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Classe Liuzzi (1938)


Totiano

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Sommergibili classe " Liuzzi "

 

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da "I sommergibili italiani" di Paolo M. Pollina - USMM - 1963, per g.c. Sergio Mariotti

 

Caratteristiche generali della classe " Liuzzi ":

 

Tipo: sommergibile di grande crociera

 

Dislocamento:

- in superficie: 1.166,00 t

- in immersione: 1.484,00 t

Dimensioni:

- Lunghezza: 76,10 m

- Larghezza: 6,98 m

- Immersione: 4,55 m

Apparato motore superficie: 2 motori Diesel Tosi, 2 eliche

- Potenza: 3.420 cv

- Velocita max. in superficie: 17,80 nodi

- Autonomia in superficie: 1.617 miglia a 17,8 nodi e 6.409 miglia a 8,0 nodi (carico normale) - 3.401 miglia a 17,8 nodi e 13.204 miglia a 8,0 nodi (in sovraccarico)

Apparato motore immersione: 2 motori elettrici di propulsione Ansaldo

- Potenza: 1.250 cv

- Velocita max: 8,60 nodi

- Autonomia in immersione: 8,0 miglia a 8,0 nodi - 108 miglia a 4,0 nodi

Armamento:

- 4 tls AV da 533 mm, 6 siluri da 533 mm

- 4 tls AD da 533 mm, 6 siluri da 533 mm

- 1 cannone da 100/47 mm (290 proiettili)

- 4 mitragliatrici 13.2 in affusti binati a scomparsa (12.000 colpi)

Equipaggio: 7 ufficiali, 50 tra sottufficiali e marinai

Profondità di collaudo: 100 m

 

1938-cl.LIUZZI_sez.longit.trasversale_Sommergibili.italiani-1999_1024.jpg

 

Unità della classe "Liuzzi" :

 

Regio sommergibile Console Generale LIUZZI

Cantiere: Tosi, Taranto

Impostazione: ??.10.1938, Varo: 17.09.1939, Consegna: 21.11.1939, Affondato: 27 giugno 1940, Radiazione: 18.10.1946

 

Regio sommergibile Alpino BAGNOLINI (1°) poi tedesco U.IT. 22

Cantiere: Tosi, Taranto

Impostazione: 15.12.1938, Varo: 28.10.1939, Consegna: 23.12.1939, Affondato: 11 novembre 1944, Radiazione: 27.02.1947

 

Regio sommergibile Reginaldo GIULIANI poi tedesco U.IT. 23

Cantiere: Tosi, Taranto

Impostazione: 13.03.1939, Varo: 03.12.1939, Consegna: 03.02.1940, Affondato: 14 febbraio 1944, Radiazione: 29.02.1947

 

Regio sommergibile Capitano TARANTINI

Cantiere: Tosi, Taranto

Impostazione: 05.04.1939, Varo: 07.01.1940, Consegna: 16.03.1940, Affondato: 15 dicembre 1940, Radiazione: 18.10.1946

 

 

1938-cl.LIUZZI_sez.longitudinale_Sommergibili.italiani.fra.due.GM-1990_1024.jpg

da "Sommergibili italiani fra le due G.M." di A. Turrini - MariStat/UDAP - 1990, per g.c. Sergio Mariotti

 

Generalità di classe

Questa classe rappresentò l'ultimo sviluppo dei sommergibili tipo " Cavallini " costruiti nel periodo immediatamente anteriore allo scoppio del secondo conflitto mondiale.

Derivò dalla classe " Brin " rispetto alla quale, pur mantenendo inalterate le forme di scafo e le sistemazioni interne, differì per un sensibile aumento del dislocamento, una maggiore potenza dei motori, una autonomia decisamente superiore ed il ritorno alla sistemazione classica del cannone in coperta a proravia della torretta.

Costituito da uno scafo a sezioni circolari con doppi fondi a prora e a poppa dello scafo resistente, era suddiviso in 5 locali da 4 paratie stagne ed erano progettati per una quota massima di 100metri con grado di sicurezza 3.

Gli impianti principali sono gli stessi delle precedenti classi con un perfezionamento dell'impianto oleodinamico e un aumento del volume di aria compressa stivata nelle bombole, come anche i motori termici e i motori elettrici vennero potenziati. Da notare la presenza di impianto frigorifero a cloruro di metile.

Come apparati operativi era dotato di periscopi di attacco e scoperta, impianto radio, un impianto di trasmissione subacquea e 16 idrofoni.

A similitudine dei " Brin ", anche queste unità accusarono deficiente tenuta all'onda oceanica nei settori poppieri con tutti gli inconvenienti da ciò derivanti.

Le unità, come le altre operanti in Atlantico, nel corso del conflitto modificarono la torretta; il Giuliani, nella primavera del 1943 effettuò inoltre importanti lavori per essere adattato a trasporto materiali pregiati per e dall'Estremo Oriente. Anche il Bagnolini avrebbe dovuto essere adibito a trasporto, ma all'armistizio del settembre 1943 i lavori non erano ultimati; in seguito furono portati a termine dalla Marina germanica.

 

1938-cl.Liuzzi_compartimentazione_Sommergibili.italiani.fra.le.due.GM-1990_1024.jpg

da "Sommergibili italiani fra le due G.M." di A. Turrini - MariStat/UDAP - 1990, per g.c. Sergio Mariotti

 

Attività di classe

All'entrata in servizio, le quattro unità formarono la 41^ Squadriglia organicamente dipendente dal IV Gruppo Sommergibili di Taranto. La loro attività addestrativa prebellica fu limitata all'addestramento di ogni singola unità. All'inizio del secondo conflitto mondiale le unità, in perfetta efficienza operativa, furono impiegate dapprima in Mediterraneo e poi, ad eccezione del Liuzzi, dalla base atlantica di Bordeaux.

 

1938-cl.LIUZZI_I.sommergibili.della.II.GM_E.Bagnasco-1973_1024.jpg

 

Profilo dei sommergibili classe "Liuzzi" da "Sommergibili della seconda GM" di E. Bagnasco - 1973

 

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Regio sommergibile

Console Generale LIUZZI

 

 

Cantiere: Tosi, Taranto

Impostazione: ottobre 1938

Varo: 17 settembre 1939

Consegnato : 21 novembre 1939

Affondato : 27 giugno 1940

Radiazione: 18 ottobre 1946

 

Attività operativa

Effettuò il primo agguato di guerra al largo di Famagosta, al comando del CC Bezzi, senza annotare avvistamenti. La missione era iniziata il 16 Giugno 1940 e alla sera del 25 ricevette ordine di rientrare a Taranto. Durante la navigazione di rientro fu attaccato da unità antisommergibile britanniche che gli infersero gravi avarie; costretto a emergere, impossibilitato all'impiego del cannone per le avverse condizioni meteorologiche, il battello affondò nelle acque a sud di Creta portando con se 10 membri dell'equipaggio tra cui il comandante, che venne decorato di MOVM .

 

Smg.LIUZZI_varo_Fototeca.USMM_via-Sommergibili.italiani-1999_800.jpg

Il varo del sommergibile Console Generale LIUZZI a  Taranto il 17 settembre 1939, da "Sommergibili italiani" di A. Turrini e O.O. Miozzi - 1999

 

Smg.LIUZZI_dopo.varo_A.Turrini_via-Sommergibili.italiani.fra.le.2.GM-1990_800.jpg

Il LIUZZI subito dopo il varo, da "Sommergibili italiani fra le due GM" di A. Turrini - 1990

 

 

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Regio sommergibile

Alpino BAGNOLINI (1°)

(poi tedesco U.IT. 22)
Pais Feila Veddi

 

 

Cantiere: Tosi, Taranto
Impostazione: 15 dicembre 1938
Varo: 28 ottobre 1939
Consegnato : 22 dicembre 1939
Affondato : 11 novembre 1944
Radiazione: 27 febbraio 1947

Attività operativa
Entrò in azione, nel secondo conflitto mondiale, al comando del capitano di corvetta Franco Tosoni Pittoni, già dal primo giorno di guerra, portandosi in agguato offensivo a circa 50 miglia a sudest di Gaudo dove, alle ore 00.50 del 12 giugno, avvistò due incrociatori britannici tipo "Caledon", naviganti in linea di fila, preceduti da alcuni cacciatorpediniere. Attaccò il primo incrociatore della fila ed alle ore 00.58 lanciò un primo siluro: l'arma colpì l'unità che risultò poi essere l'incrociatore Calypso, di 4.180 t, tra il fumaiolo e la plancia, provocandone l'affondamento. Il Bagnolini si disimpegnò in immersione.

Estratto da "Guerra negli abissi" di Riccardo Nassigh - MURSIA 1971 (ristampa 2008)
"La notte dal 5 al 6 giugno, alla Stazione Sommergibili di Taranto diciotto battelli sono ormeggiati l'uno a fianco dell'altro, neri e affilati, poppa unita alla banchina dalla passerella; sembra tutto come sempre: la città che dorme nel tepore della notte ormai estiva, col profumo della terra che viene, a tratti, sull'onda di un venticello soave, carezzevole. Poche luci, molto silenzio. Ma sul Bagnolini la gente veglia, indaffaratissima a controllare strumenti e macchinari, armi, carte. C'è un'aria alacre e grave a bordo; tutti capiscono che la busta sigillata recapitata nel tardo pomeriggio di ieri al comandante Tosoni dal Comando Gruppo non contiene uno dei soliti ordini di esercitazione.
Anche se qualcuno non ha letto i giornali o non ha ascoltato la radio, la tensione che c'è nell'aria si è comunicata un po’ a tutti. E poi l’ora è insolita; qualcosa sta accadendo: a prora lo sentono. Chi prende la sua roba dallo sti­petto guarda le foto della ragazza con un'aria insolita, mentre mille pensieri inesprimibili passano fulminei nel cervello, dominati, e quasi cullati, da quella profonda sensazione di fiducia nel Coman­dante e nei superiori cui spesso ci si abbandona a bordo, con tran­quillità, rinunciando a giudicare cose e situazioni che fanno parte di un destino ferreo.
All'una e un quarto le eliche cominciano a girare piano e i cavi d'ormeggio vengono mollati. Il Comandante, in torretta, dirige la manovra con calma; « molla a poppa... poppa mollato — molla a prora... prora libero — pari avanti adagio... ».
È sui sommergibili da più di dieci anni; ormai comanda più per istinto e per esperienza che per ragionamento; tutti hanno fiducia in lui, sempre entusiasta e cordiale. Piccolo e magro, dimostra meno anni di quelli che ha, e chi lo conosce sa che lo distingue una tenacia fuori del comune.
Il Bagnolini sfila ronfando sordamente coi « diesel », esce dal rettangolo d'acqua in cui era ormeggiato, che resta vuoto, in attesa del rientro.
Il gemello Tarantini viene con lui, per ordine di Maricosom.
In mare, mentre i due battelli dirigono verso l'uscita dal golfo, si precisano i termini della missione: la guerra è imminente e il Bagnolini deve raggiungere una zona d'agguato che si trova all'in­circa a metà strada fra Creta e l'Africa.
Le giornate del 7 e dell'8 trascorrono invariate, poi, alle 20,30 del 9, l'ordine di assumere libertà di manovra dal Tarantini per procedere verso la « zona ».
Intanto s'è messo mare e il sommergibile rolla vivacemente: bisogna evitare le ondate in poppa perché i battelli di questo tipo le reggono male, e rischiano di imbarcare acqua. In torretta l'uffi­ciale di rotta sta maneggiando il sestante per il punto serale quando un colpo di mare investe in pieno lui e lo strumento: acqua e schiuma che grondano ovunque, bagnando tutto, sestante compreso. Mentre il battello si raddrizza annaspando e sputando acqua come una fontana l'ufficiale tenta di riprendere l'osserva­zione, ma lo specchio piccolo dello strumento è rovinato, e non c'è più nulla da fare. Il Bagnolini navigherà a stima.
Il 10 giugno, mentre tutta l'Italia sa che il Duce parlerà alle sei di sera (e molti intuiscono che è la guerra), arriva, alle 09.20, il segnale convenzionale di Maricosom: le ostilità cominceranno alle 24. Gli animi si trovano improvvisamente di fronte alla sen­sazione di qualcosa di grave, ormai accaduto, ma come inverosimile: la pace è finita; il Bagnolini, cosfì avvolto dal « tempo di pace » com'è partito, con la gente che ragiona ancora in termini di eser­citazioni, franchigia, licenza, regolamento..., è improvvisamente divenuto un'arma, insidiata e temuta.
Tosoni decide di restare in moto tutta la notte, in superficie, per ridurre al minimo lo scarroccio, che, col sestante fuori uso, potrebbe giocare brutti scherzi.
Ormai gli inglesi sono in mare, anche se i nostri non sanno nulla di preciso. Il giorno 11 la squadra di Alessandria è uscita in forze verso il Mediterraneo Centrale, rotta nord-ovest in direzione di Creta, con lo scopo di proseguire fino a sud di Capo Matapan, preceduta da un rastrello di incrociatori, fino a notte.
II Bagnolini si muove attorno a un punto scelto dal Comandante come riferimento: sta in mezzo fra il punto (noto) in cui Roma ha dato al sommergibile libertà di manovra dal sezionarlo e il puntonave stimato a bordo. Alle 03.40 dell'11, quando il cielo comincia appena a sbiancare, la sagoma scura del sommergibile scompare sott'acqua a quota profonda, come prescritto dalle norme d'impiego, in modo da evitare che il battello possa essere indivi­duato, nell'acqua trasparente, da qualche aereo in perlustrazione.
Gli idrofoni segnalano ogni tanto dei vaghi rumori che si riper­cuotono nel mare; ogni volta Tosoni risale a quota periscopica e mette fuori la lente del periscopio d'esplorazione: è pericoloso far affiorare quel « coso » nero che si lascia dietro una bava schiu­mosa, ma non c'è altro modo per sincerarsi di ciò che realmente accade in superficie. Ogni volta però il mare risulta sgombro dap­pertutto, per cui il Comandante giunge alla conclusione che le « sorgenti » rilevate dagli idrofoni devono essere rumori di bordo, intensi al punto da disturbare gli strumenti. Tanto è vero che quando il battello cambia rotta, i rumori restano sempre nella stessa posizione relativa, proprio come se il sommergibile se li portasse dietro. Certo, se in tempo di pace si fosse dato più peso al « silenziamento » dei battelli immersi, magari facendo spesso esercitazioni realistiche, si sarebbe potuto far qualcosa per rime­diare.
Alle 09.15 il Bagnolini emerge; un’increspatura delle onde, poi viene su la prora, grondante acqua, poi il tagliareti, le draglie della radio, la torretta e tutto il resto. Subito Tosoni sale in plan­cia; i binocoli scrutano tutt'intorno. Il mare è deserto. Si aprono i portelli e l'aria fresca s'ingolfa giù nello scafo, dove caldo, sudore, anidride carbonica e odori di bordo si mescolano a rendere pesante la vita di ognuno, quasi senza che se ne accorga. Uno dei motori elettrici viene ingranato col relativo diesel per la ricarica delle batterie; il sommergibile avanza al minimo. Per precauzione si tengono pronti quattro siluri nei tubi di lancio: due a prora e due a poppa, già preparati in modo che, uscendo dai tubi, assumano automaticamente un'angolazione di 30°, rispettivamente a dritta e a sinistra del battello.
Dieci minuti dopo la mezzanotte cessa la ricarica e l'agguato prosegue lentamente; la luna è tramontata da circa un'ora, ma la notte è abbastanza chiara e ci si vede anche a 4.000 metri. Il Bagnolini è un'ombra che scivola via, rivelata appena da un po' di schiuma biancastra a prora e dietro la poppa.
All'una meno dieci una vedetta fa un gesto e chiama il Coman­dante: ci sono due navi oscurate, laggiù di prora, molto lontane... si spostano sulla dritta del sommergibile; sembrano cacciatorpedi­niere, e la velocità con cui si muovono conferma l'ipotesi. E inutile sperare di arrivare a distanza e in posizione utile per il lancio. Tosoni però è perplesso: due caccia non dovrebbero essere in giro da soli; non è normale. Ad ogni buon conto assume rotta perpendi­colare a quella delle due navi, aumentando l'andatura. Di li a poco appaiono altre due sagome oscurate, circa 80° sulla sinistra, sempre a proravia: Tosoni stima un beta sui 30° a dritta, il che significa che le due navi fanno rotta di collisione col Bagnolini, avvicinan­dosi rapidamente.
Tra l'avvistamento dei caccia e quest'altra apparizione sono passati appena sei minuti e la distanza dei due gruppi è apprezzata sui 5.000 metri; si tratta dunque di una stessa forza navale, come supponeva Tosoni. Il nostro battello accosta rapidamente a sinistra, così da mantenere la prora sul nemico, che continua ad avvicinarsi: sembrano due incrociatori leggeri, ma per ora non c'è tempo di verificare... Tosoni, la cui esperienza gli ha insegnato a non fidarsi, di notte, dei lanci in immersione, ha deciso di restare in superficie, in modo da sfruttare a fondo le doti di velocità e manovrabilità del battello e l'ampia visuale che si gode in torretta. Viene dato il « pronto » al tubo di lancio di prora dritta. I portelli in coperta sono chiusi, gli uomini sono attaccati agli « allagamenti » e ai volanti dei timoni di profondità: il battello deve essere pronto a sparire sott'acqua all'ordine. Due minuti dopo l'avvistamento Tosoni è pronto; vede nel traguardo uno degli incrociatori, nitidamente; velocità stimata 20 nodi con beta di 50°, vicino!... Angolo di mira 20°, «fuori! ».
Il siluro è partito, angolato di 30° a sinistra; il lancio è stato calcolato in modo da colpire la nave al centro. La scia dell'arma in corsa si perde nel buio, mentre Tosoni fa approntare un altro siluro; esattamente un minuto dopo il lancio un lampo appare a dritta dell'incrociatore, al centro, fra la plancia e il fumaiolo prodiero: si ode distintamente lo scoppio, poi una colonna d'acqua di una cinquantina di metri d'altezza nasconde la nave. Trenta secondi dopo: « Rapida! — timoni a scendere — a sessanta metri! ». All'interno urla la sirena, gli uomini scendono a precipizio dalla torretta, chiudono il portello.
Il Bagnolini scende rapidamente nel mare nero. Dal tempo trascorso tra lancio e scoppio, e conoscendo la velocità del siluro, Tosoni ritiene che l'incrociatore fosse a 1.500 metri di distanza, per cui c'è da aspettarsi che l'altra nave, non molto lontana, inizi subito la caccia.
In effetti a poppa si avvertono rumori di scoppi, che possono benissimo essere bombe di profondità.
L'animo di tutti, pur nel tumulto della gioia per il successo, è teso a scendere, scendere più in basso, mettendo sempre acqua sopra di sé.
Alla quota voluta la discesa si arresta: ancora qualche scop­pio, lontano. Tosoni va a controllare le sagome del naviglio nemico; la nave silurata dovrebbe essere un incrociatore leggero tipo « Caledon » che disloca poco più di 4.000 tonnellate e che, colpito al centro (all'altezza delle caldaie di prora), dovrebbe essere affon­dato. Questa ipotesi sembra essere avvalorata dal fatto che ora gli inglesi non lanciano più bombe, come se stessero raccogliendo nau­fraghi; non si avvertono nemmeno rumori di eliche o di macchine: sembra che il mare sia deserto, lassù.
Alle due, intanto, da poppa, segnalano un'abbondante infiltra­zione d'acqua attraverso il pressatrecce dell'albero di sinistra.
Evidentemente la tenuta non è perfetta e la forte pressione provoca l'entrata dell'acqua. Bisogna alleggerirla, per cui Tosoni ordina di risalire a 45 metri; poiché non basta ancora sale a 30 metri, comin­ciando ad allontanarsi dalla zona, prima per levante, poi per nord, poi per 310°.
Alle 03.30, mentre su compaiono i primi barlumi dell'alba, il Bagnolini sale a quota periscopica: nulla intorno; ma Tosoni aspetta ancora. Un'ora e dieci più tardi, infatti, il periscopio rivela, nella direzione del punto di siluramento, un albero e una coffa di una nave da guerra, subito persi di vista. Gli idrofoni continuano a non dare indicazioni.
Ancora alle cinque si vedono due navi (sembrano un incrociatore tipo « Caledon » e un caccia), molto lontane, in allontanamento; Tosoni non dispera però di attaccarle: assume rotta di massimo avvicinamento e tiene pronti i siluri, desistendo però venti minuti dopo, quando si rende conto che il nemico si presenta quasi di fianco, a 7.000 metri, senza possibilità di raggiungerlo.
Più tardi, da Londra, l'Ammiragliato comunicherà che l'incro­ciatore Calypso (della classe « Caledon ») è affondato per siluramento (erroneamente attribuito al nostro sommergibile Nereide), circa 60 miglia a sud dell'isola di Gaudo, alle 03.30 del 12 giugno 1940, con la perdita di un ufficiale e di 38 sottufficiali e marinai.
Non si può fare a meno di riflettere che questa vecchia nave, entrata in servizio nel lontano 1917 e sopravvissuta all'offensiva degli U-Boote del Kaiser, sarebbe dovuta andare in demolizione nel 1936, se il Governo di Sua Maestà non l'avesse mantenuta in servizio per trasformarla in nave-contraerei... Poi la guerra, con le sue esigenze indifferibili, aveva voluto diversamente, e il destino si era compiuto.
L'ammiraglio Cunningham annoterà: « Una buona azione per il sommergibile ». La prima nella guerra che comincia."

Dopo un'altra missione in Mediterraneo, l'unità fu destinata alla base atlantica di Betasom; il 9 settembre salpò da Trapani e, forzato lo Stretto di Gibilterra in immersione, si portò al largo di Oporto, dove rimase 12 giorni in agguato e affondò col siluro, il giorno 18, il piroscafo britannico Cabo Tartosa da 3.302 tsl.
Durante questo periodo avvistò otto piroscafi neutrali e fu attaccato di giorno ed in superficie, da un aereo tipo "Sunderland" a bassa quota che, probabilmente colpito dal fuoco delle mitragliere di bordo, fu costretto ad allontanarsi.
Il 30 settembre giunse a Bordeaux. Nell'ottobre diede inizio alla sua prima missione interamente atlantica interrotta il giorno 28 per gravi avarie ai motori elettrici di propulsione che lo costrinsero a rientrare alla base, dove giunse il 15 novembre.
L'8 dicembre salpò da Bordeaux e si portò ad operare nelle acque a ponente dell'Irlanda dove il 19 affondò col siluro il piroscafo britannico Amicus di 3.660 t.
Il 1° gennaio 1941 si disimpegnò da un aereo con rapida immersione, ma fu oggetto di caccia da parte di una unità di superficie, richiamata in zona dall'aereo, e subì gravi danni alla batteria degli accumulatori, a macchinari e impianti, con infiltrazioni di acqua; costretto ad emergere e ad ingaggiare un duello d'artiglieria con l'unità antisom, che risultò essere il trawler OG 68, non subì ulteriori danni. L'azione si concluse con il probabile danneggiamento della nave pattuglia Northern Pride da 1.500 tsl.
Al comando del capitano di corvetta Giulio Chialamberto, dopo un periodo di lavori riprese il mare, il 10 luglio 1941, per un'azione di attacco ai convogli nelle acque a ponente dello Stretto di Gibilterra, in collaborazione con altri otto battelli.
Al tramonto del 23 luglio il Bagnolni avvistò un convoglio e, portatosi al suo interno, silurò una petroliera di 8.500 t ed un piroscafo da carico di 5.000 t: entrambi, benché sicuramente colpiti, riuscirono a proseguire la navigazione.
Al comando del capitano di corvetta Mario Tei, durante una missione al largo delle coste brasiliane, nella notte tra il 27 ed il 28 maggio 1942, lanciò quattro siluri contro una petroliera di circa 11.000 t, danneggiandola.
Nella missione dal 14 febbraio al 13 aprile 1943 l'unità, al comando del tenente di vascello Angelo Amendolia, si portò ad operare nelle acque brasiliane, al largo di Bahia, senza conseguire affondamenti e venendo più volte sottoposta ad azioni offensive aeree. Al rientro a Bordeaux fu sottoposta ad un turno di lavori e alla fine del mese di luglio fu trasformata in unità da trasporto per materiali strategici da e per l'Estremo Oriente.
All'atto dell'armistizio, l'unita, ancora a Bordeaux, venne catturata dai Tedeschi e denominata U.IT. 22. Salpato, con equipaggio misto italo-tedesco verso Singapore sarà affondato da azione aerea, al largo del Capo di Buona Speranza il 11 Marzo 1944.

 

Smg.BAGNOLINI_centronave.Taranto_Fototeca.USMM_via-Sommergibili.italiani-1999_800.jpg

Dettaglio della falsatorre del sommergibile Alpino Bagnolini mentre attraversa il canale navigabile a Taranto da "Sommergibili italiani" di A. Turrini e O.O. Miozzi - 1999

Smg.BAGNOLINI_torretta.modificata_Fototeca.USMM_via-Sommergibili.italiani-1999_800.jpg
Dettaglio sempre della falsatorre del sommergibile Alpino Bagnolini dopo le modifiche da "Sommergibili italiani" di A. Turrini e O.O. Miozzi - 1999

 

Smg.Bagnolini_partenza.da.Bordeaux-14.02.1943_STORIA.Militare_800.jpg

Il sommergibile Bagnolini in partenza da Bordeaux il 17 febbraio 1943 per la sua sesta missione, da "BETASOM I sommergibili italiani negli oceani" di E. Ando - 1997

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Regio sommergibile

Reginaldo GIULIANI

(poi tedesco U.IT. 23)

 

 

Cantiere: Tosi, Taranto

Impostazione: 13 marzo 1939

Varo: 3 dicembre 1939

Consegnato : 3 febbraio 1940

Affondato : 14 febbraio 1944

Radiazione: 29 febbraio 1947

 

Attività operativa

Allo scoppio della guerra è al comando del T.V. Zelick al largo di Gaudo ma non effettuerà avvistamenti nemici. Il successivo 29 agosto, al comando del T.V. D'Elia, parte da Trapani per forzare Gibilterra e raggiungere la nuova base di Betasom a Bordeaux. Dopo il forzamento dello stretto e un infruttuoso agguato al largo di Madera il battello dirige sulla base Atlantica ma alla foce della Gironda è attaccato da un sommergibile nemico di cui riuscirà a evitare i siluri.

La prima missione in Atlantico, inserito nel dispositivo italo-tedesco, lo vede in agguato a ponente dell'Irlanda ed il 24 ottobre tenta un attacco a un incrociatore ausiliario senza successo. A seguito di avarie causate dalla caccia britannica, il battello interrompe la missione ma il 4 dicembre, a 2 giorni da Bordeaux, è attaccato da un Sunderland che provoca gravi danni.

Il 16 Aprile 1941 il Giuliani è trasferito a Gotenhafen dove, come previsto dagli accordi tra le 2 marine dell'Asse, nascerà Marigammasom ovvero la sezione dedicata ad insegnare le tattiche tedesche ai sommergibilisti italiani, è comandante il CC Raccanelli.

Il battello tornerà a Bordeaux il 23 maggio 1942 ed il 24 giugno torna in missione operativa al largo del Brasile sotto il comando dle C.F. Bruno. Nel corso della missione, dopo essere stato rifornito di nafta dal Finzi, riuscirà ad affondare la motonave armata britannica Medon di 5.445 tsl (10 agosto) il piroscafo armato statunitense California di 5.441 tsl (13 agosto) e il britannico La Sylvia Delarrinaga di 5.218 tsl (13 agosto). Appena entrato nel golfo di Biscaglia (170 miglia dalla foce della Gironda) è attaccato da 3 Sunderland che lo danneggiano gravemente, nonostante l'equipaggio riesce a danneggiarne gravemente uno prima di immergersi. Per i gravi danni subiti il comandante Bruno, rimasto ferito durante l'attacco aereo, decide di riparare nel porto spagnolo di Santander dove viene internato. Riuscito a riparare le avarie più gravi, il giorno 8 novembre riesce ad eludere la sorveglianza spagnola e il giorno successivo raggiunge Le Verdon.

Trasformato in battello da trasporto materiale con l'estremo oriente, partirà per Singapore il 23 maggio 1943 con 130t di mercurio e acciaio speciale e un nucleo di tecnici italiani, sotto il comando del CC Tei. Il 28 Luglio raggiunge Sepang dove lo attendeva la nave coloniale Eritrea e il primo agosto - scortato dall'Eritrea- raggiunge Singapore.

Catturato dai giapponesi il 9 settembre, a seguito dell'armistizio, è da questi ceduto ai tedeschi che lo denominarono U.IT.23. Il 14 febbraio sarà affondato nello stretto di Malacca dal sommergibile britannico Tally-Ho mentre rientrava in Europa con un carico di materiali strategici.

 

L'epopea e le tragedie dei battelli da trasporto italiani in estremo oriente sono trattate nel libro "Sommergibili a Singapore" di Achille Rastelli, recensito a questo link https://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=16886

 

Il diario del viaggio del Giuliani in estremo oriente scritto dal sottordine di macchina S.ten GN Alleruzzo a questo link: https://www.betasom.it/forum/index.php?show...c=37434&hl=

 

Smg.GIULIANI_varo_collez.Turrini_via-Sommergibili.italiani-1999_800.jpg

Il varo del sommergibile Reginaldo GIULIANI, collezione A. Turrini, da "Sommergibili italiani" di A. Turrini e O.O. Miozzi - USMM - 1999

 

Smg.GIULIANI_torretta.modif.collez.Turrini_via-Sommergibili.italiani-1999_800.jpg

Il sommergibile Giuliani con la torretta modificata, collezione A. Turrini, da "Sommergibili italiani" di A. Turrini e O.O. Miozzi - USMM - 1999 

 

Smg.GIULIANI_Gotenafhen.ormeggio-10.1941_via-STORIA.Militare_800.jpg

Il sommergibile Giuliani all'ormeggio a Gotenhafen nell'ottobre del 1941 dove è stato distaccato alla locale Scuola sommergibili tedesca 
come mezzo addestrativo per i comandanti e i team di plancia dei sommergibili oceanici italiani (Coll. M.Skwiot), da "I sommergibili italiani 1940-1943" di E. Bagnasco e M. Brescia - 2013-2014 - Storia Militare Dossier

 

Di seguito due immagini del sommergibile Giuliani in bacino a Santander. Si notano i danni inflitti dall'attacco del Sunderland allo scafo leggero a centronave subito sotto la falsatorre ed a poppa, e la catena posta sull'elica dagli spagnoli per prevenire la fuga dall'internamento.

(collezione Turrini da "Sommergibili italiani" di A. Turrini e O.O. Miozzi - USMM - 1999 )

Smg.GIULIANI_bacino.Santander-2_collez.Turrini-via-Sommergibili.italiani-1999_800.jpgSmg.GIULIANI_bacino.Santander-1_collez.Turrini-via-Sommergibili.italiani-1999_800.jpg

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Dist.smg.RM.(trasp).png

 

Regio sommergibile

Capitano TARANTINI

 

 

Cantiere: Tosi, Taranto

Impostazione: 5 aprile 1939

Varo: 7 gennaio 1940

Consegnato : 16 marzo 1940

Affondato : 15 dicembre 1940

Radiazione: 18 ottobre 1946

 

Attività operativa

All'inizio delle ostilità per l'Italia nella 2ª G.M. (10.6.1940), il sommergibile TARANTINI, al comando del C.C. Alberto JASCHI, è già in agguato al largo di Gaudo (Creta). Il giorno 11 giugno lancia contro una grossa petroliera (circa 7.000 t), ma l'attacco fallisce per il mal funzionamento del siluro.

 

La sua seconda missione, dal 27 giugno al 12 luglio 1940, prevede il pattugliamento delle acque di Haifa. Durante il trasferimento, dapprima (giorno 28), in acque ioniche, subisce un attacco aereo, senza conseguenze; il giorno dopo, intorno alle 5 del mattino, mentre naviga in superficie a sud-ovest di Capo Matapan, avvista ed attacca un cacciatorpediniere inglese, probabilmente lo HMS DAINTY, il quale, però, riesce ad evitare il siluro e, a sua volta, contrattacca, fortunatamente senza successo. Verso la fine della missione, alle 23 circa dell'11 luglio, lancia contro un piroscafo in uscita dal porto di Haifa, ma fallisce il bersaglio. Allora lo attacca a cannonate, lo immobilizza e, dopo aver fatto mettere in salvo l'equipaggio, lo affonda con un secondo siluro. Si tratta del piroscafo BEME di 3.040 t, panamense ma al servizio degli inglesi. Dopo di che, rientra a Taranto.

Dopo un altro paio di missioni in Mediterraneo, il TARANTINI viene destinato a BETASOM per operare in Atlantico. Cosi, il 31 agosto 1940 parte da Trapani con destinazione Bordeaux. Il 10 settembre attraversa lo stretto di Gibilterra, parte in immersione e parte in superficie, e quindi si porta in agguato a nord delle Azzorre, dove rimane, infruttuosamente, fino al 29 settembre. Quindi dirige per Bordeaux, dove giunge il 5 ottobre.

L'11 novembre 1940 il TARANTINI lascia Bordeaux per la sua prima missione atlantica: pattugliamento, dal 18 novembre all'8 dicembre, a nord-ovest dell'Irlanda. In questa stagione l'oceano è un altro nemico e vuole le sue vittime: non appena in mare aperto, all'uscita della Gironda, un colpo di mare eccezionale provoca il ferimento grave dell'uff.le in 2ª, che resterà inabile per tutta la missione; qualche giorno dopo, il 5 dicembre, un'onda anomala strappa dalla plancia il 2°C° nocchiere Sergio CIOTTI che, malgrado lunghe ricerche, non ritrovato.

Durante l'agguato, il giorno 2 dicembre, avvistato un grosso convoglio, il battello manovra per portarsi al lancio ma viene scoperto dalla scorta e sottoposto ad un bombardamento di circa 24 ore. Si registra lo scoppio di ben 106 bombe di profondità, fortunatamente senza danni gravi. Ad un secondo attacco, di circa 12 ore, il TARANTINI scampa il giorno 5 dicembre.

Il 9 dicembre il battello inizia la navigazione di rientro. Il giorno 15 è già in vista dell'estuario della Gironda, da risalire fino a Bordeaux, ed è già sotto la scorta delle unità tedesche -inviate, come al solito, a proteggere il rientro dei sommergibili - quando, alle ore 10.17, viene silurato dal sommergibile inglese THUNDERBOLT e affonda quasi subito. Si salvano soltanto cinque persone: l'Uff le in 2ª, T.V. Attilio FRATTURA, e quattro membri dell'equipaggio.

 

Di seguito tre momenti del varo del sommergibile Capitano TARANTINI a Taranto il 7 gennaio 1940.

Smg.TARANTINI_varo_Sommergibili.e.mezzi.d.assalto.subacquei.italiani-2010_800.jpg

Fototeca USMM da "Sommergibili italiani" di A. Turrini e O.O. Miozzi - USMM - 1999

 

Smg.TARANTINI_varo.da.poppa_Sommergibili.italiani-1999_800.jpg

Fototeca USMM da "Sommergibili italiani" di A. Turrini e O.O. Miozzi - USMM - 1999

 

Smg.TARANTINI_dopo.varo_I.sommergibili.italiani.1940-1943_2013-14_800.jpg

da "I sommergibili italiani 1940-1943" di E. Bagnasco e M. Brescia  2013-2014 - Storia Militare Dossier

 

LINK alla storia

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Per il Smg.Capitano Tarantini inserisco questi pochi dati :

 

Missioni :

In Mediterraneo : 5

Fuori Mediterraneo : 2

 

Miglia percorse in emersione : 12.434

Miglia percorse in immersione: 1.460

 

Giorni in mare: 100

 

Perduto il 15 dicembre 1940

 

Da " La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale"-Vol.1°-Dati Statistici- U.S.M.M.

 

RED

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