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Salvataggio Sommergibili 1939


malaparte

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Come anticipato, posto un po’ di “vecchia roba”.

Comincio da Panorama a.1 n.1 del 27 giugno 1939 ; non è una rivista specifica, ma “per famiglie”: tratta di salvataggio nei sommergibili, ma anche di Siva e Parvati, filatelia, guerra cino-giapponese, occhiali da sole, sport, “carovane” (le roulottes…non sapevo che già venissero prodotte anche in Italia , e in diversi modelli!) e così via…

 

Un articolo si intitola “Mezzi di salvataggio dei sommergibili”, a firma G.R.L.

Non avendo il programma apposito, traccio un breve riassunto dei contenuti.

 

Ricorda che nel giro di pochi mesi Giappone, USA e Inghilterra avevano perduto I.62, Squalus e Thetis, richiamando l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sulla difficoltà di salvataggio “dall’esterno”, dato che gli scafandri non reggono la pressione, se non al massimo, in alcuni casi, fino a 80 mt, ma con gravi impedimenti alla possibilità di lavoro, e anche della stessa vita (spiegazioni sull’embolia, cos’è, come evitarla, ecc.)

Possibilità di sopravvivenza nell’interno del smg : pericolo che l’acqua di mare si combini con l’acido degli accumulatori, generando cloro. (nella Marina Ital, si rassicura, gli accumulatori sono in locali stagni).

All’interno del smg ci sono riserve di ossigeno in bombole, ed apparecchi per epurare l’aria dall’anidride carbonica.

Boe telefoniche collegate con cavo elettrico stagno, con apparecchio telefon e fanale che salgono in superficie.

Se smg è sul fondo a meno di 100 mt., palombari possono raggiungere scafo ed innestare tubi flessibili a prese esterne comunicanti con i locali, permettendo sia ricambio aria, sia , mediante aria in pressione, provocare svuotamento di compartimenti allagati.

Ogni smg ha due garitte di salvataggio, una prodiera e una poppiera, in cui si trova un cilindro stagno con spinta di galleggiamento positiva. La persona vi entra e sale in superficie, restando connesso con un cavo di ca. 120 mt.

Una volta in superficie, esce da un portellone e manovra un rubinetto di allagamento del cilindro , per permetterne il recupero per una successiva operazione di salvataggio. 8 min ca. per ogni salvataggio. Le manovre si possono effettuare anche dall’interno del cilindro ascensore, per permettere il salvataggio anche dell’ultima persona rimasta. L’idea del cilindro è dell’ing. Gerolimi, comandante Arata, tecnico Rossini.

salvataggio3nf4.jpg

Marinaio che esce dal cilindro Gerolimi

Presso i Cantieri di Monfalcone si sperimenta una zattera che permette di raccogliere l’equipaggio e compiere una breve navigazione in superficie.

Come riserva c’è l’autorespiratore Davis, per respirare sott’acqua per un certo tempo. Viene usato nei smg non fornito del sistema Gerolimi. Sembra sia stato usato con esito inizialmente positivo nel caso del Thetis.

 

salvataggio2cb9.jpg

Autorespiratore Davis (nell'articolo non si riportano didascalie delle lettere)

 

Altro sistema : far entrare gradualmente acqua nel locale dove si trova l’equipaggio, finché la pressione dell’acqua non equilibra quella dell’aria. A questo punto si apre la porta della garitta di salvataggio (sotto al livello dell’acqua) e se esce con il Davis.

Sistema com. Belloni prevede vasca in tela gommata, in cui ci si può immergere con l’autorespiratore, dopo aver allagato la garitta.

salvataggio1jp0.jpg

Descrizione fotografica del sistema di salvataggio Belloni

 

Tra le navi di salvataggio, è ricordata l’Anteo, che può recuperare scafi da 100 mt di profondità sollevando oltre 400 ton.

Conclusioni su professionalità e spirito della Marina.

 

Un altro articolo riguarda la Giornata della Marina, ma è talmente vago ed inconcludente che non vale la proprio la pena di riportarlo. Rodolfo De Mattei non spiega nulla sul modello della corazzata Littorio che era stato sistemato sulla Flaminia (v.foto), mentre la Littorio “vera” era ancora in costruzione a Sestri…divaga, fantastica, gigioneggia…non se ne può ricavare nessuna notizia.

 

giornatamarinaxq5.jpg

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grazie Valeria!

il Gerolimi-Arata mi sembra molto ben spiegato e anche la vasca Belloni. sulla Davis non ricordo fosse stata usata per il Thetis, ma forse mi sbaglio.

 

curiosità: a termine di ogni anno il direttore di ogni unità della Marina compila una relazione su un fascicoleto prestampato. fino a che li ho compilati per le unità di superficie (dicembre 2000) era ancora richiesto lo stato di manutenzione e funzionamento dell'aparecchio Girolimi Arata. Coi giovani ufficiali che si scervelavano per trovare a bordo questo apparecchio :s68: scomparso al disarmo di Giada e Vortice.

 

La vasca Belloni, invece, aveva un suo simulatore in quel di Taranto ed è rimasta in servizio (perchè molto simile alla rush-escape che ancora oggi si attua) fino alla fine degli anni 70

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Un altro articolo riguarda la Giornata della Marina, ma è talmente vago ed inconcludente che non vale la proprio la pena di riportarlo. Rodolfo De Mattei non spiega nulla sul modello della corazzata Littorio che era stato sistemato sulla Flaminia (v.foto), mentre la Littorio “vera” era ancora in costruzione a Sestri…divaga, fantastica, gigioneggia…non se ne può ricavare nessuna notizia.

giornatamarinaxq5.jpg

 

Era un simulacro grande circa la metà dell'originale (scala 1:2) che replicava la parte prodiera di un "Littorio", sino al torrione di comando... :s07:

Ne abbiamo parlato qui:

https://www.betasom.it/forum/index.php?s=&a...st&p=239564

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