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Motonave Paganini


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“Il mare era mosso, molto mosso. Noi eravamo giù nella stiva. C’erano i lettini a castello e c’avevano detto di stare fermi perché il mare era mosso (...). C’era un fittacchiume incredibile, non si respirava. Mi alzai e andai sul ponte. Mi ricordo che le scale erano strette ed io che sono grosso ci passavo appena. Dopo una quindicina di minuti che ero sul ponte, la nave si inclinò e io mi ritrovai in mare”.

 

Comincia così il racconto dell’ex alpino Aldo Piccini, classe 1919, intervistato da Daniele Finzi per il suo libro “Una storia nel cuore” sull’affondamento della motonave Paganini, avvenuto all’alba del 28 giugno 1940 nelle acque albanesi.

 

Il volume è stato presentato a Firenze sabato 18 aprile dai Presidenti dei Consigli provinciali di Firenze e Arezzo in Palazzo Medici Riccardi. Si tratta di una tragedia dimenticata dagli storici, che riveste però un’importanza notevole sia per il numero delle vittime – oltre 200, in gran parte provenienti dalla Toscana – sia per il contesto in cui si svolse. I soldati della Paganini si stavano dirigendo in Albania per la preparazione dell’attacco che avrebbe dovuto portare l’esercito italiano diritto a Salonicco “in ventiquattro ore”.

 

Il libro racconta come la tragedia sia ancora viva nei ricordi della gente, che l’ha vissuta sulla propria pelle, e come le cause dell’affondamento e la sistemazione dei grandi invalidi suscitino ancora molte polemiche.

La ricerca, condotta nell’arco di tre anni tra diverse province e negli archivi di molti enti e istituti anche esteri, è anche un saggio sulle modalità con cui si effettuano le ricerche sul campo, si vagliano le fonti e la documentazione, e si ricostruisce oggettivamente un avvenimento complesso e dalle molte implicazioni storico-politiche.

 

Sulla scorta di questo meticoloso lavoro, Cesare Balzi, instructor trainer della IANTD, ha avviato dall’inizio dell’anno delle ricerche al largo di Durazzo, finalizzate alla localizzazione del relitto della motonave Paganini. Dopo oltre tre anni trascorsi in Albania e grazie soprattutto all’esperienza acquisita attraverso la localizzazione in queste acque dei relitti della corazzata Regina Margherita, del piroscafo trasporto truppe Re Umberto e del cacciatorpediniere Intrepido nella baia di Valona, sono state superate agevolmente tutte le difficoltà e gli aspetti logistico organizzativi.

 

Durante i giorni 28 e 29 marzo scorsi, con il supporto del IANTD Nitrox diver Salvatore Vergari, si sono svolte una serie di immersioni su un relitto situato 4 miglia dall’uscita del porto di Durazzo, appoggiato su un fondale sabbioso di 35 metri, in assetto di navigazione, inclinato di 45° gradi sul fianco di sinistra, avente la prora rivolta verso sud ovest, in direzione 210°.

 

Al termine delle immersioni, grazie ai piani di costruzione della nave forniti dall’Associazione Modellisti Bolognesi all’Ammiraglio Giuseppe Celeste, Presidente dell’Associazione Amici del Museo e della Storia della Spezia, si è potuto constatare che il relitto, affondato a 2.4 miglia dalla costa albanese tra il porto di Durazzo e Capo Pali, appartiene alla motonave Paganini.

 

Invitato dall’autore, Cesare Balzi, di rientro dal viaggio in Albania, è intervenuto a Firenze alla presentazione del libro ed ha offerto al pubblico, presente nella cornice della Sala delle Quattro Stagioni, l’anteprima delle riprese subacquee girate sul relitto. Grande emozione e stupore hanno suscitato tra parenti e amici degli scomparsi, le immagini del relitto della nave in gran parte ancora intatto.

 

Firenze, 28 aprile 2009

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Interessante questa ricerca del relitto del Paganini con il suo carico di caduti a cui va il mio pensiero.

Ho letto il libro di Finzi, molto articolato e scorrevole.

Non molto preciso e fazioso nell'esposizione storica dei fatti. Egli infatti asserisce, da documentazioni che dice di aver consultato in Inghilterra, che la nave fu silurata da un sommergibile inglese.

Per quello che ne so io, l'affondamento fu causato da un incendio (doloso o casuale) scoppiato in un locale interno. Come del resto l'autorità del tempo asserirono.

Per quanto riguarda il mare mosso, diciamo che era formato, ma non così violento come descritto: ricordiamoci che la testimonianza è tratta dal ricordo di molto anni fa e da persone non certo abituate al mare, per giunta sotto shock.

Appena posso posto una foto che mi ha regalato un reduce di questo affondamento, in cui si vede benissimo che il mare non ha le caratteristiche asserite.

Con questo non voglio avere la presunzione di dare risposte certe, ma nemmeno l'autore può fare altrettanto, come invece asserisce con puntigliosa decisione.

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...Egli infatti asserisce, da documentazioni che dice di aver consultato in Inghilterra, che la nave fu silurata da un sommergibile inglese.

Per quello che ne so io, l'affondamento fu causato da un incendio (doloso o casuale) scoppiato in un locale interno. Come del resto l'autorità del tempo asserirono...

 

In effetti, l'affondamento del Paganini non risulterebbe essere avvenuto a causa dell'azione di un battello britannico o alleato. L'esperto britannico D. Swetnam di Portsmouth (basandosi su documentazione conservata al Royal Navy Submarine Museum di Gosport) qualche anno fa ha compilato una lista di tutti gli affondamenti e gli attacchi effettuati da battelli inglesi e alleati nel mediterraneo tra il 10-6-1940 e l'8-9-1943 da cui non risulta che - al momento dell'affondamento del Paganini - operassero in zona sommergibili inglesi o di altre nazioni in guerra con l'Italia.

Mi riprometto, comunque, di approfondire appena possibile la questione con opportune ricerche presso il Royal Navy Submarine Museum di Gosport o i National Archives (ex PRO - Public Record Office).

Sarebbe interessante conoscere - se vengono citate - quali sono le fonti inglesi consultate dall'autore del volume, onde poter effettuare una ricerca incrociata e comparata.

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Come promesso ecco la foto che mi ha regalato un reduce. La nave è in procinto di affondamento, ma sinceramente il mare non mi sembra così mosso come invece riportato nel libro di Finzi.

 

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Sono d'accordo con il com.te Alagi. Un solo battello della Royal Navy o alleato ha operato nell'Adriatico in quel periodo, il RORQUAL, Lt. Cdr. R.H. Dewhurst, partito da Malta il 10 giugno 1940, che ha posato il 14 giugno uno sbarramento di 50 mine "nei paraggi di Brindisi".

Su queste mine si sono perduti il 26 giugno vicino a Torre Preposti (secondo Rohwer) o al largo di Mattinata, golfo di Manfredonia (secondo il "Navi Mercantili Perdute") la Mn da carico LOASSO, 5968 tsl del 1921 della SA di Nav. Polena, in rotta da Venezia a Bari con un carico di carbone, e il 25 settembre vicino al capo di Torre Cavallo (USMM) o di fronte a Brindisi (Rohwer) il Pfo RINA CROCE ex APUANIA, 569 tsl del 1889, armatore Italo Croce, requisita dalla Regia Marina come F.34 per il pilotaggio foraneo, in rotta da Augusta a Brindisi.

Il giorno successivo alla posa delle mine, 15 giugno, il RORQUAL riferisce di aver attaccato senza successo un sommergibile italiano nel canale d'Otranto. Nient'altro, e in particolare nulla di fronte a Durazzo o comunque sul litorale albanese.

Com'è noto, secondo il "Navi Mercantili Perdute" sul PAGANINI della Tirrenia, 2427 tsl del 1928, in convoglio per Durazzo, si manifesta alle 06.50 del 28 giugno un incendio in sala macchine e alla 11.00 un'esplosione che ne provoca l'affondamento.

 

Fonti: "Allied Submarine Attacks of World War Two - European Theatre of Operations, 1939-1945" di Juergen Rohwer, Greenhill Books, London, 1997 (ma anche "Chronology of the War at Sea 1939-1945- The Naval History of the Second World War", Chatham, 2005)

Uff. Storico della M.M. , "Navi Mercantili Perdute", ultima ediz. 1997

Modificato da de domenico
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Grazie com.te De Domenico per queste precisazioni (che non avevo avuto tempo di ricercare), le quali confermano l'inesattezza di quanto scritto nel libro di Finzi.

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  • 2 years later...

Gent.mi,

Vi segnalo che grazie alla preziosa documentazione rinvenuta presso l'Ufficio Storico della Marina Militare ed ad alcune precisazioni di Com/ti di questo meraviglioso Gruppo, è stato possibile ricostruire gli ultimi istanti dell'affondamento della Motonave Paganini il 28 giugno 1940 a poche miglia dal porto di Durazzo, descritti oggi sul numero di dicembre di MondoSommerso.

 

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INCENDIO A BORDO DELLA PAGANINI

 

Partita da Bari con oltre mille soldati italiani a bordo, la motonave Paganini affondò davanti alle coste albanesi la mattina del 28 giugno 1940, nella fase preparatoria alla guerra contro la Grecia. Vani furono i tentativi di domare l’incendio e portarla in salvo nel porto di Durazzo. Dopo settant’anni un team di subacquei ha esplorato ed identificato il suo relitto che giace su un fondale di 40 metri.

 

di Cesare Balzi, foto di Mauro Pazzi

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