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Battleships At War. Hms Royal Sovereign And Her Sister Ships


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Titolo: Battleships at War. HMS ROYAL SOVEREIGN and Her Sister Ships

Autore: Peter C. Smith

Casa editrice: Pen & Sword Maritime

Anno di edizione: 2009

Pagine: 218

Dimensioni (cm): 24 x 16

Prezzo: GBP 19.99

 

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La recensione:

 

Il noto storico Peter C. Smith, autore di numerosi libri sia di argomento navale che aeronautico, si è cimentato con le corazzate della classe R, quelle che Churchill considerava un po’ i "brutti anatroccoli" della Royal Navy. Quelle navi infatti erano arrivate troppo tardi per Jutland ma erano già vecchie allo scoppio della seconda guerra mondiale. In particolare avevano due grossi difetti: la velocità limitata a 21.5 nodi (da nuove), nettamente inferiore a quelle delle QUEEN ELIZABETH (24 nodi; si pensi che CESARE e CAVOUR dopo la ricostruzione facevano 26-28 nodi); e l'armamento, 8 cannoni da 15 pollici in torri binate che tuttavia avevano e mantennero fino alla fine una elevazione massima limitata a 20°, il che equivaleva a una gittata nettamente inferiore a quella dei cannoni moderni.

 

Pur essendo marginalmente meglio protette rispetto alle QUEEN ELIZABETH, le corazzate classe R non vennero mai praticamente ammodernate negli anni tra le due guerre, con la sola parziale eccezione della ROYAL OAK, che tuttavia andò perduta come ben sappiamo a Scapa Flow dopo appena un mese e mezzo di guerra. Le cinque QUEEN ELIZABETH, salvo in parte BARHAM e MALAYA, vennero invece ampiamente rimodernate.

 

Il nostro autore si è prefisso l’intento di difendere il valore militare di queste navi nel corso della Seconda Guerra Mondiale, in particolare nei confronti del disprezzo di Churchill. Il quale, una volta ritornato Primo Lord dell’Ammiragliato (3 settembre 1939), si era messo in testa il progetto della operazione “Catherine”, cioè una spedizione nel Mar Baltico affidata ad una squadra navale britannica, come era già accaduto (con successo) durante la guerra di Crimea nel 1855 e poi nel 1918-19 per le operazioni contro le truppe tedesche rimaste insediate nei paesi baltici e contro i bolscevichi nel golfo di Finlandia.

 

A questa spedizione dovevano prender parte alcune corazzate della classe R, che avrebbero dovuto veder rimosse due delle quattro torri binate dell’armamento principale, sostituite con corazzatura extra, armamento antiaereo e bulges antisiluro; alcune navi mercantili che dovevano agire, come gli Sperrbrecher sul modello tedesco, come battistrada per far esplodere le mine antinave; più una portaerei, cinque incrociatori, ct. di scorta e navi rifornimento. Si ricordi che era l’epoca della “guerra d’inverno” tra Unione Sovietica e Finlandia. “Catherine” fu poi fortunatamente cancellata, dopo che Churchill aveva comunque fatto requisire allo scopo dalla Royal Navy le otto navi da carico veloci della classe GLENGYLE, tra cui il ben noto BRECONSHIRE.

 

Tornando alla nostra ROYAL SOVEREIGN, essa partecipò alla battaglia di Punta Stilo il 10 luglio 1940, dove si mise in grave luce il doppio handicap iniziale di cui abbiamo già parlato. Delle tre corazzate britanniche presenti, solo la WARSPITE riuscì ad arrivare a portata di tiro (e a colpire la CESARE); la MALAYA, che era la terza della linea di fila, sorpassò in velocità la nostra ROYAL SOVEREIGN e sparò alcune salve che tuttavia risultarono corte; la ROYAL SOVEREIGN – che a quanto pare non riusciva a raggiungere i 19 nodi - non arrivò mai a tiro.

 

Quale fu allora l’utilità delle corazzate classe R durante il conflitto? Fu duplice: da un lato come preziose navi scorta per i grandi convogli, in particolare quelli per il trasporto di truppe, in funzione di deterrent contro le navi corsare tedesche, che non appena avvistavano gli alberi a tripode di una nave da battaglia inglese all’interno di un convoglio battevano prudentemente in ritirata.

 

La seconda funzione fu quella di unità molto adatte per il bombardamento di bersagli terrestri, da Dakar a Cherbourg alla Sword Beach in Normandia. Durante la guerra, le quattro navi superstiti subirono tutte lavori per migliorare la protezione orizzontale, ma non la gittata dell’artiglieria principale, salvo un progetto per le due sole torri anteriori della RESOLUTION che a quanto pare non fu mai portato a termine.

 

L’ultima parte del libro è dedicata alla cessione in prestito della ROYAL SOVEREIGN alla marina sovietica nell’Artico (maggio 1944), quale temporaneo surrogato per l’indisponibilità della nostra CESARE rivendicata come ripiego dai sovietici (che in verità volevano la VITTORIO VENETO).

 

Perché fu scelta la ROYAL SOVEREIGN? Perché era reduce da un periodo di grandi lavori a Philadelphia, dall’ottobre 1942 al settembre 1943. Lavori al termine dei quali tuttavia la nave fu praticamente collocata in riserva. E perché mai? A quanto pare, le guide delle tramogge per il trasporto della cordite e dei proiettili alle torri da 15 pollici erano tutte gravemente usurate e avrebbero richiesto la sostituzione totale: la loro aspettativa di vita era assai limitata. Il cantiere americano non se l’era sentita di affrontare questo grosso lavoro durante il raddobbo. La torre Y, la quarta della serie, risultava per di più fuori allineamento quanto alla rotaia per la rotazione della torre. L’idea era evidentemente che la marina sovietica non avrebbe utilizzato molto la nave in battaglia, come poi di fatto avvenne.

 

Il curioso resoconto dei non facili rapporti tra ufficiali e marinai inglesi e sovietici è comunque di particolare interesse, e merita la lettura.

 

Come è noto, nel dicembre 1948 la GIULIO CESARE/NOVOROSSIISK fu trasferita ai sovietici nel Mar Nero, e quindi nel febbraio successivo questi restituirono la ROYAL SOVEREIGN/ARKHANGELSK agli inglesi a Rosyth.

Modificato da Totiano
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