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Sommergibili Italiani Dal Secondo Dopoguerra Ad Oggi


BUFFOLUTO

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Caro Marcello,

 

a me risulta che l'aspetto esterno dei "Fleet Snorkels" come TORRICELLI, CAPPELLINI e MOROSINI differiva da quello dei Guppies come TAZZOLI e DA VINCI non solo per la forma del tagliamare (rimasta tradizionale nel Fleet Snorkels e invece arrotondata nei Guppies) ma anche per quella della vela, più "aerodinamica" (streamlined) nei Guppies, mentre negli altri ci si era limitati ad applicare un rivestimento esterno (fairwater) alla originale conning tower e alla camicie dei periscopi, antenne radar ecc.

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Intervengo pe complimentarmi per lo sviluppo che sta assumendo anche questo interessantissimo topic: complimenti al com.te Buffoluto e a tutti coloro che sono intervenuti successivamente! :s20: :s20:

Appena possibile, inserirò qualche foto anch'io tratta dalla mia collezione. :s02:

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(segue BARB/3)

 

L’ottava missione di guerra del BARB con il nuovo comandante Fluckey, iniziata il 20 maggio 1944, si svolge in un nuovo teatro di guerra, le isole Curili, il mare di Okhotsk e la costa nord dell’isola di Hokkaido. Il cambio di mano e di fortuna del battello si manifestano sin da subito, anche se lo stesso non vale davvero per i due compagni di cordata, lo HERRING, salpato il giorno dopo anche lui per la sua ottava missione (su cui vedi più oltre) e il GOLET (perduto con l'intero equipaggio di 82 componenti appena alla sua seconda missione, su un campo minato a est di Hokkaido dopo il 4 giugno o più probabilmente ivi affondato da forze navali giapponesi il 14 giugno 1944).

 

Il 31 maggio 1944 BARB e HERRING operano insieme nel mare di Okhotsk a 150 miglia a ovest dell’isola di Matsuwa. Entrambi attaccano il convoglio giapponese NE (tre mercantili con una fregata di scorta) proveniente da Matsuwa stessa e diretto alla metropoli, e il BARB affonda con tre siluri la nave trasporto requisita dalla marina militare KOTO MARU, 1053 tsl, armatore Sanko Kisen di Amagasaki, costruita nel 1939 dal cantiere Nakata di Osaka, raccogliendo un prigioniero; e ancora con tre siluri la nave da carico noleggiata dall’esercito giapponese MADRAS MARU (con 109 soldati a bordo), operante sotto la gestione della (OSK) Osaka Shosen Kaisha di Osaka (armatore Nanyo Kaiun KK di Tokyo), 3802 tsl e 6165 tpl, completata nel marzo 1919 da Mitsubishi a Nagasaki. Entrambi gli affondamenti (due navi su tre del convoglio) avvengono a sud-ovest nell’isola di Matsuwa nell’arcipelago delle Curili.

 

HERRING per parte sua affonda la nave scorta dello stesso convoglio (la fregata ISHIGAKI), e il giorno successivo (1° giugno) cola a picco due ulteriori navi da trasporto (HIBURI MARU e IWAKI MARU), rimaste senza scorta e andate all'ancora a Matsuwa perché il loro vecchio ct. di scorta NAMIKAZE era andato al soccorso del convoglio attaccato, ma viene poi affondato esso stesso (senza sopravvissuti tra gli 83 componenti l'equipaggio) dalle batterie costiere giapponesi piazzate sulla punta Tagan sempre sull’isola di Matsuwa, evento di per sé abbastanza insolito. Come si ricorderà HERRING era stato compagno di cordata del BARB già durante le prime missioni nell’Oceano Atlantico.

 

Dopo un attacco fallito del 2 giugno, BARB si dirige nelle Curili settentrionali, dove l’11 giugno prima affonda a cannonate due trawlers giapponesi di 100 tonnellate, di cui uno armato, a est dell’isola di Karafuto (Sakhalin meridionale), quindi attacca due grandi navi da pesca oceaniche che vengono entrambe affondate con numerosi siluri. Si tratta di CHIHAYA MARU, 1160/1161 tsl e 2738 tpl, con 173 soldati a bordo, armatore Chitose Kisen KK, costruito nel 1918 dal cantiere omonimo Chitose Kisen di Osaka, e di TOTEN MARU, 3802 o 3823 tsl, nave fattoria per la pesca dei granchi, con 200 soldati a bordo, un vecchio cargo inglese costruito nel maggio 1900 da Sunderland S.B. Co. per la Anglo-American Oil Co. Ltd con il nome HUDSON, poi divenuto nel 1912 HUDSON MARU per l’armatore K. Fujioka, nel 1930 NAGATO MARU per Hayashikane Shoten e nel 1934 TOTEN MARU per l’armatore Nippon Godo Kisen. Entrambe provenienti da Paramushiro e dirette senza scorta alla metropoli cariche di pesce.

 

Il 13 giugno con gli ultimi due siluri BARB affonda sempre nel mare di Okhotsk non lontano dalla Kamchatka la nave trasporto con prua rompighiaccio TAKASHIMA MARU, operante sotto il controllo dell’esercito giapponese, salpata da Kataoka (Paramushiro) con a bordo 600 soldati diretti nelle Filippine, 5633 o 5634 tsl, della (NYK) Nippon Yusen Kaisha di Tokyo, completata nel luglio 1942 da Mitsubishi a Yokohama, riuscendo quindi a sfuggire alla reazione del cacciatorpediniere di scorta HATSUHARU. Quando conclude la sua missione a Midway il 5 luglio, BARB ha a suo credito 5 navi affondate per 15471 o 15472 tonnellate di stazza lorda. Su 52 giorni di missione, ne ha passati 51 in superficie e solo uno in immersione (il che fa parte della tipica tecnica di attacco di Fluckey, che privilegia la ricerca di bersagli in un arco di mare il più ampio possibile).

 

La nona missione di guerra del battello ha inizio sempre a Midway il 4 agosto 1944, e si svolge nel mar cinese meridionale al largo di Formosa. Anche questa volta la missione, sul modello della Kriegsmarine, coinvolge un “branco di lupi” di tre battelli, BARB (con a bordo anche il capt. Edwin Swinburne, "commodoro" del gruppo d'attacco), QUEENFISH (alla sua prima missione come battello) e TUNNY, per operare sulla rotta Manila-Hong Kong. Poi a questo primo “branco di lupi” se ne unisce un secondo composto da GROWLER (SO), SEALION (ii) e PAMPANITO. Il 31 agosto i due gruppi attaccano nello stretto di Luzon il grosso convoglio MI-15 (9 o 10 mercantili, 5 navi scorta) diretto a Manila. BARB affonda prima il dragamine ausiliario No.20/HINODE MARU di 281 tsl del 1930, un trawler - o meglio, a giudicare dall'aspetto, un whaler o baleniera - e poi la nave da carico OKUNI MARU di 5633 tsl (costruita nel 1936, armatore e cantiere di costruzione non individuati). Nell’attacco viene danneggiata anche la nave cisterna RIKKO MARU, la cui attribuzione tuttavia è contestata tra BARB, GROWLER e SEALION (ii).

 

La motocisterna RIKKO MARU, vuota, operante sotto il controllo dell’esercito giapponese, 9181 o 9182 tsl e 13710 tpl, armatore Nippon Sekiyu KK (Japan Oil Co.) era la ex cisterna inglese CORABANK, completata nell’agosto 1932 da Workman & Clark di Belfast per la Bank Line e passata sotto bandiera giapponese nel 1937. Dopo il siluramento si rifugia a Takao (punta sud di Formosa), ma qui subisce solo riparazioni provvisorie, poi viene inviata al cantiere di Keelung (nord di Formosa), ma non ce la fa a portare a termine il viaggio (la falla si riapre) e il comandante è costretto a portarla all'incaglio appena fuori di quel porto. Il 6 marzo 1945 ogni ulteriore tentativo di salvataggio viene abbandonato (perdita attribuita anche a sinistro marittimo).

 

Il “branco di lupi” del BARB viene sottoposto ad attacchi aerei il giorno successivo. Il TUNNY, danneggiato, è costretto a porre fine alla missione il 2 settembre, mentre il BARB riporta solo danni minori da una bomba d'aereo esplosa in prossimità. Dopo aver affondato a cannonate un picket boat a 4 alberi di 100 tonnellate il 4 settembre, BARB attacca senza successo una nave scorta il 9 successivo. Il 14 settembre, BARB e QUEENFISH sono protagonisti di un nuovo attacco a vuoto contro due navi scorta.

Il 16 settembre ricevono la richiesta urgente di unirsi alla ricerca dei sopravvissuti della nave passeggeri/mista RAKUYO MARU, di 9419 tsl, completata nel maggio 1921 da Mitsubishi a Nagasaki per la Toyo Kisen (nell'anteguerra addetta al trasporto di emigranti giapponesi verso l'America Latina), affondata con due siluri dal SEALION (ii) il 12 settembre a est dell’isola di Hainan, nave che trasportava, insieme ad un carico militare (gomma, stagno, copra, rottame di ferro), 1318 prigionieri di guerra alleati (599 britannici, 716 australiani di HMAS PERTH e un pilota americano) e centinaia di feriti giapponesi provenienti da Singapore. Dei prigionieri, 127 erano stati salvati dallo stesso SEALION (ii) (54) e dal PAMPANITO (73) il 15 settembre (che avevano così raggiunto il massimo della loro capienza). Altri 900 prigionieri britannici più altri feriti e malati giapponesi erano imbarcati (unitamente a un carico militare di gomma) sul KACHIDOKI MARU, ex KAKKO MARU (?), l'ex piroscafo passeggeri americano PRESIDENT HARRISON, della American President Lines, ex WOLVERINE STATE per l'USSB (una nave del tipo '502' quanti erano i piedi della sua lunghezza), 10533 tsl, completata nel gennaio 1921 da New York SB di Camden, N.J., catturata dai giapponesi sull'isola Shai Wa Shan (Mar Giallo), dove era stata portato ad arenarsi l'8 dicembre 1941 per sfuggire alla cattura mentre era in rotta (da Manila) per evacuare i marines americani dalla zona di Pechino-Tientsin. La nave era stata recuperata nel febbraio 1942, portata in bacino a Shanghai e in seguito rimessa in servizio dai giapponesi. KACHIDOKI MARU viene affondato con un solo siluro dal PAMPANITO sempre il 12 settembre, facendo parte dello stesso convoglio con provenienza da Singapore (5/6 mercantili e 3/4 navi scorta), transitato attraverso le isole Paracel (di fronte a Luzon) e diretto allo stretto di Formosa. Su 900 prigionieri a bordo, 520 vengono salvati da due fregate ed un trawler giapponesi e portati a Hainan.

 

Sul loro tragitto verso l'area dove si trovavano i naufraghi BARB e QUEENFISH incontrano un grosso convoglio giapponese, HI-74, di 6 navi cisterna cariche, una portaerei e 6 navi scorta, proveniente da Seletar (Singapore) e diretto a Moji. BARB lancia una salva di sei siluri contro due bersagli contemporaneamente, nel momento in cui le due navi si sovrappongono nel mirino. Tre siluri colpiscono e affondano la grande portaerei di scorta UNYO di 17.830 tonn. di dislocamento (20.000 a pieno carico), con a bordo 12 aerei propri più 36 velivoli dell'esercito che venivano riportati in madrepatria per riparazioni. Si trattava della ex nave passeggeri YAWATA MARU, completata il 31 luglio 1940 per la Nippon Yusen KK di Tokyo (Japan Mail SS Co.) dal cantiere Mitsubishi di Nagasaki, originariamente di 17.128 tsl, adattata nel novembre 1941 come trasporto truppe per la marina giapponese e trasformata dal gennaio al 31 maggio 1942 dal cantiere di Kure come portaerei ausiliaria (in realtà utilizzata sopratutto come trasporto aerei in quanto priva di cavi di arresto e di catapulte, come le gemelle TAIYO - il prototipo, completato nel settembre 1941 - e CHUYO). La sfortunata UNYO ha trascorso tutta la sua carriera tra un siluramento e l'altro: colpita da STEELHEAD il 10.7.1943 a nord-est di Truk, mancata da SKATE il 30.11.1943 ancora a est di Truk, sfugge il 4 dicembre 1943 all'attacco di SAILFISH che affonda la gemella CHUYO (con a bordo metà dell'equipaggio del sommergibile SCULPIN perduto vicino a Truk poche settimane prima, di cui uno solo si salva), è colpita da HADDOCK (con ben tre siluri!) il 19.1.1944 a est di Guam, aveva da poco finito le riparazioni quando viene affondata dal BARB., con oltre 200 morti tra equipaggio e altri militari imbarcati.

 

Oltre a questo bersaglio particolarmente pregiato, anche una grande nave cisterna viene colpita da due siluri e affondata con l'intero equipaggio. Si tratta della cisterna requisita AZUSA MARU, a pieno carico, 10.022 oppure 11.177 tsl e 15.600 tpl, nuova di zecca perché completata appena nel marzo 1944 dal cantiere Kawasaki di Kobe per l’armatore Ishihara Kisen KK di Tokyo. Tutto ciò accade nel mar cinese meridionale a 220 miglia nautiche a sud-est di Hong Kong.

 

Nei due giorni successivi, i due battelli raggiungono l’area di ricerca (300 miglia a ovest di Capo Bojeador a Luzon) e riescono a salvare ulteriori 32 sopravvissuti britannici e australiani del RAKUYO MARU (di cui 14 da parte del BARB). In totale, su 1318/1325 prigionieri alleati a bordo del RAKUYO MARU meno di 300 sopravvivono all'affondamento: 159 salvati dai quattro sommergibili americani e 136 recuperati da unità di scorta nipponiche.

 

BARB rientra a Saipan (Marianne) il 25 settembre, affiancandosi alla nave appoggio FULTON, poi il giorno successivo va a Majuro (isole Marshall), dove giunge il 3 ottobre per un breve periodo di raddobbo a fianco della nave appoggio HOWARD W. GILMORE. Il risultato (eccezionale) della nona missione di USS BARB è di tre navi affondate per 15.936 tonnellate di stazza più la portaerei UNYO.

 

 

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n.d.r. Il libro di Fluckey dichiara che questa foto rappresenta la portaerei UNYO. La stessa foto sul libro di Mark Stille della Osprey Publishing (vedi post successivo) viene invece attribuita alla gemella TAIYO.

 

Fonte:

"Thunder Below! The USS BARB Revolutionizes Submarine Warfare in World War II", Eugene B. Fluckey, University of Illinois Press, 1992

 

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Fonte:

"The 'Stately President' Liners. American Passenger Liners of the Interwar years part I. The '502's", Mark H. Goldberg, North American Maritime Books, 1996

 

Fonte:

"The Galloping Ghost. The Extraordinary Life of Submarine Legend Eugene Fluckey", Carl LaVO, Naval Institute Press, 2007

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Fonte:

"Imperial Japanese Navy Aircraft Carriers 1921-45", Mark Stille, Osprey Publishing, 2005

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"The Imperial Japanese Navy", Anthony J. Watts e Brian G. Gordon, Macdonald, 1971

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"The World's Merchant Fleets 1939", Roger W. Jordan, Chatham Publishing, 1999

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A 1943 Watercolor by the artist Dwight Clark Shepler entitled "Jerry Hunters, Rosneath, Scotland." portrays the stern view of the sub tender Beaver (AS-5) and 3 of the 6 subs of Sub Squadron 50:

Barb (SS-220),

Blackfish (SS-221),

Herring (SS-233),

Shad (SS-235),

Gunnel (SS-253), and

Gurnard (SS-254).

Painting #87 / 88-199-CK.

Courtesy of the USNHC

 

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"Bone in teeth, a Jap DD pursues Barb (SS-220) whose periscope is seen going under on the get-away. The submarine, commanded by Eugene B. Fluckey, has just torpedoed a tanker and the escort carrier Unyo on the 15th of September, 1944."

Drawing by Lt. Cmdr. Fred Freemen, courtesy of Theodore Roscoe, from his book "U.S. Submarine Operations of WW II", published by USNI.

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Broadside view of the Barb (SS-220) after modifications at Mare Island, CA., 29 January 1944. She was in overhaul at the shipyard from 9 Dec. 1943 until 30 Jan 1944.

USN photo # 716-44, courtesy of ussubvetsofworldwarii.org.

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Stern view of the Barb (SS-220) off Mare Island on 29 Jan 1944.

USN photo # 714-44, courtesy of Darryl Baker.

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Bow on view of the Barb (SS-220) off Mare Island on 29 Jan 1944.

USN photo # 718-44, courtesy of Darryl Baker.

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Two of the 6 subs from Sub Squadron 50:

Barb (SS-220),

Blackfish (SS-221),

Herring (SS-233),

Shad (SS-235),

Gunnel (SS-253), and

Gurnard (SS-254) tied up at Rosneath, Scotland, circa 7 December 1942. The sub tender Beaver (AS-5) is in the background.

USN photo courtesy of jmlavelle.com.

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ndr ho ripetuto questa immagine perché di qualità migliore della precedente

 

Fonte:

http://www.navsource.org/archives/08/08220.htm

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Barb (SS-220) is shown here rescuing British and Australian survivors of Japanese prison ship Rakuyo Maru , torpedoed by Sealion (SS-315). Rescue was by Sealion, Growler (SS-215) & Queenfish (SS-393).

Courtesy of Theodore Roscoe, from his book "U.S. Submarine Operations of WW II", published by USNI.

 

n.d.r. Osservo che la stessa foto viene pubblicata anche da "The Official Chronology of the U.S. Navy in World War II", di Robert J. Cressman, ma nella didascalia si dichiara che la foto rappresenta SEALION e non BARB.

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Stern view of the Barb (SS-220), probably during her sea trials, April - June 1942.

US Navy photo courtesy of subnet.com.

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Fonte:

"Thunder Below! The USS BARB Revolutionizes Submarine Warfare in World War II", Eugene B. Fluckey, University of Illinois Press, 1992

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Il 27.10.1944 il BARB, sempre sotto il comando di Eugene B. Fluckey, che a questo punto è stato promosso commander in riconoscimento dei suoi successi, lascia Majuro per la decima missione di guerra, stavolta nel mar cinese orientale al largo di Kyushu, facendo parte di un gruppo di attacco insieme a QUEENFISH, nave del SO, un battello della classe BALAO con lo "scafo spesso" e quindi capace di operare fino a 438 piedi (145 m) di profondità contro i 312 piedi (103 m) del BARB, uno "scafo sottile", e PICUDA.

 

Già il 10 novembre trova un grosso e importante bersaglio: il trasporto truppe GOKOKU MARU. Si tratta di una ex motonave passeggeri impostata dal cantiere Mitsui S.B. di Tamano con il nome originario KOKOKU MARU, una di tre grandi navi passeggeri progettate per le linee Giappone-Africa dell’armatore Osaka Shosen KK (OSK) di Osaka, ma completata nell’agosto/ottobre 1942 con il nuovo nome GOKOKU MARU direttamente come incrociatore ausiliario (armed merchant cruiser No.11), con un armamento di due cannoni da 120 o 140 mm, due o quattro da 76 mm, tre da 25 mm binati e due complessi lanciasiluri pure binati, 2 idrovolanti imbarcati, come le due gemelle AIKOKU MARU e HOKOKU MARU. La stazza lorda era di 10.438 tonnellate, la portata lorda di 9.600, la velocità di 20.6 nodi. Era salpato da Kirun vicino a Taipeh, Formosa, e diretto a Kure.

 

Dopo aver operato come incrociatore ausiliario nell’Oceano Indiano nell’ottobre-novembre 1942, la nave è attiva come trasporto da sbarco in Nuova Guinea nel dicembre 1942 (colpita e danneggiata da B17 durante lo sbarco a Madang il 18.12.1942) e gennaio 1943, e dal marzo 1943 trasferisce reparti di truppe dalla Corea e dalla Cina in Nuova Guinea e in Indonesia. Nell’ottobre 1943 viene ufficialmente riclassificata come trasporto truppe della marina. Il 22 dicembre 1943 viene colpita con un siluro dal GURNARD (ex collega di BARB in Oceano Atlantico) nelle acque del Giappone. Dopo un viaggio per portare truppe dalla Cina a Rabaul, il 20 settembre (o 20 ottobre) 1944, mentre faceva parte di un convoglio dall’isola di Hainan a Moji (nel Mare Interno giapponese), viene colpita nello stretto di Formosa da B25 americani provenienti da una base nell'entroterra cinese e il suo asse portaelica di sinistra viene messo fuori uso. La nave viene temporaneamente riparata a Kirun/Keelung/Kiryu (nord di Formosa), ma il comandante opta per andare a Kure per le riparazioni definitive, con a bordo oltre 400 passeggeri militari e 900 tonnellate di carico. La sua velocità di crociera non supera gli 11/12 nodi. Per colmo di sfortuna, il cacciatorpediniere di scorta HIBIKI, proveniente da Baku (isole Pescadores) e diretto per riparazioni a Kirun, lascia solo il GOKOKU MARU a causa di un’epidemia di dissenteria a bordo che lo costringe ad andare di corsa a Sasebo, venendo sostituito dalle corvette Kaibokan CD 87 e 168 che tuttavia vengono lasciate indietro a causa del mare grosso.

 

E’ in queste condizioni che il BARB lo trova il 10 novembre 1944 a 7 miglia da Koshiki Jima, a est dell’isola di Kyushu, mentre fa rotta per Sasebo. Due siluri colpiscono la sala macchine, poi un terzo completa l’opera. La nave cola a picco con 326 perdite umane, di cui 109 componenti dell’equipaggio.

 

Il 12 novembre il nostro sommergibile, in posizione al largo della Corea in servizio di salvataggio per gli equipaggi dei B29 americani in missione (dalla Cina) su Kyushu, trova un grosso convoglio di 12 o 13 mercantili e 6 navi scorta, il MO-MA07 (Moji-Manila), e lo attacca insieme al PETO (battello facente parte di altro gruppo d'attacco) e al QUEENFISH. Il BARB affonda con uno di due siluri una nave da carico noleggiata dall’esercito, la NARUO MARU, 4.823 tsl, 7.971 tpl, armatore Yamashita Kisen. Si tratta di un cargo completato nell’agosto 1920 dal cantiere americano Todd di Tacoma su ordine dello United States Shipping Board, ordinato con il nome di PARMA ma completato come RED HOOK per la Todd DD & CC. Nel 1922 diviene COMMERCIAL TRAVELER per la Moore McCormack fino al 1929; nel 1930 NELSON TRAVELER per C. Nelson Co. e nel 1936 POINT ESTERO per la Gulf Pacific Line del gruppo Swayne & Hoyt Ltd. Nel 1939 cambia il nome in ESTERO, probabilmente sotto una nuova bandiera (panamense?). E nel 1941 viene probabilmente confiscato dai giapponesi e diviene NARUO MARU.

 

Al tempo stesso BARB danneggia con due siluri la nave da carico GOKUYO MARU, che verrà affondata il 14 novembre dallo SPADEFISH (battello alla guida del gruppo d'attacco con PETO e SUNFISH) mentre era a rimorchio dell'altro cargo del convoglio JINYO MARU. GOKUYO MARU era una nave di 5.396 tsl e 6.500 tpl, completata nel dicembre 1943 dal cantiere Nippon Kokan di Tsurumi per l’armatore Toyo Kisen KK di Tokyo.

 

BARB rivendica ancora due cargo da 4.000 tonnellate affondati, e uno da 7.500 e uno da 2.000 tonnellate danneggiati, ma queste rivendicazioni non trovano conferma. Il 14 novembre, dopo aver cercato invano l'equipaggio di un B29 caduto in mare, affonda a cannonate tre schooners (motovelieri) per un totale di 900 tonnellate vicino al faro di Kanjo Gan. Il 15 novembre lancia 5 siluri contro una portaerei (SHINYO) e rivendica un colpo a segno, ma in realtà npn c'è alcuna conferma. In ogni caso, la SHINYO (danneggiata o meno che fosse) verrà affondata il 17 novembre dallo SPADEFISH dell'altro gruppo d'attacco.

 

La decima missione finisce a Midway il 25 novembre, con un bilancio di due navi affondate per 15.261 tonnellate più una danneggiata per 5.396, più tre motovelieri.

 

 

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Fonte:

"The Story of Mitsui and O.S.K. Liners lost during the Pacific War. Japanese Merchant Ships at War", Hisashi Noma, 2002

 

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Fonte:

"Thunder Below! The USS BARB Revolutionizes Submarine Warfare in World War II", Eugene B. Fluckey, University of Illinois Press, 1992

 

ndr - Nel libro di Hisashi Noma si dice che GOKOKU MARU venne completata con un solo paio di kingposts (uno per stiva) anziché le due paia previste, e che quindi il suo aspetto differiva da quello delle due unità sorelle. Se questo è vero, la foto del libro di Fluckey rappresenta una delle gemelle e non il GOKOKU.

 

Fonte:

"The Imperial Japanese Navy", A.J. Watts e B. G. Gordon, Macdonald, 1971

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Mi è arrivato ieri (grazie ad Amazon.co.uk) il libro del contrammiraglio Eugene B. Fluckey USN (Ret.), "Thunder Below! The USS Barb revolutionizes Submarine Warfare in World War II", U. of Illinois Press, 1992. Ci sono un sacco di immagini (e notizie) aggiuntive delle navi giapponesi affondate dal BARB che francamente non ero riuscito a trovare altrove. Lunedì consegno la merce (deliver the goods), anche se sono in grande ritardo rispetto a Buffoluto. Non è colpa mia se la storia del BARB merita volumi: il libro di cui parlo è di 448 pagine.

 

Cito testualmente dalle pagg. 421-423: "Her rest ended in 1951 when she was modernized, streamlined, and had a snorkel added. Prettied up, the BARB was given to the Italian Navy in 1953. They rechristened her ENRIQUE TAZZOLI (Fluckey ha servito a lungo nella NATO in Portogallo...). She served them faithfully until finally sold for a measly $100,000 for scrap in 1972 at the ripe old age of 30. Had we known, we would have bought her and brought her home to rest as a museum."

Modificato da de domenico
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Ho integrato e arricchito sia il contenuto testuale che, sopratutto, le immagini di tutti i miei post sulla carriera di USS BARB attingendo alle due monografie "Thunder Below! The USS BARB Revolutionizes Submarine Warfare in World War II", Eugene B. Fluckey, University of Illinois Press, 1992, e "The Galloping Ghost. The Extraordinary Life of Submarine Legend Eugene Fluckey" di Carl LaVO, Naval Institute Press, 2007. Mi pare che adesso il risultato sia decisamente all'altezza (me lo dico da solo).

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Grazie per le nuove belle foto dei nostri grandi "americani". Certo che sarebbe interessante avere qualche racconto di quella epopea magari delle lunghe traversate oceaniche.

P.S. è è piacere anche rivedere le vecchie motocannoniere convertibili.

Modificato da Charlie Bravo
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Grazie per le nuove belle foto dei nostri grandi "americani". Certo che sarebbe interessante avere qualche racconto di quella epopea magari delle lunghe traversate oceaniche.

hai gia guardato sul forum di Uccio, vero?

quando prendemmo il Torricelli alle Hawaii

 

quando prendemmo il Romei a philadelphia

 

è suo Papà, nonchè persona che è ancora nel cuore di tutti i sommergibilisti, che racconta in prima persona le esperienze

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“Alfredo Cappellini” 507

 

ex SS 336 “Capitaine”

 

 

 

 

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PER APPROFONDIRE

http://www.navsource.org/archives/08/08336.htm

 

Caro Marcello,

 

I cannoni in torretta del CAPITAINE a fine guerra sono due Bofors 40/56 mm antiaerei e non due da 3 in. (non c'erano mai 2x5 in./25 cal. e addirittura 2x3 in./50 cal.).

Comunque, complimenti per le foto ...

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caro De Domenico ti ringrazio per la precisazione dei cannoni da 40/56

del Capitaine; del resto la situazione dei cannoni adottati dalla classe Balao

è un pò confusa e non ho trovato fonti chiarificatrici; su questo argomento

vorrei tornarci perché ho selezionato alcune foto da proporre.

Se mi citi la tua fonte posso apportare una modifica alla fotografia e riproporla.

saluti

Buffoluto/Marcello

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una piccola curiosita a proposito dei cannoni e, per essere piu precisi, di quello del cappellini. la sua posizione, quando arrivo in Italia, era a poppa della vela.

 

quando negli anni 70 girarono "commissione speciale d'inchiesta smg 507" il cannone (che nel frattempo era gia stato smontato) fu rimontato a prora della vela per dare una maggiore somiglianza ai battelli della 2^GM..

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caro De Domenico ti ringrazio per la precisazione dei cannoni da 40/56

del Capitaine; del resto la situazione dei cannoni adottati dalla classe Balao

è un pò confusa e non ho trovato fonti chiarificatrici; su questo argomento

vorrei tornarci perché ho selezionato alcune foto da proporre.

Se mi citi la tua fonte posso apportare una modifica alla fotografia e riproporla.

saluti

Buffoluto/Marcello

 

Eccomi. Norman Friedman, "U.S. Submarines through 1945. An Illustrated Design History", Naval Institute Press, 1995, pagg. 218-219:

 

(si parla di tutti i battelli moderni nel Pacifico, GATO o BALAO o TENCH non fa differenza) "Il cannone da 3-in/50 non era assolutamente abbastanza potente, perciò i comandanti che lo chiedevano ottenevano 4-in/50s provenienti dai battelli classe S ritirati dal servizio di prima linea (...). Il capitano Lockwood era stato responsabile della decisione, presa anteguerra, di munire i battelli con basamenti forti abbastanza per un cannone da 5-in (...) Lo sviluppo di una versione da sottomarino del preesistente 5-in/25 venne approvato nel 1943. Pronto nell'agosto 1944, il 5-in/25 divenne il cannone standard per i sottomarini nell'ultimo periodo della guerra. Il primo a montarlo fu USS SPADEFISH (SS 411). I battelli del periodo finale della guerra avevano tipicamente due basamenti per 5-in; il cannone singolo poteva esser montato a prua o a poppa. Il primo sottomarino con due 5-in/25 (e 2 cannoni da 40 mm) fu SENNET (SS 408); la sua prima missione fu nel gennaio 1945. Poi operò in "branco di lupi" con altri due battelli armati allo stesso modo, HADDOCK (SS 231) e LEGARTO (SS 371). Ebbero un successo tale che OpNav autorizzò questo tipo di batteria per ogni battello il cui comandante lo desiderasse. A settembre 1945, la batteria raccomandata (per tutti) era due 5-in/25 (di cui uno era normalmente montato). Uno dei principali obiettivi del primo dopoguerra per le forze sottomarine era quello di comprare abbastanza cannoni da 5-in da averne due per tutti i battelli, sia attivi che di riserva".

 

"I cannoni singoli da 40-mm, provati all'inizio del 1944, ebbero un successo tale che nell'autunno 1944 OpNav ordinò che 30 battelli ne fossero muniti (...) A settembre 1945 la batteria raccomandata era composta da due 40-mm Mk 3 e quattro mitragliatrici 0.50-cal. Mk 32".

 

Ciao,

FDD

Modificato da de domenico
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Mi permetto una piccola precisazione: nel caso dei "Bofors" da 40/56 non si deve parlare di cannoni ma piuttosto di mitragliere.

La differenza non sta tanto nel calibro (esistono difatti cannoni di calibro inferiore) quanto nel sistema di caricamento che per un cannone - anche se automatico - prevede l'utilizzo di munizionamento "singolo", mentre per le mitragliere sono utilizzati nastri o "clips" (come nel caso dei 40/56) che garantiscono quindi una maggiore celerità di fuoco.

Modificato da Alagi
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in conseguenza della precisazione del comandante De Domenico, in merito al calibro

dell'armamento a.a. del sommergibile "Capitaine", ho provveduto a correggere la

didascalia della prima foto nel POST 66 di pagina 4; avevo frettolosamente attribuito un

calibro di 76/50 mm anziché quello corretto di 40/70 mm

 

Buffoluto

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Artiglieria impiegata dai sommergibili classe “Balao”

 

Tra i fattori che determinano l’autonomia di un sommergibile, il numero dei siluri imbarcati è quello che maggiormente determina la sua capacità operativa, poiché l’esaurimento della scorta imbarcata necessariamente costringe il battello al rientro alla sua base d’ impiego per un nuovo rifornimento; il massimo rendimento teorico consiste nell’affondamento di tante navi nemiche per il numero dei siluri imbarcati; alla luce di quanto esposto appare chiaro l’importanza che assume il cannone di medio calibro imbarcato su tutti i battelli, che hanno partecipato ai due conflitti mondiali; esso non solo ha compito difensivo nel caso di combattimento in emersione, ma soprattutto ha un compito offensivo, per completare il danneggiamento ed affrettare l’affondamento di navi già colpite da siluri in fase di agguato.

 

I sommergibili della classe “Balao” erano tutti in grado di imbarcare due pezzi di medio calibro, utilizzando due tipi diversi di artiglieria:

 

un cannone da 4”/50 (102/50 mm), denominato nella terminologia anglosassone “deck gun”, di calibro simile a quelli utilizzati dalla Regia Marina per i sommergibili costieri, che sviluppava una lunghezza della canna di 5,08 m

 

un cannone da 5”/25 (127/25 mm), anch’esso denominato “deck gun”, che sviluppava una lunghezza della canna di appena 3,175 m, utilizzato in numero prevalente rispetto al primo

 

Le due artiglierie avevano caratteristiche balistiche differenti, per cui è necessario fare alcune considerazioni di ordine tecnico ed operativo:

 

le parabole descritte dai proietti delle artiglierie sono denominate:

 

di primo arco, quelle determinate da un alzo che va da zero fino a 45°, limite massimo teorico che stabilisce la massima gittata;

 

di secondo arco sono tutte le parabole effettuate con un alzo superiore ai 45°, in questo settore il tiro è meno preciso, ma permette di superare eventuali ostacoli, che si frappongono tra arma e bersaglio.

 

I normali cannoni sono artiglierie, che operano solamente nel primo arco, per cui il loro tiro è teso e non è possibile colpire bersagli protetti da eventuali ostacoli.

 

A parità di calibro un’ accorciamento della lunghezza della canna determina un peggioramento della precisione nel tiro di primo arco, ma la possibilità di sfruttare anche il tiro di secondo arco; nascono così gli obici, che appartengono alla classe dei cannoni e che sono caratterizzati, a parità di calibro da una canna più corta e capacità di tiro sia di primo che di secondo arco.

 

Nel caso del pezzo da 5”/25, utilizzato dai sommergibili della classe “Balao”, si tratta sicuramente di un obice, raramente utilizzato in ambito navale, ma che in questo caso ritengo giustifichi ampiamente il suo massiccio impiego in quanto molto utile, soprattutto a distanza ravvicinata, a cannoneggiare le navi già silurate per affrettarne l’affondamento sia utilizzando il tiro teso contro le murate che quello parabolico per colpire il ponte e le sovrastrutture alte.

 

Per quanto riguarda la difesa antiaerea dei sommergibili classe “Balao” erano impiegati i seguenti calibri:

 

40 mm gun

20 mm gun

.50 cal machine gun (12,7 mm)

 

Il numero ed il calibro delle armi imbarcate variava da battello a battello; il calibro .50 era chiaramente una mitragliatrice dello stesso calibro di quelle utilizzate dai sommergibili italiani; per i calibri da 40 mm e 20 mm resta il dubbio se possano essere considerati mitragliere, in quanto la documentazione anglo sassone li cita col nome generico di “gun”; sono riuscito a raccogliere un’interessante documentazione, che potrebbe chiarire l’enigma.

 

 

 

 

Mitragliera

 

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

http://it.wikipedia.org/wiki/Mitragliera

 

Il termine "Mitragliera" indica un'arma automatica di calibro superiore a quello della "Mitragliatrice"

 

Il termine viene sempre meno usato nel lessico corrente di settore. Le mitragliere vengono infatti definite mitragliatrici pesanti o (più frequentemente) cannoni

 

I calibri delle mitragliere sono compresi tra i 20 e i 57 mm.

 

Bofors 40mm Anti-Aircraft Gun

First developed in the 1930s by Sweden's AB Bofors company, the 40mm (1.57 inch) Anti-Aircraft Gun has an effective range of 4000 yards and is rated for a maximum fire rate of 80-100 rounds per minute. Each shell weighs approx. 2 pounds, and are manually fed into the gun in clips of four rounds. (si tratta di un’ arma automatica a caricamento manuale con clips da 4 proietti e cadenza di tiro da 80 a 100 colpi al minuto)

 

La definizione riportata giustifica il fatto che il 76/62 SUPER RAPIDO con cadenza di tiro di 120 colpi al minuto è considerato cannone

 

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Modificato da BUFFOLUTO
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Artiglieria impiegata dai sommergibili classe “Balao”

 

Tra i fattori che determinano l’autonomia di un sommergibile, il numero dei siluri imbarcati è quello che maggiormente determina la sua capacità operativa, poiché l’esaurimento della scorta imbarcata necessariamente costringe il battello al rientro alla sua base d’ impiego per un nuovo rifornimento; il massimo rendimento teorico consiste nell’affondamento di tante navi nemiche per il numero dei siluri imbarcati; alla luce di quanto esposto appare chiaro l’importanza che assume il cannone di medio calibro imbarcato su tutti i battelli, che hanno partecipato ai due conflitti mondiali; esso non solo ha compito difensivo nel caso di combattimento in emersione, ma soprattutto ha un compito offensivo, per completare il danneggiamento ed affrettare l’affondamento di navi già colpite da siluri in fase di agguato.

 

I sommergibili della classe “Balao” erano tutti in grado di imbarcare due pezzi di medio calibro, utilizzando due tipi diversi di artiglieria:

 

un cannone da 4”/50 (102/50 mm), denominato nella terminologia anglosassone “deck gun”, di calibro simile a quelli utilizzati dalla Regia Marina per i sommergibili costieri, che sviluppava una lunghezza della canna di 5,08 m

 

un cannone da 5”/25 (127/25 mm), anch’esso denominato “deck gun”, che sviluppava una lunghezza della canna di appena 3,175 m, utilizzato in numero prevalente rispetto al primo

 

Le due artiglierie avevano caratteristiche balistiche differenti, per cui è necessario fare alcune considerazioni di ordine tecnico ed operativo:

 

le parabole descritte dai proietti delle artiglierie sono denominate:

 

di primo arco, quelle determinate da un alzo che va da zero fino a 45°, limite massimo teorico che stabilisce la massima gittata;

 

di secondo arco sono tutte le parabole effettuate con un alzo superiore ai 45°, in questo settore il tiro è meno preciso, ma permette di superare eventuali ostacoli, che si frappongono tra arma e bersaglio.

 

I normali cannoni sono artiglierie, che operano solamente nel primo arco, per cui il loro tiro è teso e non è possibile colpire bersagli protetti da eventuali ostacoli.

 

A parità di calibro un’ accorciamento della lunghezza della canna determina un peggioramento della precisione nel tiro di primo arco, ma la possibilità di sfruttare anche il tiro di secondo arco; nascono così gli obici, che appartengono alla classe dei cannoni e che sono caratterizzati, a parità di calibro da una canna più corta e capacità di tiro sia di primo che di secondo arco.

 

Nel caso del pezzo da 5”/25, utilizzato dai sommergibili della classe “Balao”, si tratta sicuramente di un obice, raramente utilizzato in ambito navale, ma che in questo caso ritengo giustifichi ampiamente il suo massiccio impiego in quanto molto utile, soprattutto a distanza ravvicinata, a cannoneggiare le navi già silurate per affrettarne l’affondamento sia utilizzando il tiro teso contro le murate che quello parabolico per colpire il ponte e le sovrastrutture alte.

 

Per quanto riguarda la difesa antiaerea dei sommergibili classe “Balao” erano impiegati i seguenti calibri:

 

40 mm gun

20 mm gun

.50 cal machine gun (12,7 mm)

 

Il numero ed il calibro delle armi imbarcate variava da battello a battello; il calibro .50 era chiaramente una mitragliatrice dello stesso calibro di quelle utilizzate dai sommergibili italiani; per i calibri da 40 mm e 20 mm resta il dubbio se possano essere considerati mitragliere, in quanto la documentazione anglo sassone li cita col nome generico di “gun”; sono riuscito a raccogliere un’interessante documentazione, che potrebbe chiarire l’enigma.

 

 

 

 

Mitragliera

 

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

http://it.wikipedia.org/wiki/Mitragliera

 

Il termine "Mitragliera" indica un'arma automatica di calibro superiore a qulello della "Mitragliatrice"

 

Il termine viene sempre meno usato nel lessico corrente di settore. Le mitragliere vengono infatti definite mitragliatrici pesanti o (più frequentemente) cannoni

 

I calibri delle mitragliere sono compresi tra i 20 e i 57 mm.

 

Bofors 40mm Anti-Aircraft Gun

First developed in the 1930s by Sweden's AB Bofors company, the 40mm (1.57 inch) Anti-Aircraft Gun has an effective range of 4000 yards and is rated for a maximum fire rate of 80-100 rounds per minute. Each shell weighs approx. 2 pounds, and are manually fed into the gun in clips of four rounds. (si tratta di un’ arma automatica a caricamento manuale con clips da 4 proietti e cadenza di tiro da 80 a 100 colpi al minuto)

 

La definizione riportata giustifica il fatto che il 76/62 SUPER RAPIDO con cadenza di tiro di 120 colpi al minuto è considerato cannone

 

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Caro Buffoluto,

 

Innanzitutto tieni presente che il tipo di armamento raffigurato nelle immagini (5-in./25 cal., 40 mm/56 cal.) valeva per tutti i battelli classi GATO, BALAO e TENCH e non solo per i BALAO. Ad esempio il BARB, un GATO a scafo sottile, lo imbarcherà nel 1945. Se mi decido a finire la sua storia lo vedrai (a parte che il BARB imbarcò e usò per primo i lanciarazzi).

 

Inoltre secondo me il cannone che vediamo sul CISCO è un vecchio 5-in./51 cal., gli stessi pezzi usati sui caccia "quattro pipe", ma meno adatti ai sommergibili. Nella prima parte della guerra alcuni battelli lo imbarcavano (tanto per confondere il quadro ancora un po').

Modificato da de domenico
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Caro comandante De Domenico ti ringrazio per le precisazione riguardo l’artiglieria impiegata dai sommergibili classe “Gato”, “Balao” e “Tang”; per quanto riguarda il “Cisco” il sito navsource.org riporta il seguente armamento:

 

Scusami per il ritardo nella risposta. E scusami se rispondo sul topic al tuo MP ma per qualche misterioso motivo il sistema mi impedisce di mandare MP dicendo che la mia casella inbox è piena (il che non è più vero).

 

Avevi ragione tu: ho controllato meglio. Il CISCO aveva un cannone da 4"/50 proveniente da un vecchio battello classe S. I cannoni da 5"/51 sono stati retro-fitted nel 1943-44 su SS 198-200, 203, 206, 209, più quattro battelli non identificati. Il primo, su SS 200 THRESHER, proveniva dal BONITA (SS 165). Quindi tutte armi riciclate. Posto nel topic (se il sistema me lo consentirà) un po' di foto che dimostrano le differenze tra i due pezzi.

 

Veniamo al chiarimento richiesto. 4" (o 4 in.)/50 cal. vuol dire 4 pollici/50 calibri. 5"/51 cal. significa 5 pollici/51 calibri. Il numero prima della barra (o slash) è "il calibro", cioè il diametro della canna espresso in mm o in pollici (1 inch=25,4 mm). Il numero dopo la barra sono "i calibri", cioè la lunghezza della canna espressa in calibri.

Quindi 4 x 50 = 200 pollici (inches) x 2,54 cm = 5,08 metri di lunghezza della canna.

5 x 51 = 255 inches x 2,54 cm = 6,477 metri.

 

 

Da non confondere TANG, SS 562, la versione americana primi anni '50 (molto migliorata) del Tipo XXI con TENCH, SS 417, la terza classe dei battelli USA nella 2^ G.M. dopo GATO e BALAO, con autonomia aumentata di un terzo rispetto ai BALAO (da 12.000 a 16.000 miglia nautiche a 10 nodi) grazie ad un diverso assetto dei serbatoi che consentiva un maggior carico di carburante.

 

GIANFRANCO GAZZANA PRIAROGGIA (ex SS 490 VOLADOR) e PRIMO LONGOBARDO (ex SS 524 PICKEREL) sono due TENCH convertiti prima in Guppy II e poi in Guppy III.

 

LIVIO PIOMARTA (ex SS 564 TRIGGER) e ROMEO ROMEI (ex SS 568 HARDER) sono naturalmente due TANG.

Modificato da de domenico
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Il BARB nella 2a G.M.

 

Riprendo dopo una lunga pausa la storia del BARB. Avevamo lasciato il battello a Midway alla fine della sua decima missione di guerra. BARB salpa da Midway il 19.12.1944 per l’undicesima missione, diretto allo stretto di Formosa. Fa una sosta a Guam dove trova la nave appoggio SPERRY e riprende il mare il 29 dicembre insieme a QUEENFISH e PICUDA: i tre sommergibili insieme formano il TG 17.21.

 

Il 1 gennaio BARB affonda a cannonate (aveva ancora il cannone da 4 pollici) una nave vedetta meteorologica giapponese di circa 300 tonnellate.

 

Una settimana dopo, a nord-ovest di Formosa, i tre battelli vanno all’attacco del convoglio giapponese MO-TA (Moji-Takao) 30, 8 navi mercantili e 8 navi scorta di cui 4 Kaibokan. L’8 gennaio BARB affonda ben tre navi e ne danneggia una quarta. La prima nave affondata è il grande trasporto noleggiato dall’esercito ANYO MARU, 9.256 o 9.257 tsl e 12.462 tpl, completato nel giugno 1913 dal cantiere Mitsubishi di Nagasaki per la Nippon Yusen KK. La seconda nave affondata è il cargo TATSUYO MARU (e non SHINYO MARU come riportano molte fonti), una nave da carico nuova di zecca del tipo standard A ma completata come cisterna (2AT) dal cantiere Mitsui Bussan Kaisha a Tamano, al suo viaggio inaugurale perché completata appena il 7 dicembre 1944, 6.440 tsl, armatore Tatsuuma Kisen KK. La terza nave affondata è la cisterna per carburante d’aviazione SANYO MARU (ii), anche questa nuova di zecca perché completata nel dicembre 1944 dal cantiere Asano Bussan KK per la Osaka Shosen Kaisha, del tipo Standard 2TM (nave cisterna media), 2.854 tsl.

 

La nave danneggiata è il trasporto dell’esercito MEIHO MARU, 2.857 tsl, completata nel settembre 1944 per l’armatore Meiji Kaiun KK, probabilmente anche questa una nave standard. Il giorno successivo (9 gennaio) la cisterna HIKOSHIMA MARU, sempre del tipo 2TM, costruita da Mitsubishi Kisen e completata nell’ottobre 1944, 2.854 tsl, finisce per incagliarsi, a seguito dei danni riportati da parte del BARB o comunque nella confusione generale provocata dall’attacco, nella baia di Tunghsiao a Taiwan e viene considerata perduta nelle settimane successive.

 

Il 23 gennaio 1945 il BARB viola audacemente la baia di Namkwan, sulla costa cinese a nord-est di Fuzhou, dove hanno trovato rifugio ben due convogli giapponesi, il MO-TA 32 (10 mercantili e 7 navi scorta) e il TA-MO 38 (6 mercantili e 4 navi scorta). Il BARB rivendica in questo attacco di aver affondato sicuramente tre mercantili e probabilmente un quarto e di averne danneggiati altri tre con un totale di dieci siluri, colpendo prede equivalenti a circa 30.500 tonnellate.

 

In realtà però gli archivi giapponesi confermano solo l’affondamento della nave da carico dell’esercito DAIKYO MARU del convoglio MO-TA 32, una nave standard del tipo 1K4, completata nel febbraio 1944 dal cantiere Hitachi a Innoshima per la Osaka Shosen Kaisha, che aveva a bordo 548 soldati, 8 mezzi da sbarco e 4.300 tonnellate di materiali. L’immediato affondamento della nave provoca ben 446 vittime. Secondo le fonti giapponesi il convoglio MO-TA 32 arriva a Kaohsiung dopo aver perduto solo quella nave. Non abbiamo però informazioni sulle eventuali perdite dell’altro convoglio. Il bello è che nel dopoguerra l’ammiraglio Fluckey, assolutamente convinto di aver affondato tre o quattro navi, è riuscito a convincere le autorità della Cina comunista a fargli visitare nel 1991, a bordo di una giunca, il porto di Namkwan, interrogando i testimoni locali che gli confermano le sue rivendicazioni. Nessun altro nome di nave giapponese affondata è tuttavia venuto alla luce.

 

Tutto questo perché dopo quell’azione particolarmente spericolata, il comandante Fluckey ricevette la medaglia d’onore del Congresso (la più alta onorificenza americana) e il BARB ottenne una Presidential Unit Citation. Il 29 gennaio BARB lancia gli ultimi 4 siluri rivendicando due colpi a segno su un cargo, rivendicazione mai confermata, e il 10 febbraio rientra a Midway.

 

 

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Fonti:

"Thunder Below! The USS BARB Revolutionizes Submarine Warfare in World War II", Eugene B. Fluckey, University of Illinois Press, 1992

 

"The Story of Mitsui and O.S.K. Liners lost during the Pacific War. Japanese Merchant Ships at War", Hisashi Noma, 2002

 

"Ugly Ducklings. Japan's WWII Liberty-Type Standard Ships" di S.C. Heal, Vanwell Publishing, 2003.

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  • 2 weeks later...

Classe “Toti”

 

La realizzazione dei sommergibili della classe “Toti” segna una svolta di un certo rilievo nella storia dei sommergibili italiani; prima di affrontare l’argomento è comunque necessario fare alcune considerazioni di ordine tecnico ed operativo, per poter definire il confine tra sommergibile e sottomarino; le due parole hanno significati distinti: “sommergibile” è un natante che ha possibilità di navigare anche al di sotto della superficie del mare; “sottomarino” è un battello realizzato per operare prevalentemente sott’acqua e che può anche navigare in superficie; la differenza è sostanziale e si usa il primo termine per indicare generalmente tutti i battelli a propulsione convenzionale, il secondo per quelli a propulsione nucleare.

 

Per quanto strano possa sembrare il “Delfino”, primo sommergibile italiano realizzato alla fine del XIX secolo, era stato inizialmente realizzato come sottomarino, per i seguenti motivi:

 

- era dotato di un apparato di propulsione unico, costituito da batterie di accumulatori,

 

- non aveva caratteristiche marine, tali da rendere agibile la navigazione in superficie, perché la sua forma originale era particolarmente adatta alla navigazione subacquea,

 

- c’era poca differenza tra dislocamento in superficie e quello in immersione con una riserva di spinta di circa il 10% (la riserva di spinta è costituita dalla differenza tra i dislocamenti in immersione e emersione espressa in percentuale rispetto al dislocamento in immersione)

 

Queste sono semplicemente le caratteristiche tecniche basilari per poter definire il sottomarino, tenendo conto che il limite tra le due categorie si pone in una riserva di spinta di circa il 12÷15%; quando essa supera questo limite il battello è definito sommergibile, quindi più adatto alla navigazione di superficie a condizione che lo scafo abbia conformazione marina; con una riserva di spinta al di sotto del limite il battello può essere considerato un sottomarino perché è nelle condizione di avere una migliore navigabilità in immersione, a condizione che lo scafo sia idrodinamico; il tallone di Achille del “Delfino” era l’apparato motore unico, costituito da un motore elettrico alimentato da una batteria di accumulatori, che non poteva mai fornire velocità e autonomia sufficienti tali da farlo diventare completamente operativo; si rese quindi necessaria la sua trasformazione in sommergibile con la modifica dello scafo per renderlo più idoneo alla navigazione in superficie e l’ adozione di due distinti apparati motori: uno a benzina per la navigazione in superficie, uno elettrico per la navigazione in immersione.

 

Un’ importante considerazione da mettere in rilievo è che nei riguardi della velocità massima ottenibile, a prescindere dall’ apparato motore adottato, i sommergibili raggiungono la massima velocità in emersione, i sottomarini la massima velocità in immersione.

 

La classe “Toti” fu progettata e realizzata dai C.R.D.A. di Monfalcone, le cui maestranze avevano ottenuto esperienza nella costruzione di alcuni esemplari tedeschi tipo “XXI” e “XXIII” durante il periodo 1944÷1945; oltre naturalmente all’adozione dello “schnorkel”, i battelli furono dotati di tutte le attrezzature e le apparecchiature, che l’esperienza del periodo bellico e la tecnologia postbellica avevano contribuito a migliorare.

 

Notevoli risultati si ottennero nei campi della silenziosità, della velocità in immersione, dell’ autonomia, della quota operativa; erano battelli a semplice scafo totalmente saldato, che comprendeva i tubi lanciasiluri e la garitta d’emergenza, che era inglobata nella parte anteriore della vela; lo scafo leggero racchiudeva a prora ed a poppa le casse di zavorra; l’elica a cinque pale era azionata solamente dal motore elettrico, alimentato dalle batterie in immersione e dai gruppi elettrogeni in emersione.

 

Le caratteristiche di questi piccoli battelli li metteva particolarmente in grado di essere utilizzati per la difesa della zona costiera in funzione antisommergibile, per cui furono classificati SSK (Submarine Sumarine-Killer)

 

Caratteristiche tecniche:

 

- lunghezza f.t.: 46,22 m

 

- larghezza massima: 4,75 m

 

- immersione media: 3,89 m

 

- dislocamento in superficie: 533 t

 

- dislocamento in immersione: 593 t

 

- riserva di spinta: 10% circa

 

- profondità di collaudo: 150 m (stimata)

 

- coefficiente di sicurezza: superiore a 2

 

- 2 motori Fiat (Mercedes) da 570 HP ciascuno

 

- 1 M.E.P. Siemens in servizio continuo da 900 HP

 

- 1 asse con elica a 5 pale

 

- Velocità max in superficie: 9,5 nodi

 

- Velocità massima in imm. 14 nodi

 

- Velocità con lo Schnorkel: 9 nodi circa

 

- Autonomia in superficie; 2.440 miglia a 9 nodi

 

- Autonomia in immersione: 200 miglia a 4 nodi

 

- Equipaggio: 4 ufficiali, 18 sottufficiali e comuni

 

- Armamento: 4 tubi lanciasiluri da 533 mm a prora con 8 siluri A 184

 

Armamento:

 

4 tubi lanciasiluri da 533 mm a prora

 

6 siluri Mk. 37 in seguito sostituiti con 6 siluri filoguidati A-184 Whitehead Motofides

 

Apparecchiature imbarcate:

 

- radar di navigazione e scoperta di superficie SMA 3RM20-SMG (MM/BPS-702)

 

- IFF (Identification Friend or Foe) trasponditore per il riconoscimento amico/nemico

 

- ESM (Electronic Support Mesasures) sistema per il riconoscimento di emissioni radar nemiche

 

- Sistema ecoidrofonico “IPD 64”

Enrico Toti 506

 

cantiere: C.R.D.A. Monfalcone

impostazione: 11 aprile 1965

varo: 12 marzo 1967

consegna M.M.: 22 gennaio 1968

riserva: novembre 1997

disarmo: dal 16 dicembre 1999

radiazione: 2000 (nel 2005 trasferito come cimelio al museo della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci” di Milano)

motto: “Vincere ad ogni costo”

Attilio Bagnolini 505

 

cantiere: C.R.D.A. Monfalcone

impostazione: 11 aprile 1965

varo: 26 agosto 1967 (fonte INTERCONAIR AVIAZIONE MARINA n° 41 – ottobre 1967)

consegna M.M.: 16 giugno 1968

riserva: luglio 1990

disarmo: 5 luglio 1991

radiazione: (dato non disponibile)

motto: “A montibus in imos una virtus”

Enrico Dandolo 513

 

cantiere: C.R.D.A. Monfalcone

impostazione: 11 marzo 1967

varo: 16 dicembre 1967

consegna M.M.: 29 settembre 1968

riserva: 1 ottobre 1996

disarmo: dall’ 1 luglio 1999

radiazione: dato non disponibile (custodito come cimelio presso l’ Arsenale Militare Marittimo di Venezia)

motto: “Secondo a nessuno”

Lazzaro Mocenigo 514

 

cantiere: C.R.D.A. Monfalcone

impostazione: 12 giugno 1967

varo: 20 aprile 1968

consegna M.M.: 28 dicembre 1968

riserva: 31 ottobre 1992

disarmo: 15 ottobre 1993

radiazione: dall’ 1 marzo 1996

motto: “Per aspera ad astra”

 

Fonti consultate:

Mario Cecon “L’evoluzione del sommergibile in Italia dal 2° dopoguerra – R.I.D. n° 11 - novembre 1993

Alessandro Turrini “Gli squali dell’ Adriatico” Monfalcone e i suoi sommergibili nella storia navale italiana Vittorelli Edizioni 1999

Michele Casentino “Dal trattato di pace alla legge navale” Lo sviluppo della Marina Militare dal 1945 al 1975- Supplemento alla RivistaMarittima n° 4 – aprile 1996

Stato Maggiore della Marina – Ufficio Documentazione e Attività Promozionali “Le unità della Marina Militare” ed. 1983

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qualche minima aggiunta all'eccellente lavoro di Buffoluto

 

L'esperienza del cantiere (e della Marina) non derivava solo da tednici che avevano lavorato in Germania. furono fatte sperimentazioni successive del sistema di propulsione anche in Italia, modificando prima Giada e Vortice (in maniera minimale) e successivamente modificando radicalmente il vecchio Bario nel nuovo Calvi (che aveva un impianto molto simile ai Toti). L'impianto di propulsione è pressochè uguale ai battelli 205 tedeschi, poi furono applicate diverse migliorie nlle parti piu deficitare nel corso degli anni tra cui la ventilazione delle dinamo e l'impianto idraulico dello snorkel.

 

L'armamento su cui era stato progettato il Toti era il "canguro" un siluro da 533mm che al suo interno ne stivava un leggero. lo scopo era di lanciare con buone probabilità di successo da grande distanza sui battelli nucleari sovietici nei passaggi obbligati. il progetto canguro è fallito per cui sono stat eimpiegate le armi disponibili "sul mercato" (i siluri americani) fino a metà ani 80 quando è stat aimbarcata la nuova centrale di lancio e il siluro A184

 

l'equipaggio, nell'ultima tabella approvata, era di 27 persone (di cui 4 ufficiali). ma era nato con una tabella molto minore

 

nella vela che hai disegnati riproduci la parte radiotrasmittente originale. successivamente l'antenna filare fu eliminata e installato uno "stilo" di mergenza tra le due "corna" dei gas di scarico. inoltre l'antenna 4 aveva nello "stilo" le capacità HF e nella "clessidra" le capacità UHF e IFF

 

nota di colore, quella che RID definisce passerella, nel disegno, a bordo era conosciuto come "groppone"

 

fonti: http://www.delfinidacciaio.it e quello che ancora mi ricordo...

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qualche minima aggiunta all'eccellente lavoro di Buffoluto

 

L'esperienza del cantiere (e della Marina) non derivava solo da tednici che avevano lavorato in Germania. furono fatte sperimentazioni successive del sistema di propulsione anche in Italia, modificando prima Giada e Vortice (in maniera minimale) e successivamente modificando radicalmente il vecchio Bario nel nuovo Calvi (che aveva un impianto molto simile ai Toti). L'impianto di propulsione è pressochè uguale ai battelli 205 tedeschi, poi furono applicate diverse migliorie nlle parti piu deficitare nel corso degli anni tra cui la ventilazione delle dinamo e l'impianto idraulico dello snorkel.

 

L'armamento su cui era stato progettato il Toti era il "canguro" un siluro da 533mm che al suo interno ne stivava un leggero. lo scopo era di lanciare con buone probabilità di successo da grande distanza sui battelli nucleari sovietici nei passaggi obbligati. il progetto canguro è fallito per cui sono stat eimpiegate le armi disponibili "sul mercato" (i siluri americani) fino a metà ani 80 quando è stat aimbarcata la nuova centrale di lancio e il siluro A184

 

l'equipaggio, nell'ultima tabella approvata, era di 27 persone (di cui 4 ufficiali). ma era nato con una tabella molto minore

 

nella vela che hai disegnati riproduci la parte radiotrasmittente originale. successivamente l'antenna filare fu eliminata e installato uno "stilo" di mergenza tra le due "corna" dei gas di scarico. inoltre l'antenna 4 aveva nello "stilo" le capacità HF e nella "clessidra" le capacità UHF e IFF

 

nota di colore, quella che RID definisce passerella, nel disegno, a bordo era conosciuto come "groppone"

 

fonti: http://www.delfinidacciaio.it e quello che ancora mi ricordo...

 

 

comandante Totiano

le tue precisazioni sono interessanti, soprattutto perché non erano di mia conoscenza;

il progetto "canguro" spiega anche perché inizialmente i battelli erano classificati SSK;

se possibile vorrei una cortesia: poiché ho realizzato un disegno del Toti, che desidero

inserire nel Topic e si riferisce al periodo post-ammodernamento, alla luce di quanto hai

riportato nel tuo intervento, vorrei conoscere meglio la situazione delle apparecchiature

sulla vela per aggiornare il disegno; mi potresti abbozzare le modifiche apportate sulla

vela dopo l'ammodernamento? vorrei conoscere anche il periodo in cui fu effettuato.

 

saluto e ringrazio

 

Buffoluto

Modificato da BUFFOLUTO
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le modifiche sono state effettuate nelal prima metà degli anni 80 e le foto delle modifiche le ho postate nella discussione sul modello del Mocenigo di "480" a questo link:

 

https://www.betasom.it/forum/index.php?show...c=28408&hl=

 

per i disegni del piastrone di apponaggio del DSRV puoi vedere QUI

 

per la parte antenne ho questa foto, in cui si vede gia la carenatura del nuovo radar

qusnorkel.jpg

mentre questa è la vecchia configurazione

1969napoli5.jpg

 

se però serve altro fammi un fischio!

Modificato da Totiano
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e ho scannerizzato la parte piu interessante in TIFF. purtroppo la foto comincia ad accusare gli anni...

bagnolini.tif

... ma qualche annetto siamo riuscito a toglierlo! (grazie a Photoshop...)

immagine1xrw.png

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totiequipaggioau91.jpg

comandante Totiano

le tue precisazioni e le fotografie dei sommergibili della classe “Toti”, che hai postato, insieme alle fotografie del modellino del “Mocenigo”, che il comandante 480 ha saputo, con la sua pazienza e la sua certosina pignoleria, realizzare così ottimamente, mi sono state di prezioso aiuto per modificare il disegno del sommergibile “Toti”, che vorrei collocare, con il tuo aiuto, in una data ben definita, che per ora ho stimato possa essere il 1990;

ti elenco le modifiche apportate:

- eliminazione dell’antenna filare HF

- inserimento dell’antenna orizzontale HF/VHF tra gli scarichi dei gruppi elettronici

- eliminazione del sensore passivo sulla parte posteriore della vela

- modifica della calotta di protezione del gruppo motore del radar

- cambio di posizione del distintivo ottico d’identificazione

- inserimento della “E” sulla parte anteriore della vela

- ho lasciato i corrimano a prora ed a poppa

 

possiamo datare il disegno in base a quella della foto allegata, se mi puoi aiutare

 

un’altra cosa che desidero conoscere è l’anno in cui i nominativi d’identificazione ottica

furono aboliti sui sommergibili (la mia stima è il 1991)

 

ho altre cose da chiederti prima di postare le fotografie che sto preparando, ma lo farò in un secondo momento

 

ti ringrazio per le informazione e per la tua estrema pazienza e gentilezza

 

Buffoluto

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esattamente gli anni in cui ero D.M.anzi, per essere precisi, il momento in cui passo in riserva per successivo disarmo e poi fu riacciuffato per i capelli!

La foto che hai postato la facemmo proprio al "primo disarmo"

 

passiamo alle domande, senno fisce che mi ci sciolgo sopra...

 

- eliminazione dell’antenna filare HF SI

- inserimento dell’antenna orizzontale HF/VHF tra gli scarichi dei gruppi elettroGENI SI

- eliminazione del sensore passivo sulla parte posteriore della vela SI assieme ad esse furono modificati i trasduttori del "Velox", un early warning subacqueo. da quattro sensori circolari sui quattro punti cardinali dela vela si passo ad un unico pezzo di forma poliedrica a base circa pentagonale in cima alla vela

 

- modifica della calotta di protezione del gruppo motore del radar SI

- cambio di posizione del distintivo ottico d’identificazione SI non solo di osizione ma anche di dimensioni

- inserimento della “E” sulla parte anteriore della vela NO questo non c'entra. la "E" è un riconoscimento che viene dato, di anno in anno, al battello che ha effettuato il maggior numero di ore di moto

- ho lasciato i corrimano a prora ed a poppa SI se il battello è immerso la draglia anteriore viene fissata a lato del piastrone, in modo da consentire l'appontaggio del DSRV in emergenza...

 

in questa pagina si vede abbastanza bene il vecchio velox, vedo se trovo qualcosa sul nuovo...

 

 

eccolo qui, tra il periscopio e il radar fissato in cima alla vela

radar.jpg

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comandante Totiano

grazie per la risposta, ma ho ancora alcune cose da chiarire:

- non hai indicato l'anno della fotografia, credo sia il 1991, anno in cui il Toti fu posto in riserva;

- non so cosa sia il Velox e non l'ho inserito nel disegno;

- per quanto riguarda l'antenna filare HF, da alcune foto è chiaro che termini sul timone orizzontale, non riesco a capire il metodo di fissaggio su di una parte destinara alla rotazione: nel mio disegno l'ho portata sull'asse di rotazione del timone orizzontale, ma non sono convinto perché le mie foto non chiariscono il dubbio;

- ho fotografato sia il Toti che il Mocenigo nel periodo del collaudo a Taranto nel 1967 e 1968 e non si vede la garitta di accesso a prora, sai dirmi qualcosa?

 

grazie per la tua collaborazione

Buffoluto

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L'anno è il 1991 e il periodo è l'autunno (ottobre o primi di novembre)

 

il velox è un "sonar" passivo ch rileva i rumori sui 360° non è sensibilissimo ma consente di avere una situazione immediata nelle vicinanze del battello, quindi l'arrivo di un siluro o limmissione di una boetta attiva in acqua.

Quella che segue è una foto scattata a Milazzo a Giugno del 1991 (scusatemi i ceffi sulla foto) e credo che il Velox si veda meglio, l'ho evidenziato con un cerchio rosso. Fu l'ultima navigazione del battello prima del primo disarmo e mi è particolarmente cara, al rientro donna Luisa mi avrebbe annunciato che sarei diventato papà...

 

velox.jpg

 

In testa al timone vertocale superiore c'è una specie di snodo, a cui fanno capo le draglie che collegano i 4 timoni e impediscono alla proboscide dell'A184 di finire sull'elica. sullo stesso snodo finiva la vecchia antenna

 

Mocenigo nel 1968? sei sicuro che non fosse il Bagnolini?

Comunque i primi 2 battelli sono nati senza il portello di prora (C'è un bel aneddoto di Luciano 46 sul forum, che peraltro è anche su delfini d'acciaio alla pagina degli aneddoti. sulla stessa pagina troverai anche una delle prime foto del Toti, ancora senza portello di propra o "tartaruga" http://www.delfinidacciaio.it/aneddoti.html )

 

il battello nasceva cosi perche, in quanto sottomarino, l'equipaggio raramente sarebbe salito in coperta. In realtà le semplici necessità, dall'imbarco viveri alla sostituzione di pezzi di ricambio un po piu voluminosi, consiglio di praticare quella apertura a prora. prima di essa era previsto praticare un taglio subito a prora della vela per consentre lo sbarco/imbarco delle batterie e degli apparati grossi, ovviamente solo in sede di grandi lavori.

Ti va di postare le foto? magari ci sono altri dettagli interessanti...

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Comandante Totiano

 

Le tue informazioni e le foto che hai postato mi hanno permesso di apportare ulteriori modifiche a due disegni del Toti, che ho preparato e che spero siano definitive; non appena avrò terminato con le fotografie, spero in breve tempo, organizzo un nuovo Post dedicato al Toti.

 

C’ è una cosa che mi sfugge nella storia del Toti; mi è sembrato di capire che il battello a fine 1991, fu posto in disarmo e poi rimesso in servizio; i miei appunti indicano novembre 1997 l’anno della riserva e 16 giugno 1999 la data del disarmo, mi puoi chiarire qualcosa?

 

 

 

Per quanto riguarda invece la garitta di prora, ho rivisto la mia documentazione fotografica; tutti battelli al momento del varo ne erano privi (almeno nelle foto non si vedono garitte); il Toti fu consegnato ed operò per tutto il 1968 senza la garitta e molto presumibilmente essa fu realizzata verso la fine del 1968; del Mocenigo, che fu l’ultimo sommergibile ad entrare in servizio e fu consegnato il 28 dicembre 1968, ho una documentazione fotografica del 5 novembre 1968, in cui non c’è traccia della garitta, ed un’immagine pubblicata sulla rivista “Le Marine” nel numero 1-2 gennaio-febbraio 1969, in cui si vede chiaramente che la garitta è stata realizzata (presumibilmente prima della consegna).

 

 

 

Buffoluto

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felice di essere stato utile!

se sei d'accordo si potrebbe iniziare un post come quello di S.Giorgio e S.Marco.

 

Le tue info sono giuste, quello che manca è un episodio (riportato anche in un famoso romanzo :s03: ) della vita dl mio caro battello che ho vissuto di persona.

Nel 1990 iniziò il disarmo della classe Toti per poter rifornire gli equipaggi dei nuovi S90. Come noto il primo fu il Bagnolini e a seguire (come da anzianità di servizio) il secondo avrebbe dovuto essere il Toti.

Infatti a Giugno del 1991 il caro battello fece "l'ultima" uscita in mare con le batterie ormai alla frutta facendo una brevissima crociera a Milazzo e con gia nell'aria il disarmo. con la morte nel cuore preparai la segnalazione di avaria che sanciva il fatto che l'unità non fosse piu pronta per uscire in mare...

 

a settembre il battello passò al comando del Comandante 2° Gruppo in attesa di essere passato all'ufficiale responsabile del disarmo e (se ben ricordo) il passagio in RTD avvenne a Novembre, il battello inizio a sbarcare i macchinari piu importanti. Nel frattempo il progetto degli S90 era stato bocciato e fu presa la decisione di costruire altri 2 Sauro.

Questo avrebbe comportato la necessità di avere in servizio almeno 2 Toti fino al 1996, quando i nuovi battelli sarebbero stati operativi.

 

Da li la scelta di mantenere in servizio il Toti è stata relativamente breve: il Dandolo aveva gia fatto i grandi lavori e sarebbe arrivato al 1996, il Mocenigo avrebbe iniziato i grandi lavori a fine 1992 ma la Marina avrebbe avuto un solo Toti in servizio per tutto il 1993.

Complice anche l'entusiasmo di un giovane direttore di macchina, fu fatto notare che iniziando subito i grando lavori al Toti, lo stesso sarebbe tornato operativo ai primi del 1993 consentendo di avere sempre in linea almeno 2 Toti. a febbraio arrivo il messaggio che decretava il ritorno al servizio attivo e la contestuale entrata ai grandi lavori del Toti il giorno 1° Aprile 1992 (bel pesce d'aprile, no?).

 

Non posso beneficiare della tua documentazione fotografica ma solo della parola di chie ci è stato imbarcato, mi hanno sempre detto che solo i primi 2 battelli sono nati senza garitta. aspetto le foto del varo cosi potremo commentarle insieme!

Modificato da Totiano
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difficile fare la storia con i se e con i ma....perfino chi lo fa di professione ogni tanto ci casca!

 

c'è da dire che, a causa della caduta del regime sovietico ecc.ecc.) Lo Stato Maggiore aveva gia ridotto da 16 a 12 e poi a 8 le necessità di battelli della Marina e qualcuno stava decisamente remando verso una definitiva eliminazione della componente subacque. non a caso usci in quel periodo il libro di Giorgerini "uomini sul fondo"...

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io sto letteralmente morendo....la gioventù del mio battello! :s15: :s15: :s15:

 

a suo tempo, riporto un dialogo che abbi con l'amm. Ranieri, sembra che i 205 non fossero pienamente operativi a differenza dei Toti che, per questo, ottenero il titolo di "piu piccolo sottomarino militare al mondo". Credo sia dello stesso periodo l'interessamento degli USA per questo battello, respinti forse a causa della mancata fornitura del Reattore per il Marconi o per motivi... di non proliferazione di materiale bellico.

 

Grazie Buffoluto!

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