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L’immensa Onda : Le Grandi Scoperte Nel Mare Di Calabria


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Autore: Giuseppe MAVILLA

Titolo: L’IMMENSA ONDA : le grandi scoperte nel mare di Calabria

Editore: Emmegi

Anno: 2000

Pagg. 95; + 8 c. di tav. : Ill. B/N e col.

Dim.: 17x24

€ 13

 

Disponibilità: ???.

 

 

grandeonda.jpg

 

I primi due capitoli mi avevano dato un’impressione sbagliata. “Ecco,- mi ero detta- il solito sub skipper che ci tiene a far sapere che ha conosciuto questo e quell’altro, e Pipin e Binazer e Bucker, e vuol farci capire quant’è bravo, raccontando storie noiose su rischi inesistenti ….”

Mi siccome il libro mi era stato regalato, mi sentivo , in un certo senso, in dovere di andare almeno un po’ avanti….e ho capito che certe “storie noiose su rischi inesistenti” erano invece la chiave per capire cosa poteva essere successo a un’ imbarcazione che 2000 anni fa si è trovata nelle identiche situazioni, con rischi ben più effettivi.

Il testo racconta infatti di diversi recuperi archeologici nel Mare di Calabria e nello Stretto, ad opera dell'autore, e ipotizza come possono essersi verificati certi naufragi, e "apparenti" naufragi.

 

E’ un libro scritto, direi, con due intenti. Uno è quello di rivendicare all’Autore la notorietà che gli spetterebbe, in quanto scopritore, nel 1969, del “Relitto di Porticello”, carico di preziosi frammenti bronzei, tra i quali la cosiddetta “Testa di Filosofo”. Mi sembra un legittimo desiderio, se nel Museo di Reggio Calabria, con molta, diciamo , “indelicatezza”, non si fa il minimo cenno al nome di Giuseppe Mavilla.

L’altro è quello di denunciare l’ arroganza delle Soprintendenze, in particolare di quella di Reggio Calabria, che con un comportamento ingrato , quando non, addirittura, ingiustamente sospettoso, e con la supponenza con cui liquida le informazioni dei sub esperti, ha ottenuto, secondo l’Autore, due effetti: l’allontanamento dei sub dall’Istituzione e l’aumento dei recuperi clandestini.

 

Non sono in grado di dare valutazioni sulla correttezza scientifica e tecnica del testo. Però sono in grado di valutare la sincerità dell’Autore, che non si atteggia a virtuoso cittadino impegnato a collaborare con le Istituzioni, ma dichiara apertamente di aver coinvolto la Soprintendenza non tanto per dovere civico, ma sperando di averne aiuto nel tenere lontana dal “suo” relitto l’attività di altri clandestini; e l’aperta dichiarazione che avere un po’ più di fama non gli sarebbe proprio dispiaciuto.

A quei tempi il mio maggior tratto caratteriale, dovuto all’intensa attività sportiva, era l’esibizione e ,perché no, la ricerca della gloria ed ora, dopo tanti decenni, si spiega perché consegnai tutto, anche se ho dovuto sopportare grandi dispiaceri, come quello di non vedere il mio nome al Museo.” (p. 68)

 

Indicativ il brano corrispondente di una lettera ricevuta da Mariottini, lo scopritore dei Bronzi di Riace. “Mi è dispiaciuto che da Firenze non mi abbiano neppure invitato. Forse pensavano che, pagato il premio, io fossi sistemato. Mi dispiace soprattutto che sul dépliant illustrativo, dove ci sono tutti i nomi di tutti i restauratori, funzionari e così via, abbiano scritto: trovate da un subacqueo”.(p. 57)

 

E questa amarezza non fa bene all’Italia.

Modificato da malaparte
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