesi chiamano Battle of Calabria.

Traduco testualmente dal capitolo intitolato "Il mito del senso di superiorità" (pagg. 44-45):

"Gli italiani avevano un buon piano. Spinta dall'aggressività di Cunningham, il quale ben sapeva che il suo Primo Ministro lo aveva già accusato di esser troppo prudente, la Mediterranean Fleet si cacciò in una trappola. Tuttavia, quando le morse della trappola non scattarono, l'Ammiraglio Campioni non esitò a impegnar battaglia. In realtà, considerando che l'equilibrio delle forze gli era sfavorevole - le tre navi da battaglia britanniche, meglio protette, potevano sparare 93 mila libbre di proiettili al minuto, in confronto al totale italiano di 46 mila libbre - e considerando la politica dell'Ammiraglio Cavagnari che imponeva di ridurre al minimo i rischi, Campioni non avrebbe mai dovuto impegnar battaglia con Cunningham. Tuttavia, l'Ammiraglio italiano ritenne che l'occasione valesse la scommessa, e manovrò per collocarsi in una posizione favorevole. Poi, quando un colpo a segno a grandissima distanza (quello sulla CESARE ndr) alterò un equilibrio già a lui sfavorevole in partenza, Campioni si ritirò, tenendo abilmente a bada le superiori forze da battaglia nemiche. Se tutti i rapporti britannici che parlano di siluri che mancano di poco, o perfino passano sotto le loro navi, sono corretti, la Royal Navy fu fortunata a non subire perdite durante questa fase della battaglia.

Nell'insieme, i risultati della battaglia furono incoraggianti per la Marina italiana, anche se il successivo bombardamento da parte di aerei amici fu frustrante. (...)

Tuttavia, nel suo rapporto all'Ammiragliato scritto nel gennaio 1941 l'Ammiraglio Cunningham dichiarò che l'azione aveva "messo in essere, ritengo, una certa misura di superiorità morale". Queste esatte parole compaiono in gran parte dei resoconti inglesi dell'azione. In realtà Cunningham, che era politicamente astuto, si stava crogiolando, nel fare questa rivendicazione, nell'alone della sua indiscutibile vittoria a Taranto. I suoi commenti subito dopo la battaglia ne riflettono il reale impatto. Osservò che il colpo messo a segno dalla WARSPITE "potrebbe forse essere descritto come un colpo fortunato" e che " l'azione ha dimostrato quanto difficile sia colpire da lunga distanza con l'artiglieria, e pertanto la necessità di stringere le distanze, quando questo è possibile, per ottenere risultati decisivi".

Espresse la sua preoccupazione all'Ammiraglio Pound circa i pericoli impliciti nel portare le sue vecchie navi da battaglia così in profondità in acque nemiche: "Avevo il cuore in gola per il timore che la ROYAL SOVEREIGN fosse colpita" ma ritenne necessario aggiungere che "Non creda che io sia scoraggiato. Non lo sono affatto".

 

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EDIT: devo menzionare un altro libretto appena uscito di O'Hara e Cernuschi, "Dark Navy, the Regia Marina and the Armistice of 8 September 1943", Nimble Books, 2009, molto ricco di "facts and figures" sull'evento 8 settembre.

Modificato da de domenico
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