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Taranto E La Royal Navy: Il Monitor Abercrombie


de domenico

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Credo che una parte poco nota, ma non per questo meno interessante, della storia di Taranto sia l’uso del cantiere fatto da parte della Royal Navy nel periodo della co-belligeranza.

 

Come è noto gli inglesi entrano a Taranto nel pomeriggio nel 9 settembre 1943, evento funestato dalla perdita, con pesanti costi umani, del posamine veloce ABDIEL, che salta su una mina posata nel Mar Grande dalla motozattera tedesca F 478 subito prima di lasciare, la mattina del 9 settembre stesso, la piazza insieme alle due famose S-Boote che faranno poi il bello e il cattivo tempo in lungo e in largo per l’Adriatico (si veda su questo l'eccellente libretto “Corsari in Adriatico” di Erminio Bagnasco, Mursia, 2006).

 

Abbiamo già parlato, nel topic “Quizz foto”

https://www.betasom.it/forum/index.php?show...mp;#entry297328

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https://www.betasom.it/forum/index.php?show...10&st=11440

 

del difficile lavoro fatto nel 1944 dal cantiere di Taranto per ricongiungere i due tronconi della nave cisterna RFA ABBEYDALE, che si era spezzata in due perché silurata nel giugno 1943 da U 73, rimorchiata in due tronconi da Algeri e da Biserta a Taranto e qui rimessa perfettamente insieme nel corso del 1944, tanto che rientrò in servizio come nave cisterna di squadra, anche se più corta di 20 piedi.

 

Qui ci occupiamo invece della vicenda del monitor HMS ABERCROMBIE. L’ultimo del monitor costruiti dalla Royal Navy, completato il 5.5.1943 e arrivato nel Mediterraneo il mese successivo, ABERCROMBIE aveva partecipato alle operazioni in supporto della testa di sbarco americana in Sicilia (Gela, Scoglitti, Niscemi, Porto Empedocle) dal 10 al 22 luglio 1943 e in seguito all’operazione “Baytown”, lo sbarco anglo-canadese a Reggio Calabria (3/4.9.1943).

 

Il 9.9.1943, cioè lo stesso giorno in cui la squadra inglese entrava a Taranto, ABERCROMBIE faceva parte della flotta per l’operazione “Avalanche”, lo sbarco alleato a Salerno. Nel pomeriggio di quel giorno, al largo di Punta Licosa (vedere la mappa), il monitor viene spinto da una brezza di terra fino a derivare in un’area non dragata, dove urta una mina a contatto che gli provoca uno squarcio di circa 20x12 piedi nel bulge (controcarena) di dritta all’altezza del torrione, con danni estesi per la lunghezza di circa 100 piedi sia alla stessa controcarena che allo scafo vero e proprio, e con due morti tra l’equipaggio. I danni erano molto gravi: la centrale del tiro per la torre da 381 millimetri era uscita dal suo alloggiamento, la fascia corazzata era stata spinta verso l’interno di quasi un metro, i radar erano entrambi fuori combattimento e così pure le installazioni radiotelegrafiche. Altri danni alle tubazioni, ai sistemi di illuminazione e così via. Uno sbandamento iniziale di 10° viene corretto allagando la controcarena di sinistra.

 

Con l’assistenza del rimorchiatore di salvataggio MORENO della U.S. Navy, ABERCROMBIE salpa per Palermo con le proprie macchine l’11 settembre, da qui va a Bizerta e poi a Taranto, che raggiunge il 7 ottobre. Il lavoro di riparazione vero e proprio comincia nel gennaio 1944, quando viene immessa in bacino, e si prolunga fino all’agosto: la nave raggiunge Malta il 15 agosto. Durante il restauro, tra l’altro, erano state sostituite entrambe le canne dei suoi cannoni da 381 millimetri.

 

ABERCROMBIE era tuttavia una nave decisamente sfortunata. Era appena arrivata a Malta quando, il 21.8.1944, durante un’esercitazione al largo del faro di Delimara, urta non una ma due mine. Rimorchiata nel Grand Harbour, passerà altri 11 mesi in cantiere per riparare i nuovi danni. Lascerà Malta solo il 17.7.1945 diretta a Ceylon per partecipare all’assalto su Singapore, ma alla data della resa del Giappone, 2.9.1945, quando viene richiamata in patria, si trovava ancora all’altezza delle Isole Seichelle. In pratica la sua attività operativa è durata solo quattro mesi, da maggio a settembre 1943.

 

 

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"Big Gun Monitors. The History of the Design, Construction and Operation of the Royal Navy's Monitors", Ian Buxton, World Ship Society and Trident Books, 1978

 

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"Obdurate to Daring. British Fleet Destroyers 1941-45", John English, World Ship Society, 2008

 

(segue)

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L'altro episodio che avevo in mente si riferisce al cacciatorpediniere HMS QUAIL - una nave quasi nuova, in servizio dal gennaio 1943 e in Mediterraneo da luglio - il quale il 15.11.1943 fa esplodere una mina di fondo ad innesco magnetico-acustico all'ingresso del porto di Bari, posata forse da U 453.

La mina provoca gravi danni a tutta la metà poppiera della nave, con in pratica la rottura della chiglia e l’allagamento di tutti i compartimenti a poppavia delle sale macchine e caldaie. Fortemente appoppata, viene rimorchiata in porto, dove si verifica che tutta la parte posteriore della nave era fortemente distorta dall’effetto di frustata dello scoppio, con squarci nelle lamiere dello scafo e della carena, la torretta Y da 120 millimetri spazzata via e la torretta X scalzata dal proprio alloggiamento; il complesso lanciasiluri poppiero fuori servizio, radar e girobussola anche, macchine fuori servizio, quindici membri dell’equipaggio tra morti e dispersi e cinque feriti gravi.

La nave resta immobilizzata nel porto di Bari, dove tra l’altro si trova durante il terribile bombardamento tedesco del 2 dicembre 1943, quando perde alcuni altri membri dell’equipaggio impegnati nel tentativo di recare soccorso con un rimorchiatore locale alle navi mercantili in fiamme.

Salpa da Bari il 16 giugno 1944 a rimorchio per Taranto, ma due giorni dopo cola a picco nel Golfo di Taranto a causa della riapertura delle falle (evidentemente il porto di Bari, nelle condizioni in cui si trovava in particolare dopo quel bombardamento, non disponeva delle attrezzature per effettuare le riparazioni adeguate). In ogni caso, è probabile che i danni avrebbero comportato - a quello stadio della guerra – una dichiarazione di “constructive total loss”, cioè di irreparabilità sul piano strutturale, a meno di un nuovo miracolo da parte del cantiere tarantino.

 

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Fonte "Obdurate to Daring. British Fleet Destroyers 1941-1945", John English, World Ship Society, 2008.

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La tua iniziativa è lodevole e nello stesso tempo coraggiosa, in quanto già da tempo mi chiedo come e dove sia possibile scovare informazioni e materiale fotografico sull'argomento; col tuo solito e tipico piglio del ricercatore storico hai aperto un topic sulla presenza della Royal Navy a Taranto.

 

La massiccia presenza di unità navali estere nel porto pugliese è stata determinata da necessità strategiche e tattiche durante gli eventi bellici dello scorso secolo ed hanno coinvolto prevalentemente Inghilterra, Commonwealth, Francia, Giappone.

 

Il materiale a mia disposizione è piuttosto scarso e si riferisce a poche informazioni ed alcune fotografie, che possono testimoniare la presenza nella base ionica di unità straniere durante i periodi bellici.

 

Sicuramente riparazioni ed immissioni in bacino di queste unità sono state accuratamente segnalate su registri, ma bisognerebbe saccheggiare l'archivio e la fototeca dell'Arsenale per riportarle alla luce.

 

Servirebbe almeno un elenco dei nomi delle navi coinvolte, in maniera di tentare di ricostruire, come hai fatto tu con "Abercrombie" e "Quail", gli eventi che hanno determinato la loro presenza a Taranto.

 

Non conosco quali siano i tuoi impegni, ma so benissimo che ciascuno di noi ha incombenze più importanti da curare giornalmente; giacché tu hai fatto la prima mossa, se sei in accordo con la mia proposta e la gradisci, si potrebbe spostare sulla tua discussione questo specifico argomento, che dovrei affrontare sul mio topic.

Modificato da BUFFOLUTO
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Non conosco quali siano i tuoi impegni, ma so benissimo che ciascuno di noi ha incombenze più importanti da curare giornalmente; giacché tu hai fatto la prima mossa, se sei in accordo con la mia proposta e la gradisci, si potrebbe spostare sulla tua discussione questo specifico argomento, che dovrei affrontare sul mio topic.

 

Caro Marcello, assolutamente d'accordo. Ho aperto un topic perché mi sembrava che l'argomento fosse più specifico della Royal Navy. Taranto, come sappiamo, rientrava nella "zona di operazioni" (Ionio, Adriatico, Egeo) a netta prevalenza britannica, perché gli americani non condividevano operazioni nell'area balcanica e negavano ogni risorsa loro per quell'area. Non ne sono sicuro, ma non credo che ci siano state grandi riparazioni di unità US Navy a Taranto. Se trovo altri interventi su unità RN li aggiungo (questi tre, o meglio due più uno mancato, li conoscevo già). Se vuoi, possiamo considerare i grandi lavori su HMS LARNE/AMM. MAGNAGHI/ALABARDA di cui ho già parlato in altro topic come la continuazione logica di questi ...

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va bene così Francesco

per rimanere nell'ambito di questo periodo aggiungerei l'incrociatore "Aurora"

e cacciatorpediniere "Yarrow", sempre britannici

 

Ho trovato le notizie su HMS AURORA. Quanto a Yarrow, è il nome non di un singolo ct ma di un ben noto cantiere, che ha costruito moltissime torpediniere (il tipo "Yarrow") e poi caccia: è un po' poco per fare una ricerca veloce.

 

Veniamo all'AURORA: il 30 ottobre 1943, durante la prima, infelice campagna navale britannica in Egeo e Dodecaneso, contrassegnata dallo schiacciante dominio aereo tedesco perché la Royal Navy non aveva portaerei di scorta disponibili e sopratutto perché i comandi alleati non avevano mai pianificato operazioni in quell'area, AURORA in compagnia di tre ct viene attaccato da numerosi Ju 87 e Ju 88 del X Fliegerkorps vicino a Castelrosso (Castelorizo) e colpito con una bomba da 500 kg, riportando danni assai gravi. Anche il ct BELVOIR, della classe HUNT, fu colpito e danneggiato da una bomba rimasta inesplosa.

Portato a Taranto nel novembre 1943 (più o meno contemporaneamente ad ABERCROMBIE), AURORA vi resta in riparazione per cinque mesi, fino ad aprile 1944. Durante il raddobbo viene anche leggermente modificato l'armamento AA, sostituendo quattro Oerlikon singoli da 20 mm con due impianti binati dello stesso calibro.

La nave torna quindi operativa, partecipando il 15 agosto 1944 all'operazione Anvil/Dragoon (lo sbarco alleato in Provenza) e poi dal settembre al dicembre 1944 alle nuove operazioni nell'Egeo, questa volta adeguatamente supportate da portaerei di scorta e coronate da successo (evacuazione tedesca della Grecia continentale - peraltro necessitata dall'avanzata sovietica in Romania, Bulgaria e Ungheria - e di alcune isole degli arcipelaghi, abbandono di tasche isolate di guarnigioni tedesche a Creta, a Rodi e in altre isole fino alla fine della guerra).

Più tardi alcune foto di HMS AURORA.

 

Fonti: A. Santoni e F. Mattesini, "La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo 1940-1945", Ediz. dell'Ateneo & Bizzarri, 1980;

A. Raven e J. Roberts, "British Cruisers of World War Two", Arms and Armour Press, 1980.

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E veniamo ora al caccia HMS ARROW: anche questa non è una storia a lieto fine. HMS ARROW, una unità ormai anziana (in servizio dall'aprile 1930), si trovava ad Algeri come componente della 13th Destroyer Flotilla di Gibilterra il 4 agosto 1943, quando si prodiga nel vano tentativo di spegnere l'incendio manifestatosi a bordo della Liberty di costruzione canadese (tipo North Sands) FORT LA MONTEE, di 7132 tsl (completata nell'ottobre 1942 a North Vancouver, appartenente alla WSA ma noleggiata al MOWT), carica di fosforo e di munizioni destinate alle zone di sbarco in Italia. L'esplosione delle munizioni stivate nella parte prodiera del cargo tempestivamente rimorchiato in rada provoca un incendio anche a bordo del vicino caccia, con danni molto seri e pesanti perdite tra l'equipaggio (100 morti tra il cargo e il caccia). ARROW viene rimorchiata prima a Gibilterra, dove arriva il 18.9.1943, per subirvi riparazioni temporanee; l'8.11.1943 viene passata in riserva in categoria C (costituita dalle unità che richiedevano almeno sei mesi di lavori per rientrare in servizio). Compie poi il lungo tragitto a rimorchio da Gibilterra a Taranto (cantiere che gli inglesi evidentemente destinavano ai lavori più lunghi e complessi, vedi ABERCROMBIE e ABBEYDALE, o ai casi disperati, vedi ARROW e QUAIL) tra il 19 e il 27.11.1943.

Il lavoro di riparazione tuttavia procede con grande lentezza, date le condizioni di usura della nave, già più volte verificate durante la sua carriera operativa (cronici problemi alle caldaie, che richiedevano continui lavori, aggravati dallo scoppio di una mina nel giugno 1941 nel Mare del Nord, con conseguenti cinque mesi di riparazioni a Middlesbrough). Di fatto, il 17 ottobre 1944 la Royal Navy decide, viste le cattive condizioni materiali dell'ARROW, l'ormai ampia disponibilità di caccia più moderni e la cronica carenza di equipaggi a disposizione, di abbandonare il raddobbo e dichiarare la constructive total loss (irreparabilità). La nave, smantellate tutte le attrezzature utilizzabili, viene quindi abbandonata a Taranto dove sarà demolita nel maggio 1949.

 

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"Amazon to Ivanhoe. British Standard Destroyers of the 1930s", John English, World Ship Society, 1993

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L'immagine e la didascalia originale dovrebbero essere una testimonianza della presenza

a Taranto di unità giapponesi durante la Prima Guerra Mondiale, ma non so altro.

 

 

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Posso solo ritenere che l'immagine sia in relazione alla Prima Guerra Mondiale, ma non ne ho certezza.

 

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La foto è testimonianza della presenza a Taranto dell'unità britannica durante

la Prima Guerra Mondiale immessa nel bacino "Ferrati" appena inaugurato.

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L'immagine e la didascalia originale dovrebbero essere una testimonianza della presenza

a Taranto di unità giapponesi durante la Prima Guerra Mondiale, ma non so altro.

 

 

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Posso solo ritenere che l'immagine sia in relazione alla Prima Guerra Mondiale, ma non ne ho certezza.

 

 

 

Vorrei ricordare che AUDACE (quello del molo omonimo a Trieste) era l'ex giapponese KAWAKAZE, acquistato in Inghilterra. Se non ricordo male faceva parte di una serie, di cui almeno un paio rimasti al Giappone. La loro presenza a Taranto potrebbe essere una tappa durante il viaggio di consegna verso l'Estremo Oriente.

 

La seconda foto raffigura lo sloop HMS ANEMONE, della classe FLOWER della I g.m., nave scorta e dragamine di squadra. Potrebbe essere una delle unità addette alla protezione dello sbarramento retale A/S del Canale d'Otranto.

 

Devo controllare con la mia piccola biblioteca.

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La pre-dreadnought HMS LONDON era una delle quattro “navi da battaglia” britanniche inviate nell'Adriatico a supporto della Regia Marina in base alla Convenzione Navale italo-franco-britannica del 10 maggio 1915, immediatamente precedente l'entrata in guerra dell'Italia. L'impegno navale britannico prevedeva infatti l'invio di una divisione di quattro corazzate più altrettanti incrociatori leggeri provenienti dall'Egeo, dove sarebbero stati sostituiti per la campagna dei Dardanelli da corazzate e incrociatori francesi. La squadra inglese era basata a Brindisi e Taranto, mentre quella francese faceva base prima ad Argostoli e poi a Corfù.

 

Cito dal bel libro di Paul G. Halpern "The Battle of the Otranto Straits. Controlling the Gateway to the Adriatic in WWI", Indiana University Press, 2004:

"I principali interessi navali britannici erano altrove e il loro atteggiamento rispetto all'Adriatico era quello di limitare al massimo possibile il loro impegno. Di conseguenza i rapporti anglo-italiani erano più facili di quelli franco-italiani (dal momento che il problema di chi doveva esercitare il comando in Adriatico non si poneva per gli inglesi ndr). La divisione di navi da battaglia britanniche che arrivò sotto il comando del Contrammiraglio Cecil Thursby rifletteva questa scarsa priorità. QUEEN, LONDON, IMPLACABLE e PRINCE OF WALES erano tutte pre-dreadnought e due tra loro, LONDON e IMPLACABLE, presentavano una lunga lista di gravi difetti: queste due erano state varate nel 1899, QUEEN e PRINCE OF WALES nel 1902.

Thursby ammise che le navi della sua divisione avevano estrema necessità di raddobbi: la LONDON non ne aveva avuto uno da due anni. La IMPLACABLE aveva bisogno di nuovi tubi economizzatori. Con l'irriverenza dei giovani, un guardiamarina inglese scrisse nel suo diario nel giugno 1915: 'Che cosa devono aver pensato gli italiani quando questo quartetto antidiluviano gli è stato scaricato sulle spalle è facilmente immaginabile'."

La foto della LONDON in bacino deve essere stata scattata nella seconda metà del 1915 o nel 1916, perché entro il dicembre 1916 tutte meno la QUEEN avevano lasciato Taranto per andare in disarmo. Quanto alla QUEEN, tra dicembre 1916 e febbraio 1917 venne riadattata come nave appoggio per i battelli di pattuglia allo sbarramento antisommergibile, con un equipaggio ridotto al minimo.

Accludo un po’ di foto della LONDON, di cui una con un errore di didascalia, tratte dal bel libro di Bagnasco e Rastelli “Navi e Marinai Italiani nella Grande Guerra”.

Mi pare che le altre didascalie siano molto eloquenti.

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"Navi e Marinai Italiani nella Grande Guerra", Erminio Bagnasco e Achille Rastelli, Ermanno Albertelli Editore, 1997

 

A proposito: quelle della prima e dell'ultima foto sono effettivamente reti parasiluri, e non aste di posta ..

HMS ANEMONE era uno sloop tipo ACACIA, varato da Swan Hunter nel maggio 1915, 1200 tonn. di dislocamento, 16.5 nodi, 2x12 pdr

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Quanto ai cacciatorpediniere giapponesi, avevo dimenticato il fatto che in realtà numerose unità del Sol Levante parteciparono alla guerra nel Mediterraneo, facendo base a Malta, sopratutto per scortare i convogli di trasporti truppe verso i Dardanelli, in base agli accordi navali tra Giappone e Gran Bretagna (Trattato di Alleanza del 1902, rivisto nel 1905).

 

In particolare si tratta di 10 cacciatorpediniere della classe KABA o "Tribal" e di quattro della classe MOMO.

Allego un po' di foto, compresa una dell' AUDACE.

 

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"The Imperial Japanese Navy", Anthony J. Watts e Brian G. Gordon, Macdonald, 1971

 

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"Navi e Marinai Italiani nella Grande Guerra", Erminio Bagnasco e Achille Rastelli, Ermanno Albertelli Editore, 1997

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In particolare si tratta di 10 cacciatorpediniere della classe KABA o "Tribal" e di quattro della classe MOMO.

Allego un po' di foto, compresa una dell' AUDACE.

 

 

 

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"The Imperial Japanese Navy", Anthony J. Watts e Brian G. Gordon, Macdonald, 1971

 

Ti ringrazio per le interessanti notizie e le fotografie, relative ad un pezzo della

storia della mia città che non conosco affatto.

 

A proposito di codici d'identificazione: anche questo Audace fa parte di quella schiera di unità

che hanno cambiato sigla prima AU e poi AD.

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Ti ringrazio per le interessanti notizie e le fotografie, relative ad un pezzo della

storia della mia città che non conosco affatto.

 

A proposito di codici d'identificazione: anche questo Audace fa parte di quella schiera di unità

che hanno cambiato sigla prima AU e poi AD.

 

Lunedì posto l'elenco delle sigle usate dalle siluranti italiane nel 1916-1918, dal Fraccaroli "Italian Warships of World War I".

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Caro Marcello,

ne ho trovato un altro, di "casi disperati" portati a Taranto dalla Royal Navy: il caccia HMS LOYAL. Unità moderna, in servizio dal 31.10.1942, era stato danneggiato una prima volta davanti alla testa di sbarco di Anzio il 9 febbraio 1944 da un colpo sparato da un 88 tedesco ed esploso sul ponte sopra l'estremità posteriore della sala macchine; riparato a Taranto dal 16 febbraio al 30 marzo (con sei settimane di lavori da parte di quella che viene definita "una manodopera italiana dallo scarso entusiasmo"), e poi nuovamente (bacino di carenaggio e raddobbo, dopo nuovi danni riportati davanti ad Anzio nella notte 9/10 maggio 1944 per bombe cadute vicine) dal 27 giugno al 18 agosto 1944. Il 13 ottobre 1944 fa esplodere una mina da fondo nel Mar Adriatico, durante un bombardamento nell'area di Cesenatico, e riporta gravissimi danni, in sostanza la rottura della chiglia. Rimorchiato dal gemello LOOKOUT prima ad Ancona e poi a Taranto dove giunge il 24 ottobre, e il 30 ottobre immesso in bacino per l'analisi dei danni: il relativo rapporto dice "Diffusi danni da minamento alle lamiere della carena esterna sul lato di dritta. Circa 6 settimane di riparazioni provvisorie necessarie per il rimorchio nel Regno Unito (le riparazioni vere e proprie avrebbero richiesto manodopera ad elevato e specifico livello di specializzazione). Il 17 novembre il comando navale del Mediterraneo dà l'OK per l'operazione, ma di fatto non accade nulla e la nave resta a languire a Taranto per oltre un anno, in disarmo dal febbraio 1945. Il 5.1.1946 si decide di farne una nave caserma (accomodation ship) a Malta: viene rimorchiata a La Valletta, e subisce piccole riparazioni tra il 4 e il 23 luglio 1946. Serve come nave caserma per un paio d'anni, poi (12.12.1947) si ordina di prepararla per il rimorchio il patria in condizioni di tempo buono. Lascia Malta il 15 luglio 1948 al rimorchio di HMT EARNER, è a Gibilterra il 21 luglio, poi a Milford Haven, cantiere di demolizione T.W. Ward Ltd., il 31 luglio 1948.

Tra una settimana la foto.

 

P.S. Anche HMS LOOKOUT, della stessa classe L, in servizio dal 30.1.1942, subisce danni da schegge di una bomba caduta vicina durante un attacco di caccia-bombardieri della Luftwaffe nel corso di un bombardamento navale delle posizioni tedesche a nord della foce del Volturno il 13 ottobre 1943. Di base a Napoli, la nave si trasferisce a Taranto il 13 novembre per un raddobbo e per grandi riparazioni alle macchine che tuttavia richiedono tempi molto lunghi, fino al 24 luglio 1944, dopo di che torna pienamente operativa e partecipa all'operazione Anvil/Dragoon (lo sbarco in Provenza) dell'agosto 1944.

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Spostandoci per un attimo alla prima guerra mondiale ho trovato

una bella foto di un'unità francese; sono rimasto sorpreso nel

notare che il codice d'identificazione consiste in una sola lettera alfabetica,

sembra essere lo stesso sistema utilizzato dalle navi giapponesi, impiegate nella

stessa circostanza; la decisione da parte della Regia Marina a partire da ottobre-novembre

1916 di adottare due lettere alfabetiche per l'identificazione del naviglio nazionale,

mi fa pensare ad un metodo concertato con gli Alleati per poter facilitare il riconoscimento

delle varie unità durante l'attività di sorveglianza dell'Adriatico.

 

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Tornando alla 2a g.m. La 24th Destroyer Flotilla della Royal Navy (destroyers della classe T) fu basata anche a Brindisi negli ultimi mesi del 1943 e nella prima metà del 1944 per operare nell'Adriatico. Ad esempio TEAZER è a Brindisi tra novembre 1943 e aprile 1944, TENACIOUS tra gennaio e agosto 1944, TERMAGANT tra febbraio e giugno 1944, TUMULT è a Bari nell'ottobre 1943, a Brindisi tra dicembre 1943 e febbraio 1944 e poi di nuovo tra maggio e luglio 1944, TYRIAN è a Brindisi tra dicembre 1943 e aprile 1944.

Nello stesso periodo, KEMPENFELT (non inquadrato in flottiglie) della classe W mi risulta esser stato basato a Taranto tra febbraio e marzo 1944: aveva partecipato alle operazioni per lo sbarco di Anzio (Shingle) il 22.1.1944, poi bombardato collegamenti stradali presso Formia con l'incrociatore MAURITIUS il 27.1; l'11.2.1944 rimane danneggiato per urto contro la banchina (a Napoli probabilmente) durante una tempesta (danni alle centine dello scafo a dritta in corrispondenza del locale caldaie e della sala macchine di poppa, con corrugamenti e perdite ai depositi sussidiari di carburante). Riparazioni a Castellammare di Stabia fino al 19.2, poi va a Taranto, verosimilmente per completarvi i lavori. Quindi torna in patria per Overlord, arrivando a Scapa il 12.4.1944.

 

(Domani qualche foto).

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  • 2 weeks later...
Spostandoci per un attimo alla prima guerra mondiale ho trovato

una bella foto di un'unità francese; sono rimasto sorpreso nel

notare che il codice d'identificazione consiste in una sola lettera alfabetica,

sembra essere lo stesso sistema utilizzato dalle navi giapponesi, impiegate nella

stessa circostanza; la decisione da parte della Regia Marina a partire da ottobre-novembre

1916 di adottare due lettere alfabetiche per l'identificazione del naviglio nazionale,

mi fa pensare ad un metodo concertato con gli Alleati per poter facilitare il riconoscimento

delle varie unità durante l'attività di sorveglianza dell'Adriatico.

 

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Posto un certo numero di foto di caccia francesi nel Mediterraneo nella I g.m., di cui alcune prese a Brindisi. Il fatto curioso è che sembra portassero indifferentemente una o due lettere distintive. Cercherò maggiori informazioni.

 

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TM è il TEMERAIRE, ex argentino.

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"Marines Magazine", trimestrale, n. 56, Marines Editions

 

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"Marines Magazine", trimestrale, n. 57, gennaio 2010, Marines Editions

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Posto un certo numero di foto di caccia francesi nel Mediterraneo nella I g.m., di cui alcune prese a Brindisi. Il fatto curioso è che sembra portassero indifferentemente una o due lettere distintive. Cercherò maggiori informazioni.

 

 

Francesco

nonostante le numerose immagini che hai postato, non sono riuscito a comprendere il metodo utilizzato

per riconoscere il nominativo e la nazionalità delle unità, che operarono in Italia nella prima guerra mondiale,

a parte la considerazione che per quelle italiane l'identificazione era costituta da due lettere, dipinte, se non sbaglio, a quell'epoca in nero; il riconoscimento delle unità britanniche era del tipo alfanumerico, non utilizzato da altre nazioni.

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Francesco

nonostante le numerose immagini che hai postato, non sono riuscito a comprendere il metodo utilizzato

per riconoscere il nominativo e la nazionalità delle unità, che operarono in Italia nella prima guerra mondiale,

a parte la considerazione che per quelle italiane l'identificazione era costituta da due lettere, dipinte, se non sbaglio, a quell'epoca in nero; il riconoscimento delle unità britanniche era del tipo alfanumerico, non utilizzato da altre nazioni.

 

Ho controllato sul Labayle-Couhat, "French Warships of World War I", Ian Allan, 1974.

Quello che ti scrivo lo ricavo solo da numerose foto. Finché i caccia erano relativamente pochi, il criterio era misto: la lettera iniziale del nome (L per LANSQUENET, B scuro per BALISTE ma anche B chiaro per BOUCLIER, J per JANISSAIRE, F per FOURCHE, V per VOLTIGEUR, C per CARABINIER), oppure il numero romano della squadriglia di appartenenza: IV chiaro per HUSSARD, V chiaro per TIRAILLEUR come per GABION, VI chiaro per MASSUE.

Più tardi (grosso modo nel 1914) le lettere identificative diventano due, in colore scuro: BR per BRANLEBAS ma anche (in colore diverso) per CDT. BORY, PR per PIERRIER, BO per BOURRASQUE, CQ per CASQUE, CM per CIMETERRE, FX per FAULX, DH per DEHORTER, BS per BISSON, TM per TEMERAIRE, MN per MAGON, RD per RENAUDIN.

A fine guerra le sigle sono le stesse ma il colore è diventato chiaro o bianco: BS per BISSON, CQ per CASQUE, OT per PROTET, AB per ARABE, TO per TOUAREG, DG per DAGUE, BF per BOUTEFEU, CM per CIMETERRE, FX per FAULX. Subito dopo si introduce la sigla in bianco contornato di ombreggiature scure (come per i numeri dei ct americani, per intenderci): ML per CAPT. MEHL, RV per CDT. RIVIERE, FG per FRANCIS GARNIER, MG per MANGINI.

Tieni presente che anche i ct inglesi durante la I g.m. hanno cambiato due/tre volte gli identificativi alfanumerici.

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  • 1 month later...

Salve a tutti,

scrivo in questo topic in quanto appassionato di relitti, tra qualche mese mi recherò in puglia per effettuare qualche tuffo sul cacciatorpediniere Inglese QUAIL.

Ho letto un po la storia del suo affondamento su questo topic che conoscevo in parte.

 

Mi domandavo e vi domando se qualcuno di voi magari ha foto + dettagliate e magari se qualcuno di voi è in possesso dei piani costruttivi della stessa.

Tutto questo perchè il relitto giace ad una profondità di circa 90 metri, e vorremmo pianificare al meglio il tuffo per ottimizzare tempi e piani d'emergenza.

 

Quindi vi ringrazio anticipatamente per il materiale già "fornitomi" e fiducioso in qualche altro vostgro intervento vi auguro una buona domenica.

A presto Vincenzo Prato

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Caro Marcello, ancora due nomi per la tua collezione di navi inglesi riparate a Taranto, trovati mentre cercavo foto del QUAIL a Bari durante il terrificante bombardamento tedesco del 2 dicembre 1943.

Sono i caccia classe HUNT ZETLAND e BICESTER (flotilla leader), che si trovavano quel giorno all'ormeggio al molo foraneo di Bari non lontano dai mercantili carichi di munizioni, di carburante e di gas mostarda (iprite) la cui esplosione provocò le drammatiche conseguenze che sappiamo.

Ricavo le notizie dal libro di George Southern "Poisonous Inferno. World War II Tragedy at Bari Harbour", Airlife, 2002.

I due caccia di scorta subirono seri danni a seguito dell'esplosione, anche perché raggiunti dalla pioggia di rottami che essa provocò (alcuni tra quelli caduti a bordo erano perfino troppo pesanti per esser scaricati in mare a forza di braccia, e i caccia se li portarono dietro fino in cantiere), e per salvarli venne loro ordinato di andare subito a Taranto, uscendo dal porto in mezzo all'incendio e passando tra i relitti in fiamme. Il QUAIL invece, come sappiamo, non era assolutamente in grado di prendere il mare, e rimase a Bari ancora per molti mesi. BICESTER e ZETLAND raccolsero alcuni superstiti dei mercantili, poi fecero rotta su Taranto (senza strumenti di navigazione, resi inservibili dalle esplosioni). Quando arrivano a Taranto, però, gli effetti venefici dell'iprite cominciavano a farsi sentire in pieno, in particolare con la fomazione di pustole gonfie e doloranti intorno agli occhi. Nessuno degli ufficiali del caposquadriglia BICESTER ci vedeva abbastanza per affrontare il canale dragato d'ingresso al porto, venne quindi richiesta assistenza a terra, e solo con l'arrivo di piloti del luogo le due navi poterono entrare sane e salve. I due caccia rimasero in riparazione a Taranto fino al 15 gennaio 1944.

 

Domattina le immagini.

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La prima foto è di QUAIL, le seguenti di alcuni altri caccia della stessa classe "Q". Alla fine due foto ciascuna di BICESTER e ZETLAND di cui ho parlato nel post precedente.

 

slqq1.jpg

"Navies of the Second World War. British Fleet & Escort Destroyers 2", H.T. Lenton, MacDonald, 1970

N.B. S/L significa Search Light, cioè la piattaforma su cui sono installati i proiettori.

queenborough.jpg

quentineb.jpg

"Obdurate to Daring. British Fleet Destroyers 1941-45", John English, World Ship Society, 2008

 

bicester1.jpg

bicester2.jpg

zetland1.jpg

zetland2.jpg

"The Hunts", John English, World Ship Society, 1987

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La mappa del porto di Bari al 2 dicembre da cui si individua bene la posizione dei due caccia classe "HUNT" e quella del QUAIL usato come batteria antiaerea galleggiante.

 

poisonusinferno.jpg

poisonusinferno2.jpg

"Poisonous Inferno. World War II Tragedy at Bari Harbour", George Southern, Airlife, 2002

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Caro Marcello, ancora due nomi per la tua collezione di navi inglesi riparate a Taranto, trovati mentre cercavo foto del QUAIL a Bari durante il terrificante bombardamento tedesco del 2 dicembre 1943.

Sono i caccia classe HUNT ZETLAND e BICESTER (flotilla leader), che si trovavano quel giorno all'ormeggio al molo foraneo di Bari non lontano dai mercantili carichi di munizioni, di carburante e di gas mostarda (iprite) la cui esplosione provocò le drammatiche conseguenze che sappiamo.

 

Caro Francesco, sono rimasto sorpreso nell'apprendere della presenza dell'iprite a bordo dei mercantili britannici nel porto di Bari; non mi risulta che sia stata impiegata nel corso della seconda guerra mondiale e del resto ritengo che il suo uso fosse vietato dalla convenzione di Ginevra.

Per quanto riguarda il Quail, per mia curiosità ed a beneficio di Vincenzo Prato, che mi sembra di capire che si appresti ad effettuare immersioni esplorative del relitto, vorrei sapere con più approssimazione dove sia affondato, giacché precedentemente hai indicato il golfo di Taranto.

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Caro Francesco, sono rimasto sorpreso nell'apprendere della presenza dell'iprite a bordo dei mercantili britannici nel porto di Bari; non mi risulta che sia stata impiegata nel corso della seconda guerra mondiale e del resto ritengo che il suo uso fosse vietato dalla convenzione di Ginevra.

Per quanto riguarda il Quail, per mia curiosità ed a beneficio di Vincenzo Prato, che mi sembra di capire che si appresti ad effettuare immersioni esplorative del relitto, vorrei sapere con più approssimazione dove sia affondato, giacché precedentemente hai indicato il golfo di Taranto.

 

L'iprite o "mustard gas" non è stata usata nella 2a g.m. (solo nella 1a, a Ypres dai tedeschi), ma per quanto ne so entrambe le parti ne tenevano una riserva precauzionale, da impiegare solo nel caso che l'altra l'avesse fatto. A Bari delle bombe all'iprite liquefatta facevano parte del carico della Liberty americana JOHN HARVEY, completata a Wilmington N.C. nel gennaio 1943 e proveniente da Baltimora con il suo letale carico (100 tonnellate, più altre munizioni). La nave esplose insieme alle altre due Liberty americane JOSEPH WHEELER (18 sopravvissuti su 69 dell'equipaggio) e JOHN MOTLEY (10 superstiti su 73). Sulla JOHN HARVEY, di 78 membri dell'equipaggio - compresi 10 specialisti nella guerra chimica - se ne salvarono solo due. Così pure le navi britanniche FORT ATHABASKA (una Liberty canadese, 43 morti su 43) e TESTBANK, una nave cisterna (71 morti, l'intero equipaggio). Tutti i superstiti si trovavano già a terra al momento dell'esplosione.

 

In tutto, il raid aereo tedesco provocò l'affondamento di ben 18 navi mercantili (5 americane, 4 britanniche, 4 italiane, 3 norvegesi, 2 polacche), tra cui cinque Liberty, e il danneggiamento di altre 8. Un vero olocausto: oltre 600 solo di intossicati dal gas, quasi 100 con conseguenze mortali.

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  • 4 weeks later...

Ho trovato un'altra nave portata a Taranto dagli inglesi per tentare di ripararla. Era la OCEAN VIKING, una delle navi OCEAN ordinate (sul modello J.L.Thompson & Sons - North Sands) sin dal dicembre 1940 dalla Commissione d'acquisto inglese negli USA (60 navi) e poi nel Canada (20/26 navi), che fornirono poi agli americani il modello per costruire le 2710 Liberty (e ai canadesi oltre 400 FORTS e PARKS). Navi pagate in moneta sonante (il Lend Lease Act viene solo dopo), compresa la realizzazione a tempo di record di due cantieri per costruirle in tempi rapidi, dato che tutti i cantieri USA preesistenti erano affollati di ordini civili e militari. Quindi 60 OCEAN, 30 costruite sulla costa atlantica (Maine) e 30 sul Pacifico (Permanente Metals Corp. Shipyard no.1, Richmond, California, ex Todd-California, gruppo Kaiser-Permanente), quelle della California tutte con nomi OCEAN V...(consegnate tra l'ottobre 1941 e il luglio 1942).

OCEAN VIKING era stata consegnata a dicembre 1941 al MOWT, Ministry Of War Transport, con macchine della General Machinery Corp. di Hamilton, Ohio, lungh. 441 ft 5 in. x 57 ft x 37 ft 4 in. a vuoto e 26 ft 10 in. a pieno carico., 7178 grt, 10490 dwt, 2500 ihp, 10.5 nodi, bruciava (all'inizio) carbone, caldaie tipo Scotch.

L'11 ottobre 1943 urta contro una mina al largo di Taranto, viene rimorchiata in porto dove tuttavia i danni sono valutati come così gravi da far ritenere che l'unico utilizzo possibile sia quello come parte della barriera frangiflutti del porto di Bari (necessaria dopo il disastroso bombardamento del 2 dicembre 1943). Rimorchiata a Bari il 21 gennaio 1944, e ivi autoaffondata due giorni dopo. Tuttavia nell'immediato dopoguerra era tale la fame di navi, che il 27 luglio 1946 viene rimessa a galla e il 10 marzo 1947 va a Palermo per completare le riparazioni. In servizio nel 1948 come ALCEO per la Soc. Ligure di Armamento, fino al 1964 quando viene venduta a San Antonio Inc., bandiera panamense e nome ALLEGRA. Demolita nel 1969.

 

Domattina una foto di ALCEO.

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  • 7 months later...

Ho trovato ancora una nave inglese riparata a Taranto: il ct OAKLEY (ii) della classe HUNT. Il 12 dicembre 1943, mentre entrava a Taranto, andò a finire su un relitto (o uno scoglio?) sommerso, con notevoli danni strutturali allo scafo e alle eliche. In riparazione localmente dal 15 dicembre 1943 fino ad aprile 1944, poi va a Malta per completare il raddobbo. Poi nell'aprile 1945, avendo intrapreso altri lavori di riattamento a Portsmouth in vista di prendere servizio con la squadra delle East Indies (Oceano Indiano), li interruppe per continuarli proprio a Taranto, che si trova guarda caso lungo il tragitto verso Suez. Fece quindi una nuova, lunga tappa a Taranto (evidentemente qualcuno si era affezionato al luogo ..): nell'ottobre 1945, a guerra finita, era ancora lì in lavori. Quindi rientrò a Portsmouth per passare alla riserva (dicembre 1945). Nel novembre 1957 fu ceduta alla Germania Federale (in servizio fino al 1977), quindi i lavori tarantini avevano quanto meno contribuito a prolungarle la vita.

 

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scansione0028.jpg

"The Hunts", John English, World Ship Society, 1987

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  • 11 months later...
Caro Marcello, avevo a suo tempo avviato un post su "Taranto e la Royal Navy" ma, nella mia scarsa competenza informatica (e per le limitazioni del nostro motore di ricerca) non lo ritrovo, quindi posto qui.

 

Nel libro di Brian Macdermott "Ships Without Names. The Story of the Royal Navy's Tank Landing Ships of World War Two", Arms and Armour Press, 1992, ho trovato quanto segue:

 

"Negli ultimi mesi del 1943 apparve evidente a chi pianificava il futuro della guerra che per sconfiggere il Giappone sarebbero servite un maggior numero di LST. Si preparò il progetto della LST(3), con il nome in codice iniziale "Seasack". Si studiò la fattibilità di costruire queste navi al cantiere Tosi di Taranto, ma poi Taranto fu scartata a favore dei cantieri britannici e canadesi."

 

NdR: com'è noto, il progetto britannico delle LST(3) serviva in realtà per contrastare tardivamente il monopolio USA sulle LST, con conseguente supremazia americana nella scelta dei teatri di guerra. Nel Mediterraneo, nessuna LST operò in Adriatico e in Egeo, ma solo a Salerno, Corsica, Anzio-Nettuno, Elba-Pianosa, Provenza ...la prima LST(3) di costruzione UK, LST 3019, arrivò alle prove in mare solo all'inizio del 1945, troppo tardi per la guerra in Europa, ma in pratica anche per quella in Estremo Oriente. E per di più si rivelò nettamente inferiore alla LST(2) made in USA...

 

scansione0055.jpgscansione0054.jpg

 

"Ships without Names. The Story of the Royal Navy's Tank Landing Ships of World War Two", Brian Macdermott, Arms and Armour, 1992

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