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Hms Inflexible


Anteo

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Sul numero di maggio di MRB ho visto questa pubblicita'. E subito sono andato a sbirciare.

Modello molto interessante, se ho ben capito, il ponte e' realizzato con materiale adesivo prestampato ???'

 

http://deansmarine.co.uk/shop/product_info...roducts_id/2237

 

Vi voglio confessare una cosa...tanto non ci sente nessuno. Un progetto che non realizzero' mai. Da diversi anni mi frulla per la testa "ormai pressoche' quasi vuota" l'idea di realizzare una scatola di montaggio del Caio Duilio piu' o meno coetanea dell' Inflexible. Come ripeto non la faro' mai, pero' a pensarci mi fa piacere.....

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Da quasi due anni ho finito il master del Duilio (del Duilio che dici ti, non dei successivi) in 1/350. Delphis aspetta che i mercati mostrino segni di ripresa per stamparlo.

Se la tua testa "quasi vuota" si dovesse decidere per una produzione in una scala maggiore, considererò un onore mettermi a tua incondizionata disposizione.

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Da quasi due anni ho finito il master del Duilio (del Duilio che dici ti, non dei successivi) in 1/350. Delphis aspetta che i mercati mostrino segni di ripresa per stamparlo.

Se la tua testa "quasi vuota" si dovesse decidere per una produzione in una scala maggiore, considererò un onore mettermi a tua incondizionata disposizione.

 

Caro amico ti ringrazio della tua cortese disponibilita'. Come dicevo, e' un'idea che ho da diversi anni e realizzarla anche in piccola serie richiede un'investimento notevole non ne ho la minima idea ma sicuramente una cifra considerevole. Si potrebbe anche realizzare in maniera strettamente artigianale (cioe' tutto fatto in casa) certo i tempi si allungherebbero molto.

 

 

Hmm :s41:

Uno stampo in scala maggiore di uno scafo come quello? Non è facile, ci vorrebbe per forza un bello stampo bivalve... ma è fattibile :s45:

 

Lo stampo che dici tu costera' un capitale, lo scafo si potrebbe realizzare con le solite ordinate e fasciame con lo sperone di prua stampato in resina. Certo il modello e' complesso ci sono molte scialuppe alcune con motore a vapore tutti gli arridatoi delle torrette, la travatura che sorregge la passerella le innumerevoli prese d'aria ecc ecc. Comunque un modello scala 1:100 poco piu' di un metro navigante, farebbe una bella impressione. Qualche anno fa nella Repubblica Ceca ai campionati mondiali naviganti, ho visto un Duilio costruito da un tedesco, vi assicuro da rimanere a bocca aperta.

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Gli stampi in vetroresina non son poi così cari. Penso che, fra poliestere, tessuto e distaccante, per quelli che ho fatto finora non abbia oltrepassato la ventina di euro a pezzo. Si possono fare le due metà dello scafo, complete con tanto di piastre in rilievo, oblò, chiodature e quant'altro, da unire poi sulla mezzeria. Il solo problema è che per lavorarci come si deve ci vorrebbe un locale molto ben ventilato.

Certo se si tratta di costruirne un solo esemplare non conviene neppure questo metodo. Ma già se se ne vuole fare una in più con gli amici, o la si vuole fare navigante, diventa conveniente.

Quanto alle maniche a vento e alle scialuppe, si risolve tutto con la tecnica del vacuform, o con altri stampi più piccoli in vetroresina. Anche se almeno le maniche a vento confesso mi piacerebbe costruirle come le vere, unendo assieme degli spicchi di lastra di rame.

Queste erano tutte le soluzioni che avevo prospettato per il Fulmine del 1898, penso siano applicabili anche su un eventuale Duilio.

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Gli stampi in vetroresina non son poi così cari. Penso che, fra poliestere, tessuto e distaccante, per quelli che ho fatto finora non abbia oltrepassato la ventina di euro a pezzo. Si possono fare le due metà dello scafo, complete con tanto di piastre in rilievo, oblò, chiodature e quant'altro, da unire poi sulla mezzeria. Il solo problema è che per lavorarci come si deve ci vorrebbe un locale molto ben ventilato.

Certo se si tratta di costruirne un solo esemplare non conviene neppure questo metodo. Ma già se se ne vuole fare una in più con gli amici, o la si vuole fare navigante, diventa conveniente.

Quanto alle maniche a vento e alle scialuppe, si risolve tutto con la tecnica del vacuform, o con altri stampi più piccoli in vetroresina. Anche se almeno le maniche a vento confesso mi piacerebbe costruirle come le vere, unendo assieme degli spicchi di lastra di rame.

Queste erano tutte le soluzioni che avevo prospettato per il Fulmine del 1898, penso siano applicabili anche su un eventuale Duilio.

 

Mi spieghi meglio la questione dello stampo in vetroresina.

Grazie ciao.

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Eccomi :s01:

Fare uno stampo in vetroresina è davvero molto semplice, la prova ne è che ci riesco persino io. Si parte, ovviamente, dal master, il pezzo da riprodurre, che va incerato con almeno 7 strati di cera distaccante: la cera si passa, si attende un giorno, si lucida e si passa alla mano successiva.

In seguito si procede con la superficie interna dello stampo: si distribuisce quindi sul master incerato (tenuto capovolto su un piano protetto con nylon) una mano spessa di gelcoat, che è una resina colorata usata per le superfici delle barche e che una volta asciutta è praticamente inalterabile. Questo per raggiungere un risultato ottimale e per avere uno stampo garantito per lunga vita: se si prevede di stampare pochi pezzi non è indispensabile.

Si passa quindi alla struttura dello stampo, distribuendo gli strati di fibra di vetro. Dopo aver preparato la resina, su una superficie piana ricoperta con un nylon si bagna il tessuto di fibra di vetro con la resina, distribuendola sul tessuto con un pennello: quando la pezza di fibra è completamente bagnata, la si applica sul master prendendola come se fosse un fazzoletto da stendere e facendola aderire bene, sempre picchiettandola col pennello, a tutta la superficie. E' particolarmente importante per il primo strato che ci sia aderenza perfetta.

Si lascia asciugare e si ripete per minimo tre strati. Successivamente si possono aggiungere delle seste di legno alla superficie esterna dello stampo per irrobustirlo.

A questo punto, si rifila il bordo dello stampo seguendo il master, e si procede alla separazione dello stampo dal master facendo leva fra i due ad esempio con un cacciavite.

Se la separazione avviene senza traumi (in caso di inceratura mal riuscita il gelcoat aderisce al master e pezzi dell'uno possono restare sull'altro e viceversa) lo stampo è già pronto per la produzione dei pezzi, che avviene con lo stesso identico metodo: inceratura e fibra di vetro, gelcoat e seste sono facoltative.

 

Esistono diversi tipi di resine e di fibre di vetro: per le resine, c'è la poliestere e l'epossidica. La poliestere è la più economica e semplice da usare, non ha un rapporto di catalizzazione fisso, la quantità di indurente influisce sulla velocità di indurimento ma prima o poi asciuga sempre. Però i suoi vapori sono nocivi: o si lavora, come faccio io, con una maschera antigas, oppure si lavora all'aperto. L'epossidica costa un capitale ed offre prestazioni sovrabbondanti rispetto alle nostre esigenze, inoltre se si sbaglia la quantità di indurente non catalizza (di solito è venduta in fustini col proprio dosatore infatti). In compenso produce, pare, vapori meno nocivi.

Ad ogni modo, vanno usati ovviamente sempre i guanti, ed è fuori questione che ci si lavori in casa, ci vuole un luogo di lavoro che possa tollerare forti odori e gocce di resina sul pavimento.

Il gelcoat si trova in diversi colori, io avevo ottenuto un barattolo di grigio mescolando bianco e nero. Si maneggia e si comporta esattamente come la resina poliestere, cui è affine.

Per salvare i pennelli intrisi di resina, sia poliestere che epossidica, e per pulire eventuali gocce cadute dove non dovevano, si adopera l'acetone.

Esistono in commercio numerosi inerti da aggiungere alle resine per ispessirle: converrebbe averne un poco da parte per gli incollaggi fra parti in legno e fibra di vetro.

Di fibra, esistono tessuti di varia grammatura e il matt, che è una paglia di vetro compressa, anch'essa in varii spessori. Più un tessuto od un matt è spesso, più è grande la sua resistenza, ma il tessuto spesso necessita di molta più resina per essere imbevuto e si adatta peggio alle piegature come ad esempio quelle dei dritti di prora. L'ideale per i nostri impieghi è dunque un tessuto fine. Ogni fibra di vetro deve essere trattata con i guanti anche da asciutta dato che le sue fibre prudono. Si taglia semplicemente con le forbici.

Tutti questi materiali, dato che sono previsti per essere acquistati a chili o a quintali dai cantieri, epossidica a parte, hanno prezzi abbordabili.

 

Questione della forma del master: se lo scafo da riprodurre ha dei sottosquadri, come il bulbo dell'ipotetica Duilio, o una prua troppo affilata, si devono fare stampi bivalve, che possano essere aperti per estrarne il master e il pezzo finito. Si lavora così sulle due metà dello scafo, una per volta, per ottenere due semigusci che andranno rifilati sulla linea di mezzeria ed incollati ad una tavoletta di compensato, una per parte, che servirà da battuta di contatto fra i due semigusci.

Questo è tutto quello che, partendo da zero, mi viene in mente; resto in ascolto per domande specifiche

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Applausi !!!

Non solo per la lezione, ma per le non poche volte che devi aver immerso le braccia dentro i mastelli di resina sino al gomito.

Quando vogliamo parlare dello stitch and tape o del lamellare fammi un fischio.

Modificato da marat
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Ho capito, certo una cosa da non fare in casa. E nemmeno nel terrazzo. Da qualche parte ho visto delle foto di un cantiere dove gli operai alle prese con uno scafo in resina (vero) avevano tutti una maschera come dici tu, antigas. Grazie della spiegazione.

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