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L'affondamento Del C.t.turbine-la Prima Nave Sacrificatasi Per La Patria-


Red

Messaggi raccomandati

Come vi sarete accorti posto spesso articoli

ed immagini d'epoca ciò perchè subisco un

certo loro fascino ma anche perchè possono

essere così a disposizione di tutti quei Com.ti

che ne fossero interessati.

Da essi credo si possano trarre notizie e spunti

per idee nuove per chi volesse cimentarsi in

nuovi lavori.

Il fascino della "carta paglierina" spesso è irresisti-

bile specie quando su di essa vi sono scritti articoli

che interessano e sopratutto quando si tratta di argo-

menti storici come quelli che di seguito propongo.

In essi si tratta della perdita di una nostra nave giusto

nel primo giorno d'inizio della 1^ Guerra Mondiale.

Nel mattino del 24 maggio 1915 veniva affondato dalla

flotta austriaca il nostro cacciatorpediniere "Turbine" che

si difese eroicamente contro forze superiori.

Fu la nostra prima perdita navale in quella guerra.

 

Ecco gli articoli :

 

1-COME COMBATTE' ED AFFONDO' IL " TURBINE "

 

Il TURBINE era partito con una piccola squadriglia di esploratori

e di siluranti a perlustrare l'Adriatico,a cercare il nemico.

Le navi italiane si divisero navigando in direzioni opposte.

Il TURBINE restò solo,isolato nel suo servizio.

Presto venne circondato da navi nemiche che iniziarono intenso

il bombardamento :il cacciatorpediniere lanciò un radiotelegramma

invocando soccorso,e si apprestò intanto alla estrema difesa.

Era insidiato da quattro torpediniere austriache,tipo TATRA,e da

tre incrociatori.

Le sette navi nemiche fecero cerchio intorno,sempre sparando ;

il TURBINE rispondeva dislocandosi con rapidità per rendere mobile

il bersaglio :le cannonate austriache,concentriche,tempestavano rab-

biosamente ferendo ed uccidendo l'equipaggio,squassando e danneg-

giando la piccola nave.

Ferito il comandante,esaurite le riserve,fu dagli austriaci intimata la resa;

si rispose con un fiero rifiuto.

All'ultimo momento il comandante,per sottrarre la nave alla cattura,diede

ordine che fossero aperti i "kingston" per inabissarla,e,mentre i marinai

superstiti si lanciavano in mare,l'eroica nave sprofondò col tricolore spiegato

in poppa.Era stato udito dalle navi italiane il disperato appello radiotelegrafico

del TURBINE e accorsero velocissime.

Il nemico stava raccogliendo i feriti e i naufraghi.Li abbandonò per affrontare

le navi sopraggiunte.E mentre un nostro incrociatore ausiliario si gettava

perdutamente nella zona battuta per continuare il salvataggio dei marinai del

TURBINE,seguì,fra le altre navi,un aspro combattimento.

Rimasero colpiti,dai nostri colpi di cannone,un grosso incrociatore nemico,tipo

HELGOLAND,e il CREPEL.

Questo fatto d'arme si chiuse con la fuga delle unità avversarie,evidentemente

danneggiate.----

 

2-COME AFFONDO' IL "TURBINE"

- La prima nave sacrificatasi per la Patria.

- L'eroico contegno del comandante e dell'equipaggio

- del cacciatorpediniere.

 

" La piccola nave era comandata da un uomo di grande coraggio e di grande fede,

da LUIGI BIANCHI.

Prima di uscire dalla base il comandante aveva riunito l'equipaggio e così aveva parlato:

" Io spero di non essere per mancare al mio dovere di capo;se però ciò avvenisse chiun-

que di voi sarà autorizzato a spararmi contro.Io farò lo stesso contro quelli che per av-

ventura mancassero al proprio".E l'equipaggio aveva risposto con un triplice HURRA'! che

era un patto e una promessa.

Era già passata la prima notte di navigazione.

Le luci dell'alba rompevano appena l'oscurità della notte.

Un fumo lontano rivelò la presenza di una nave nemica presso la costa adriatica,a sud del

Golfo di Manfredonia.Certo il nemico aveva la prevista azione terroristica del litorale nazio-

nale.Il nostro cacciatorpediniere si diresse a tutto vapore verso la nave nemica che,presa

posizione davanti a Barletta,a sei o settemila metri dalla costa,aveva cominciato a canno-

neggiarla.Era l'HELGOLAND,uno dei migliori esploratori austriaci,stazzante 3500 tonn. e ar-

mato di 12 cannoni da 105.Il "caccia" non esitò e nonostante la stragrande superiorità del

nemico gli si avventò contro per disimpegnare la città minacciata,contro cui l'HELGOLAND

aveva già lanciato tre bordate.

Si impegnò tra le due navi un primo breve combattimento.Ma Barletta era salva.

Allora il comandante del cacciatorpediniere italiano cominciò lentamente a ripiegare tenendo

una distanza di circa novemila metri dall'HELGOLAND,che intanto si era lanciato all'insegui-

mento.Il disegno del "TURBINE",che aveva una superiore velocità di almeno tre miglia sul ne-

mico,era di attirare la nave austriaca verso il punto ove si trovava un nostro reparto navale.

Di tanto in tanto arrivavano intorno alla piccola nave dei colpi di cannone che sollevavano delle

colonne d'acqua e ai quali i cannonieri italiani rispondevano con tiri aggiustati.L'inseguimento

durava da 20 minuti.La nave italiana aumentava la sua velocità e la distanza,intorno a sei o set-

temila metri,quasi pilotasse la nave nemica.Ad un tratto sotto il Gargano,verso Manfredonia,furono

avvistate due colonne di fumo.Un pò prima delle cinque due navi nemiche furono riconosciute

e individuate .Erano il CSEPEL e il TATRA,di recentissimo tipo (1913):1200 tonn.,34 miglia di velo-

cità,con due cannoni da 105 mm.e sei da 66.

Il CSEPEL,appena a tiro,aprì il fuoco contro la nave italiana,che accettò subito il combattimento,

rispondendo ai cannoni nemici.

Subito dopo, il TATRA e l'HENGOLAND aprirono a loro volta il fuoco contro il piccolo cacciatorpedi-

niere italiano.

Una granata ferì il comandante al capo e uccise due marinai,ma le nostre artiglierie facevano fronte

bravamente al fuoco incrociato delle tre navi nemiche.

Il combattimento diveniva di minuto in minuto più violento,mentre l'inseguimento si faceva più incal-

zante.L'HELGOLAND,il TATRA e il CSEPEL manovravano in maniera da stringere il TURBINE in un

cerchio di fuoco,dal quale non potesse uscire,ma la nave italiana,con abile manovra,sfuggiva con-

tinuamente all'accerchimento,senza rallentare il fuoco.

Ad un tratto verso le 6,il tenete delle artiglierie annunziò che le munizioni stavano per finire:ancora

20 colpi,e l'eroico cacciatorpediniere sarebbe rimasto inerme.

Nello stesso tempo in una lontana striscia di cielo una quarta nave nemica comparve all'orizzonte

di prua:il LIKA,cacciatorpediniere del tipo TATRA.

Il LIKA si era messo al traverso della nave italiana,che veniva così a trovarsi completamente accer-

chiata.Il "caccia" italiano aprì il fuoco contro il nuovo nemico,mentre le altre tre navi intensificavano

il tiro.La lotta era troppo impari e il sacrificio inevitabile.

L'antenna radiotelegrafica interrogava continuamente lo spazio,ma nessuno rispondeva.

L'eroica tragedia precipitava.

I cannoni di prora spararono uno dopo l'altro gli ultimi venti colpi.

Il comandante, con la testa sanguinante,i vestiti laceri,dava gli ordini con calma,incitando i suoi uomini.

Ad un tratto uno scoppio formidabile fece sussultare la nave.

Il LIKA aveva cacciato un colpo un colpo di cannone nella caldaia di poppa che era scoppiata.

Un minuto dopo un'altro scoppio:anche la caldaia di prora era stata colpita.

Il cacciatorpediniere, ferito al cuore,si arrestò di botto,mentre le navi memiche,senza cessare il fuoco,

si avvicinavano rapidamente nell'intento d'impadronirsi della eroica piccola nave italiana rimasta immo-

bile e inerme.

-Arrendetevi!-si gridò da una nave nemica.

-Ah!no,per Dio!-fu la risposta.

-Le valvole,le valvole!-urla il comandante.

L'equipaggio ha compreso.E' l'ultimo atto del dramma ,il sacrificio estremo offerto alla patria.

I marinai e gli ufficiali superstiti si schierano sopra coperta.

Il comandante,lacero,contuso,ferito,ustionato,a capo scoperto ordina il saluto alla bandiera,poi

da tutti quei petti generosi si eleva formidabile il grido augurale:"Viva l'Italia!Viva il Re!..."

Immediatamente sono aperte la valvole e,attraverso le quali l'acqua si precipita gorgogliando,mentre

il fuoco nemico,che continua ininterrotto,si avvicina sempre di più.

La nave ferita comincia a sbandare ,a inclinarsi.Passano dieci minuti angosciosi,durante i quali si mette

a mare una imbarcazione per caricarvi i feriti.I cannoni nemici non hanno cessato il fuoco,ma lo hanno

rallentato,mentre le quattro navi accorrono a tutta forza di vapore.

La nave italiana è a metà sommersa,allorchè il TATRA e il CSEPEL cessano il fuoco e si pongono di poppa

al cacciatorpediniere italiano,mentre dal TATRA si grida:

-Tutti a mare o riapriamo il fuoco!

-Comandante!-gridano i marinai al loro capo-noi vogliamo affondare con la nostra nave-

Ma il comandante impedisce l'inutile sacrificio e ordina ai superstiti di gettarsi in mare.

Si obbedisce a malincuore.Intanto anche le navi memiche hanno messo a mare delle imbarcazioni di

salvataggio su le quali raccolgono quanti prigionieri possono.

Nel frattempo su la nave agonizzante si svolgono delle scene di commovente bellezza.

I marinai vogliono indurre ad ogni costo il loro comandante a scendere in una imbarcazione.

Ma tutte le affettuose insistenze di quei devoti sono inutili.

Il comandante non abbandonerà la sua nave.

Il comandante in seconda a sua volta si rifiuta di scendere.Lo farà solo se insieme con lui scenderà

il comandante,e allora questi finge di aderire al desiderio del fedele subordinato,e quando quest'ultimo

è già sull'imbarcazione ,egli ritorna sulla nave,che non ha che pochi minuti di vita.

le quattro navi nemiche ora accerchiano lo specchio d'acqua nel cui mezzo la piccola nave eroica va a

poco a poco scomparendo.

Il comandante ritto sulla tolda lanciava ancora il grido:"Viva l'Italia !"

-Comandante, scenda!-si urla da una nostra imbarcazione.

E come l'eroico ufficiale pare non intenda la disperata invocazione,ecco un uomo-il capo timoniere-

si lancia a mare dalla imbarcazione ,raggiungeva la nave che sta per scomparire,vi si issa,afferra il

comandante fra le braccia e si rituffa a mare col suo carico prezioso,mentre le onde si rinchiudono

per sempre sulla coperta della prima nave italiana offertasi in olocausto alla patria.

L'imbarcazione cerca di aprirsi un varco fra i nemici,verso la costa italiana,ma è raggiunta da due

lancie austriache che la rimorchiano fino al TATRA,dove i prigionieri-fra i quali il comandante in prima

e il comandante in seconda-sono trasbordati.

In questo momento,altre colonne di fumo appaiono all'orizzonte,e questa volta sono navi italiane:

forse il NINO BIXIO e il MARSALA.

Troppo tardi! Il sacrificio dell'eroico "caccia" italiano è compiuto."

 

Posto anche questa foto:

Nelle acque di Pelagosa.-Un sommergibile con una nave sussidiaria visti dall'alto-

pelagosazr0.jpg

 

Tratto da :" La Guerra Italiana" maggio 1917-

Editore Sonzogno-Milano-

 

RED

Modificato da Red
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Il Turbine era già un vecchio cacciatopediniere;

finì quel giorno la sua vita eroicamente !

 

Grazie Luca per l'interessante grafico postato,possiamo

così vedere l'accerchiamento subito dal nostro Turbine.

Credo sia giusto ricordare tutti gli episodi della nostra

Marina Militare che sempre si battè eroicamente !

 

Grazie Luca

Grazie Moreno

 

Gianni

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  • 2 weeks later...

C'è da dire che, per quanto ricco di informazioni, cartine e foto utili, (forse perchè si tratta di un volume realizzato con contributi di vari scrittori, alcuni dei quali stranieri) non mancano varie informazioni approssimative e la traduzione risulta essere a più riprese leggermente superficiale.

Modificato da brin
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  • 8 months later...

Tenevo sott'occhio questo argomento mentre leggevo il primo racconto di Guido Milanesi in L'ancora d'oro, Milano, Ceschina, 1931 (libro che francamente non avevo mai letto e che mi sono trovata ieri sera per le mani mentre cercavo tutt'altra cosa)

Si parla di questo episodio, con alcuni dettagli in più e in meno (non è un libro di Storia, ma pare documentato, accenna a una relazione ufficiale di Thaon de Revel):

- le navi italiane in arrivo erano la Libia e la Città di Siracusa

 

-non si parla del tentativo di Luigi Bianchi di restare a bordo, ma si dice che era rimasto ferito per effetto di una granata "che l'aveva proiettato in aria e poi scaraventato sul ferro dell coperta".

Gravemente ferito fu il fuochista Giuepe Camminita, orrendamente ustionato, che morì dopo poche ore. e fu sepolto presso Sebenico, dove l'equipaggio era stato trasportato in prigionia.

Nel 1919, dice Milanesi, venne ritrovata la tomba di Camminita. Lo scultore Jerace fu incaricato di preparare un ricordo marmoreo.

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sul sito della Marina Militare Italiana ho trovato questa scheda , ed ho pensato di riportarla cosi come è scritto .

 

Cantiere:

Pattison - Napoli

Impostazione: 1899

Varo: 1901

Completamento: 1902

Perdita: 1915

 

Dislocamento:

Normale: 330 Tonn.

Pieno carico: 360 Tonn.

 

Dimensioni:

Lunghezza: 63,4 (f.t.) mt.

Larghezza: 5,9 mt.

Immersione: 2,1 mt.

 

Apparato motore:

3 caldaie

2 motrici alternative

2 eliche

Potenza: 5.200 HP

 

Velocità:

30 nodi

 

Combustibile:

90 Tonn. di carbone

60 tonn. di nafta dopo la modifica della propulsione

 

Autonomia:

2.200 miglia a 9 nodi

 

Armamento:

5 pezzi da 57/43 mm.

4 tubi lanciasiluri da 356 mm.

 

Equipaggio:

55

 

Apparteneva alla classe Nembo.

 

Derivato dal tipo britannico 27 Knotters, nel 1908 - 1910 è stato modificato per la propulsione a nafta, i due fumaioli vennero sostituiti con tre di minori dimensioni ed imbarcò il nuovo armamento consistente in 4 pezzi da 76/40 e 2 tubi lanciasiluri da 450 mm.

 

Nel 1914-15 imbarcò attrezzature poppiere per il trasporto e la posa di torpedini. Fu affondato di fronte a Barletta il primo giorno di guerra: 24 maggio 1915.

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E' un articolo dell'epoca e non viene fatto il nome del sommergibile.

Io,purtroppo per me,non sono un gran conoscitore di navi e quindi

non saprei con esattezza di che sommergibile si tratti.

Potrei supporre però,che si tratti del nostro Smg.Nereide inviato a

Pelagosa,isola da noi occupata all'inizio della guerra,a guardia di un

eventuale attacco di navi austriache.

Il "Nereide" fu affondato alle ore 5,30 del 5 agosto 1915,dopo essere scampato nella notte ad un fortunale,nella

cala di Zadio (Pelagosa) dove cercava di riparere i danni provocati dallo stesso,

da un sommergibile nemico che lo sorprese.

 

Un grazie al Com.te Saligio per aver postato la scheda del "Turbine"

 

 

RED

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Sul Nereide, sempre dal testo di Milanesi che ho citato sopra (e che NON è un testo di Storia....):

 

Comandante Carlo Del Greco; comandante in 2^ Corrado Boggio ( e questo credo possa essere sicuro)

Era in emersione, mentre stava sbarcando materiale a Pelagosa; gli uomini dell'equipaggio erano a terra, quando videro chiaramente un periscopio che inquadrava il smg.

 

Anzichè restare a terra, il comandante ordinò l'immediato "A bordo!" e si tentò l'immersione, più che rapida, precipitosa. Il primo siluro sbagliò bersaglio; il secondo, invece, andò a segno. Dal testo, pare proprio di capire che non ci furono sopravvissuti.

 

Da altre parti del libro, si evince che questo ed altri episodi furono documentati quando, dopo la guerra, si potè attingere ai diari di bordo e ad altra documentazione dell'ex-Impero.

 

Quel che è riportato da Milanesi discorda in diversi punti con il post di Red:

-Non si parla di pattugliamento, ma di scarico materiale

- non si parla di fortunale precedente nè di danni

 

Mi guardo bene dal pronunciarmi in merito.

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Il saggio di Pietro Faggioli Il Nereide, pubblicato sul Bollettino d'Archivio dell'Ufficio Storico della MM, giugno 2007, conferma la circostanza del fortunale.

Modificato da GM Andrea
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Gentile Malaparte,

come vede le notizie sono spesso discordanti !

Precisando :

Nell'agosto 1935 a Brindisi, venne celebrato il 20° anniversario

dell'affondamento del Smg.Nereide.

A quella celebrazione,che fu solenne,parteciparono autorità civili

e militari.

Per l'occasione, il Comandante del 2° Smg.Nereide, Tenente di Vascello

Luigi Caneschi, pronunciò un discorso nel quale ricordava i momenti

dell'affondamento del sommergibile.

I dati da me riportati sono tratti appunto da quel discorso.

Credo che il t.v.Caneschi ne sapesse qualcosa in più, a riguardo di

quell'avvenimento, del pur bravo scrittore Milanesi.

 

Ancora : riporto da "La Marina nella Grande Guerra " di Franco Frave -

Ed.Gaspari- pag.105

 

Il NEREIDE

 

Nelle prime ore del 5 agosto il Nereide,giunto per assumere il suo turno a difesa

dell'isola di Pelagosa si era ormeggiato a Zadla.

Il servizio presso l'isola era di 36 ore,massimo di 54.

I sommergibili arrivavano in prossimità dell'isola all'alba,si immergevano sino alle 6

o alle 7 del mattino,tornavano quindi in superficie per poi riemergere verso le 03.00,

03,30.L'ormeggio a Zadla era stato approntato per permettere un'agevole manovra

per prendere il mare in urgenza (evitando di salpare l'ancora) nel periodo di emer-

sione,durante il quale la vigilanza delle acque era assicurata dalla stazione di vedetta

dell'isola,posta ad una certa altezza sul mare.

La manovra di ormeggio del Nereide,in anticipo sull'abituale orario di emersione,risultò

strana al personale dell'isola,ma non si escluse che il sommergibile avesse qualche avaria

da risolvere.

Proprio la stazione lo vide all'improvviso mollare e manovrare per immergersi.

Non visto dall'alto per il mare agitato,un battello nemico si era portato in prossimità

dell'unità italiana che,appena aveva scoperto la presenza,aveva mosso per attaccarlo.

Il Sottotenente di Vascello Da Zara nel rapporto testimonia di un primo siluro passato di

prua del Nereide,poi un secondo probabilmente del Nereide e infine di un terzo contro

il mezzo italiano,immerso fino alla parte più alta della torretta e con prua a libeccio,che

lo colpì "sollevando un'alta colonna di d'acqua nera e spumosa".Erano le 5,30.

L'U5 si avvicinò all'isola da dove fu fatto segno di alcuni colpi da 76/17 mm,a seguito dei

quali si immerse.Il Comandante Del Greco si immolò col suo mezzo.-

 

Ritornando al sommergibile che vediamo nella fotografia mi viene da chiedermi:

era il Nereide ?

Il Nereide era al suo primo turno in difesa di Pelagosa ?

Potrebbe essere il Nereide ripreso nella foto in un suo turno precedente ?

Trasportava materiali ? Non ho notizie.

 

 

Sul tipo del sommergibile nella foto potrebbero rispondere dei Com.ti più esperti !

 

Grazie.

 

Un saluto

 

RED

 

P.S.:Purtroppo non si vede il filmato.

Modificato da Red
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No, credo di capire- FORSE-

Milanesi era un romanziere, che un po' si documentava, ma non faceva riscontri.

Probabilmente ha letto appunto le relazioni dell Marina dell'Impero che parlavano di un improvviso rientro dell'equipaggio a bordo eccc.

Chiaro che gli austro-ungarici non sapevano del forrtunale e dei danni; probabilmente, vedendo un smg "tranquillamente" ormeggiato, abbiano scritto sul D.d.B di avere visto un smg ormeggiato, e abbiano pensato fosse lì per attiovità varie-carico o scarico materiali ecc._ ....il perchè fosse ormeggiato è tutto da vedersi....

Magari Milanesi ha ipotizzato che fosse lì per scaricare materiale....

 

Il resto cmq purtroppo coincide....

Modificato da malaparte
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Secondo un sottufficiale di stanza a Pelagosa, Del Greco avrebbe ormeggiato (in condizioni insolite e pericolose, a detta del STV Giancarlo Vallauri, testimone oculare) per sbarcare un suo uomo gravemente ammalato o infortunato.

 

Nel suo rapporto, Georg von Trapp non accenna a cosa stesse facendo il Nereide: dice semplicemente che lo vide confuso con gli scogli sullo sfondo e si accorse che l'equipaggio stava tornando a bordo. Poi il battello italiano si mosse iniziando a immergersi, e fu allora - dopo un lancio a vuoto - che l'U5 lo colpì con un siluro.

Modificato da GM Andrea
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Purtroppo ?

Magari tutto potesse coincidere !

Per contro però verrebbero a mancare studi

e piacevoli chicchierate come facciamo quì !

Rimango però sorpreso dal fatto che l'U5

non sapesse nulla del fortunale !

I nostri Comandanti sommergibilisti,almeno

nella 2^G.M.,compilavano minuziosi rapporti

nei quali si dava conto,fra l'altro, delle condizioni

meteorologiche avute durante la navigazione.

Non era forse così nella 1^G.M.,sia per gli Italiani

che per il nemico ?

Mi sembra strano che un fortunale non sia stato

annotatato nel G.di B. oppure in un rapporto da

consegnare al rientro alla Base.

Mi piacerebbe poter leggere le traduzioni delle

relazioni nemiche,anche se non necessariamente

queste debbano sempre riportare le "condizioni meteorologiche"

Chissà se ancora sono reperibili ?

 

RED

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Al momento dell'attacco - dice von Trapp - c'era vento da NW forza 6 e mare mosso con frangenti che correvano lungo la costa parallelamente ad essa.

 

Quanto alla presenza dei sommergibili a Pelagosa, in quel periodo era prescritto che a turno battelli italiani e francesi stazionassero nei pressi dell'isola. Il turno durava circa 36 ore. I sommergibili dovevano restare in costante contatto con le vedette dell'isola, visto che - a ragione - l'insidia più temuta erano i sommergibili austro-tedeschi. Per tale ragione precise disposizioni imponevano di non sostare in superficie nello stesso punto oltre lo stretto necessario, e comunque di massima d'immergersi qualche ora prima dell'alba. Il STV Vallauri in effetti rilevò di primo acchito abbastanza imprudente l'ormeggio del Nereide in condizioni di buona visibilità.

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Dunque G.M.Andrea, qualcosa fu annotato !

 

Ho forse trovato risposta ad una mia stessa domanda :

rileggendo con più calma il discorso del t.v.Luigi Caneschi

si può capire che il Smg.Nereide non era forse alla sua prima

missione a Pelagosa giacchè il Com.te Del Greco era contrario

ad ormeggiare nella calanchetta di Zadla e se lo fece fu perchè

si trovò obbligato per i danni provocati dal fortunale al battello

ed all'equipaggio.

 

Così il t.v.Caneschi disse :

 

" Fu decisione dura questa per il Comandante Del Greco che aveva,

nei rapporti sulle missioni precedenti,definito tale ormeggio oltremodo

pericoloso e da sconsigliarsi in ogni evenienza"

 

Probabilmente, giusto "di primo acchito ", il STV Vallauri non si rese conto

del perchè il Com.te Del Greco andò ad ormeggiare proprio lì e di giorno.

 

Rendendo onori all'eroico Com.te ed all'Equipaggio,l'occupazione dell'isola

di Pelagosa ,come certamente sai,si rivelò un fallimento,tanto che, se non

sbaglio, nel 1917 l'isola fu abbandonata per i continui attacchi della Marina

austriaca che un giorno si presentò in forze bombardandola duramente, a tal

punto che il Capo di Stato Maggiore della nostra Marina ne ordinò l'abbandono.

 

Grazie G.M.Andrea

 

RED

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Il buon da Zara, che comandava il presidio di Pelagosa, narra che dopo l'affondamento del Nereide l'Amm. Millo gli chiese con un "minaccioso telegramma [...] come e perchè avessi chiesto l'approdo del sommergibile".

Da Zara rispose senza esitazione: "Approdo sommergibili mai, per nessuna ragione, in nessuna occasione, da me richiesto". Mica scemo.

Modificato da GM Andrea
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il presidio di Pelagosa, narra che dopo l'affondamento del Nereide l'Amm. Millo gli chiese con un "minaccioso telegramma [...] come e perchè avessi chiesto l'approdo del sommergibile".

Da Zara rispose senza esitazione: "Approdo sommergibili mai, per nessuna ragione, in nessuna occasione, da me richiesto". Mica scemo.

 

Non ho capito bene, ma se avessi capito bene, potrei usare l' espressione "Squallido"

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Nooo, da Zara non aveva alcuna responsabilità. Ma visto che il solito ammiraglio dalla base stava per silurarlo, lui giustamente ha messo le mani avanti.

E da Zara non era comunque aduso a bassezze.

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Credo che l' Amm.Millo,conoscendo il pensiero

del Com.te Del Greco non si sarebbe aspettato

che andasse ad approdare lì.

Pensò allora ad una eventuale richiesta d'approdo

fatta al Com.te Del Greco da parte del Da Zara.

Alla fine tutti in buona fede !

 

Se ho ben capito.

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nereide , comandante , il capitano di corvetta Del Greco Carlo , il 20 dicembre 1913 entro' nella 3 squadriglia sommergibili a brindisi , durante la guerra contro gli austrungarici trovandosi a Cattaro il 23 maggio 1915 fu' la prima unita' operativa dopo 37 ore di navigazione rientro alla base , l ' alto comando dopo l'occupazione dell'isola si Pelagosa dell ' 11 luglio 1915 invio a sorvegliare l'area dei sommergibili , tra cui il Nereide . Il sommergibile austrungarico U 5 comandato dal tenete di vascello Von Trapp , all'alba del 5 Agosto 1915 , avvisto' il Nereide , in un manovra di ormeggio , siluro ed affondo il Nereide . Tutto l'equipaggio perì compreso il comandante Del Greco Carlo a cui fu' concessa la M.O.V.M.

 

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C. C. Carlo DEL GRECO

(Alla Memoria)

Nato a Firenze il 4 agosto 1873

"All'alba del 5 agosto 1915 in vicinanza della spiaggia di Pelagosa, di fronte all'improvviso apparire di un sommergibile austriaco a breve distanza che rappresentava sicura morte, tentava con eroica abnegazione di offendere col lancio di un siluro il nemico, ordinando l'immediata immersione del sommergibile NEREIDE di cui aveva il comando e compiendo tutto quello che il dovere e le circostanze imponevano e consentivano".

 

(Pelagosa, 5 agosto 1915)

(R.D. 30 dicembre 1915)

 

 

 

tratto dal sito della marina militare italiana

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nereide (1) classe Nautilus , tipo Bernardis

 

Cantiere - Regio arsenale di Venezia, impostato il 1-8-1911 , varato il 12-7-1913 , consegnato il 20-12-1913, affondato il 5-8-1915 , radiato il 25-8-1915

 

p.s. cosa significa radiato il 25-8-1915 se è stato affondato il 5-8-1915 ? Forse la domanda potra' sembrare semplice per voi che la conoscete , ma io non ho capito , grazie di una risposta .

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Anzitutto caro Red ho trovato il soggetto della foto che hai pubblicato:

 

pelagosazr0.jpg

 

Rappresenta l'ancoraggio di Zadlo verso le ore 16.00 del 04 agosto 1915 (13 ore prima dell'affondamento del Nereide). Il battello è il Velella, accanto al P.fo Gianicolo che porta i rifornimenti all'isola (Alberto Santoni, Le operazioni contro l'isola di Pelagosa nell'estate del 1915, Bollettino d'Archivio USMMI, settembre 1989).

 

Per un'analisi ancor più dettagliata degli eventi di Pelagosa: Franco Prosperini, L'occupazione, la difesa e lo sgombero dell'isola di Pelagosa, Bollettino d'Archivio USMMI, giugno 2008

 

 

Credo che l' Amm.Millo,conoscendo il pensiero

del Com.te Del Greco non si sarebbe aspettato

che andasse ad approdare lì.

Pensò allora ad una eventuale richiesta d'approdo

fatta al Com.te Del Greco da parte del Da Zara.

Alla fine tutti in buona fede !

 

Se ho ben capito.

 

Infatti. O meglio: probabilmente Millo più che a una richiesta di da Zara pensò a una sua negligenza nell'aver consentito l'approdo.

Teniamo presente che da Zara era un semplice Sottotenente di Vascello ventiquattrenne (fu promosso TV per merito di guerra il 12 agosto, con Vallauri). Solo il 9 agosto venne raggiunto dal TV Egidio Ricciardelli, che assunse il comando dell'isola.

Da Zara era uno spiritaccio, e non ebbe mai remore a parlar chiaro ai superiori: da "semplice" Capitano di Vascello rispose per le rime sia a Cavagnari che a Mussolini. Ma un superiore è sempre un superiore, e prima dell'arrivo di Ricciardelli il giovine STV si trovava nella condizione di avere l'isola di Pelagosa presidiata da sommergibili al cui comando c'erano TV anziani se non CC. Andare a spiegare loro cosa fare o non fare poteva essere imbarazzante.

Lasciamogli la parola (il grassetto è mio):

 

" (...) un sommergibile fu sempre mantenuto in agguato nelle vicinanze dell'isola. Fui così visitato dal Velella, dal Ferraris, dal Nereide, dal Fresnel e dal Papin. I battelli si conducevano in modo assai diverso, e mentre alcuni venivano alla fonda a Zadlo e vi restavano giorno e notte, movendosi solo in caso di allarme, altri facevano la loro apparizione a notte inoltrata e si allontanavano subito dopo preso contatto con il presidio. Avevo chiesto quali fossero le consegne cui si dovevano attenere, ma mi era stato risposto in modo evasivo e impreciso*; trattandosi di tenenti di vascello molto anziani e anche di capitani di corvetta, non avevo insistito, per quanto il soggiorno diurno e prolungato mi preoccupasse, soprattutto dopo che, sorpreso dall'attacco di un velivolo a bordo del Velella, comandato da Vincenzo de Feo, avevo dovuto gettarmi in mare, incontrando serie difficoltà per raggiungere la terra a causa delle scarpe ferrate di cui non ero riuscito a liberarmi (...)".

 

* aggiungo che le istruzioni date il 18.07.1915 ai suoi uomini dal CF Giovannini, comandante della Flottiglia Sommergibili di Brindisi, erano le seguenti: "(...) Il pericolo più grave che il sommergibile può correre è un attacco di sorpresa da parte di un sommergibile avversario immerso. Deve pertanto richiedere alla stazione di vedetta un'accurata vigilanza, specialmente sotto tale rapporto, poichè essa è in condizioni favorevoli per farlo, sia per la elevazione sul mare e sia per la chiarezza delle acque circostanti. E' una buona precauzione altresì non rimanere durante il giorno troppo a lungo alla superficie e nello stesso posto".

 

E' evidente, dai fatti del Nereide e dalla stessa foto del Velella, che i comandanti dei battelli non si attenevano a queste norme, che peraltro - se anche fossero state conosciute dal da Zara - non erano certo disposizioni tassative del suo Comando cui attenersi (l'Ufficiale non dipendeva dalla Flottiglia Sommergibili di Brindisi).

 

p.s. cosa significa radiato il 25-8-1915 se è stato affondato il 5-8-1915 ? Forse la domanda potra' sembrare semplice per voi che la conoscete , ma io non ho capito , grazie di una risposta .

 

La data del 25.08.1915 è quella del formale provvedimento amministrativo di radiazione dell'unità dai ruoli, ed è ovviamente successiva di alcuni giorni ai fatti.

Modificato da GM Andrea
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Sei sempre eccezionale caro Com.te Andrea !!!

 

"La Guerra Italiana"-Enrico Mercatali e Guido Vicenzoni-Ed.Sonzogno-

è una cronistoria illustrata della 1^G.M.,in fascicoli settimanali che ho

trovati rilegati e che ho acquistati ormai da molti anni.Sono proprio

dell'epoca.

Molte volte mi sono chiesto che battello fosse,come del resto per altri

che si trovano in altre foto;ora tu hai risolto il "mistero" !

Che il luogo fosse Zadla lo sospettavavo ma non potevo esserne certo.

Grazie !

 

Da quello che mi fai sapere mi viene da pensare "quando il destino ci si mette"!

Mentre gli altri Comandanti dei battelli si comportavano in maniera non proprio

corretta,cioè senza prendere le necessarie precauzioni di sicurezza mettendo

direi a rischio uomini e battelli e non dando forse troppa soddisfazione al povero

Da Zara che chiedeva loro quali fossero le consegne,il Com.te Del Greco dopo

aver fatto fronte ad un fortunale ed approdato per necessità a Zadla viene avvistato

ed affondato dal battello nemico.

A ciò bisogna aggiungere anche questa coincidenza :

il Com.te Del Greco nacque a Firenze il 4 agosto 1873 così che la notte del 4 agosto1915,

giorno del suo compleanno,dovette "sorbirsi"la furia del mare ed al mattino del 5 lasciare

la vita!!!

Il tutto sembra sia stato proprio deciso e programmato dal destino che ovviamente gli

fu avverso.

 

Metterò ora una noterella per didascalia sotto la foto del Smg.Velella.

 

Grazie ancora G.M.Andrea.

 

RED

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Grazie tante Rich 93,

mi interessano proprio !

Ti rispondo quì perchè ho problemi d'invio

per PM.

 

Gli articoli sono stati tratti da " La Guerra Italiana" di Enrico Mercatali

e Guido Vicenzoni-Ed.Sonzogno-(Vedi risposta a GM Andrea).

Li ho riportati in modo completo.

 

Grazie

 

RED

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Red, forse sarebbe il caso di aprire un altro post per il Nereide, che secondo la mia modesta opinione non dovrebbe essere preso come un episodio isolato ma dovrebbe essere guardato nella scaramuccia per Pelagosa.

 

Infatti un SMG Italiano doveva presidiare Pelagosa (da poco occupata) per evitare l'avvicinarsi di grosse navi AU che tentassero lo sbarco, come infatti fecero almeno due volte; se guardi la cronaca delle scaramucce vedi che la presenza di un SMG era sufficiente per farle allontanare.

 

Intanto, ti posto la cartina:

 

pelagosa.th.jpg

 

e poi due considerazioni: il "fortunale" non mi convinceva del tutto, se c'era burrasca, questa doveva valere per entrambi i SMG nemici. Infatti, ora ho trovato che gli AU parlavano di mare forza 6, che è un bel mare ma non proprio burrasca o fortunale. Da quelle parti l'unico mare che dà problemi seri è quello da sud, ma è onda lunga che non frange e si usa ridossarsi sul versante nord delle isole ed aspettare che passi.

 

La seconda considerazione è che il Nereide dovesse proprio stare nei paraggi dell'isola ed all'ormeggio il meno possibile, ma a rigor di logica un equipaggo che ha affrontato un mare forza 6 su un mezzo simile, tanto bene non doveva stare. Immagina solo gli effetti del mal di mare, il racco eccetera, per non parlare del casino che doveva esserci dentro con l'acqua di mare inevitabimente imbarcata e con le reazioni che essa produceva sulle batterie di quella volta, che non erano stagne. Non si potevano aprire gli sportelli, rimanevano i pochi centimetri di apertura della torretta e non credo che fossero sufficienti per ventilare la barca.

 

Ed inoltre, questa mi sembra la novità, von Trapp era andato apposta a Pelagosa perchè il Nereide era stato avvistato da 1 idrovolante; non è che ci passasse per caso. Ed infatti non poteva passarci per caso, la base di Cattaro non era proprio dietro l'angolo per dei SMG che viaggiavano a pochi nodi con mare calmo.

 

Ciao!

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Andrea, qualcosa non quadra. Se la foto del Velella era 13 ore prima dell'affondamento del Nereide, non ti sembra che il mare era troppo tranquillo? Ed in quelle 13 ore, il Velella sarebbe salpato... per andare dove, con il mare grosso (o addirittura fortunale)?

 

Quella insenatura dovrebbe essere rivolta a O-SO; coperta da SO da Pelagosa Piccola... avrebbe dovuto essere riparata se il maltempo veniva dal 3° quadrante come succede laggiù. Non credo che venisse da Ponente, è raro e non c'è tanto mare davanti per formare burrasca o mare forza 6 (come dicono gli AU), da E e da NE erano comunque riparati...

Modificato da rich93
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La didascalia della foto è di Alberto Santoni, sicchè tenderei a darle credito. La cronistoria pubblicata sul Bollettino USMMI conferma il Gianicolo a Pelagosa dal 01 al 04 agosto.

 

Sulle condimeteo: come ho scritto, von Trapp riporta al momento dell'ttacco "vento da NW forza 6 e mare mosso con frangenti che correvano lungo la costa parallelamente ad essa." Anche il STV da Zara conferma il mare agitato e il vento di maestrale " (...) fra le creste delle onde, non si vedeva dall'alto il periscopio del sommergibile nemico".

 

Le fonti non mi sembra che riferiscano di "fortunale" [forse sinonimo infelice di "mare agitato"] durante durante l'attacco, bensì nel corso della notte (e della traversata del Nereide).

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Appunto, anche Sokol parlava di mare agitato.

 

Il mio dubbio proviene dal fatto che un mare "forza 6" da Sud (von Trapp conferma la direzione) non si forma improvvisamente, ci sono tutti i segnali per sentire una sciroccata o una libecciata in arrivo.

 

Quindi, che il Velella se ne stia lì tranquillo 13 ore prima dell'affondamento con il mare liscio, è difficile. Più difficile è che 13 ore dopo esso sia sparito, sarebbe salpato con il maltempo in arrivo, avrebbe navigato in una mezza burrasca e non ha senso (cmq non impossibile ad es. facendosi trainare).

 

Ma la cosa più strana è che il Velella ed il Nereide si siano dati il cambio a Pelagosa durante il maltempo; questo proprio non ha senso.

 

Perdona la mia pignoleria, probabilmente sono dettagli insignificanti, date copiate male eccetera, ma è da pignolerie simili che a volte si scopre qualcosa si nuovo.

Modificato da rich93
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Si dovrebbe andare a consultare la Cronistoria delle operazioni pubblicate dallo Stato Maggiore RM negli anni '20; ovvero il giornale di bordo del Velella. Quello del Nereide in realtà fu trovato intatto in occasione della missione di recupero delle salme nel 1972, ma si sfaldò nelle mani dei sub.

Non mi risulta peraltro che il Com.te del Velella (Vincenzo de Feo, poi ammiraglio) abbia scritto memorie di guerra (come invece fecero i colleghi Maraghini, Falangola e degli Uberti).

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Ciao Rich93.

Credo siamo andati troppo avanti

con la discussione per aprire un altro post:

bisognerebbe spostare la discussione e dare

un altro titolo magari : Sommergibili a Pelagosa !

E' certo una discussione interessante e ne varrebbe

la pena.

Grazie per l'interessante cartina.

Bello il tuo fotomontaggio !

Scusa per il ritardo !

 

Ciao

 

RED

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  • 3 months later...

Oggi trovo ed aggiungo questo comunicato del 24 maggio 1915

che porta la firma dell'Amm.Thaon De Revel allora Capo di Stato

Maggiore della Marina.

Si tratta del comunicato ufficiale dell'affondamento del "Turbine".

Leggiamo come L'Amm. racconta i fatti.

 

L'eroica fine del "Turbine".

La batteria mascherata di Porto Corsini.

Uno contro quattro-La fuga del nemico,

e le sue numerose e gravi perdite.

 

24 maggio(comunicato ufficiale)-

La torpediniera "S 80",avvicinatasi al canale di Porto Corsini fu presa sotto il fuoco della batteria mascherata che il nemico ignorava e fu cos' gravemente danneggiata da dover essere ricondotta a Pola facendo acqua per numerose falle.Il cacciatorpediniere "Scharfschutze" che cooperava con la torpediniera "S 80",subì danni notevoli nel personale e nel materiale e dovette essere soccorso dall'esploratore "Novara" per potersi disimpegnare.Il modernissimo esploratore "Novara",durante la sua azione di soccorso,venne ripetutamente colpito nello scafo ed ebbe numerosi morti,tra cui un tenente di vascello.Il cacciatorpediniere "Czepel",nuovissimo,del tipo "Tatra",venne gravemente danneggiato nell'inseguimento fatto dal nostro reparto navale sopraggiunto durante l'azione contro il "Turbine".Tutte queste notizie sono confermate da bollettini del nemico,da comunicazioni da noi intercettate ad esso;occorre aggiungere l'altra attendibilisima,per quanto non proveniente da fonte ufficiale,che l'esploratore austriaco "Helgoland",nell'azione susseguente contro il nostro cacciatorpediniere,venne così duramente provato dal fuoco del nostro reparto navale che fu veduto navigare scortato da cacciatorpediniere e fortemente sbandato a causa vie d'acqua.

Di fronte a queste gravi perdite del nemico noi non dobbiamo lamentare che quella di un vecchio cacciatorpediniere del 1901,di 333 tonnellate,il "Turbine".Questo essendo in servizio d'esplorazione,avvistò un cacciatorpediniere nemico al quale dette immediatamente la caccia,allontanandosì dal grosso del reparto navale al quale era aggregato;la caccia durava da circa mezz'ora,quando sopraggiunsero altre quattro unità nemiche,tre cacciatorpediniere e l'incrociatore leggero "Helgoland".Il "Turbine" ripiegò allora sul reparto navale a cui era aggregato,ma,colpito per due volte nelle caldaie,andò man mano perdendo di velocità.Tuttavia continuò a combattere per circa un'ora,nonostante che un forte incendio divampasse a bordo.Esaurite tutte le munizioni,il comandante ordiò che fossero aperte le valvole di comunicazione col mare per affondare la nave e sottrarla alla cattura da parte del nemico inseguente.Il "Turbine" cominciò così ad affondare,ma,nonostante avesse cessato il fuoco e,con tutto l'equipaggio allineato a poppa,fosse in così gravi condizioni,il nemico continuò a cannoneggiarlo a distanza ravvicinata.Il comandante (che sin dall'inizio del combattimento era stato ferito) quando il "Turbine" stava per affondare completamente ordinò alla gente di gettarsi in mare.I cacciatorpediniere austriaci misero in mare i battellini per prestare soccorso ai naufraghi,ma in quel momento essendo comparso il reparto navale cui si appoggiava il "Turbine",il nemico recuperati frettolosamente i battellini si diresse a tutta forza verso la propria costa.Le nostre navi lanciate in mare le scialuppe per soccorrere i naufraghi,inseguirono il nemico aprendo il fuoco.

Un cacciatorpediniere del tipo "Tatra" (il "Czepel") e l"Helgoland" vennero ripetutamente colpiti e gravemente danneggiati;del "Turbine" vennero salvati nove uomini.I comunicati austriaci,venuti aconoscenza,affermano siano stati ricuperati 35 naufraghi,tra i quali il comandante.

 

Firmato:

Thaon De Revel.

 

Il cacciatorpediniere Turbine",eroicamente perito-

turbine.jpg

 

 

FINE

 

Red

Modificato da Red
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