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Ritorno A Dahlak Kebir


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Titolo: RITORNO A DAHLAK KEBIR

Autore: Vincenzo MELECA

Editore: Greco&Greco

Anno: 2001

ISBN: 8879802666

Pag. 173 + 25 c. di tav.

14 x 21 cm.

 

dahlak.jpg

 

 

L’Autore ci racconta, con stile fresco e spesso scanzonato, le esperienze vissute durante alcuni dei suoi vari viaggi nello splendido arcipelago delle isole Dahlak: più di 200 isolette eritree, sparse nel Mar Rosso. Si presentano generalmente come banchi corallini, quasi tutti desertici, appena emergenti dalle acque, ma hanno forse i più bei fondali del mondo, con una fauna ittica di una varietà e ricchezza assolutamente inimmaginabili. Con i pesci Meleca interagisce, chiacchiera, si confronta.

 

Non è però un libro solo per appassionati di fondali, ma anche per gli interessati alla Storia Militare: nelle Dahlak sono state infatti presenti basi navali e batterie sia durante la recente guerra contro l’Etiopia, sia durante la 2^ guerra mondiale. Ancora oggi è possibile sorprendersi , ad esempio, nello scovare, ancora ben conservati nonostante la salsedine, pezzi d’artiglieria da 120/45 della OTO del 1937 e 1938, che “puntano le quattro canne verso occidente, minacciando inutilmente un nemico che non c’è più”, (forse gli impianti recuperati dai CT Nullo e Leone, oppure quelli destinati a riarmare la nave coloniale Eritrea) o nel fare snorkeling sull’affiorante relitto dell’Urania, autoaffondatasi (insieme a tante altre navi italiane), nel 1941. L’Autore, che di Storia militare è appassionato, non perde occasione di approfondire questi aspetti, ogni volta che una piazzola per batteria, un proiettile arrugginito, un muretto a secco al cui interno arrugginiscono decine di scatolette di antichi ranci, gliene danno l’occasione.

Una curiosità: come ricorda Meleca, quando, nell’aprile 1941, Massaua cadde, i britannici non si preoccuparono più di tanto della guarnigioni sparse tra le isole: si limitarono a mandare in giro un’imbarcazione, con un megafono, ad avvisare i militari italiani che potevano arrendersi o restare liberi, come preferivano. Però, in quest’ultimo caso, non avrebbero ovviamente ricevuto né cibo né acqua...

 

Il libro è riccamente illustrato con foto dei luoghi e con belle tavole a colori delle specie ittiche più diffuse. Suggestiva la presentazione di Enzo Majorca.

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Comunque, volevo secificare che nelk testo si danno parecchie indicaziuini su come e dove trovare questi relitti, davanti a quale baia ecc.. Se per esempio dice che gli OTO sono a Dohul,...ti assicuro che a Dohul , che pure è tra le più grandi, non ci si perde....in ogni caso spiega chiaramente dove si possono trovare.

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