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Il Faro Di Alessandria


Febea

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pict3866.jpg

 

 

Ho scattato questa fotografia di Strombolicchio sul finire del settembre scorso e da allora campeggia sul desktop del mio video.

Non intendo sostituirla anche se so che chiudendo gli occhi potrei tracciarne con sicurezza il contorno e continuare a vedere le sfumature del blu dello sfondo.

Stamattina, dopo mesi, la mia attenzione è stata completamente catturata dal faro che, coraggiosamente, svetta lassù: i pensieri sono così velocemente corsi al mitico faro di Alessandria.

 

Dal 7 luglio 2007 le sette meraviglie del mondo sono:

  1. la grande muraglia cinese;
  2. Petra;
  3. il Cristo redentore (Rio de Janeiro);
  4. Machu Picchu (Cuscu - Perù);
  5. Chichén Itzà (Yucatan - Messico);
  6. Colosseo;
  7. Taj Mahal (Agra- India).

ma in precedenza erano:

  1. i giardini pensili di Babilonia;
  2. il mausoleo di Alicarnasso;
  3. il colosso di Rodi;
  4. la grande piramide di Giza;
  5. il tempio di Artemide a Efeso;
  6. la statua di Zeus ad Olimpia;
  7. il faro di Alessandria.

 

 

Il faro di Alessandria deve il nome all'isola di Faro, situata davanti al porto di Alessandria, sulla quale fu costruito.

Prima che venisse realizzato il primo faro dell'antichità, la presenza dei porti era segnalata da fuochi accesi su colonne, come al Pireo presso Atene.

Il faro di Alessandria fu costruito tra il 300 a.C. e il 280 a.C. su progetto di un mercante greco e finanziato dai Tolomei; rimase in funzione fin poco dopo il 1300, quando due terremoti lo fecero crollare.

Era costituito da una base quadrata, una torre ottagonale con finestre e lanterna formata da un colonnato circolare con tetto conico; l'altezza complessiva doveva essere dai 120 ai 135 metri. La luce, visibile in un raggio di 50 km, era fornita dalla combustione di legna resinosa e dal riflesso ottenuto con specchi concavi.

 

220pxpharosofalexandria.jpg

 

Pur con numerose varianti il faro di Alessandria servì da modello a edifici di epoca romana: il faro del porto di Claudio era a corpi sovrapposti di pianta quadrata, quello di Costantinopoli cilindrico; a cannocchiale, ossia a cilindri sovrapposti di diametro decrescente, sono alcuni fari della Gallia e della Britannia.

 

 

 

A questo punto vorrei rendervi partecipi di qualche riflessione.

Il mare è da sempre, come noto, una difesa naturale e una via di comunicazione; può sembrare sconfinato, ma le spiagge e le scogliere (e, perché no, i ghiacciai) ne fissano i limiti sui quali l'uomo ha edificato i fari.

Il faro, dunque, con la nitida funzionalità della sua forma inserita nello spazio naturale ed atmosferico è non solo un saldo punto di riferimento per i naviganti, ma certamente è anche una costruzione che può far parte del patrimonio storico ed artistico.

Ritornando alla sua funzionalità, ritengo che il faro abbia esaltato la saggezza dell'uomo: consapevole dei suoi limiti e della possibilità di commettere errori ha ritenuto opportuno cautelarsi.

Di contro, si potrebbe però pensare che il faro simboleggi la sfiducia nelle capacità dell'uomo, confermandolo, quindi, come essere fallibile.

La ripetizione ritmica dell'impulso luminoso mi porta poi a pensare che il faro offra un'immagine della vita, intesa come realtà che si rivela nel fluire del tempo e della natura nonché negli atti degli uomini.

Credo, pertanto, che il faro abbia contribuito a scandire parte del divenire dell'umanità, che è poi la storia.

 

 

Se c'è qualche volenteroso Comandante che, per bontà d'animo, si offre di riportarmi sulla terra ferma, può farlo aggiungendo le sue impressioni o anche delle informazioni tecniche (riguardanti, per esempio, il funzionamento dei fari o le tecniche costruttive piuttosto che i modelli più recenti).

Un saluto,

Febea

Modificato da Febea
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riportarti sulla terraferma? io sono piu in alto mare di te, temo: i fari hanno davvero scandito le navigazioni nel fluire dei secoli. l'unica cosa su cui non sono d'accordo è la sfiducia nelle capacità dell'uomo. il mare è un severo maestro, che sa punire chi non lo rispetta e quando si adira è ben difficile alzare il capo... in questi momenti bui l'unica speranza rimane quella luce lampeggiante che indica la salvezza...

 

a proposito del faro di Alessandria, lo stesso, o meglio, le sue rovine, divennero una fortezza araba che ancora oggi campeggia nel porto. la foto non è perfetta ma...

alessandria.jpg

 

la didascalia della foto parla di 20 settemnre 1998, ufficiali GN del DaVinci ad Alessandria d'Egitto

e sono convinto di non essere l'unico a non riconoscersi nellal fotografia...

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Di contro, si potrebbe però pensare che il faro simboleggi la sfiducia nelle capacità dell'uomo, confermandolo, quindi, come essere fallibile.

La ripetizione ritmica dell'impulso luminoso mi porta poi a pensare che il faro offra un'immagine della vita, intesa come realtà che si rivela nel fluire del tempo e della natura nonché negli atti degli uomini.

 

Riflessioni le tue, sagge e di intuito tutto femminile, suggestive, e che condivido.

 

Vorrei aggiungere che i fari nell'antichità costituivano anche un importante mezzo di comunicazione fra la terra e le navi, erano in grado di ripetere un messaggio di avvertimento o di pericolo o una semplice comunicazione per distanze molto grandi basandosi su segnali a vista, specie di notte i fuochi fra un faro e l'altro potevano mettere in comunicazione luoghi elevati distanti anche 50 000 metri fra loro.

Sembra che i cartaginesi mantenessero addirittura comunicazioni in tempo reale fra la Sicilia e la madrepatria attraverso Pantelleria grazie a fuochi di fari.

 

Ciao,

Stefano

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Purtroppo ne so poco dei fari, e del faro di Alessandria in particolare ho letto solo una breve notizia tempo fa.

I dati tecnici sono quelli che hai già riportato tu, ma volevo precisare (qualora ce ne fosse bisogno) che la luce riflessa durante il giorno era quella del Sole, e di notte, o quando questo mancava, era quella derivante dall'accensione dei fuochi.

 

Il fatto che l'ideatore fosse un mercante greco ci aiuta a capire meglio la nascita di questa sua idea. Lo scopo di questa grande torre, visibile da molto lontano, era infatti quello di segnalare il porto di questa città.

 

Oggi, ogni faro emette un raggio di luce intermittente con una determinata frequenza. I naviganti possono così identificarlo distinguendolo dagli altri fari.

 

Ogni tanto penso a come si saranno potuti sentire questi antichi navigatori ... senza strumentazione, o comunque con strumentazione "limitata", senza cartografia "seria", con un equipaggio impreparato, imbarcato magari all'ultimo momento senza selezioni particolari tra la gente del porto ... immaginarli al timone nel cercare di seguire una rotta nel buio più completo in mezzo al mare ... e quando è buio, immagino che sia proprio "tutto scuro"! ... e li vedo speranzosi, alla ricerca di una luce che evidenzi prima di tutto una costa (contro cui evitare di andare a sbattere) oppure un porto dove trovare rifugio o dove poter sostare e fare rifornimento.

 

Credo che anche al giorno d'oggi lo scopo principale dei fari sia proprio questo di segnalare la presenza di una costa e allo stesso tempo un luogo sicuro dove trovare eventuale sostegno, annunciato da una forte luce che improvvisamente illumina il buio della navigazione che sembrava in solitudine.

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Se c'è qualche volenteroso Comandante che, per bontà d'animo, si offre di riportarmi sulla terra ferma, può farlo

 

Sulla terra ferma ?

A fare che ?

A costellare le scogliere di fari ?

Molto meglio costellare le scogliere di relitti.

Modificato da marat
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OT

 

la didascalia della foto parla di 20 settemnre 1998, ufficiali GN del DaVinci ad Alessandria d'Egitto

e sono convinto di non essere l'unico a non riconoscersi nellal fotografia...

 

Ehi, ma io quello con la camicia a quadrettoni lo conosco... :s10:

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in effetti il primo e il terzo potevano facilmente mimetizzarsi nel microcosmo locale, conoscendone gli usi ovviamente.

che sia per questo che ci siamo ritrovati entrambi su queste pagine? :s03: :s68:

 

 

Su queste pagine c'é molto più Mittelmeer che Mitteleuropa. Misurando a spanne, almeno.

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Febea,

a mio modesto parere, il faro, oltre ad essere un valido strumento che è stato posto in essere dall’intelligenza dall’uomo, come hai già sottolineato anche tu, esso ha contribuito allo sviluppo della navigazione, che nei secoli, ha descritto la storia dell’uomo. E’ stato attraverso l’utilizzo pratico, che da esso ne deriva, se l’uomo a superato i limiti che la natura gli ha imposto, e non per evidenziare le sue incapacità, semmai, per conferirgli una maggior libertà di azione. Evidenziando quei confini naturali, quali moniti di sicurezza, l’uomo ha stabilito proprio la sua capacità di riuscita e ampliare le sue vie di comunicazione. Proprio attraverso il faro, l’uomo ha stabilito un insediamento dove poter reperire dei contatti… se l’uomo fosse stato un timoroso, non avrebbe avuto inventiva, senza la quale, non avrebbe creato le sue opere.

Il grande faro di Alessandria, per secoli, ha indicato la rotta ai temerari, che sin dall’antichità, si sono avvicendati nelle aree circostanti; oltremodo, le acque di accesso al porto, erano e sono tutt’ora insidiose. Quei fondali infatti, a causa delle correnti sottomarine sospinte dalle burrasche, spesso, spostano i grandi banchi di sabbia variando le profondità marine, che peraltro, possono creare dei problemi alla navigazione. Ed è il caso che è intersorso alla Fregata Maestrale nel 1984.

Ecco in breve, un piccolo Reportage sull’accaduto... si stava navigando in linea di fila per entrare nel canale ad Alessandria d’Egitto, davanti a noi erano già transitate alcune altre unità tra cui l’incrociatore Vittorio Veneto. Probabilmente, dato il ripetuto passaggio delle navi in quel medesimo punto, un relitto sul fondo deve essersi in qualche modo spostato, sta di fatto, che il Maestrale ha colluso con entrambe le eliche. E’ stata una questione di attimi, si è sentito uno fremito invadere tutta la poppa. Fortunatamente, la nave è riuscita a disincagliarsi da sola e ad approdare in porto. Subito dopo l’attracco, i sommozzatori di bordo si sono immersi per appurare il danno. Morale della favola, il Maestrale ha dovuto rientrare in Italia navigando a basso regime di giri e con un elica sola. Messo in bacino, ha dovuto sostituire entrambe le eliche. Allego qui un paio di foto che ne sottolineano il grave danno.

Un saluto Telemaco.

 

maestrale11x.png

Modificato da Totiano
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Il grande faro di Alessandria, per secoli, ha indicato la rotta ai temerari, che sin dall’antichità, si sono avvicendati nelle aree circostanti; oltremodo, le acque di accesso al porto, erano e sono tutt’ora insidiose. Quei fondali infatti, a causa delle correnti sottomarine sospinte dalle burrasche, spesso, spostano i grandi banchi di sabbia variando le profondità marine, che peraltro, possono creare dei problemi alla navigazione. Ed è il caso che è intersorso alla Fregata Maestrale nel 1984.

 

Leggendo quanto scritto dal Comandante Telemaco, mi sorge spontaneo, ed immediato, pensare all'importanza del "pilota di porto". Una persona con grande esperienza di navigazione che conosce perfettamente i fondali del porto dove svolge la sua attività. :s33:

 

Interessanti le foto del Maestrale ... e pensare poi che è una delle poche navi della Marina Militare che ho avuto il piacere di visitare (qualche anno dopo questo fatto). Essere a bordo in quell'istante sicuramente non è stato piacevole! :s22:

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come ho avuto molte volte modo di specificare, le eliche sono un elemento sensibile di una unità navale e in questo caso le foto (che immagino appartengano a telemaco) potrebbero anche essere sottoposte a qualche tipo di classifica.

A Betasom si sa perfettamente che esistono milioni di foto di eliche delle nostre Unità, anche su riviste ufficiali della Marina, ma questa è la policy della base e vi si prega di rispettarla.

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Leggendo quanto scritto dal Comandante Telemaco, mi sorge spontaneo, ed immediato, pensare all'importanza del "pilota di porto". Una persona con grande esperienza di navigazione che conosce perfettamente i fondali del porto dove svolge la sua attività. :s33:

 

Ammiraglia88,

conosciamo tutti l’importanza del pilota di porto e quali sono le sue funzioni e infatti, egli dovrebbe conoscere palmo a palmo ogni piccola insenatura, rilievo o trabocchetto naturale ed eventuali ostacoli che si trovano lungo i canali di accesso al rispettivo porto di attracco, che possano in qualche modo arrecare dei problemi alla navigazione. E’ proprio questa la sua funzione, soprattutto quando si tratta di pilotare in porto delle unità di appartenenti ad altre nazionalità.

Ora: in virtù di ciò, per consuetudine, ogni Comandante delle nostre navi, prima di accedere ad un qualsiasi porto straniero, imbarca sempre il pilota del porto… ma non si deve dimenticare, che il canale di accesso al porto di Alessandria non è di facile dimestichezza, proprio per il motivo che ho specificato nel mio primo intervento… probabilmente il Maestrale in quel frangente, si sarà trovato imprevedibilmente nel cavo dell’onda, gioco forza, è successo quel che è successo. Purtroppo sono inconvenienti che potenzialmente possono sempre accadere. Nessuno è immune nel prevedere se a causa di un fortunale, vi sia stata una variante ai banchi di sabbia. Di certo, per norma, i fondali di tutti i porti sono monitorati, ma la legge dell’imprevisto, esula dalle teorie.

Un saluto C.te Telemaco

Modificato da Telemaco
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come ho avuto molte volte modo di specificare, le eliche sono un elemento sensibile di una unità navale e in questo caso le foto (che immagino appartengano a telemaco) potrebbero anche essere sottoposte a qualche tipo di classifica.

A Betasom si sa perfettamente che esistono milioni di foto di eliche delle nostre Unità, anche su riviste ufficiali della Marina, ma questa è la policy della base e vi si prega di rispettarla.

 

 

C.te Totiano,

per quanto riguarda le foto, si, mi appartengono, ecco perché mi sono permesso si pubblicarle e comunque, allo stato attuale delle cose, il Maestrale, oggi è una nave che è stata posta in disarmo, quindi si può dire che quelle foto oramai appartengano alla storia di quella nave, come molte altre sue caratteristiche tecniche, peraltro già esposte sia nelle riviste specializzate che dalla Marina stessa. Oramai possono essere considerate di dominio pubblico e non costituiscono più un segreto.

 

(a tal proposito, oltremodo vorrei specificare che il Comando di allora, non pose alcun veto sul fatto che si potesse o meno scattare delle foto… chiunque avrebbe potuto farlo, come molto lo fecero, quindi…??? Oggi è come custodire il segreto di Pulcinella)

 

Comprendo che il C.te Totiano, in qualità di controllore del sito, si preoccupi di salvaguardarne il buon nome, niente da dire; se la politica del Forum è questa, mi allineo. Ma almeno, prima di sopprimere una delle foto… diciamo che avrebbe dovuto avvisarmi; se non per altro, per un puro fatto di cortesia professionale, magari inviandomi una meil personale, motivandone il perché. Non voglio polemizzare, è solo per porre l’accento sulla libertà di espressione, che non vuole certo andare oltre i limiti del consentito, né andare contro le prerogative del Forum. Dopotutto, nessuno di noi, penso, sia uno sprovveduto che pubblica le cose per il semplice gusto di farlo e senza tener in debito conto la sicurezza. Nel mentre, così facendo, sembra proprio che io sia irresponsabilmente andato oltre al seminato e non mi sembra questo il caso. Dunque… larga sentenza al buon senso delle cose e all’etica di chi dirige.

C.te Telemaco.

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Morale della favola, il Maestrale ha dovuto rientrare in Italia navigando a basso regime di giri e con un elica sola

 

maestrale11x.png

 

Nel febbraio 1985 ricordo di aver visto il MAESTRALE in bacino a La SPezia con le due eliche nuove in banchina pronte per esser montate.

In quel periodo si parlò molto dell' accaduto e si diceva che la Nave dovette rientrare in Italia a rimorchio dell' AUDACE. Cosa verosimile se si pensa che non è bene navigare con le eliche danneggiate (salvo casi di grande emergenza (leggi guerra)) per non creare maggior danni ai reggispinta ed a tutti gli altri apparati collegati alle linee d' assi.

 

Aggiungo, per dovere di cronaca, che in quei giorni ad Alessandria d' Egitto, c' era il nostro Pres. della Repubblica Sandro PERTINI in Visita di Stato.

Modificato da Alfabravo 59
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come ho avuto molte volte modo di specificare, le eliche sono un elemento sensibile di una unità navale e in questo caso le foto (che immagino appartengano a telemaco) potrebbero anche essere sottoposte a qualche tipo di classifica.

A Betasom si sa perfettamente che esistono milioni di foto di eliche delle nostre Unità, anche su riviste ufficiali della Marina, ma questa è la policy della base e vi si prega di rispettarla.

 

Le unità navali italiane sono, comprese le Maestrale mi pare, sempre state varate con le eliche e il momento in cui queste girano per la prima volta a contatto con l'acqua è uno dei più emozionanti della cerimonia. Questo è sempre avvenuto in pubblico e con la presenza di fotografi ed operatori video.

Non mi pare che nessuno si sia mai posto il problema se pubblicare o meno le foto dell'unità al varo.

Sarebbe il caso che Totiano ci spiegasse il perchè di questa politica di Betasom.

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c'è anche una bellissima foto del DiCossato con l'elica in bellissima vista sul notiziario della Marina. (e l'elica di un battello è ancora piu delicata!)

 

il discorso è semplice e l'ho ripetuto molto volte: da un'elica si possono ricavare molti dati sensibili su una unità. e guardate che non è vero che fotografare l'elica di una unità antiquata non si fa danno, perchè le persone "interessate" non sanno se, nel frattempo i propulsori sono stati cambiati con altri piu performanti.

 

Avendo una idea di quali danni puo provocare la foto di un'elica (anche se la guerrafredda dicono che è finita) vi chiedo di evitare di pubblicarla su betasom. non ho nessuna possibilità di impedirlo ad altre persone ma almeno betasom vorrei che non fosse partecipe di questi danni.

 

spero di essere stato chiaro

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Nel febbraio 1985 ricordo di aver visto il MAESTRALE in bacino a La SPezia con le due eliche nuove in banchina pronte per esser montate.

In quel periodo si parlò molto dell' accaduto e si diceva che la Nave dovette rientrare in Italia a rimorchio dell' AUDACE. Cosa verosimile se si pensa che non è bene navigare con le eliche danneggiate (salvo casi di grande emergenza (leggi guerra)) per non creare maggior danni ai reggispinta ed a tutti gli altri apparati collegati alle linee d' assi.

 

Alfabravo 59

Anzitutto un saluto… allora, volevo solo confermare che in quella circostanza il Maestrale rientrò in Italia con le proprie forze e per non forzare o arrecare dei danni agli assi elica, non superò mai l’andatura di 3-4 nodi. Fortunatamente le condizioni di mare si presentarono buone per tutta la traversata e non fu necessario il rimorchio. Comunque ti confermo la presenza di un caccia della classe Ardito, che scortò da vicino l’unità in semiavaria sino al rientro, pronto a qualsiasi emergenza.

C.te Telemaco.

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sei sicuro di questo fatto?

 

 

 

C.te Totiano,

la tua domanda è pienamente lecita, per quanto riguarda la fonte delle mie informazioni ( ministeriale ) mi risulta essere tale. D’altro canto, sono anni oramai che non sono più in servizio attivo, quindi mi devo affidare per quanto mi è stato riferito. Comunque, lungi dal voler polemizzare, ma quando una nave entra in bacino di carenaggio, magari semplicemente per pulire la carena, come ben sai, è alla mercé dello sguardo di tutti: arsenalotti, ditte private, curiosi, manovalanze varie, palombari, marinai… per non parlare delle riviste specializzate che pubblicano i dati tecnici e foto di qualsiasi nave, come è già avvenuto con la nuova portaerei Cavour. La stessa Marina ha messo a disposizione dati e disegni, basta osservare quanto è stato riportato nella scheda tecnica del sito del Ministero. Non aggiungo altro, se non il fatto che il Forum di Betasom, da la possibilità ai propri ASSOCIATI, di esporre fatti e curiosità di cultura strettamente legati al mondo marinaresco, nel quale, la stragrande maggioranza di noi ha militato per anni, gioco forza, è lecito pensare e aspettarsi, che lo spettro delle notizie sia di ampio respiro in un panorama di così vasto interesse.

Nel tuo ultimo intervento hai concluso dicendo… “spero di essere stato chiaro” … molto teutonico, ma chiaro.

Un saluto a tutti. Telemaco.

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Grazie , TELEMACO, per queste precisazioni sull' "avventuroso" rientro del MAESTRALE in Italia: le mie informazioni eran di origine "radioprora" (di tutto e di più :s03: ).

 

Però voglio chiedere: alla velocità di soli 3-4 nodi una nave riesce a rispondere al timone?

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spero di essere stato chiaro

 

Caro Totiano,

questo disegno l'hai pubblicato tu nel messaggio numero 2 della discussione Antenne Vela Smg Cl. Todaro-Sauro.

Credo che sia "chiaro" abbastanza.

 

spaccatop.jpg

Modificato da gichiano
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A Betasom si sa perfettamente che esistono milioni di foto di eliche delle nostre Unità, anche su riviste ufficiali della Marina, ma questa è la policy della base e vi si prega di rispettarla.

 

 

spero di essere stato chiaro

 

 

Nel tuo ultimo intervento hai concluso dicendo… “spero di essere stato chiaro” … molto teutonico, ma chiaro.

 

 

Caro Totiano,

questo disegno l'hai pubblicato tu nel messaggio numero 2 della discussione Antenne Vela Smg Cl. Todaro-Sauro.

Credo che sia "chiaro" abbastanza.

 

:s03: SCAZZOTTATA IN VISTA?! :s03: Devo forse chiamare la Ronda? :s03:

 

Calma, Signori, e che il Faro di Alessandria Vi illumini e rassereni i Vostri cuori! :s21: :s04: :s54:

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Caro Totiano,

questo disegno l'hai pubblicato tu nel messaggio numero 2 della discussione Antenne Vela Smg Cl. Todaro-Sauro.

Credo che sia "chiaro" abbastanza.

 

spaccatop.jpg

 

infatti è un disegno e l'elica non corrisponde all'originale se non in larga massima...

Signori Comandanti, vi ho chiesto una cortesia, un piccolo gesto di rispetto e considerazione nei confronti di chi va per mare a difendere la nostra Nazione.

ritenete sia davvero cosi difficile attenersi a cio? :s10:

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infatti è un disegno e l'elica non corrisponde all'originale se non in larga massima...

 

Non mi intendo nè di eliche, nè di sommergibili dal punto di vista tecnico.

Quindi non ho nient'altro da aggiungere se non rinnovare la mia stima e amicizia a Totiano.

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Grazie , TELEMACO, per queste precisazioni sull' "avventuroso" rientro del MAESTRALE in Italia: le mie informazioni eran di origine "radioprora" (di tutto e di più :s03: ).

 

Però voglio chiedere: alla velocità di soli 3-4 nodi una nave riesce a rispondere al timone?

 

 

Alfabravo 59

Il tuo interessamento per quando è accaduto al Maestrale, è lusinghiero, nel senso che hai messo il dito su un fenomeno di non poco conto. Ti dirò… pur non essendo un ingegnere navale che ha studiato i comportamenti dei natanti semisommersi e le relative forze idrodinamiche alle quali sono soggetti, comunque, ho studiato costruzione navale e le relative leggi fisiche, da ciò, quello che posso asserire è questo: il Maestrale è dotato di due eliche a cinque pale reversibili, dietro le quali agiscono due timoni sospesi semicompensati, e, data la superficie esposta, sono di grande effetto, ne consegue che anche a basse andature gli effetti sulla manovrabilità si fanno comunque risentire… ovviamente la risposta nelle manovre è più lenta, semmai è soggetta ad una maggior isteresi, tuttavia, i timoni hanno risposto sufficientemente ai comandi.

Ti dirò: in condizioni normali di funzionamento, la classe Maestrale possiede una manovrabilità eccezionale, addirittura è in grado di ruotare attorno al proprio asse centrale e la dimostrazione di quanto ho appesa detto, l’ho avuta in Canada nel giugno del 1985, proprio di fronte alla piazza di Toronto, quando il Maestrale ha dato spettacolo di maestria effettuando un simile manovra e non solo, ma dopo aver girato la prora di 180° il Comandante ha dato un colpo d'elica in avanti e uno all’indietro accostando la nave dolcemente alla banchina. Fu una manovra da manuale. A questo punto i marinai senza alcuno sforzo hanno gettato i cavi in banchina, dieci minuti e la nave era ormeggiata, sotto gli occhi di un pubblico visibilmente meravigliato e che alla fine applaudì, mentre i rimorchiatori canadesi sono rimasti a guardare.

 

… ed ora, signori miei, lasciatemi dire ancora una cosa: io ritengo che questi battibecchi che io definisco di carattere, tecnico, non siano utili a nessuno. Ciascuno di noi ha esposto le cose assecondando le proprie prerogative; non vorrei che per aver pubblicato una foto, anche se in modo lecito, si creassero delle inimicizie… forse sarebbe meglio sotterrare l’ascia di guerra, pensando che ciascuno di noi è il fedele custode di esperienze che non hanno eguali. Personalmente considero chiusa la faccenda, soprattutto per il buon nome di Betasom, votando e ottemperando con serenità ed eleganza, alle migliori tradizioni della nostra Marina… wiva quindi il mare e in alto i cuori, confidando che Eolo, sospinga un alito di vento che rassereni e raffreddi gli animi di tutti, come sempre imperiosi. Una forte stretta di mano a tutti.

Un saluto. C.te Telemaco. :s20: :s20: :s20:

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Quanto Telemaco ha scritto e la comprensione da lui manifestata sono davvero commendevoli, e dimostrano come anche da un piccolo disguido possa alla fine emergere il positivo dello "stile Marina".

Dal momento che ho già avuto il piacere di stringergli la mano sabato scorso, vorrei avere l'onore di offrirgli uno spritz in Corso Palladio quanto prima; naturalmente, a nome della Base

Modificato da GM Andrea
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non vorrei che per aver pubblicato una foto, anche se in modo lecito, si creassero delle inimicizie… forse sarebbe meglio sotterrare l’ascia di guerra, pensando che ciascuno di noi è il fedele custode di esperienze che non hanno eguali. Personalmente considero chiusa la faccenda, soprattutto per il buon nome di Betasom, votando e ottemperando con serenità ed eleganza, alle migliori tradizioni della nostra Marina… wiva quindi il mare e in alto i cuori ...

 

 

andiamo in quadrato e beviamoci su con un giro di spalletti, offro io naturalmente!

 

 

Dal momento che ho già avuto di stringergli la mano sabato scorso, vorrei avere il piacere di offrirgli uno spritz in Corso Palladio quanto prima; naturalmente, a nome della Base

 

Ma come, "miei" Comandanti, non vi leggo per alcuni giorni e quasi mi perdo una bicchierata ... ma eccomi qui, pronta a raggiungervi e magari ... riprendere la discussione del post iniziale :s02: ... il faro di Alessandria (che, non ve lo nascondo, mi incuriosisce un po'!).

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In effetti, ricordavo di averne letto qualcosa tempo fa....c'erano anche foto, ma ora non le trovo...

http://archiviostorico.corriere.it/1995/se...092712181.shtml

 

Probabilmente, visto che siete interessati, sapete di questa mostra a Torino

http://www.egitto-tesori-sommersi.it/

Modificato da malaparte
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Quanto Telemaco ha scritto e la comprensione da lui manifestata sono davvero commendevoli, e dimostrano come anche da un piccolo disguido possa alla fine emergere il positivo dello "stile Marina".

Dal momento che ho già avuto di stringergli la mano sabato scorso, vorrei avere il piacere di offrirgli uno spritz in Corso Palladio quanto prima; naturalmente, a nome della Base

 

 

GM Andrea

E' stato davvero un piacere fare la tua conoscenza sul piano sociale e intelletuale, devo dire che la conferenza di sabato scoprso, giorno 14, per la presenrazione del Libro "OSISSEA DI UN SOMMERGIBILISTA" è stata per davvero molto interessante, come lo sono stati alcuni interventi dei presenti che hanno posto delle domande pertinenti, ivi compreso quel signore, ex pilota dell'Aeronautica, di cui non ricordo il nome e che ha posto il dito su alcune figure di marinai italiani, accennando anche a Garibaldi... forse non molti sanno che fu un marinaio di comprovate capacità marinaresche, quel tanto che poteva vantarsi di avere doppiato il famigerato capo Horn. infatti, in qualità di comandante del brigantino Carmen, nel Gennaio del 1853, salpò da Collao alla volta di Valparaìso in Cile, dove imbarcò pannelli di rame, poi veleggiò alla volta di Islay nella provincia peruviana di Arequipa, dove completò il carico imbarcando balle di lana grezza e finalmente, mise la prora a sud verso l’america meridionale, puntando verso l’estremo lembo della cordigliera delle Ande diretto a Boston. Bene... storia a parte, sarà un piacere chiecchieraare davanti ad uno spritz, grazie dell'invito, alla prossima.

Un saluto. C.te Telemaco

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alcune figure di marinai italiani, accennando anche a Garibaldi... forse non molti sanno che fu un marinaio di comprovate capacità marinaresche, quel tanto che poteva vantarsi di avere doppiato il famigerato capo Horn. infatti, in qualità di comandante del brigantino Carmen, nel Gennaio del 1853, salpò da Collao alla volta di Valparaìso in Cile, dove imbarcò pannelli di rame, poi veleggiò alla volta di Islay nella provincia peruviana di Arequipa, dove completò il carico imbarcando balle di lana grezza e finalmente, mise la prora a sud verso l’america meridionale, puntando verso l’estremo lembo della cordigliera delle Ande diretto a Boston.

 

Interessante! Non sapevo di questa cosa ... e poi doppiare Capo Horn non è mai stato uno scherzo! Sto leggendo un libro che ne parla: "Uomini e bastimenti italiani di Capo Horn" del grande ed esperto Flavio Serafini. :s20: Descrive una marea di cose sulla navigazione di quel periodo. :s20: :s14:

Sicuramente ci saranno altri post, qui in Betasom, che parlano di Capo Horn, magari dopo vado a fare una ricerca. :s02:

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  • 4 months later...

Restando sull'argomento "fari dell'antichità", c'è un interessante articolo di Flavio Russo , parecchie pagine e belle illustrazioni, su Archeo n. 293 di luglio 09.

 

Si pone dei problemi che sembrano ovvi: molto in sintesi : che se ne facevano di fari notturni in un'epoca in cui la navigazione notturna era scarsissima? E in cui si navigava quasi sempre di cabotaggio? E perché farsi vedere tanto da lontano quando le uniche imbarcazioni a navigare di notte erano le barche da pesca, che avevano un raggio operativo molto più limitato rispetto all'enorme visibilità dei fari? Un faro come quello di Alessandria tornava utile alle navi in rotta nord-sud, ma nel III° sec. a C le navi che si azzardavano in questa navigazione di notte erano troppo poche per giustificare un colosso del genere.

E perché consumare così tanto combustibile (non legna, scarsissima in Egitto, ma nafta o olio) per così poche navi?

E perché le fonti iconografiche d'epoca (mosaici, monete, ecc.) ci fanno sempre vedere i fari con la lanterna accesa, ma scene decisamente diurne alla loro base (scarico merci, manutanzione scafi, ecc.)?

 

 

Insomma, a chi e a cosa servivano 'sti benedetti fari?

 

Il fatto è che probabilmente sbagliamo quando vogliamo interpretarne la funzione sulla base della funzione attuale.

Invece i fari dell'epoca, praticamente inutili di notte, erano fondamentali di giorno per le tantissime navi di lungo corso. Non importava la visibilità della fiamma, ma quella dell'enorme colonna di fumo che se ne sprigionava! Servivano, insomma, ad indicare la rassicurante presenza della costa. Così alti ,e possibilmente posti su alture, con una colonna di fumo che raggiungeva un migliaio di metri, con l'aria tersa potevano essere un riferimento anche a centinaia di chilometri. Era insomma un modo per continuare in qualche modo la navigazione di cabotaggio anche quando si affrontavano rotte trasversali attarverso il Mediterraneo. E poiché un grande fuoco ha bisogno di un certo lasso di tempo per raggiungere la massima intensità, a un certo punto non li si spense neanche di notte, (che nella stagione propizia alla navigazione è piuttosto breve) usandoli magari in queste ore per la trasmissione a lunga distanza.

 

Il concetto allusivo evocato dalla loro funzione, cioè guidare nei pericoli verso un approdo sicuro, portò poi allegoricamente al campanile nel mondo cristiano e al minareto in quello arabo, che si ispiravano ai fari romani ancora esistenti all'epoca in cui queste religioni si affermarono.

Modificato da malaparte
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