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Un cronista di guerra......... - ultima -


De Grasse

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Continua dalla III° parte.

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Il Pier Capponi era partito da Messina alle ore 11 del giorno 31 marzo. Il semaforo di Punta Faro aveva registrato il suo passaggio. Poi non si era saputo più nulla.

Solo a guerra finita - nell'ottobre 1948 - seppi che dopo la partenza da Messina, a sud dello Stromboli, il sommergibile inglese "Rorqual", presente nella zona come ad un appuntamento, lo aveva silurato e il

"vecchio chiodo" era scomparso polverizzato dall'esplosione senza lasciare tracce ne di rottami ne di morti.

Caso o tradimento? Questo interrogativo ha tormentato per anni il mio cervello e così l'enigma del telefono: Romei mi diceva sempre che lui lo avrebbero potuto fregare solo a tradimento. Difatti ricordo che in

missione di guerra non dormiva mai e io gli domandavo spesso come facesse, a resistere. Solo in immersione pisolava un po' ma con le orecchie era sempre desto.

Ora, come abbiamo visto, a Romei hanno dato la Medaglia d'oro al Valor Militare: "per perizia e valore... Esempio di sereno ardimento, di eccezionale tempra di combattente e di elevate virtù militari". Ma chi

scrive - che la sorte o quell'imperscrutabile che regola le vicende umane, volle risparmiato - si sente maggiormente impegnato a rievocare

per gli italiani di oggi e di domani le vicende del glorioso sommergibile.

Ho compulsato quanto di fonte inglese è stato pubblicato sull'episodio trovando nel Naval Staff History voi. II, Submarines, solo queste laconiche righe: "Roqual (Comandante R. H. Dewurst) lasciò Alessandria

il 18 marzo. Imbarcò un carico di mine a Malta il 22 e furono depositate fuori Palermo il 25 e 26 dopo superato con successo lo sbarramento di Capo Bon in Sicilia". "Dopo ultimata la posa delle mine, il Rorqual silurò e affondò la cisterna italiana Ticino (1.430 ton.). Dopo causata la perdita della cisterna Verde (1.430 ton.) il 30 marzo il Rorqual silurò e danneggiò gravemente la petroliera Laura Corrado (3.675 ton.) finendola a colpi di cannone".

"Il giorno seguente il sommergibile Pier Capponi (800 ton.) pagò la sua imprudenza di navigare in superficie durante il giorno, rimanendo colpito da due siluri".

"Il Rorqual partì quindi per Malta per rifornirsi di siluri prima di far ritomo ad Alessandria".

Non pago, ho interessato l'Ammiragliato Britannico per conoscere il rapporto di missione del Comandante del Rorqual e il suo indirizzo se fosse ancora in vita per intervistarlo. Ecco intanto il testo integrale del

rapporto di missione del Comandante del Rorqual, finora inedito:

"Lunedì 31 marzo 1941

05,44 - Immersione a S.E. dello Stromboli. Proseguiamo verso lo stretto di Messina.

06,19-Rilevamento idrofonico 185. Quota periscopio, mare calmo senza traccia dì onde, luce ancora scarsa.

06,25 - Avvistata una nave che più tardi risultò essere due cacciatorpediniere del tipo "Dardo" e "Oriani" che filavano a due miglia di distanza alla velocità di circa 18 nodi. Il rilevamento idrofonico dei caccia fu udito fino alle 0700 in ottime condizioni acustiche e fino a 8 miglia di distanza.

09,09 - Avvistato aereo ghibli che è passato molto vicino.

Immersione alle ore 12.000.

13,37-Posizione 38,32, n. 15,19. E con mare quasi calmo, agli idrofoni rilevamento 140.

13,39-Avvistato un punto all'orizzonte. Più tardi venne identificato per un sommergibile italiano e iniziammo l'attacco. In base alle istruzioni contenute nel Captoun (S) l'S 23 29/29 il comandante era in dubbio se doveva procedere all'attacco avendo constatato che i caccia avvistati erano destinati a scortare le navi danneg-

giate alla battaglia di Capo Mapatan - n.d.A.) ma essendo il Rorqual giunto in ritardo in zona, non aveva altra alternativa.

Questa decisione venne confermata più tardi vedendo due caccia dirigere per occidente.

"Il sommergibile venne riconosciuto come appartenente alla classe "Calvi" e procedeva su una rotta costante di 325 passando a sud dello Stromboli.

14.02 - Lanciata una salva di 5 siluri con rotta approssimativa di 85 stimando una velocità di 13 nodi e puntando mezza lunghezza avanti. Lancio a intervalli di 5 secondi. 55 secondi dopo il sommergibile fu colpito sotto la torretta, 5 secondi più tardi fu colpito ancora nella parte posteriore provocando una violenta e

doppia esplosione che potrebbe essere stata causata da due siluri in rapida successione o dal secondo siluro provocando l'esplosione dei siluri del sommergibile colpito. La prua del sommergibile rimase in vista per pochi secondi con una inclinazione di 60

gradi in alto. Il resto del sommergibile fu disintegrato in una nube di fumo marrone. E' improbabile che ci fossero superstiti.

14.03 - Ci immergemmo per 20 minuti come precauzione contro un attacco aereo.

14,03-Un'esplosione fu dovuta a uno dei siluri alla fine della sua corsa, oppure dal sommergibile affondato.

14,23 - Quota periscopica. Niente in vista, esauriti i siluri procediamo per lasciare la zona di agguato.

17,49 - Rilevamento idrofonico 115.

17,51 -Avvistati due cacciatorpediniere identificati più tardi per i tipi "Oriani" con le lettere di identificazione GR e SN pitturate sulla prua. I caccia passarono a 4000 yards di distanza dal Rorqual seguendo la rotta di 305 ad una velocità di 20 nodi doppiando lo Stromboli sulla destra. Il rilevamento idrofonico dei caccia è durato fino alle 18,35 e cioè fin quando furono fuori vista a circa 6 miglia.

"Quando passammo lo Stromboli a 4 miglia di distanza prima di risalire in superficie, avvertimmo un violento cannoneggiamento. Tenendoci vicino all'isola avremmo avuto un ottimo rifugio in caso di incursione aerea. Emersione per il viaggio di ritorno".

* * *

II comandante del Rorqual è ancora in vita (n.r. 1977) e vive nella Nuova Zelanda. Gli ho scritto chiedendogli quanto ancora ricordava dell'episodio. Ecco la cortese risposta:

roturua (Nuova Zelanda), 5 maggio 1976

"Signor Caporilli, sono spiacente di non aver risposto prima alla sua lettera. La prego di scusarmi.

Non ho la copia del rapporto di missione che feci all'Ammiraglio sull'azione che lei mi ha accennato, ma i particolari sono ancora vivi nella mia memoria e posso chiarire più ampiamente quanto lei già sa.

Io ero in missione nello Stretto di Messina a circa dieci miglia a nord della città. Ero stato avvertito che importanti forze navali italiane erano attese in matti- nata nella zona a nord dello stretto ma nessun se-

gno di queste apparve all'orizzonte. Nel primo pomeriggio un sommergibile sbucò fuori o dal porto o dallo stretto con rotta nord. Il tempo era

bello e il mare era molto calmo quasi uno specchio rendendo l'attacco difficile.

Lanciai cinque siluri a circa novecento metri di distanza cui fecero seguito tré esplosioni. A causa delle condizioni del mare presi la speciale precauzione di evitare l'emersione per cui non mi fu possibile ve-

dere i siluri colpire il bersaglio. Ma quando risalii a quota periscopica circa un minuto più tardi, vidi soltanto una coltre di fumo. Io continuai ad avvicinarmi al luogo dell' affondamento ma non vidi alcun segno di vita.

Non posso dare maggiori particolari sull'affondamento del sommergibile perché due cacciatorpedinieri mossero contro di me per affondarmi.

Spero che ciò possa essere utile al suo lavoro e si abbia i miei migliori saluti".

R.H. Dewurst

Un oscuro presentimento.

Non posso chiudere questa mia rievocazione sugli Eroi del Pier Capponi senza un profondo fremito di commozione al ricordo di tutti i mèmbri dell'equipaggio i cui volti sono ancor oggi vivi nella mia memoria e li rivedo nel loro stesso sereno atteggiamento di trentacinque anni fa. Nel ricordo di tutti e del sacrificio che li ha accomunati voglio qui riportare la lettera che il comandante in 2° del "Capponi" Alessandro Stea, scrisse alla madre tré giorni prima della tragica fine come guidato da un oscuro ma ineluttabile presentimento.

Questa madre, come tante Mamme d'Italia il cui dolore è oggi dimenticato e vilipeso, sopraffatta dalla angoscia e dalla disperazione per la perdita di questo suo unico bene al mondo, si tolse la vita. Ritrovarono un mattino il suo cadavere nel parco del Vomere a Napoli dove

abitava: stringeva in pugno quel che restava di quel suo figlio caduto per la Patria. Cioè questa lettera che mani pietose trascrissero. Lettera che, per espresso desidero, la seguì nell'estrema dimora!

 

 

Messina, 28 Marzo 1941.

Mia cara Mamma,

sono passati 14 giorni da S. Matìlde, ma gli auguri non tè li faccio che oggi. È l'una e 30 del 28, un'ora senza sonno e ricca di calma e di atmosfera spirituale, ora buona per un figlio un po' artista e perciò un po' matto, ma non tanto quanto si dice. Sembra strano rimandare gli auguri di questo giorno e dicevo c'è una ragione, una buona ragione e c'è.

Io sono capace di scrivere tanto e niente se la mente e il cuore non mettono a fuoco il soggetto. Spesso ti scrivo poco, spesso male, mai insinceramente; non ti avrei fatto gli auguri stasera se non fosse risorto nel

cuore il colore e il profumo di quelle rose donate per una lontana S.Matilde, fresche come allora, sempre dopo tanti anni, e se dietro quel profumo e quel colore non fossero risorti tanti ricordi non so nemmeno

come e perché. Sono venuto, era tardi, ero calmo e sono stato lì a sentirli circolare.

Facevano un gran brusio, nella memoria e parlavano a sbalzi grandi di tempo di tutte le mie visite, di tutta la mia vita, di tutta la nostra, vita,

così diversa e così comune. Tu, mamma, mi aspettavi quelle tré ore del giovedì, ero al collegio militare, c'era la tavolina già pronta avanti alla finestra fuori sotto la tenda; mentre finivi di preparare, ti leggevo qual-

cuno dei miei entusiasmi più recenti e tu davi un'occhiata al fornello,

"ma mi stai a sentire?" sì, sì, ti sento e dividevi l'attenzione fra le pentole e le pagine del più puro idealismo tedesco. C'era la tavolina già pronta, e accanto il vassoio servente e niente donna, per essere più insieme e più soli, prima nella cucinetta linda, perché il cibo avesse il sapore delle tue mani curate, sempre curate e. della nostra comunione, poi di fronte, ai due estremi del tavolo di vimini (costò L.40 e tanti pensieri,

C'erano anche quelli del pò ver Mario) un tavolo piccolo, allegrato sempre dal verde di una primizia, o dal rosso delle fragole a primavera.

Spioveva una luce raccolta, schermata da un motivo grazioso, per es.: il grappolo d'uva (è ancora a casa quel grappolo dietro l'armadio).

Molto tempo non c'era: venivo direttamente a casa; tutto era quasi pronto, si mangiava, due chiacchiere e poi via a gran passi per il parco, per il Corso.

Mi salutavi dalla finestra, mi giravo una o due volte; mi giravo e mi fermavo e non salutavo col braccio, non mi pareva dignitoso, poi mi rigiravo e facendo il passo militaresco, tacchi a terra, perché tu dicevi di

riconoscermi dal passo forzavo un po' il passo, anche per darmi un po' di aria con quella divisa e perché leggevo Fichter e Kant, ma ero ancora piccolo, ero al Liceo, dove finisce il fanciullo e comincia l'uomo, e la

chiamano adolescenza, una stazione curiosa, povera di pensieri, di sogni, di entusiasmi, di abbattimenti, di sensazioni, di sentimenti. Mi dicevi "ti riconosco per quell'abitudine di tenere una spalla un po' più

bassa dell'altra, nel camminare come il povero uomo"; mi dicevi; terrò accesa la luce della sala da pranzo, solo questa, così mi vedi" e mi salutavi dalla finestra. Era un periodo strano, pieno dì emozioni, di sentimenti, di scoperte e fu allora che scoprii per la seconda quanto bene vuole la mamma al figlio; la prima volta lo scoprii una sera di ottobre che si scendeva insieme dal Sannazzaro, dopo la mia approvazione, al passaggio di prima in seconda ginnasiale, tu mi passasti un braccio in-

tomo al collo scendendo e mi chiedesti se volevo i cioccolatini o non so che altro, fu una cosa che mi meravigliò, ma quella scoperta di amore è

stata la più bella della mia vita. Poi; non so come me l'ero dimenticata, forse attraverso la dura tenacia di educatrice che ti dovesti imporre per tirarmi avanti durante gli altri 4 anni di ginnasio e di liceo.

In quella breve ora di franchigia del giovedì io scoprii il tuo amore di mamma; lo scoprii attraverso le fragole, i piselli freschi, la tavolina preparata e dopo i saluti alla finestra. Lo riscoprii e fu il nido caldo che mi schiuse la seconda volta alla vita, la vita amando tante volte, ma da allora, non ho più perduto la mamma. Ricordi che non so come vengono di quando mi volevi salvare dallo strazio del primo amore, di quello dell'ultimo, tanti ricordi di S. Matilde, e verrebbe la voglia di fare una festa popolare a questa Santa; portando in processione tutte le bandiere del suo amore; portando come bandiere quel viatico del viaggio per il primo amore, quella colazione impacchettata e disdegnata, mangiata poi con tanta fame la sera dopo averla vista, mangiata per mia

fortuna; perché c'erano dentro tutti i pensieri, i tormenti dell'amore di S. Matilde, e dovette essere certo la commozione che mi impedì di fare la grossa sciocchezza contro Dio. Portando come bandiere le fragole fresche, i consigli, le lettere, i ritagli di giornali, l'articolo dell'arcivescovo di Reggio perché i comandanti scendano per ultimi dalla nave, ma scendano; "che spariscano è

triste, ma è il sacrifìcio migliore".

Queste bandiere ci vorrebbero e che festa per mamma; come a essere tanto l'amore di mamma? Io non so; è tanto, è smisurato, il solo bene della vita.

Un figlio un po' artista, un po' matto scrive romanzi articoli, novelle, cerca occasioni, raccoglie, ama cura i suoi marinai, ci si perde un po' dietro; scrive poco; male spesso e in fretta; ma poi viene una sera di calma, senza sonno e si ricorda di tutto. Allora verrebbe voglia di fare chi sa che cosa per compensare un po' quest'amore; vorrebbe crearti una festa; inventare una gioia per regalartela, ma tè la regalerà dopo, tra

giorni, quando verrò in licenza, Andremo insieme a comprarla, magari la compreremo l'ultimo giorno per passare insieme gli altri, una gioia grande che ti compensi un po' di tanta attesa, di posta, che ti aiuti ad

aspettare la fine ormai prossima di questa guerra troppo lunga per tè. Una gioia piccola, grande, la borsa o il servizio da thè, per S. Matilde con tutti i baci e tutto l'amore di questo figlio un po' matto e un po' artista, che ti vuole bene molto e male quando non può come vor-

rebbe ma è di certi temperamenti ora freddi ora roventi. Ti bacio!

Scriverò ancora, prima di venire, ma verrò certamente fra giorni, tu aspettami, aspettami serenamente a Roma.

Tuo ALESSANDRO

 

 

Da " Guerra negli Abissi"

Pietro Caporilli

Edizioni Settimo Sigillo

 

Secondo me, una grande penna.

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Onore a icaduti!!!

 

E complimenti al C.te DeGrasse per gli interessantissimi 4 post. Ho atteso l'utlimo post per farti i complimenti, sono stati 4 post intensi ed interessantissimi!

Grazie ancora!!!

 

:s01: :s15:

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